L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO

SCHEDA TECNICA
Titolo originale: L’uccello dalle piume di cristallo
Anno: 1970
Regia: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento
Direttore della fotografia: Vittorio Storaro
Montaggio: Franco Fraticelli
Musica: Ennio Morricone
Effetti speciali: Pino Ferrante
Produzione: Salvatore Argento
Origine: Italia/Germania
Durata: 1h e 36’
 
CAST
Tony Musante, Suzy Kendall, Enrico Maria Salerno, Umberto Raho, Eva Renzi, Mario Adorf, Renato Romano, Gildo Di Marco, Giuseppe Castellano, Pino Patti, Fulvio Mingozzi, Omar Bonaro, Bruno Erba, Annamaria Spogli, Rosita Torosh, Karen Valenti, Giovanni Di Benedetto, Reggie Nalder.
 
TRAMA
L’italo-americano Sam Dalmas, che lavora a Roma in un istituto di scienze naturali, ha trovato il posto grazie all’aiuto di un suo amico ornitologo, Carlo, ma in realtà è uno scrittore, che ha deciso di passare un po’ di tempo in Italia, il suo paese di origine, per ritrovare calma e ispirazione. Sam ha appena terminato uno studio sulle caratteristiche dei tipi più rari di uccelli e si appresta a ripartire per gli Stati Uniti con la sua ragazza italiana, Giulia.
Una sera, mentre torna a casa, è testimone però di un tentativo di omicidio in una galleria d’arte: praticamente assiste dalla strada alla fase finale di una colluttazione. Una donna cade a terra ferita e Sam è il primo ad avvertire la polizia. La donna è Monica Ranieri ed è la moglie del direttore della galleria d’arte.
Il caso viene affidato al commissario Morosini, che è convinto che l’attentatore sia lo stesso che ha già ucciso tre donne nel giro di un mese. Dalmas viene così sentito come testimone dei fatti e racconta tutto quello che sa, ma ammette di non ricordarsi un particolare che potrebbe essere decisivo ai fini delle indagini. Per questo il commissario gli ritira il passaporto per qualche giorno. Nel frattempo l’omicida è di nuovo in azione e uccide una ragazza di 28 anni che vive da sola. Quando la donna che ha salvato viene dimessa dall’ospedale, Sam si reca a casa sua per cercare di ricordare il famoso particolare che gli sfugge, ma il marito gli spiega che è sotto l’effetto dei sedativi e non può parlare.
Dalmas allora decide di indagare sul primo omicidio. La prima vittima lavorava come commessa in un negozio di antiquariato, dove egli si reca per cercare informazioni. Il titolare gli spiega che il giorno stesso dell’omicidio ha venduto uno strano quadro, che raffigura una violenza su una ragazza. Dalmas ottiene una fotografia del dipinto, la porta a casa, dove vive con la sua ragazza Giulia, e l’appende a una parete per averla sempre davanti agli occhi.
Pochi giorni dopo il commissario restituisce il passaporto a Sam, ma lo scrittore decide di non partire perché sente di essere vicino alla scoperta dell’assassino. Il commissario gli assegna a questo punto un uomo di scorta.
Una sera, mentre tornano a casa insieme, Sam e Giulia subiscono un attentato: il poliziotto di scorta viene investito da un’auto, Sam riesce a mettere al riparo Giulia e, rocambolescamente, sfugge all’agguato. Questa volta è riuscito però a vedere nel volto il suo assalitore. Racconta tutto alla polizia, che gli mette di scorta due uomini, e contemporaneamente si mette a indagare sull’uomo che ha attentato alla sua vita. Riesce a scoprire dove potrebbe abitare, ma quando arriva a casa sua, lo trova morto.
L’assassino si fa vivo con una telefonata sia alla polizia, per dire spavaldamente che ucciderà ancora, sia con Sam per dirgli di desistere, minacciando di uccidere la sua fidanzata. Entrambe le telefonate vengono registrate. La sorprendente conclusione delle analisi scientifiche è che provengono da due voci diverse. L’ispettore Morosini deduce che l’assassino ha un complice. In una delle due registrazioni si sente tra l’altro anche un rumore strano. La polizia scientifica lo confronta con centinaia di altri rumori, senza però arrivare a una conclusione. Un giorno Sam fa ascoltare a Carlo quello strano rumore: l’amico percepisce qualcosa e si porta a casa il nastro per studiarlo meglio. Quella notte intanto l’assassino aggredisce una giovane ragazza mentre rientra a casa, colpendola a morte a colpi di rasoio dentro l’ascensore dello stabile.
