ANTONIO TENTORI & RICCARDO ROSATI

In occasione dell’uscita dello splendido saggio “H.P. Lovecraft e il cinema” delle Edizioni Profondo Rosso, abbiamo deciso di regalarvi un’intervista doppia che non mancherà di riservarvi alcune sorprese e che sicuramente ci permetterà di aggiungere un tassello in più sulla conoscenza di due grandi autori: il primo è Antonio Tentori, il vero deus ex machina di questo volume, che è stato nostro ospite gradito più e più volte, eppure ogni volta riesce a sorprenderci con qualcosa di nuovo; il secondo è Riccardo Rosati, che è diventato da poco un aficionado della Zona Morta, ma che già si presenta su queste pagine per la seconda volta… e scusate se è poco.

Iniziamo da Tentori, il padrone di casa.

CIAO ANTONIO, NON E’ PASSATO MOLTO TEMPO DALL’ULTIMA VOLTA CHE SEI STATO NOSTRO OSPITE, MA VEDIAMO CON PIACERE CHE NON TI FERMI MAI. STAVOLTA PARLIAMO DELLA TUA ULTIMA FATICA SAGGISTICA PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO, OVVERO ILVOLUME “H.P. LOVECRAFT E IL CINEMA”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

E’ un libro a cui pensavo da tempo. Lovecraft è sempre stato il mio punto di riferimento nella narrativa horror, un maestro ancora incontrastato, unico. Parlando con il mio amico Luigi Cozzi è venuto fuori il progetto di fare un libro su di lui e sulla sua opera.

COME E’ NATA L’IDEA DI UN’OPERA DEL GENERE?

“H.P. Lovecraft e il cinema” prende in esame tutti i film che si sono ispirati ai suoi racconti, ma anche  i film che sono stati influenzati ampiamente da HPL, pur non traendo direttamente origine dalle sue storie. La parte iniziale è invece dedicata alla vita e all’opera del maestro di Providence.

QUALI DIFFICOLTA’ HAI INCONTRATO NELLA STESURA DI QUESTO LIBRO?

Sinceramente nessuna! Casomai mi sono dovuto contenere per quanto riguarda i film paralovecraftiani, in quanto l’importanza di HPL nel cinema horror è fondamentale.

PER RENDERE PIU’ COMPLETO IL TUTTO, TI SEI AVVALSO ANCHE DELLA COLLABORAZIONE DI NOMI IMPORTANTI E QUALIFICATI QUALI LUIGI COZZI, RICCARDO ROSATI E BARBARA TOLFA. QUAL E’ STATO IL LORO APPORTO A QUEST’OPERA?

Cozzi ha scritto un inedito contributo sul suo film d’esordio, Il tunnel sotto il mondo, nel cui finale viene citato HPL; Rosati si è occupato del rapporto tra opera letteraria e film da un interessante punto di vista; Barbara Tolfa invece presenta una suggestiva comparazione tra il lovecraftiano Le montagne della follia e La cosa da un altro mondo di John W. Campbell, con rimandi ai film di Hawks e Carpenter.

E QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON H.P. LOVECRAFT?

Come ti dicevo, lo considero un mio maestro, anzi “il” mio maestro per quanto riguarda la letteratura. Quando mi riesce cerco di inserire qualcosa di suo nei film che scrivo. Mi ha sempre colpito molto la sua esistenza, l’insegnamento che offriva a scrittori suoi amici e, soprattutto, lo straordinario, affascinante e terribile mondo che ha saputo creare.

E QUAL E’ IL SUO RACCONTO A CUI SEI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

La maschera di Innsmouth, perché c’è dentro tutto HPL: le sue visioni, i suoi sogni deliranti, il confine labile che separa la realtà dall’universo mostruoso che preme per impadronirsi di nuovo della Terra.

E INVECE LA PELLICOLA CHE PIU’ TI E’ PIACIUTA, TRATTA DA UNA SUA OPERA?

Ne cito almeno due: La città dei mostri di Corman, per l’ispirata regia che è riuscita almeno in parte a restituire sullo schermo i mondi di HPL e per la superba interpretazione di Vincent Price, e Dagon di Stuart Gordon, il regista che si è cimentato in più occasioni con HPL in maniera innovativa ma sempre a mio avviso rispettando il testo originale e mantenendo intatta la sua inconfondibile dimensione orrorifica.

CHIUDIAMO CON LA TRADIZIONALE ULTIMA DOMANDA, PER FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SU DI TE:  COSA DOBBIAMO ASPETTARCI NEL PROSSIMO FUTURO DA ANTONIO TENTORI?

Rimanendo nell’ambito dell’editoria uscirà per le edizioni Crac, credo a giugno-luglio, Livello Scarlatto – Cult movies dell’horror italiano che era già uscito come e-book per le Edizioni Mezzotints. E poi il numero 3 del fumetto The Cannibal Family, che ho avuto il piacere di scrivere con il mio amico Stefano Fantelli (con disegni del coautore della serie Rossano Piccioni). Sto poi lavorando ad alcune sceneggiature per il cinema e per ora direi basta!

E ora diamo la parola a Riccardo Rosati, l’ospite.

