UN CANNIBALE DI NOME DEODATO: IL CINEMA THRILLER – HORROR DI UN REGISTA AMERICANO 13 – PARTE 01

Capitolo Tredicesimo – Parte 01

Gli ultimi thriller e un film per ragazzi

Parliamo adesso di Minaccia d’amore (1989) e di Vortice mortale (1994), due thriller poco fortunati di Ruggero Deodato, che hanno avuto modesta circolazione sul mercato nazionale. Minaccia d’amore è noto anche come Ragno gelido e con il titolo inglese Dial: Help.

Vortice mortale, invece, si cita anche con l’inglese The washing machine ed è noto come La lavatrice, titolo italiano con cui è uscito in DVD. Si tratta di due lavori importanti che in Italia non sono mai stati distribuiti nei circuiti cinematografici e che con sensibile ritardo hanno avuto regolari edizioni sul mercato Home Video. A suo tempo – circa quindici anni fa, in occasione della prima edizione del mio libro su Deodato – li vidi solo grazie a due VHS in lingua inglese acquistate a prezzi esorbitanti nel mondo del collezionismo. Restano due pellicole ben riuscite, la prima scritta e sceneggiata secondo un taglio horror, la seconda con il ritmo e le situazioni di un thriller – erotico.

Minaccia d’amore è scritto e diretto da Deodato che si avvale della collaborazione di Franco Ferrini. Aiuto regista è Carlo Corbucci. La sceneggiatura è opera di Joseph e Mary Carvan insieme allo stesso regista. Gli effetti speciali sono di Rosario Prestopino e Germano Natali. I costumi di Giovanna Deodato, la fotografia di Renato Tafuri, il montaggio di Sergio Montanari e la scenografia di Antonello Geleng. Protagonista principale è l’affascinante Charlotte Lewis, nel ruolo della bella modella stregata dal telefono. Il resto del cast è composto da Marcello Modugno, Mattia Sbragia, Carola Stagnaro, Victor Cavallo, Carlo Monni e William Berger. Produzione Metro Film, San Francesco e Rete Italia. Direttore di Produzione è Tullio Gentili. Musiche originali infine di Claudio Simonetti.

Il film contamina sapientemente horror e thriller fantascientifico. Jenny (Charlotte Lewis), una modella americana da poco giunta a Roma, viene perseguitata da minacce telefoniche, contemporaneamente muoiono tutte le persone che lei avvicina. La verità è allucinante: un telefono amico che ha chiamato si è innamorato di lei, sprigionando tutta la sua energia negativa e trasformandosi in uno spietato serial killer. Inconsueta la tematica per Deodato, di solito molto razionale quando gira un thriller. Qui invece si concede divagazioni fantastico-soprannaturali. Ci sono alcune scene da ricordare. Una donna delle pulizie uccisa dal telefono amico con i fili che le si avvolgono al collo, gli specchi che esplodono in un locale notturno, i pesci di un gigantesco acquario morti folgorati, una vittima uccisa dalle monete che escono da un telefono pubblico, persone ipnotizzate e spinte al suicidio, strangolamenti con la corda del telefono. Il livello di tensione del film è sempre molto alto e lo spettatore è portato a lasciarsi coinvolgere da una trama surreale. Deodato ha una tecnica intrisa di realismo e alle prese con un soggetto fantastico riesce a rendere credibile una minaccia soprannaturale.

I passaggi ad alta tensione sono sottolineati dalle musiche suggestive e intense di Claudio Simonetti. Ricordiamo la scena del mancato suicidio dell’amico di Jenny, realizzata con frequenti cambi di ripresa dalla stanza dove il telefono sta tramando la sua vendetta a quella dove la ragazza si è addormentata. Il telefono è un’entità soprannaturale vivente, persino capace di provare sentimenti. Il ragazzo è un automa nelle sue mani. Jenny si sveglia proprio nel momento in cui lui sta per gettarsi nel vuoto e lo salva.

Ad alta tensione la sequenza che vede Jenny correre nei sotterranei della metropolitana, evitare barboni che vorrebbero toccarla, infine cadere tra le mani di un pazzo che brandisce una siringa e tenta di stuprarla. Il folle le ha già strappato una parte del vestito, ma entra in scena il telefono che uccide lo stupratore con una scarica di gettoni sputati fuori a mitraglia. Una sequenza molto originale girata con grande realismo che appassionerà gli amanti dello splatter.

C’è grande tensione anche nelle sequenze a bordo della metropolitana. Le porte non si aprono, Jenny va in cabina di comando e non trova nessuno, quindi riesce a uscire dalla porta dei respingenti. In queste scene ci è venuto a mente il Dario Argento del successivo Nonhosonno (2000), anche se tutto il film ha un taglio da thriller soprannaturale simile a quello sperimentato da Argento in Suspiria (1977). Deodato è comunque autore di grande originalità.