Alla ricerca di indizi, Sam decide di andare a parlare col pittore autore del quadro che, presumibilmente, è stato comprato dall’assassino. L’artista, Berto Consalvi, vive ad Anzio in una casa con porte e finestre sbarrate, da solo con dei gatti, approdato ora a un altro stile: sta vivendo un periodo “mistico”. Sam riesce però a farsi dare un’informazione su quel dipinto: Consalvi aveva sentito in giro una storia che narrava di una donna aggredita dieci anni fa; lei sopravvisse, l’aggressore invece venne portato in un manicomio. Mentre Sam sta tornando dalla visita, l’omicida attenta alla vita della sua fidanzata. Elude la sorveglianza alla porta di casa e scala l’edificio. Ma Giulia ha avvertito dei rumori e riesce a sbarrare la porta. L’assassino, deciso ad attuare il suo piano di morte, colpisce ripetutamente la porta con un lungo coltello e apre una fessura. Quando guarda dentro, il suo occhio si incrocia con lo sguardo di Giulia, che terrorizzata, prende un coltello da cucina e lo pianta nella fessura, senza però riuscire a colpirlo. Quando Giulia sente che la morte si avvicina, le giunge la voce di Sam, che è rientrato. L’assassino riesce a fuggire, ma la sua vita è salva.
Il giorno dopo torna Carlo: ha capito da dove proviene il rumore. È il verso di un raro animale che vive nel Caucaso meridionale, chiamato comunemente «l’uccello dalle piume di cristallo». Fuori del Caucaso esiste un solo esemplare vivo, allo zoo di Roma. Subito Sam, Giulia, Carlo e la polizia si recano allo zoo per vedere il volatile. Giunti davanti alla gabbia, Sam nota come l’abitazione del marito dell’unica vittima scampata all’assassino si trova in un palazzo che dà proprio sullo zoo. Sentono delle grida provenire dall’edificio e si precipitano a vedere. Sfondano la porta e trovano il gallerista d’arte mentre sta attentando alla vita di sua moglie. Liberano la donna e accerchiano l’uomo, ma questi nel tentativo di salvarsi scivola fuori dalla finestra e sono vani i tentativi di Sam di tirarlo su. L’uomo cade dal quinto piano e si fracassa la testa. Fa appena in tempo a confessare di essere lui l’autore di tutti i delitti, poi muore.
Nel frattempo la moglie è scappata e Sam vuole ritrovarla e parlarle. Parte subito alla sua ricerca. La donna è alta, ha i capelli lunghi tinti di rosso e indossa un impermeabile: non può passare certo inosservata. Dopo una breve ricerca entra in uno stabile apparentemente disabitato. Sale le scale ed entra nella prima stanza. È tutto buio ed è inutile premere gli interruttori: i fili della luce sono staccati. Cercando a tastoni, si imbatte in Carlo, ma il suo corpo gli cade addosso: è stato pugnalato alla schiena. Poi sente una risata: è una voce di donna. Appare sul fondo della stanza la moglie del gallerista che impugna un grosso pugnale. Sam lo vede e gli viene in mente quel particolare decisivo che non era riuscito a ricordare davanti al commissario: nella colluttazione era la donna che aveva in mano il pugnale! Quindi era lei che voleva assassinare il marito, ma era stata ferita da lui che poi era scappato quando si era accorto di essere visto da Sam. Il marito, per non abbandonarla, era poi divenuto il complice dell’assassina.
La donna scappa e Sam la insegue. Dopo aver attraversato un ingresso la donna accende la luce: siamo nella galleria d’arte, nello stesso luogo dov’è cominciata tutta la storia. Ma la donna ha teso una trappola a Sam: gli fa cadere addosso una scultura dal peso di molti quintali. Mentre Sam è immobilizzato, Monica comincia a giocare con un coltello vicino alla sua testa, ma prima che lo colpisca viene fermata dal pronto intervento della polizia. Giulia era stata rapita dalla donna, ma era riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Sam deve a Giulia la sua vita. Durante un’importante intervista, lo psichiatra di Monica racconta la sua storia: dieci anni fa la donna venne aggredita e subì un trauma. Un giorno si trovò a guardare il famoso dipinto dove era ritratta la scena di violenza e, in un istante, si risvegliò in lei la schizofrenia paranoica dalla quale era guarita. Stranamente, si identificò non nella vittima, ma nell’aggressore, forse per scacciare via quel brutto ricordo. Suo marito, per proteggerla, era divenuto anch’egli schizofrenico a tal punto da diventare suo complice.
L’indomani i due possono finalmente ripartire con l’aereo e tornare in patria.
 
NOTE
“L’uccello dalle piume di cristallo” è il primo film diretto dal regista Dario Argento, di cui è stato anche autore di soggetto e sceneggiatura, ispirandosi al romanzo “La statua che urla” di Fredric Brown.
