UN CANNIBALE DI NOME DEODATO: IL CINEMA THRILLER – HORROR DI UN REGISTA AMERICANO 13 – PARTE 02

Capitolo Tredicesimo – Parte 02

Gli ultimi thriller e un film per ragazzi

Vortice mortale è del 1994 ed è uscito in Italia molti anni dopo nel circuito Home Video con il titolo La lavatrice. Una coproduzione italo-franco-magiara: Eurogroup Film di Parigi, Esse. Ci. Cinematografica di Roma e Focus Film di Budapest. La pellicola è scritta e sceneggiata da Luigi Spagnol, fotografia di Sergio D’Offizi, editor Gianfranco Amicucci, costumi di Adriana Spadaro. Il cast: Philippe Caroit, Ilaria Borrelli, Kashia Figura, Barbara Ricci, Claudia Pozzi, Laurence Bruffaerts, Laszló Porbély e Yorgo Voyagis.

Il film in un primo tempo doveva chiamarsi La lavatrice (Deodato lo chiama ancora così parafrasando il titolo inglese The washing machine) ed è stato girato interamente a Budapest, anche per motivi economici. Le musiche sono dell’immancabile Claudio Simonetti che sa scandire a dovere i diversi momenti di tensione della pellicola.

La storia si può definire un thriller erotico, questa volta non ci sono elementi soprannaturali, anche se dalle prime scene potrebbe sembrare il contrario. Il mistero si dipana attorno alla vita di tre donne diaboliche: Sissy, Ludmilla e Maria. C’è un uomo creduto morto (Yuri Petrov) e un ispettore (Alexander Starcev) che indaga sul caso. La lavatrice è il luogo insolito dove vengono rinvenuti i resti dei cadaveri. Ricordiamo alcune scene splatter con la lavatrice in funzione e il sangue che esce dalle guarnizioni dell’oblò. Spunta fuori una mano maciullata e ci rendiamo conto che si tratta di un corpo umano. Il mistero viene risolto nel finale, ma l’ispettore non lo potrà raccontare a nessuno perché finisce fatto a pezzi nella terribile lavatrice. Yuri Petrov non è mai morto. Ludmilla e Sissy erano d’accordo per farlo sparire e per realizzare insieme un furto di gioielli. Soltanto Maria non sapeva ed è sconvolta perché si era pure innamorata dell’ispettore Starcev. Nel finale la costernazione di Maria si trasforma in furia omicida: è lei a folgorare nel bagno il perfido Yuri gettando un ferro da stiro nella vasca. La messa in scena di Ludmilla e Sissy è ben congegnata. C’è pure il tentativo di far passare per alcolizzata Ludmilla quando racconta di aver trovato Yuri nella lavatrice. In realtà la lavatrice è pulita e non ci sono tracce di cadaveri in giro. L’ispettore che si occupa del caso viene concupito dalle due donne diaboliche e finisce a letto con entrambe. Lui però si innamora a di Maria e per lei lascia anche la sua ragazza. Il giallo è ambientato nelle atmosfere dei locali equivoci di Budapest, le scene erotiche sono tante e ben realizzate. Assistiamo a originali amplessi davanti a frigoriferi aperti, lungo rampe di scale e soprattutto sopra l’immancabile lavatrice. Possiamo dire che la dicotomia amore e morte è ben rappresentata da questo elettrodomestico che dispensa al tempo stesso piacere e dolore. Le scene erotiche sono il punto forte del film, ben dosate e alternate alle sequenze più truci. Ricordiamo la parte in cui Ludmilla racconta la sua versione del cadavere in lavatrice, mentre compare un gatto a leccare sangue e consumare poveri resti. Subito dopo Ludmilla provoca l’ispettore, solleva la gonna, si denuda, gli sporca i pantaloni con una torta e lo pulisce con i suoi slip rossi, appena sfilati. Due sequenze che sembrano cozzare tra loro, invece si inseriscono bene nel lavoro di un regista che sa smorzare la tensione e creare personaggi credibili. Notevole la scena che vede Maria e la sua amica cieca in un museo. Maria accompagna altri non vedenti per le sale e trova il modo di farsi accarezzare dall’ispettore denudandosi davanti a lui. Citiamo una buona parte onirica che ricorda come tecnica di regia sequenze analoghe viste in Camping del terrore. Deodato è un maestro di certe suggestioni, capace come pochi di sconcertare e confondere tra realtà e fantasia. Dopo che la sua ragazza si è suicidata, l’ispettore è tormentato da incubi e immagina Ludmilla mentre amoreggia con Yuri sopra la lavatrice. Sempre in sogno vede Maria che lo accarezza e accanto compare il volto della fidanzata morta, quindi le tre donne si trasfigurano e si confondono in una sola immagine. Poi l’incubo si sposta su Yuri. L’ispettore sogna Sissy che accoltella l’uomo, quindi con le mani grondanti di sangue lo squarta e gli offre in pasto il suo cuore. Questa scena è molto splatter, pare quasi che Deodato abbia voluto fare un’autocitazione del suo cinema cannibalico. Terminiamo segnalando il terribile finale privo di morale. Nei film di Deodato non ci sono quasi mai buoni da salvare e anche qui tutti i personaggi hanno qualcosa di negativo. Simboleggia bene il nostro assunto la foto di famiglia con cadavere che è soltanto l’anticipazione del vero finale, dove uno dei tanti cattivi (forse il peggiore) viene folgorato nel bagno. Da citare una fugace apparizione di Deodato che interpreta un vicino curioso ripreso nell’atto di aprire la porta di casa.

Gli interpreti non sono tutti eccezionali. Barbara Ricci, che ha già lavorato con Deodato, è molto brava e interpreta la parte più importante (Maria). La lavatrice nasce come un lavoro teatrale dove un’unica attrice interpretava i tre i ruoli femminili e un simile schema al cinema non può funzionare. Deodato lo definisce un film molto intimista ma nega ogni valore simbolico alla presenza della lavatrice. “Non c’è nessun lavaggio dei peccati come ha voluto dire qualcuno. La lavatrice è soltanto funzionale alla storia”, ha detto il regista a Gomarasca e Aramu di Nocturno. Fino ad alcuni anni fa il film si poteva vedere solo nelle versioni in lingua inglese che circolavano tra i collezionisti. Quando scrissi queste note per la prima edizione del libro dedicato a Deodato mi arrangiai con una VHS dotata di sottotitoli in olandese. Adesso è uscito il DVD italiano.

(13/2 – continua)

Gordiano Lupi