E POI VENNE IL COMPUTER… MA SOLO POI – PARTE 07 – IL PIANETA PROIBITO (1956)

Gli effetti speciali, sono eccezionali per l’epoca, i fondali dipinti con il paesaggio del pianeta sono inseriti perfettamente nella scenografia e ben poche sono le sbavature che ne risultano. Tutti i disegni che sono stati inseriti nei fotogrammi (i raggi laser, il mostro, ecc…) sono pressochè perfetti.

Quando il film venne lanciato sul mercato, si pensò di far risaltare soprattutto la figura del mostro, ma ben presto i produttori cambiarono idea e puntarono su quella ben più originale del robot Robby il quale conobbe così una vasta popolarità tanto è vero che, un anno dopo, fu girato un secondo film con lui come protagonista, Il Robot e lo Sputnik (The Invisible Boy). Il buon Robby conobbe inoltre un periodo di “gloria” del tutto italiano quando fu chiamato in veste di ospite d’onore al quiz di Mike BongiornoLascia o Raddoppia?” in occasione della prova di un concorrente esperto in fantascienza e lo stesso Steven Spielberg lo farà apparire brevemente in “Gremlins” di Joe Dante. Sempre all’epoca dell’uscita del film fu scritto che Robby era veramente un robot in grado di muoversi per mezzo di cavi e alimentato dal motore di un aeroplano residuato di guerra, ma si trattava solamente di una trovata pubblicitaria perché il robot non era che una sorta di corazza con un uomo all’interno e fino a poco tempo fa questo rivestimento faceva bella mostra di sé nell’ormai chiuso museo della M.G.M.

Il regista del film è Fred McLeod Wilcox, morto nel 1964 e passato alla storia del cinema, oltre che per questo film, soprattutto per lo struggente Torna a casa Lassie che annoverava tra gli interpreti un giovanissimo ed imberbe Roddy McDowall (il futuro Cornelius-Caesar della serie cinematografica de Il Pianeta delle Scimmie, nonché Galeno nell’omonimo serial TV). Tra gli altri interpreti non possiamo non segnalare una bimbetta divenuta poi una grande diva, Elizabeth Taylor, ed Elsa Lanchester, consacrata alla storia del cinema come La Moglie di Frankenstein.

Per quanto riguarda Leslie Nielsen diventerà famoso in tarda età mostrando una singolare vis comico- demenziale nelle serie dei film della Pallottola spuntata e in una versione comica imperniata su Dracula (Dracula morto e contento) diretta da Mel Brooks. Nelle interviste, fino a poco prima della sua morte, gli chiedevano spesso de Il Pianeta Proibito e lui si stupiva come la gente si ricordi ancora di “quel piccolo film”.

A chi gli chiedeva del suo Professor Morbius, Walter Pidgeon rispondeva di non ricordarsi praticamente nulla di questo film, ma lo incontreremo nuovamente per altre pellicole di fantascienza (Viaggio in fondo al Mare e L’Odissea del Neptune nell’Impero Sommerso). E’ morto il 25 settembre del 1984.

La pellicola ottenne tanto successo all’epoca che dalla sua sceneggiatura venne tratto un romanzo che porta la firma di  W.J. Stuart, mentre il soggetto originale era di Irving Block e Allen Adler (Il Pianeta Proibito – Urania N. 148 e 406 – Mondadori – Milano). Questo procedimento verrà utilizzato più volte in seguito, ma nonostante i nomi prestigiosi a cui sarà affidato (Sturgeon, Asimov, ecc…) non darà quasi mai risultati considerevoli.

E’ stato il primo film  di fantascienza a ricevere un finanziamento assolutamente ragguardevole e che ammontava a 1.900.000 dollari.

E’ stato girato negli studi di Culver City, in California.

E’ estremamente difficile poterlo visionare oggi negli Stati Uniti perché le poche copie rimaste nei magazzini sono state malamente accorciate e non sono quasi mai disponibili per i noleggi. In Italia la situazione è quasi la stessa: la prima edizione del film è praticamente introvabile e quando questo si verifica ci si trova davanti a una pellicola massacrata e completamente virata in rosso, fortunatamente il film è stato rieditato da una compagnia indipendente e su ottimo supporto il cui colore non è degradato ragion per cui, fino a questo momento, si è conoscenza di almeno tre copie in buone condizioni.