Narra la storia che Bernardo Bertolucci aveva avuto l’incarico di far realizzare un film tratto dal libro di Brown e che per l’adattamento al grande schermo scelse l’allora quasi sconosciuto Dario Argento, ex-critico cinematografico e sceneggiatore con il quale aveva collaborato per lo script di “C’era una volta il West”. Argento si impegnò moltissimo in fase di scrittura e la storia che ideò cominciò ad appassionarlo al punto tale che decise a mano a mano di modificarla, modellarla in base alle sue fantasie e alle ispirazioni oniriche e inquietanti che hanno fatto poi di lui il grande autore che tutti conoscono. Terminato il lavoro, Argento iniziò a proporre a vari produttori il soggetto, ma il copione rischiava sempre di essere modificato o attribuito a sceneggiatori dal nome già affermato. Così, aiutato da suo padre Salvatore, Dario Argento fondò la società di produzione autonoma «Seda Spettacoli», con la quale finanziò e diresse di persona questa storia, alla quale teneva moltissimo per tutto l’impegno personale che aveva profuso nello scriverla. Le riprese, iniziate nel settembre 1969, si protrassero per sei settimane. Furono caratterizzate da alcuni contrasti tra Argento e l’attore Tony Musante (che non gradiva il modo talvolta improvvisato di Argento nel dirigere il film), dai tentativi di boicottaggio del distributore della Titanus Goffredo Lombardi (scontento del materiale girato dopo appena una settimana di riprese e deciso ad affidare la prosecuzione del film al regista Ferdinando Baldi), dai rischi continui di superare i costi di produzione allungando i tempi di ripresa, dalle attenzioni costanti a non sprecare più pellicola di quella necessaria.
Il film fu girato interamente a Roma e dintorni (in gran parte nel quartiere Flaminio di Roma: il palazzo dei Ranieri è in via Donatello a pochi passi da largo Antonio Sarti, dove si trova il palazzo con le scale triangolari relativo alla scena dell’omicidio in ascensore), tranne una sequenza ambientata in un ippodromo, realizzata ad Agnano (Napoli). La pellicola viene considerata il primo episodio della “Trilogia degli animali” diretta dal regista, che poi tra l’altro fece scuola in quegli anni con numerosi titoli in cui compariva il nome di un animale associato a caratteristiche particolari.
Dario Argento ha recentemente ceduto i diritti sul film per farne realizzare un remake americano. Il progetto rientra nell’ambito di una cessione di diritti operata da Argento su due suoi film, per farne realizzare dei remake Usa; l’altro titolo interessato è "Suspiria" (già entrato in pre-produzione).
Ennio Morricone ha scritto colonne sonore per tanti di quei film che risulta quasi impossibile citarli tutti, in ogni caso vi segnaliamo "La cosa", "Yado", "L’esorcista II", "Una lucertola con la pelle di donna", "L’anticristo", "Wolf", "Mission to Mars"… giusto per fare qualche citazione fantastica.
Il direttore della fotografia Vittorio Storaro si è occuparto anche di "Ladyhawke", "L’esorcista IV – La genesi" e "Dominion".
Ora alcune curiosità: l’uccello del titolo, l’Hornitus Nevalis, non esiste ed è in realtà una comune gru coronata. Come in quasi tutti i film esistono alcune vistose incongruenze nella sceneggiatura. Due delle più evidenti riguardano la scena clou finale nella sala della galleria d’arte: Sam entra in una stanza completamente buia ma questo è impossibile perché, come si vede dalla prima scena che vi è ambientata, il locale dava sulla strada attraverso due grandi vetrate parallele; inoltre l’arrivo finale della polizia in soccorso di Sam era impossibile perché comunque le vetrate erano chiuse e apribili solo dall’interno
Reggie Nalder, nel film l’inseguitore col giubbetto giallo, è soprattutto noto per aver interpretato il ruolo di Rien ne “L’uomo che sapeva troppo” di Alfred Hitchcock, il killer assoldato per uccidere nel teatro il capo di stato estero. Inizialmente non era previsto il suo contributo nel film: Argento gli propose il ruolo dopo averlo incontrato per caso a Roma, dove l’attore si trovava in quel periodo per partecipare a un telefilm americano che si girava in parte in Italia.
Umberto Raho invece è apparso in “Lo spettro”, “L’ultimo uomo della Terra”, “I lunghi capelli della morte”, “I criminali della galassia”, “Satanik“, “Danza macabra”, “Il gatto a nove code”, “La notte che Evelyn uscì dalla tomba”, “Gli orrori del castello di Norimberga” e “La notte dei diavoli”.
Fulvio Mingozzi, oltre a essere apparso in moltissime pellicole di Dario Argento con ruoli secondari, ha recitato anche in “La tarantola dal ventre nero”, “Sette orchidee macchiate di rosso”, “Frankenstein ‘80”, “Gatti rossi in un labirinto di vetro”, “I nuovi barbari” e “Assassinio al cimitero etrusco”.
25/02/2010, Davide Longoni