LUKHA B. KREMO… E PULPHAGUS®

L’idea più forte del romanzo  “Pulphagus® – Fango dei cieli” (Urania Mondadori n. 1536 – novembre  2016)  di Lukha B. Kremo sono le parole scritte con vari hashtag, copyrigt, trademark e altri segni i quali indicano che i  termini hanno un prezzo. Quindi quando uno dei personaggi parla sa già quanto deve spendere. Tale originalità escogitata dallo scrittore livornese ha contribuito in modo determinante a fargli assegnare il Premio Urania 2015. Il trionfo è stato infinitamente gradito a Lukha, visto che per ben tre edizioni era giunto finalista, giungendo anche al secondo posto.

Naturalmente accanto alla particolarità delle parole segnate vi è anche una storia solida contaminata da vari stili che vanno dalla fantascienza, all’horror, al noir (ben amalgamati come vuole la scuola “connettivista”). Da non dimenticare, infine, la matrice ambientalista del romanzo, tematica  molto sentita a tutti i livelli in questi ultimi anni.

“Pulphagus®’ è stato presentato nei giorni scorsi a Roma nella sede di Palazzo Velli Expo (piazza di Sant’Egidio 10) nell’ambito della retrospettiva di pittura e scultura dal titolo  “A Saucerful of colours” dedicata al poliedrico artista Gianluca Lerici (1963 – 2006), noto nella controcultura punk e underground  italiana con il nome di Prof. Bad Trip. La mostra che chiuderà i battenti sabato 3 dicembre, conta una quarantina di dipinti ma anche opere grafiche, sculture e  vari oggetti. E’ stata allestita da Tabularasa Tekè Gallery di Carrara e compendia il lavoro di oltre venti anni dell’artista scomparso.

“Gianluca – ci ha detto in proposito Marco Cirillo Pedri, uno degli organizzatori dell’esposizione – nei circa venticinque anni di attività artistica ha partecipato a tantissime iniziative di cultura e controcultura alternativa tra cui il cyberpunk, lasciando un segno importante per cui oggi tanti giovani artisti si ispirano a lui. Per giungere ai libri il Prof. Bad Trip realizzò anche alcune copertine per Niccolò Ammaniti. “Pulpagus ®” di Lukha B. Kremo riteniamo sia affine alla controcultura espressa dal Prof. Bad Trip per cui siamo stati felici di invitare l’autore vincitore  del Premio Urania a presentare il suo romanzo nel corso di questo evento”.

Così, all’interno di una delle cinque sale espositive, in un gradevole ampio spazio con annesso bar e area concerti, si è tenuta la presentazione. Ad accompagnare Lukha nella conversazione hanno preso parte Sandro Battisti, Premio Urania con “L’Impero restaurato” (Urania Mondadori – 2015), ed Emanuela Valentini che quest’anno ha sfiorato la vittoria, giungendo con il suo romanzo “Angeli di Plastica” (Odissea Delos Digital - 2016) alle spalle di Lukha B. Kremo.

Nell’introdurre la serata Emanuela Valentini ha fatto presente come la storia, sicuramente cyberpunk, scritta da Kremo sia una metafora della società odierna volta alla distruzione della natura nella quale lo scrittore toscano è stato molto bravo a esprimere i sentimenti più profondi dei personaggi  a partire dall’amore.

Sandro Battisti ha evidenziato i suoi legami di amicizia e ideali con Kremo. La loro medesima visione relativa alla letteratura che va verso una concezione di ricerca  e di esplorazione  dei confini dell’inimmaginabile. Vale la pena ricordare in proposito che Sandro, assieme a Lukha e alla poetessa Ksenja Laginja, porta avanti la casa editrice Kipple. Ma ancora, i due scrittori si sono ritrovati artefici del “movimento connettivista” che sembra essere divenuto un vero e proprio brand di successo visto che anche gli altri autori che vi hanno preso parte sin dall’inizio, ossia Giovanni De Matteo e Francesco Verso, sono risultati vincitori del prestigioso Premio Urania.

Varie sono state le riflessioni sviluppate nel ricco dibattito aperto al pubblico, al quale hanno dato un loro contributo anche gli scrittori Francesco Troccoli e Giovanna Repetto (anche lei finalista all’ultima edizione del Premio Urania). Sono stati esaminati alcuni passaggi di “Pulphagus ®”, dello stile narrativo adottato, sino ai significati spirituali. A margine della presentazione abbiamo conversato con  Lukha B. Kremo.

CIAO LUKHA, CI TROVIAMO A PALAZZO VELLI PER LA PRESENTAZIONE DI “PULPHAGUS®”. L’INIZIATIVA RIENTRA NELLE ATTIVITA’ COLLATERALI ALLA RETROSPETTIVA DEDICATA ALL’OPERA DEL MAESTRO PROF. BAD TRIP. TU LO HAI CONOSCIUTO. COSA CI SAI DIRE DI LUI?