Il produttore Nicholas Nayfack è morto nel 1958, ma sono quasi tutti purtroppo scomparsi: la troupe per gli effetti speciali (A.Arnold Gillespie, Irving Ries, Warren Newcombe e Joshua Meador), lo sceneggiatore Cyril Hume e Allen Adler, co-autore del soggetto originale, Irving Block, che era professore d’arte al California State College di Northridge, il direttore artistico in pensione Arthur Lonergan, come lo è anche il cameraman George Folsey e anche Louis e Bebe Barron  che avevano un loro studio di musica a West Hollywood.

Warren Stevens, anche lui scomparso, ricordava il film con piacere mentre Earl Holliman lo ha definito “il peggior film che abbia mai fatto”. Richard Anderson, e cioè Queen, è diventato famoso al grosso pubblico interpretando la parte di Oscar Goldman  nei due Serial Tv L’uomo da Sei Milioni di Dollari e La Donna Bionica. E’ il padre di Richard Dean Anderson, il famoso McGyver della omonima serie e protagonista di Stargate serial TV.

Irving Block scrisse nel 1954 con Allen Adler la storia originale di Forbidden Planet e la propose nella primavera dello stesso anno al produttore della M.G.M. Nayfack. Block non era nuovo alla fantascienza: pittore professionista era arrivato a Hollywood nel 1945 dopo aver lavorato nella Sezione Geodetica  dell’esercito durante la guerra come realizzatore di mappe. Cominciò a lavorare  negli effetti speciali alla 20th Century Fox con Fred Sersen (Ultimatum alla Terra, 1890 – 1962) e fu uno dei primi a Hollywood a comprendere l’importanza commerciale dei film di sf. Nel 1949 Block lasciò la Fox  per formare la Septa Productions, uno studio per gli effetti speciali in società con Jack Rabin. Decisero di girare un film su un viaggio sulla Luna, ma a Hollywood si stava già girando Uomini sulla Luna (Destination Moon) di George Pal. Al loro progetto s’interessò Robert Lippert, produttore ed ex distributore, il quale affidò loro gli effetti speciali di RXM Destinazione Luna (Rocketship XM). Dopo aver lavorato su altri film come Volo su Marte e prima di prendere parte a Kronos, conquistatore dell’universo, Block divenne amico di Adler e con lui scrisse Forbidden Planet. Anche se Block era sopra ogni altra cosa  un tecnico degli effetti speciali (il mostro con un occhio solo de La guerra di domani era in realtà il braccio di Block), egli aveva già scritto parecchio: fu sua l’idea di fare della storia una versione futuristica  della “Tempesta” di William Shakespeare, sostituendo Morbius a Prospero, Altaira (Alta, in Italia) a Miranda, l’equipaggio del C57-D al gruppo di nobili italiani in visita all’isola, e Robby ai personaggi di Ariel e Calibano fusi insieme. Il nome di Morbius deriva da quello di Moebus, matematico inventore della Striscia di Moebus, una figura bidimensionale con una sola superficie.

