UN CANNIBALE DI NOME DEODATO: IL CINEMA THRILLER – HORROR DI UN REGISTA AMERICANO 13 – PARTE 03

Capitolo Tredicesimo – Parte 03

Gli ultimi thriller e un film per ragazzi

Il thriller più importante di Deodato resta Un delitto poco comune (1988) che racconta una difficile storia di malattia e follia omicida. La pellicola è conosciuta anche come Off Balance o La ragazza di via Rubens. In Francia è uscito come Le tueur de la pleine lune. La sceneggiatura è di Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino e Gigliola Battaglini. La fotografia di Giorgio Di Battista, le musiche (suggestive) di Pino Donaggio, il montaggio di Daniele Alabiso e il trucco di Fabrizio Sforza. Prodotto da D.M.V., Globe Film, Tandem Cinematografica e Rete Italia. Distribuzione a cura della D.M.V. Il cast: Michael York (Robert Dominici), Edwige Fenech (Hélène), Donald Pleasence (commissario Datti), Napi Galan (Susanna), Fabio Sartor (Davide), Caterina Boratto (madre di Robert), Renato Cortesi, Antonella Ponziani, Carola Stagnaro e Daniele Brado.

La storia è ambientata a Perugia ed è a metà strada tra il thriller classico e l’horror. Non pretende di essere un giallo perché scopriamo subito che l’assassino è il pianista, impazzito perché vittima di una rara malattia che gli provoca un invecchiamento precoce. Un film nero, inquietante, claustrofobico che fa penare per la sorte di Robert Dominci. Un uomo che aveva tutto: successo professionale, donne ai suoi piedi, bellezza e ricchezza. D’improvviso Robert si trova solo in compagnia di un male terribile (la progeria) che lo trasforma giorno dopo giorno in un folle assassino. Assistiamo al progressivo invecchiamento del protagonista che, truccato a dovere da Fabrizio Sforza, cambia aspetto sequenza dopo sequenza. Alla fine è un mostro distrutto nel corpo e nell’anima con la mente ottenebrata dal desiderio di sangue e vendetta. Robert uccide prima la dottoressa che ha scoperto la sua malattia e le ruba i documenti, poi attira la sua ragazza in un’imboscata e la uccide perché non vuole sposarla. Dopo il funerale della donna fa l’amore con un’amica (Fenech), quindi sparisce di circolazione e per vendetta comincia a uccidere giovani. Mette in scena una singolare sfida con il commissario Donald Pleasence, che non riesce a capire il motivo per cui delitti identici vengano commessi da uomini di età diverse. Infine Robert vorrebbe eliminare anche l’amica con la quale ha fatto l’amore perché lei confessa che sta portando in seno un figlio suo. Robert non vuole un figlio che rischi di avere la sua malattia, destinato a soffrire le sue stesse pene. Non ci riesce solo perché l’ispettore scopre il mistero e sventa il delitto. Michael York recita una parte complessa, da grande attore, ma non è da meno l’inossidabile Donald Pleasence nei panni consueti (dopo Halloween) del commissario alla caccia del mostro e un’affascinante Edwige Fenech in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche. Non concordo con Mereghetti quando definisce il film banale e piatto, ma neppure con Marco Giusti che in Stracult (op.cit. pag. 202) afferma che Edwige Fenech recita la parte della moglie di Dominici. In realtà il protagonista non è sposato e la Fenech è soltanto una conquista occasionale. Per Giusti poi Michael York è poco in forma e il film è soltanto uno pseudo horror con trucco pesantissimo per invecchiare l’attore ammalato di progeria. Addirittura lo paragona a Spettri di Avallone (sic!).

Deodato, nella citata intervista a Nocturno, dice che lui avrebbe accorciato un po’ il film perché ci sono troppe lungaggini dovute al discorso della malattia. Non lo fece perché gli sceneggiatori erano anche i produttori. Per lui è un film troppo triste, ma ricorda come una delle sequenze più belle l’incontro tra Michael York e un bambino con la faccia da vecchio.

Nel 1992 Deodato gira un film per ragazzi intitolato Mamma ci penso io, una cosa completamente diversa dalle pellicole realizzate sino a quel momento. Ma il regista romano ci ha abituati all’insolito, non ha mai avuto un genere fisso, ama spaziare da un argomento all’altro, è curioso delle cose della vita e soprattutto è innamorato della macchina da presa. Basta che sia cinema che Deodato è pronto a lavorare. Il film è girato interamente in Venezuela con un cast di ragazzini e segue la moda lanciata dalla serie americana Mamma ho perso l’aereo. Uscito da alcuni anni nel mercato Home Video.

Deodato lo ricorda così nell’intervista rilasciata a Nocturno: “Mamma ci penso io è la rielaborazione di un mio vecchio progetto intitolato Les Gamines: la storia di un gruppo di ragazzini costretti allo spaccio di droga e a ogni tipo di violenza. Era un film molto crudo e spietato. Mamma ci penso io ha mantenuto la stessa struttura di partenza, ma per ragioni di mercato abbiamo volutamente attenuato i toni, mischiando la scottante tematica a situazioni quasi da commedia. Tutto sommato è un film a cui tengo molto e che mi sono divertito a  fare. Anche con questi ragazzini il rapporto è stato meraviglioso…”.

Mamma ci penso io resta per noi un film che siamo curiosi di vedere.

(13/3 – continua)

Gordiano Lupi