IL CINEMA DI LUCA BERTOSSI

Si utilizzano quintali di inchiostro digitale e non alla vertiginosa e continua riscoperta ennesima di un cinema italiano degli anni d’oro di genere. Gente più autorevole dei tanti dilettanti da tastiera attuale ha già fissato i canoni del “cinema bis”… che bisogno c’è delle ennesime guide copiate da Wikipedia sul cinema di sesso e sangue degli anni liberi? Trovo più interessante in questo breve spazio dare respiro alla scoperta dei registi emergenti di genere. Nuovi volti che emergono dalla polvere, senza budget e senza produzioni. Spulciando i canali di YouTube, mi sono imbattuto in una serie di cortometraggi e lungometraggi horror – thriller interessanti e vivaci. La produzione che più mi ha colpito appartiene a un giovanissimo regista di Udine, Luca Bertossi, che ha fondato un consorzio amicale, la Deep Mind Film Factory, che esegue cortometraggi in ogni direzione di genere: dall’horror classico all’horror survivalista, dal gotico al noir, dal thriller allo slasher, senza disdegnare qualche capatina nel generalista drammatico. Ho avuto il piacere di incontrare Luca e forniamo una breve intervista per conoscere il suo mondo di celluloide.

LUCA, INNANZITUTTO COMPLIMENTI. IL TUO CINEMA HA TEMPI E QUALITÀ NOTEVOLI. VUOI FARCI UN BREVE EXCURSUS DELLA TUA VITA LEGATA AL CINEMA? SI EVINCE A CHIARE LETTERE LA TUA FORMAZIONE AL DAMS, MA QUEL CHE CI INTERESSA È SAPERE: COME HAI FATTO A SVILUPPARE QUESTO TALENTO?

Grazie per i complimenti. Per quanto riguarda la domanda, tutto è iniziato per gioco, con gli amici. Era appena finita la terza stagione di The Walking Dead e con il primo gruppo di amici abbiamo provato a prendere in mano la telecamera e a fare un due riprese… così ho scoperto che c’era qualcosa che poteva piacermi in questa arte. Sperimentando e facendo qualche corso, oltre a STM e DAMS, ho cercato di apprendere le tecniche di ripresa e di regia cercandomi di migliorare e di rendere questa una professione, ho realizzato diversi cortometraggi con i miei collaboratori che non smetterò mai di ringraziare, ma il supporto principale è arrivato dalla mia famiglia. Un passo fondamentale è stato il film indipendente a zerobudget “La Donna di Picche” di Renzo Sovran, il chè mi ha permesso di fare moltissima esperienza (curavo la fotografia e il montaggio assieme a Massimo Bocus – il mio fidato direttore della fotografia – e Gian Pietro Nadalutti) e di conoscere molte persone interessate al mondo del cinema. Da qui sono nati i cortometraggi principale che mi hanno portato a collaborare con professionisti come Luca Buosi, Emiliano Grisostolo, Diego Cancian e attori emergenti come Sebastiano Zoletto, Stefano Mussinano e tanti altri amici.

Alla fine secondo me l’unione fa la forza, in quanto il cinema è composto dalle persone, e speriamo di migliorare sempre di più.

SUL TUO CANALE SI VEDONO CORTOMETRAGGI DI QUASI OGNI GENERE. POSSIEDI UN GENERE PREFERITO? QUALI SONO I TUOI REGISTI DI RIFERIMENTO?

Adoro il cinema horror e thriller. I registi di riferimento sono James Wan, Robert Mitchell, Robert Eggers, Ari Aster, Carpenter e Denis Villeneuve.

HO APPREZZATO IL TUO SLASHER “UNA SERATA TRANQUILLA”. TI RENDI CONTO CHE FARE SLASHER IN ITALIA È IMPRESA ARDUA? IL CORAGGIO DA TE MOSTRATO A COSA MIRA? PENSI CI SIA SPAZIO PER PRODUZIONI DI GENERE O SI TRATTA DI PURA PASSIONE?

Sono contento di aver fatto questo cortometraggio, nato come un esperimento per provare la nuova telecamera (Blackmagic Ursa Mini 4K) e se è piaciuto lo sono ancora di più, grazie! Secondo me non è facile fare horror in Italia e ammiro molto i registi che ce la fanno. Spero che anche noi riusciremo a fare un lungometraggio horror e che venga bene!

PASSIAMO AL MIO GENERE PREFERITO, IL THRILLER. UNA VENA THRILLING ATTRAVERSA TUTTA LA TUA PRODUZIONE. A QUALI REGISTI TI ISPIRI? QUALI SONO LE PELLICOLE CHE PIÙ HAI AMATO?

Per il thriller il mio regista numero uno è Denis Villeneuve (Prisoners, Enemy, ma anche gli altri) e mi affascinano i film indipendenti che magari in pochi conoscono, in particolare quelli Americani e del Nord Europa.