Sì l’ho conosciuto ma non come avrei desiderato. Ci siamo incontrati due volte. In particolare ricordo di aver parlato con Gianluca in occasione di una serata artistica e conviviale che si tenne a Stella, comune in provincia di Savona dove nacque Pertini (Sandro Pertini fu presidente della Repubblica dal 1978 al 1985). Siamo stati lì tutta la notte ed ebbi modo di parlare abbastanza con lui. Ne ho un bel ricordo. Poi di recente ho acquistato, alla mostra di Carrara precedente a questa, il suo autoritratto che tra l’altro mi somiglia molto. Il suo è uno stile cyberpunk  con un tratto molto riconoscibile, netto preciso con colori psichedelici…

I SUOI QUADRI VISIONARI POTREBBERO PERFETTAMENTE ILLUSTRARE I TUOI ROMANZI…

Potrebbero illustrare senz’altro “Pulphagus®”.  Direi che sono molto più adatti per i miei libri che per quelli di Niccolò Ammaniti, cui lui ha realizzato alcune copertine.

PARLARCI DI “PULPHAGUS®”…

Ho pensato il titolo per almeno due mesi. A volte scrivi e poi inventi il titolo. Invece qui sono partito dal titolo.

COSA TI PIACE DI QUESTO TITOLO. COSA ESPRIME?

Mi interessava il Pulp. Sai i pulp magazine americani Anni ‘20-‘30-‘40 e ‘50 del secolo scorso. Sono quelli che poi hanno fatto esplodere la fantascienza. Pulp era una specie di miscela di legno economico per fare carta economica che potesse essere diffusa in centinaia di migliaia di copie a basso costo e quindi il pulp magazine. Poi phagus, ossia fagocitare  la polpa. Quindi è venuto fuori “Pulphagus®”, mi piace come suona questo termine!

VUOI SPIEGARE AI NOSTRI LETTORI COS’E’ “PULPHAGUS®”?

E’ un asteroide adibito al riciclo di spazzatura di rifiuti umidi della Terra.

MA E’ VERO CHE SEI ANDATO A SCRIVERLO ALL’ESTERO. ALLE CANARIE?

E’ vero in parte. Sono andato alle Canarie per lavoro, anche per staccarmi dall’Italia, però non l’ho scritto lì ma quando sono tornato. Non  avevo lavoro e mi sono detto: vado alle Canarie, proviamo qualcosa. Ho fatto vari mestieri tra cui anche il grafico. Ho realizzato il logo di un hotel, anche perché se vieni da Milano, io sono livornese ma ho vissuto 25 anni a Milano, la grafica la conosci e nelle Canarie ti sembra di stare ancora negli Anni ’70, quindi non era molto difficile lavorare in quel settore. Poi è successo che mi hanno chiamato in Italia per insegnare e sono tornato.

COSA INSEGNI E DOVE?

Insegno storia e filosofia a Livorno, in un liceo.

OK. IL ROMANZO HA ANCHE UNA MATRICE AMBIENTALISTA. QUAL E’ LA TUA IDEA IN MERITO?

Per l’ambiente la penso come Ballard. L’ambientalismo va bene sino a quando non è un’ossessione cioè quando non viene posto davanti ad altre cose come la sopravvivenza o la fame nel mondo. Sicuramente è vero che il romanzo ha questa matrice perché l’ambiente oggi è un problema di grande urgenza. Il problema dei rifiuti e del loro smaltimento è uno dei dilemmi più importanti che esista.

ACCANTO ALL’IDEA AMBIENTALISTA AVEVI DA RAPPRESENTARE UN’URGENZA NARRATIVA…

C’è anche il messaggio sociale. Il fatto che nel romanzo le parole vengano tassate porta il povero a parlare male e il ricco, invece a parlare bene. Ciò crea la separazione delle nuove classi sociali. Sull’asteroide, che è una sorta di distopia, c’è una popolazione nella quale si creano dei problemi relativi a quella comunità. La disparità di condizione tra chi può permettersi di parlare bene e chi è costretto al turpiloquio che gli resta, cioè le parolacce, crea ancora di più la differenza sociale.

NELLA STORIA C’E’ LA RICERCA DI UNA RAGAZZA SCOMPARSA. QUANTO NOIR C’E’ DENTRO A TUO PARERE?

