TUTTI I COLORI DEL BUIO

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Tutti i colori del buio

Anno: 1971

Regia: Sergio Martino

Soggetto: Ernesto Gastaldi, Santiago Montaga e Sauro Scavolini

Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi, Santiago Montaga e Sauro Scavolini

Direttore della fotografia: Giancarlo Ferrando e Miguel Fernandez Mila

Montaggio: Eugenio Alabiso

Musica: Bruno Nicolai

 

Effetti speciali: Giuseppe Ferrante

Produzione: Luciano Martino e Mino Loy

Origine: Italia / Spagna

Durata: 1h e 35’

CAST

George Hilton, Edwige Fenech, Ivan Rassimov, Georges Rigaud, Maria Cusani, Susan Scott, Marina Malfatti, Julian Ugarte, Dominique Boschero, Alan Collins

TRAMA

Traumatizzata in tenera età dall’assassinio della madre cui ha assistito, Jane perde il figlio che sta aspettando in un incidente automobilistico. Temendo di impazzire, sotto consiglio della sorella Barbara, si rivolge a uno psichiatra, il dottor Burton. Intanto Jane fa conoscenza di Mary, una misteriosa donna da poco trasferitasi nel suo palazzo, alla quale confida i suoi disturbi. Col pretesto di aiutarla a superare i suoi mali, Mary induce invece Jane a partecipare a una sorta di sabba, una messa nera di alcuni adepti capeggiati da un misterioso sacerdote. Sconvolta da questi eventi e perseguitata inoltre da un uomo, che compare nei suoi incubi e che sembra materializzarsi anche nella realtà, Jane non riesce più a distinguere il mondo onirico da quello reale. Dopo la morte del dottore e di due vecchi coniugi a cui Burton aveva affidato Jane per una notte, comincia a farsi chiaro il complotto che grava sulle spalle di Jane. Grazie all’aiuto di suo marito Richard e della polizia, vengono arrestati i membri della setta e si scopre che tutta la storia delle messe nere era stata elaborata dalla sorella di Jane, Barbara, anche lei componente della setta, per strapparle l’eredità lasciatale dall’assassino della loro madre. Richard uccide il persecutore di Jane e Barbara, e quando tutto sembra ritornare sereno, ricompare il capo della setta, che tenta di uccidere Richard nel suo palazzo, ma il marito di Jane riesce ad eliminarlo buttandolo giù dal tetto dell’edificio.

NOTE

Tutti i colori del buio (1971) è un altro thriller erotico diretto da Sergio Martino e prodotto dal fratello Luciano, dopo Lo strano vizio della signora Wardh. Il film è scritto e sceneggiato da Ernesto Gastaldi, Santiago Montaga e Sauro Scavolini, le musiche sono di Bruno Nicolai e le scenografie di Jaime Perez Cubero. Protagonisti principali sono George Hilton ed Edwige Fenech, coadiuvati da Ivan Rassimov, Georges Rigaud, Maria Cusani, Susan Scott, Marina Malfatti, Julian Ugarte e Dominique Boschero.

Il thriller, girato interamente a Londra, è ambientato nel mondo dei satanisti e presenta notevoli spunti  erotico-morbosi. La Fenech è Jane, una ragazza che vive ossessionata da terribili incubi e lo spettatore viene precipitato sin dalle prime sequenze in un crescendo di angosce interiori. Il regista apre il film con una paurosa parte onirica durante la quale Jane sogna un uomo dagli occhi azzurri (Ivan Rassimov) che impugna un coltello e sta compiendo un delitto. Accanto al killer ci sono delle vecchie megere sdentate che completano un quadro terrificante composto pure da una musica infantile, una bambola per terra e un vecchio carillon. Lo stile della sequenza ricorda Dario Argento. Torniamo alla realtà e vediamo una Fenech angosciata che veste un pigiama bianco ed è distesa sul letto, sfoggia una mise classica composta da lunghi capelli neri e solito sguardo da cerbiatta impaurita. La seguiamo nella doccia e apprezziamo un primo nudo mentre si insapona, poi scopriamo che il marito è George Hilton. Si prende cura di lei, le dà due pillole azzurre sciolte nell’acqua e le carezza la pelle nuda per favorire il sonno.