Molte scene suggestive hanno poco a che vedere con l’horror e con il thriller, ma ci piace citarle per far risaltare il mestiere del regista. Soltanto due esempi: piazza Navona all’alba e i tetti di Roma mentre si alza il sole ripresi con una fotografia chiara. Ma è da segnalare pure la scena che vede Jenny amoreggiare con il telefono. La cornetta accarezza la sua pelle facendo spirare un vento suadente. Sono scene che servono a stemperare la tensione, poi si torna all’horror e al gore. Lo spettatore è colpito come da un pugno allo stomaco quando Jenny vede l’amica fotografa attaccata al soffitto e strozzata dal filo del telefono. Il telefono ha distrutto la foto di Jenny e ha punito chi si è permesso di catturarne la bellezza. Dopo la disperazione di Jenny, un’altra scena è un piccolo gioiello. Siamo al parco e la modella si spaventa perché alle sue spalle un telefono suona. Falso allarme: si tratta soltanto di un bambino che gioca. Ricordiamo una bella sequenza girata sullo sfondo di Castel Sant’Angelo. Un telefono pubblico consegna i gettoni a Jenny per chiamare, ma quando capisce che la donna sta telefonando al suo amico distrugge i vetri della cabina. Molto spettacolare. Per gli amanti dello splatter e del gore ricordiamo una parte scioccante all’aeroporto, quando a un amico di Jenny viene fatto schiantare il cuore a pezzettini. Gli effetti speciali sono ottimi.

In una lunga intervista rilasciata a Nocturno, Deodato dice che Minaccia d’amore è una pellicola che gli piace molto “perché è un film fatto dal nulla e la storia di un telefono che vuole uccidere è davvero il massimo… il telefono è l’amante respinto. Charlotte Lewis poi è molto simpatica. Non ho azzeccato un paio di personaggi, tra cui Marcello Modugno, ma il film aveva delle ambientazioni affascinanti: una vecchia Roma che non sembrava neanche Roma… Sono molto soddisfatto del risultato. Ho messo anche Carlo Monni in un piccolo ruolo, quello del vigile del fuoco, giusto per dare un briciolo di simpatia al film, per scaricare la tensione…”.

Sugli attori diciamo che Charlotte Lewis è davvero affascinante e che basta la sua presenza per catturare lo spettatore. Alcune sequenze dove la bella attrice corre per le strade di Roma o nei sotterranei della metropolitana restano impresse da quanto sono ben girate e ottimamente interpretate. Ricordiamo una Lewis erotica e sensuale, vestita di sola biancheria intima di colore nero, mentre si immerge in una vasca e ascolta un disco di Elvis Presley. Un’attrice perfetta per il ruolo, sempre credibile, tanto nelle scene erotiche quanto nelle parti drammatiche e ad alta tensione. Meno bravo Marcello Modugno nella parte dell’amico, ma il suo personaggio è più anonimo, meno importante. La vicenda ruota attorno a Charlotte Lewis, unica vera protagonista. Ben costruito il personaggio surreale del telefono amico, reso tangibile con le continue inquadrature di una stanza popolata da colombi. Vediamo pure una vecchia ventola fissata al soffitto che ruota vorticosamente quando il telefono sta per colpire. Carlo Monni è sulla scena soltanto per un istante, troppo poco per esprimere un giudizio. Interpreta un pompiere che interviene a sedare l’incendio provocato dal telefono in casa della modella. Un film realistico e ben riuscito. A partire dalle prime sequenze nel bar di una Roma decadente, ripresa con una fotografia scura che le conferisce un tono anni Cinquanta. Il bar è importante perché è il luogo dove inizia la strana storia d’amore tra la modella e il telefono. Sempre dal bar i protagonisti scoprono la sede del telefono amico e tentano di farvi irruzione. Non serve a niente. Il telefono cerca di uccidere l’amico di Jenny e le fa capire che la vuole sua per sempre. In un crescendo di eventi soprannaturali arriva l’idea della ragazza che la libera da quello che è diventato un pericolo mortale. Il telefono è folle di gelosia e ha provato anche a ucciderla mentre faceva il bagno nella vasca. Per placarlo lo chiama e le confessa il suo amore (“Sono Jenny, io ti amo”) e il telefono si contenta di quello. Volano via i colombi dalla stanza e l’entità soprannaturale disegna un cuore sulla parete dove sta scritto il nome di Jenny e l’amore che prova per lei. Il telefono continua a dire con voce metallica: “Jenny io ti amo”.

Nella scena finale Jenny fa l’amore con l’amico e il telefono chiama di nuovo. Adesso è tranquillo. Sa che può sentire Jenny quando vuole e che lei lo ama. In definitiva il telefono sperava in un amore platonico. La minaccia d’amore è ormai soltanto un ricordo.

(13/1 – continua)

Gordiano Lupi