CIAO RICCARDO, NON È PASSATO MOLTO TEMPO DALL’ULTIMA VOLTA CHE SEI STATO NOSTRO OSPITE, MA VEDIAMO CON PIACERE CHE, PURE TU COME ANTONIO, NON TI FERMI MAI. STAVOLTA PARLIAMO DELLA TUA ULTIMA FATICA SAGGISTICA PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO, OVVERO LA TUA COLLABORAZIONE AL VOLUME “H.P. LOVECRAFT E IL CINEMA”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

Beh, è stato un gran piacere, sono stato chiamato a collaborare con uno studioso di cinema horror importante come Tentori e su di un autore che leggo sin da ragazzo come HPL. Diciamo che è stata una altra bella tappa nella mia vita di “uomo di coscienza”, parafrasando un pensiero di Italo Calvino.

COME NASCE QUESTA COLLABORAZIONE CON ANTONIO TENTORI E COME MAI SEI STATO SCELTO TU?

Antonio lo conosco da un po’ e tramite il comune contatto che abbiamo con Luigi Cozzi, ci si è trovati in questa collaborazione. Ho un po’ “rotto le scatole” a Luigi sul fatto di non essere coinvolto solo su temi che riguardano il Giappone, visto i miei variegati interessi e lui mi ha proposto di scrivere un saggio da inserire nel testo di Antonio; la cosa mi ha subito entusiasmato. Inoltre, io nasco come anglista e conosco molto bene anche la letteratura americana.

QUALI DIFFICOLTA’ HAI INCONTRATO NELLA PARTE CHE TI RIGUARDAVA DI QUESTO LIBRO?

Ma nessuna a esser sinceri, forse peccherò di modestia. Mi occupo del rapporto tra cinema e letteratura da sempre. Se un film rispetta il libro a cui si ispira? È pane mio.

QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON H.P. LOVECRAFT?

Antico, mutuando un linguaggio caro al Maestro di Providence. Diciamo che lo trovo un autore che ci ricorda sempre la necessità di creare dei mondi. Il mio rapporto con HPL si è inoltre approfondito da quando ho conosciuto molto meglio la sua vita privata, assolutamente lontana da quella dell’immaginario popolare. Egli era un uomo socievole, anche se quasi esclusivamente per lettera e un grande altruista; diciamola tutta, una persona buona. In effetti, concordo con Antonio che definirlo “il solitario” sia sbagliato; Lovecraft è stato un Maestro, un grande scrittore. Troppe leggende si sono create intorno a lui: era solo un personaggio assai schivo, ma capace di grandi pulsioni affettive e amicali. Se poi codeste si sono sublimate quasi sempre per lettera che male c’è? In che altro modo dovrebbe comunicare uno scrittore?

E QUAL E’ IL SUO RACCONTO A CUI SEI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

La Rovina di Sarnath, assolutamente splendido. Confesso che i racconti che prediligo sono quelli non afferenti al mitico Ciclo di Cthulhu. Io amo il Lovecraft influenzato da Lord Dunsany: il visionario, più che il creatore di abomini. In questo racconto, HPL ci fornisce uno spaccato onirico assai suggestivo: se avesse scritto solo così, forse tanti intellettuali con la puzza sotto il naso lo avrebbero preso più sul serio. Ma, alla fine, è giusto che lui abbia fatto quello che ha fatto: creare un mondo di inquietudini che ha segnato indelebilmente la storia della letteratura.

E INVECE LA PELLICOLA CHE PIU’ TI E’ PIACIUTA, TRATTA DA UNA SUA OPERA?

Nessuna in particolare, alcune sono buone, altre meno. Diciamo che nel libro di Antonio c’è proprio tutto per farsi una opinione personale a riguardo, dunque non voglio influenzare il lettore. Penso solo che sto ancora aspettando il film giusto che renda al meglio l’arte di Lovecraft!

CHIUDIAMO CON LA TRADIZIONALE ULTIMA DOMANDA, PER FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE:  COSA DOBBIAMO ASPETTARCI NEL PROSSIMO FUTURO DA ANTONIO TENTORI E RICCARDO ROSATI?

Per Antonio tanti buoni libri sul fantastico, l’ha sempre fatto. Spero di collaborare ancora con lui: è una persona preparata e simpatica. Antonio scrive per i lettori e non per farsi pubblicità e questo è un merito. Ci sono tanti accademici che nulla valgono e che hanno pubblicato la metà della metà di quello che ha pubblicato lui. Un saggio non va giudicato dal numero di note a piè pagina, ma da quello che ti fa capire di un determinato autore e, specialmente, dalle informazioni che ti dà.

Per quanto riguarda me invece, vedere trattata come si deve la figura dello scrittore e dell’intellettuale. Pagarlo e rispettarlo, ma soprattutto starlo a sentire, invece di perdersi dietro le sciocchezze di tanti abominevoli, per dirla con HPL, personaggi mediatici.

COME SEMPRE, RESTEREMO IN ATTESA DEI VOSTRI PROSSIMI SVILUPPI PRONTI AD AVERVI NUOVAMENTE TRA NOI AL MINIMO SEGNALE DI NOVITA’.

Davide Longoni