ROSA SANGUE, UN’ANTOLOGIA SIGNIFICATIVA E ORIGINALE

Tempo fa in un’intervista sullo scottante tema del femminicidio lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet sosteneva che, rispetto al passato, “non  sono aumentati i casi, che ci sono sempre stati, ma il fatto che sempre più spesso se ne parla”. Ossia la società o comunque i mass media prima sembravano non accorgersi del problema, mentre oggi, come è giusto che sia, se ne discute. Poi nella sua analisi Crepet si poneva alcune domande: come mai nella società contemporanea avviene ancora questa barbarie? Da cosa dipende? Le sue risposte sostanzialmente andavano alla radice della educazione dell’uomo.

E sull’argomento, sempre più oggetto di inchieste giornalistiche, analisi sociologiche e dissertazioni politiche, hanno provato a dare anche un proprio contributo diciotto scrittrici che operano nell’ambito del fantastico attraverso l’antologia “Rosa sangue” (Altrimedia Edizioni – 2016, pagine 247) curata da Donato Altomare e Loredana Pietrafesa.

Ma come nasce l’idea di proporre una raccolta di racconti di una tematica così specifica ed entrare in un mondo e in vicende complicate che trattano il tema della violenza sulle donne? Lo abbiamo chiesto ai due ideatori e curatori, entrambi scrittori di lungo corso (com’è noto Donato Altomare e Loredana Pietrafesa sono marito e moglie) sempre attenti ai processi e alle dinamiche sociali che poi vengono analizzate e trasformate in produzioni letterarie maistream o di narrativa fantastica.

“La colpa è stata di Gian Filippo Pizzo – ci dice scherzosamente Donato Altomare. Durante l’Italcon del 2015, Gian Filippo ha presentato ben tre antologie nelle quali erano presenti solo due, tre, ma anche zero autrici. Allora con mia moglie ci siamo scambiati uno sguardo e Lore ha detto: “Sempre di meno le donne. Possibile che non ce ne siano tante che scrivono fantascienza?”. Ho sollevato le spalle e le ho risposto: “Non credo, ma potremmo provare a fare una antologia di fantascienza di sole donne. Magari a tema femminicidio”. Insomma è stata una cosa buttata lì, ormai quel tema è un fil rouge che lega tutti i telegiornali. E’ nata così Rosa sangue”. Donato fa anche presente che, con Loredana, temevano fosse difficile trovare un certo numero di autrici in grado di scrivere un buon racconto di genere fantastico con quel tema difficile. “In pochi giorni – aggiunge Loredana Pietrafesa – ne abbiamo trovate venti. Persino troppe per cui siamo stati costretti a ridurre il numero di pagine per ognuna, anche se non siamo stati proprio tedeschi nel contarle. Due hanno cortesemente rifiutato in quanto impegnate in altro lavoro. Ma diciotto si sono dette entusiaste. Ed entusiastico è l’esito delle loro opere!”.

La prefazione del testo è stata redatta da Daniele Giancane, poeta, critico letterario e docente dell’Università di Bari, il quale ha risposto appassionatamente all’invito di Donato e Loredana fornendo un brillante intervento-analisi sul femminicidio e il collegamento che attraverso questa antologia si crea con la letteratura. In proposito il professor Giancane ha rimarcato come: “Chiamare a raccolta un gruppo di scrittrici per confrontarsi con la violenza alle donne è una operazione letteraria che ha evidenti risvolti sociali”.

Di seguito riportiamo i titoli dei racconti e i nomi delle autrici (alcune molto note e altre in indubbia ascesa nel panorama della narrativa fantastica italiana) presenti in “Rosa sangue”:  “Amore e morte alla corte dei faraoni” di Marina Alberghini; “Fiori di Biancospino” di Mariangela Cerrino;  “Il roseto” di Adriana Comaschi; “The Brothel house, la casa dei misteri” di Giusy Tolve; “La figlia del marinaio di Praga” di Anna Maria Bonavoglia; “La dea del mare” di Claudia Graziani; “Szomorú Vasárnap” di Luigina Sgarro; “DeV” di Francesca Garello; “Gli occhi di Giada” di Irene Drago; “Doppelgänger” di Elena Di Fazio; “Il futuro quasi nato” di Ida Vinella; “Io sono te” di Denise Bresci; “L’altra morte” di Nicoletta Vallorani; “L’amaro sogno” di Annarita Petrino; “La viaggiatrice” di Loredana Pietrafesa; “L’isola senza sorelle” di Sara Bosi; “Il demone” di Annarita Guarnieri e “Kat la sopravvissuta” di Monica Serra.

Per rendere ancora meglio l’idea del pregevole lavoro, che, lo ricordiamo, è stato presentato alla 42° edizione della Italcon 2016 (tenuta lo scorso maggio a Bellaria-Igea Marina, nell’ambito della Starcon l’evento più importante in Italia nel mondo del fantastico e della fantascienza) abbiamo raccolto alcune testimonianze da parte delle autrici.