All’epoca era molto in voga la psicologia freudiana ed Irving Block ci racconta che “l’idea di un mostro dagli occhi d’insetto è un’illusione un po’ infantile, ma ci sono veri mostri e demoni che esistono dentro di noi e dei quali noi non sappiamo nulla. Siamo in grado di fare le cose più orrende e spesso restiamo scioccati al rendercene conto. Il mostro dell’Id non è che l’invisibile spirito demoniaco di Morbius, ecco perché è invisibile. Alla fine la MGM non riuscì a mandar giù l’idea dell’invisibilità completa e così prese quelli della Disney  per fare un esempio dell’Id. Venne alquanto male”. Altre fonti sfruttate dai due autori includono la mitologia (Altaira e la Tigre: soltanto una vergine può domare un unicorno). L’idea era di mostrare la fondamentalità dei miti al di là di ogni epoca. I due volevano vendere la loro storia intitolata Fatal Planet, alla Allied Artists, che all’epoca preparava Mondo senza Fine, L’Invasione degli Ultracorpi e Target Earth . Il loro agente li dissusase e li convinse a tentare “il grande colpo” presentando la storia a una grossa casa come la MGM. Quando Adler si presentò con Block nel lussuoso ufficio di Nayfack a Culver City e presentò il manoscritto da leggere, il produttore fiutò l’affare. La realizzazione del film fu ostacolata in mille modi: Dore Schary, forza creativa della MGM, con la lungimiranza e la spocchia di molti critici nostrani, si dimostrò subito contrario all’idea che riteneva dequalificante per uno studio di solida tradizione come la MGM. Nayfack chiamò il vecchio amico Wilcox per dirigere il film e Arnold Lonergan fu letteralmente strappato al Dipartimento Artistico di Cedric Gibbons. A. Arnold Gillespie ha ricordato: “Niente aiuti, niente assistenza, niente di niente. Ci prendevano tutti per matti”. Mentre lo staff di produzione cominciava a esaminare alcuni dei disegni originali di Block e Adler presentati con la storia, Nayfack contattò Cyril Hume per scrivere la sceneggiatura.  Hume, veterano, si era fatto le ossa sui film di Tarzan e avrebbe più tardi firmato l’unico altro film di fantascienza prodotto da Nayfack: Il Robot e lo Sputnik. Hume mantenne la narrativa di base di Block e Adler, ma inventò e poi aumentò i riferimenti ai Krell, cambiando il titolo in Forbidden Planet considerando il termine Fatal troppo negativo.

Arnold  Gillespie sintetizzò in questo modo la sensazione generale della troupe: “La MGM non aveva mai fatto un film di Sf. Questo ci dava l’opportunità di creare un nuovo mondo fuori dal Sistema Solare. Rappresentava un’occasione meravigliosa. Nessuno avrebbe potuto darci addosso, potevamo fare quasi tutto!”.

Dopo aver avuto il via da Nayfack , Gillespie, Lonergan e Warren Newcombe, assieme allo scenografo Hugh Hunt, iniziarono a sperimentare con nuove idee. Il disegno del C57-D approvato da Cal Teach, derivò dai numerosi avvistamenti di dischi volanti in quegli anni. Ne vennero fatti tre modelli: uno di un metro e ottanta di diametro, uno di 48 pollici (circa un metro e 23 cm) e uno di venti (circa 50cm).Uno di questi modelli fu, in seguito, utilizzato in uno degli episodi di Ai Confini della Realtà e precisamente quello intitolato Gli Invasori (The Invaders) interpretato da una bravissima Agnes Moorehead e la scenografia della sala di pilotaggio è stata ripresa in un secondo episodio della stessa serie, divise dei cosmonauti comprese, intitolato Mostri in Maple Street (The Monster are due on Maple Street).

Nel frattempo il dipartimento scenico, sotto la supervisione di George Gibson, iniziò a lavorare  sul Cyclorama lungo cento metri che rappresentava la superficie di Altair 4. Uno dei più grossi problemi che George Folsey si trovò ad affrontare riguardo al Cyclorama fu l’illuminazione, che fu pazientemente calibrata per evitare stacchi di colore tra il fondale e il terreno di Altair 4, fu anche molto difficile illuminare soddisfacentemente l’incrociatore largo venti metri. Gli interni dell’astronave, la città Krell e Robby furono disegnati da Bob Kinoshita che è tuttora direttore artistico a Hollywood.