Rileggendola in alcune parti addirittura mi sembra un hard boiled. Comunque, a me piace superare i generi. Ed è  proprio quello che voglio fare nel romanzo e quindi vado un po’ sullo splatter punk, l’horror, il noir… però l’idea di partenza nasce dai “Miti orfici”, dalla ricerca di Euridice. La ricerca di una donna, dell’amore. Possiamo dire che tutto ciò avviene in un ambiente assimilabile all’Inferno. “Pulphgus®” è un asteroide cavo, quindi molto vicino alla rappresentazione  dell’Inferno. E gli abitanti vi dimorano all’interno.

IN UN PASSAGGIO TI RIFERISCI AD UN “SISTEMA EUROPA” SUDDIVISO IN CINQUEMILA MICRO NAZIONI. E’ UN MODO DI PENSARE A UN FUTURO DISGREGATO DELL’EUROPA?

La mia idea di Europa è di una confederazione simile agli Stati Uniti, però non la immagino composta da nazioni, ma un insieme di comunità autonome, ognuno con la propria cultura e con le proprie tradizioni.

C’E’ UN FILO ROSSO CHE PUO’ ACCOMUNARE “PULPHAGUS®” AI TUOI LAVORI PRECEDENTI?

A breve per la casa editrice Delos sarà pubblicata la trilogia “I nerogatti di Sodw”, quella praticamente chiude tutti i mie romanzi precedenti, infatti con  “I nerogatti” c’è un legame molto stretto. Questo romanzo, invece, rappresenta un percorso nuovo. Non ci sono legami con le altre opere a parte le tematiche di cui sono innamorato quindi il kipple, la spazzatura, lo scarto e il suo riutilizzo. In realtà è un percorso nuovo quello che voglio intraprendere.

ERI GIUNTO TRE VOLTE FINALISTA AL PREMIO URANIA. TI ASPETTAVI QUESTA VITTORIA?

Ci speravo. Anche se dopo le precedenti esperienze, per evitare altre delusioni, oramai facevo  finta di avere già perso anche perché  in quest’ultima edizione tra i  finalisti c’era Clelia Farris che è molto quotata ed Emanuela Valentini… Poi, un giorno mi ha telefonato il curatore di Urania, Giuseppe Lippi, e mi ha comunicato che avevo vinto dicendomi: “Il tuo è un gradino sopra gli altri romanzi, perché ha un’originalità veramente spiccata”….

A COSA SI RIFERIVA IN PARTICOLARE LIPPI?

Anzitutto alla questione delle parole tassate che danno un’espressività e un sapore diverso al libro e questa cosa contraddistingue il romanzo in modo preciso.

CI SONO RIFERIMENTI A SAMUEL BUTLER…

Nel libro “Pulphagus®” come termine costa troppo, per cui gli abitanti lo chiamano Erewhon. La citazione è presa da Erewhon, il romanzo di Samuel Butler.

PERCHE’ PROPRIO BUTLER?

Prima di tutto perché è colui che ha scritto la prima distopia in assoluto perché è dell’Ottocento  e parla di distopia e non di utopia e quindi di utopia negativa. E’ vero che anche con Swift si può vedere l’utopia negativa, però io ritengo che, effettivamente negativa, sia  stata quella di Butler. Poi c’è anche un riferimento a Ursula Le Guin con il protagonista che si chiama Schevek, proprio come il protagonista de “I reietti dell’altro pianeta” della Le Guin.

E ADESSO CHE SUCCEDERA’ NEL TUO PERCORSO LETTERARIO?

I premi Urania non sempre riescono. Lippi, cito le sue parole, sostiene che  viene premiato il meno peggio dei partecipanti. Quest’anno potrebbe esserci un’altra edizione in libreria di “Pulphagus®”,  perché è stato ritenuto veramente valido. Poi ho in mente altri due progetti da sottoporre alla Mondadori. Uno è una sorta di “Pulphagus®”, però si tratta di una storia completamente diversa anche se ambientata in quel mondo. L’altro romanzo invece è un young adult che ho scritto a venti anni e che devo comunque riguardare. Si tratta di un genere che adesso va sul mercato ed è richiesto dagli agenti letterari. Non voglio né snaturarmi né svendermi, è solo che l’avevo già scritto e non mi costa niente rivederlo e provare a proporlo!

CHIUDIAMO CON IL “CONNETTIVISMO”. DA QUANDO E’ NATO, DODICI ANNI ADDIETRO, HA CONIUGATO TANTE  ESPERIENZE E SI E’ DISTINTO ESPRIMENDO ALCUNI TRA I MAGGIORI SCRITTORI DI FANTASCIENZA ITALIANA ATTUALE. A CHE PUNTO SIETE OGGI?

Direi che oggi è un momento di rilancio!

E SE E’ COSI’ PER GLI AMATORI DEL FANTASTICO NON C’E’ CHE DA GIOIRE. ALLORA, FORZA LUKHA E… LEGGETE “PULPHAGUS®”!

Filippo Radogna