Denise Bresci sostiene di essere stata sempre critica sul termine femminicidio che ritiene riduttivo e fuorviante. La categoria che emerge è forse più quella di chi uccide qualcuno credendo di amarlo, come se avere un rapporto speciale inducesse a credere di possederlo e quindi di poter disporre della sua vita. Questo vale anche quando il rapporto non è quello classico tra un uomo e una donna. Nel suo racconto Denise evoca una situazione volutamente inusuale per aprire la barriera del “canone” di questi delitti e costringere il lettore a riflettere più in generale sulla natura umana. Per l’autrice Annarita Petrino viviamo in una società che non ha rispetto per la vita e si assiste a una lacerazione ed esasperazione delle relazioni senza eguali rispetto ai tempi passati. Così la scrittrice si domanda  come può essere che ciò che si definiva amore possa mutarsi in un odio? “L’Amaro Sogno” è un racconto nel quale Annarita a tinte fosche e in stile cyberpunk punta i riflettori su un aspetto poco conosciuto, quello che oggi vede le donne ridotte a oggetti di riproduzione. Monica Serra evidenzia come il femminicidio sia un argomento serio, spinoso, vecchio ma al contempo drammaticamente attuale. Il fatto che qualcuno abbia pensato di creare un apposito termine per indicare un certo tipo di assassinio non è consolante, ma forse è stato inevitabile. Un omicidio è un omicidio, ma in un femminicidio c’è qualcosa di più e “in questa antologia – afferma Monica – abbiamo cercato di parlarne nel modo in cui sappiamo farlo meglio: donne che raccontano donne attraverso la lente del fantastico. Spesso poi femminicidio non è la parola giusta da usare, perché la violenza su una donna non finisce sempre con lei ammazzata”.

La fotoreporter Giusy Tolve, invece, ritiene che alla base del femminicidio ci sia essenzialmente l’incapacità da parte di alcuni uomini di accettare l’indipendenza delle donne che sono sempre più consapevoli del proprio valore, delle proprie capacità e della propria forza di volontà  oggi molto più presente rispetto al  passato. Nel suo racconto intitolato “La casa dei misteri”, Giusy narra di una donna che muore, ma non si comprende bene né come, né per quali ragioni. Sarà compito dell’ignaro protagonista via via svelare quanto accaduto, fino alla più scioccante delle scoperte.

E terminiamo la carrellata di testimonianze con una dichiarazione di Elena Di Fazio la quale fa presente che quando è stata contattata dal curatore Donato Altomare per partecipare al progetto “Rosa sangue” non ha potuto dire di no in quanto “Il femminicidio – asserisce Elena – è un argomento tristemente attuale e parlarne, darne una lettura critica attraverso la narrativa è un atto politico importante. Tanto più se il mezzo è la narrativa di genere: il fantastico e soprattutto la fantascienza hanno, all’occorrenza, una forte valenza critica e politica, perfetta per affrontare un tema come questo. Soprattutto per quanto riguarda la fantascienza, l’obiettivo – più che dare risposte – è porre domande e mettere a fuoco un problema specifico, proiettandolo in un contesto differente”.

Insomma, un importante progetto editoriale quello ideato da Donato Altomare e Loredana Pietrafesa che ha il merito di affrontare il tema del femminicidio leggendolo per la prima volta in un’antologia realizzata da donne, tutta improntata sull’argomento e soprattutto in chiave fantastica e quest’ultima cosa – ci riferisce  ancora Donato Altomare – è la prima volta in assoluto che si verifica.

Il tutto, vale la pena evidenziarlo, con l’intelligente e coraggiosa scelta della casa editrice Altrimedia di Matera, dinamica realtà editoriale, che anche alla luce delle dinamiche che potrebbero schiudersi con i positivi effetti di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019, ha deciso di investire, per la prima volta, nel mondo del fantastico. E in proposito, la giornalista Gabriella Lanzillotta, addetto alle pubbliche relazioni dell’azienda scrive: “Altrimedia Edizioni, da sempre attenta alle questioni del nostro tempo e sensibile alla sperimentazione e alla contaminazione tra le diverse forme espressive e i differenti media, ha accettato una nuova sfida: trattare in una prospettiva nuova un tema difficile”. Il testo suscita molta curiosità e a dimostrazione di ciò, dopo averne letto una recensione sul  quotidiano “La Gazzetta del Mezzorgiorno” il poeta lucano Giovanni Di Lena, presidente dell’associazione culturale “Cecam” di Pisticci (Matera), che si distingue per le sue apprezzate iniziative, ha deciso presentarlo nel corso della prossima stagione culturale del sodalizio. Siamo certi che sarà una delle numerose occasioni per parlare di questa significativa e originale antologia.

Il testo è disponibile nelle librerie, negli store on line e sul sito di Altrimedia Edizioni.

Filippo Radogna