Robby fu ideato da Block e Adler tenendo in mente le tre leggi di Asimov alle quali nel film effettivamente si accenna. Nell’originale la voce era di Marvin Miller (da noi fu Alberto Lupo), il robot ha avuto più interpreti, fra cui l’ex bambino prodigio Frankie Darrow e il tecnico Frankie Carpenter. Il calore, i complessi macchinari interni e il peso (100 libbre e cioè poco più di cinquanta chili!) rendevano molto difficile la permanenza  all’interno di Robby. Come abbiamo detto le apparizioni di Robby sono state molteplici, oltre a quelle già citate, lo ricordiamo in: Oh, Susanna, un paio di episodi di Ai confini della Realtà e di Lost in Space, una in American Bandstand, una in Mork e Mindy, una in Colombo , un in The Thin Man ed anche in Gremlins di Joe Dante. L’involucro originale, privo di tutti i meccanismi interni, è stato riempito di cemento ed è tuttora esposto al Movieworld Museum di Buena Vista, in California. Tutte le apparecchiature dell’originale erano messe in azione elettricamente attraverso un cavo che usciva da un tallone per collegarsi a un generatore fuori campo. Era molto pericoloso indossare quel costume: Frankie Darrow rifiutò di girare altre scene dopo aver corso il rischio di cadere da una pedana (visto il peso si sarebbe ammazzato). L’altro pericolo era rappresentato dalla corrente che doveva far funzionare sette motori (due per le antenne rotanti, uno per il giroscopio in cima alla testa, uno per la tastiera alla base della testa, tre nello stomaco più scariche di 40.000 volt per attivare i tubi al neon che si accendevano quando Robby parlava). Ovviamente Robby non poteva sedersi. L’ultima scena che lo vede, con due mani diverse, ai comandi del C57-D fu realizzata facendo indossare a Carpenter soltanto la parte superiore del costume e nascondendo le gambe con delle false gambe di cartone. E’ stata costruita una fedelissima replica indossabile e funzionante di Robby da Bill Malone, tecnico degli studi Don Post: egli ne realizzò la copia prendendo il calco del Robby originale che la MGM gli aveva consegnato per restaurarlo. Malone ha costruito anche dei perfetti Gort e “Maria”, la Robotrix di Metropolis. Li trovate anche in vendita ma i prezzi sono stellari…

Un altro set completo fu dedicato alla villa di Morbius, disegnata da Arthur Lonergan che dovette superare molti ostacoli per far accettare la mancanza di porte e finestre da lui considerate troppo claustrofobiche. Spesso Wilcox si lamentava  per le scenografie o per certi elementi scenografici e molti vennero mantenuti solo grazie all’intervento del decano Cedric Gibbons.

Nella storia originale i Krell non erano nemmeno nominati e quindi tutto ciò che appare nel film a proposito di essi è frutto della fantasia dello scrittore Cyril Hume. Vennero costruiti tre set per le scene Krell: il primo era una serie di corridoi che portano al laboratorio Krell dietro lo studio di Morbius e dai quali gli scenografi hanno cercato di far indovinare la forma di un individuo Krell. Nella sceneggiatura di Hume vengono descritti  come forniti di due lunghe zampe posteriori tipo rana e una lunghissima coda. Originariamente non dovevano esistere gradini in questi set (questo per via delle coda), ma solo rampe. I muri di roccia dei corridoi vennero realizzati con materiale plastico su stampi presi direttamente da vera roccia. Gli abissi della città Krell consistevano in un set in miniatura lungo 50 iarde (45 metri) filmato orizzontalmente sul pavimento di uno studio. La cura nei particolari è incredibile: in fondo al complesso Krell  fu posizionato uno sfondo specchiato dipinto da George Gibson per dare l’idea di tutti e 7900 livelli (la stessa tecnica è stata usata per allungare all’infinito la trincea della Morte Nera in Guerre Stellari).

La scena in cui si vede Morbius e i tre ufficiali ripresi dall’alto di un ponte sospeso sui 7900 livelli è stata realizzata riprendendo quattro nani dall’alto del Bekins Van Storage Building di Hollywood (uno degli edifici più alti di Los Angeles). I nani camminavano nel parcheggio dell’edificio, appositamente svuotato. La stessa scena è poi stata utilizzata in uno degli episodi della serie TV Kronos. Il complesso Krell è stato poi sovrinpresso sullo sfondo, ricreando le enormi scintille con animazioni al Rotoscope, una tecnica mediante la quale ogni singolo fotogramma di una inquadratura viene proiettato, debitamente ingrandito, su un  Rodovetro che sarebbe un foglio trasparente di triacetato di cellulosa: in questo modo è possibile animare una scena dal vero o aggiungervi particolari fantastici.

Altre scene nella città Krell sono state invece realizzate mascherando una parte della pellicola e poi impressionandola con Glass Painting (e cioè vetri debitamente dipinti e collocati alla giusta distanza dalla macchina da presa in modo da entrare a far parte perfettamente della scena) e animazioni per i globi luminosi, le luci alternate, ecc…

La scena finale, nella quale la porta del laboratorio si fonde sotto l’attacco del mostro, è stata realizzata combinando le riprese dal vivo con un set in miniatura in cui una porta fatta con una sottile lastra di piombo si fonde lentamente a causa del calore prodotto da una carica infiammabile applicata alla parte posteriore.