Edwige Fenech interpreta una donna che ha paura di addormentarsi e teme i suoi incubi come tragica realtà. Jane vive sconvolta dai sogni da quando ha abortito un figlio dopo un incidente stradale e dopo l’omicidio della mamma quando aveva solo cinque anni. Jane non riesce ad avere rapporti completi con il marito a causa della crisi di nervi che la coglie ogni sera. La sorella Barbara (una stupenda Nieves Navarro in arte Susan Scott) la convince a farsi curare da uno psicanalista (Georges Rigaud), però gli incubi continuano a tormentarla e si materializzano anche durante il giorno. Gli occhi azzurri dell’uomo che perseguita Jane sono gli stessi che hanno ucciso sua madre tanti anni fa e la seguono anche nella realtà. Quando Jane rimane sola incontra l’uomo misterioso che la perseguita, una volta accade per le strade di Londra, un’altra persino dentro al metro. Una nuova amica di Jane è Mery (Marina Malfatti) che pare avere tendenze lesbiche e la introduce in un gruppo di satanisti capitanato dal perfido McBain (Julian Ugarte). Susan Scott e Marina Malfatti si danno da fare in alcune parti di nudo, ma soltanto la prima regge il confronto con la stupenda Edwige Fenech. Oltre tutto Marina Malfatti come recitazione è pessima e il dialogo tra lei e la Fenech è da dimenticare. Pure George Hilton, in altre pellicole bravo e credibile, fornisce solo un’interpretazione da bello dei fotoromanzi.

Risultano interessanti tutte le scene del sabba satanico che mostrano Ugarte mentre taglia la testa a un cucciolo, fa grondare il sangue in una coppa e lo serve ai presenti. Il castello dei satanisti presenta persone dai volti bianchi e stralunati che denudano la Fenech, la baciano, la toccano in ogni parte del corpo. Sono sequenze morbose che preludono a un rapporto finale tra Jane e il capo dei satanisti. La donna pare guarita e il giorno successivo riesce ad avere un rapporto con il marito. L’uomo misterioso non smette di perseguitare la Fenech e Martino ci trascina in un turbillon di sesso e morbosità nel castello dei satanisti. La parte più spinta del film vede la bella attrice franco-algerina posseduta da tutto il gruppo dei satanisti. La Fenech si concede alla vista degli spettatori come mamma l’ha fatta assumendo pose torbide e sensuali. Tra queste sequenze citiamo l’omicidio a colpi di coltello di Marina Malfatti che chiede di essere liberata dai satanisti. La Fenech fugge dal castello, precipita sempre più nell’incubo con Rassimov che la perseguita e uccide chiunque le si avvicini. Una buona scena horror mostra la fine di due anziani servitori, sgozzati da Rassimov perché lo psicologo (morirà pure lui) aveva affidato loro la paziente. In un primo momento i sospetti cadono sul marito, ma alla fine si scopre che la storia degli incubi è una macchinazione della sorella per diventare l’unica erede. La setta satanica e Ivan Rassimov erano d’accordo con la sorella per spingere Jane nel baratro della follia. Hilton scopre la macchinazione, fa fuori Susan Scott e nell’ultima sequenza provoca la morte del capo satanista che precipita dal tetto di un palazzo.

Interessante la parte onirica durante la quale Edwige Fenech sogna ciò che si troverà a vivere nel finale di pellicola. Le parti oniriche sono la cosa più riuscita del film e riescono a creare un’atmosfera di tensione narrativa non indifferente. Le scene erotiche vedono protagonista una Fenech al massimo della forma che non è soltanto un bel corpo da guardare, ma recita una parte impegnativa. Il film non è eccezionale, resta un ibrido tra gli horror di Dario Argento e i noir di Polanski, ma girato con minor inventiva.

Gordiano Lupi