IN ITALIA ABBIAMO AVUTO UN RECENTE TENTATIVO DI RIPRODURRE IL CANONE DEL GIALLO ITALIANO ANNI SETTANTA CON LO SPLENDIDO TULPA DI ZAMPAGLIONE, MA NON È STATO UN SUCCESSO DI BOTTEGHINO. TU POTRESTI ESSERE UN CANDIDATO A RACCOGLIERE UN SIMILE LASCITO. TI CI VEDRESTI? QUALI PERSONALI VISIONI APPORTERESTI AL GENERE?

Personalmente mi farebbe molto piacere ma forse è ancora presto. Ad ogni modo io mi concentrerei sull’horror/thriller d’autore e meno commerciale, in modo da poter esprimere le mie idee e di creare qualcosa di profondamente artistico ed emozionale.

I TUOI LAVORI SONO TUTTI RIFERIBILI A UN CANONE IDENTIFICABILE: RITMO LENTO E VELOCE ALTERNATI SUGGERISCONO UNA VISIONE COMPIUTA DEL MEZZO FILMICO MODERNO, LA RECITAZIONE TEATRALE RIMANDA A UN UNIVERSO INDIETRO NEL TEMPO, LE MUSICHE E I CAMBI DI RITMO EVIDENZIANO UNO SPARTITO NEVROTICO TIPICO DELLA MODERNITÀ, MA A CUI FANNO DA CONTRALTARE MOMENTI LENTI E POETICI, VOLTI ALLA CREAZIONE DI ATMOSFERA… QUALE REPUTI CHE SIA IL CUORE DELLA TUA POETICA?

Secondo me un film è fatto di diversi momenti, io porto avanti la mia visione dei film col contrasto di ritmi da te evidenziato. Ho notato quando i corti sono stati proiettati in sala, a margine di altre proiezioni, o durante i concorsi che funzionava a tenere lo spettatore, il che ad ogni modo è stato anche pesantemente criticato da alcuni sui social.

Per le musiche ringrazio Luca Buosi che ne realizza di originali per ogni cortometraggio. Mi piace alternare momenti di silenzio a momenti di musica d’atmosfera, horror o anche effetti sonori che permettono allo spettatore di immedesimarsi nella scena. Comunque nell’horror secondo me è molto importante il silenzio, a volte fa più paura il nulla, rispetto ad una colonna sonora… ci sono altri momenti dove con la colonna sonora si cerca di entrare nella testa del personaggio.

IN “QUELLE RAGAZZE” METTI IN SCENA UNA FAVOLA GOTICA. COSA NE PENSI DEL FOLKLORE? PENSI ABBIA SPAZIO NEL CINEMA MODERNO?

Le favole in versione horror, come The Witch, secondo me, se realizzate a dovere, possono essere importanti per l’horror. Il folklore ti permette di creare un horror partendo dalle persone e dalle loro tradizioni e leggende ed è perfetto per un film.

MENTRE PARLIAMO, I FRATELLI ONETTI IN ARGENTINA STANNO DANDO VITA A UN PROGETTO AUTARCHICO CHE SFORNA FILM THRILLER CON UNA PARTICOLARE VISIONE DEL MONDO DI GENERE. LE LORO PELLICOLE SONO SEMPRE MOLTO PERSONALI E INTRISE DI UNA MORBOSITÀ CHE NON SI VEDEVA DA TEMPO. COSA PENSI DELLA LORO PRODUZIONE? PERCHÉ NON INDIRIZZARE IL TUO GIOVANE CINEMA VERSO UNA STRADA PIÙ PERSONALE COME QUELLA INTRAPRESA DA LORO?

Personalmente non li conoscevo, ho fatto una ricerca ora ed è davvero interessante, grazie per avermeli fatti conoscere. Il fatto di ripercorrere gli anni ’70 o anche ’80 mi attrae molto, anche perchè sono stati gli anni d’oro per il cinema horror e penso che adesso è grazie a quei film girati in passato che possiamo vedere al cinema film horror molto interessanti (anche se comunque non ce ne sono molti ogni anno). Adoro gli zoom lenti, cosa che voglio fare nei miei progetti horror.

CHIUDIAMO CON I LIBRI. LE TUE PELLICOLE SONO SEMPRE SCRITTE DA TE. NON TI RIFAI MAI A LIBRI? PENSI CHE PER UN REGISTA SIA MEGLIO SCRIVERE LA STORIA CHE ANDRÀ A NARRARE? IN OGNI CASO, DI QUALI STORIE ALTRUI TI NUTRI?

Alcuni libri che mi hanno colpito sono stati “Dieci piccoli indiani”, la saga di “Metro 2033” e “Jurassic Park”. Non sono un grande lettore, mi è piaciuto molto “Il Rifugio” di Simon Beckett. Per ora le sceneggiature le ho scritte io, mi risulta più facile passare dal testo alle immagini immaginandomi il montaggio già in sede di stesura del testo, però per fare il salto di qualità penso che dovrei lasciare questo compito ad altri, ed è quello che sto cercando di fare con i prossimi progetti.

Daniele Vacchino