LA MIA VITA CON L’HORROR

Amo il genere horror. Da sempre. Suona strano detto da uno che sta per compiere 54 anni, ma è così. Ho cominciato ad amarlo da ragazzino, leggendo avidamente racconti di Poe e Lovecraft, ma anche Le Fanu, Polidori, King e persino la robaccia da edicola che pubblicavano gli italiani. Che belle copertine avevano I Racconti di Dracula e i KKK! Solo le copertine, certo, ché le storie facevano ribrezzo. Ma ero un bambino e mi piacevano pure quei libracci stampati male e editati peggio.

Adesso ne provo nostalgia, al punto che l’altro giorno me ne sono ricomprato uno, alla modica cifra di 50 centesimi, sulla bancarella di un rivenditore di libri usati. E l’ho pure letto. Ignobile, vero. Ma sono andato anche a vedere tutti gli ultimi film di Dario Argento, se è per questo. Puro atto di fede.

Crescendo mi sono messo a scrivere racconti horror ambientati a Cuba (altro amore), storie di santeria, vudù, palo mayombe, ma anche di zombi haitiani che si risvegliano mangiando il sale, loup-garou, streghe trentine impalate, licantropi che tormentano scrittori, leggende maremmane e chi più ne ha più ne metta.

E poi il cinema italiano. Altro amore inspiegabile. Non sono belli gli horror italiani anni Sessanta – Novanta, recitati male e sceneggiati peggio, salvo rari casi -, ma per me sprigionano il fascino dei KKK, dei Racconti di Dracula, ricordano il primo amore, l’adolescenza, un passato che profuma di scoperta, sogno, speranza. E me li sono rivisti tutti, da Mario Bava a Stefano Simone, come recita il sottotitolo della mia Storia del Cinema Horror Italiano in cinque volumi, che non si ferma al Novanta ma arriva alle soglie del 2000. Ogni film un ricordo. Non solo paura, terrore, ribrezzo, ma anche amore, nostalgia e rimpianto.

Tanto per dire, ricordo ancora il giorno che accettai di andare a vedere L’ultima neve di primavera (lacrima movie che col tempo ho rivalutato), patteggiando con la ragazza di quei tempi uno scambio alla pari con Profondo rosso.

L’horror è cinema, fumetto, narrativa, tutto ciò che emoziona e spaventa, in definitiva.

Il fumetto, altro amore della mia vita, dai supereroi Marvel (che un po’ horror sono) ai racconti di zio Tibia, passando per il Professor Rantolo che ho pure sceneggiato.

L’horror è il contenitore dei miei sogni adolescenziali, un tuffo nel passato, un modo per dire che sono ancora quello d’un tempo, anche se i miei capelli sono sempre più bianchi e i miei sogni parecchio più stemperati.

Per questo ho scritto questa breve nota su richiesta dell’amico Davide Longoni, perché il suo spazio horror mi fa tornare adolescente.

Mica è poco.

Lunga vita all’horror.

Gordiano Lupi