Più complessa risultò la realizzazione della scena dell’attacco all’astronave. Inizialmente tutti erano decisi a mantenere invisibile la creatura poi Nayfack cambiò idea e contattò Meador per cercare di creare qualcosa di soddisfacente. Fu però Lonergan ad avere l’idea che è poi stata portata sullo schermo (la grossa testa con gli occhi luminosi).  La sequenza doveva essere molto più lunga, ma ci fu un diverbio con la Walt Disney e Meador dovette mollare tutto e concludere in fretta mentre, per fortuna, ci fu una stretta collaborazione  per le altre scene, quelle in cui il mostro è invisibile, fra Folsey ed i due Barron per ottenere l’inquietante effetto finale. Le impronte furono ottenute con scatole di legno a forma di zampa il cui coperchio, ricoperto di sabbia, si apriva a un comando elettrico. L’effetto è ottimo, superiore a quello ottenibile con la  tecnica della Stop Motion (lo stop del fotogramma: si riprende il terreno, si ferma la scena e s’inserisce l’impronta e si torna a girare e così via, ma in questo caso, le impronte appaiono all’improvviso e non sono molto credibili, questa tecnica è stata usata nel film Il Fantasma dello Spazio e non è molto verosimile).

La vera e propria produzione de Il Pianeta Proibito cominciò all’inizio  del 1955 e occorsero sei mesi perché il film potesse essere completato. Durante i quattordici mesi, tra il giugno del 1955  e la prima distribuzione del film, nell’agosto del 1956, venne completato il grosso del montaggio da Ferris Webster mentre il dipartimento per gli effetti speciali completava le numerose matte.

Fu durante questo periodo di post-produzione che Dore Scary, il quale aveva inizialmente osteggiato il film, contattò Louis e Bebe Barron perché componessero la colonna sonora del film. I due iniziarono la loro carriera con un regalo di matrimonio ricevuto nel 1947: un registratore. Con uno sfondo musicale (Louis era stato timpanista e Babe pianista e cantante) e con la collaborazione dell’amico John Cage, compositore d’avanguardia, amico di  Karlheinz Stockhausen, i due sperimentarono per anni, nel loro appartamento al  Greenwich Village di New York scoprendo la curiosa somiglianza che esiste tra gli organismi viventi primitivi e i circuiti elettronici. Dore Schary se li vide arrivare in casa (i due erano in cerca di soldi e pensavano che il cinema fosse il metodo più rapido per ottenerli) e divenne subito entusiasta appena ebbe sentito qualche loro pezzo.

Dopo un’incredibile quantità di accertamenti legali e controproposte, la cosa fu finalmente definita. Dopo quattro mesi la colonna sonora fu completata e pagata 25.000 dollari. Per Louis Barron, ora divorziato da Babe,  la MGM fece un vero affare. Essi utilizzarono alcuni principi che più tardi sarebbero stati sviluppati da altri  dando vita al “moog”, inventando dal nulla parecchi circuiti, ognuno con il suo suono particolare, dal “Battito Beta” che segnala l’avvicinarsi del mostro ai ribollimenti elettronici di Robby, fino alla musica che accompagna il tramonto su Altair 4, il cui tema, debitamente modificato, è quello di una canzone dell’epoca intitolato “Notte con due lune”. Il nome della colonna “Elecronic Tonalites”  fu creato per evitare possibili grane legali con l’unione dei musicisti, che forse avrebbero potuto creare dei problemi visto che i due Barron non erano iscritti a nessun sindacato.

Un ultima curiosità: la copia in circolazione de Il Pianeta Proibito è in realtà la “copia lavoro” di Ferris Webster che si vide letteralmente togliere il film dalla moviola dagli executives della MGM, terrorizzati all’idea di dover pagare più di 60.000 dollari di tasse sulla proprietà visto che il film non era stato finito nel tempo previsto, per cui il montaggio del film non è mai stato né completato né rifinito. Solo recentemente nelle versioni in DVD americane è stata aggiunta la scena del matrimonio tra Adams ed Altaira tagliata all’epoca in fase di edizione del film.

Giovanni Mongini