FANTASCIENZA STORY 16

FANTASCIENZA SCRITTA E CINEMATOGRAFICA – PARTE 1

INTRODUZIONE

Così come comincia il 1952 finisce, nel senso che praticamente nulla è giunto nel nostro Paese in questo periodo; è l’anno della preparazione, della stasi in attesa del boom.

Vediamo subito le rare eccezioni rappresentate da un solo film della serie di Tarzan (Johnny Weismuller): La Valle degli Uomini Luna (Jungle Moon Men) di Charles S. Gould.

Una spedizione, dopo mille pericoli, tra cui l’incontro con animali preistorici, arriva presso le rovine di un’antica città dove vive l’ultima malvagia superstire della stirpe degli atlantidei. Essa, pur vivendo da secoli nelle viscere del pianeta, soccombe all’audacia e alla forza di Tarzan

Sempre nello stesso anno non possiamo tacere l’involucro fantascientifico che permea il film Il Magnifico Scherzo (Monkey Business) di Howard Hawks, interpretato peraltro da Cary Grant, Ginger Rogers e una esordiente Marilyn Monroe. Pur con aria da commedia è indubbio che l’argomento del film è la ricerca del filtro della giovinezza che viene condotta in un laboratorio. La soluzione al problema viene casualmente trovata da una scimmia che introduce un pasticcio accidentale di liquidi nel distributore dell’acqua che gli scienziati bevono. Chi beve si ritrova mentalmente bambino con i guai che la cosa comporta…

Citiamo poi Il Mostruoso Dottor Crimen (El Monstruo Resuscitado – 1952) per la regia di Chano Urueta: una giornalista vuole intervistare un grande specialista di chirurgia estetica. Egli ha il volto deforme e inizialmente spera che la donna s’interessi a lui, ma poi capisce che a lei interessa solo fare un buon servizio. La rabbia gli esplode dentro. Usa uno zombie che ha fatto resuscitare con l’incarico di rapirla e ucciderla, ma questi si ribella e uccide invece il dottore per poi perire a sua volta per mano del fidanzato della giornalista.

Circolano ancora i colossi dell’anno precedente e il loro successo è notevole; si stanno preparando Destinazione… Terra e Assalto alla Terra, George Pal sta curando gli effetti della sua Guerra dei mondi.

Mostri di tutti i generi si apprestano ad affollare il mercato italiano, le invasioni si faranno più spietate e, purtroppo, anche più ridicole; nello stesso tempo alcuni film diventano più sofisticati, densi di significati nascosti, o di interpretazioni personalizzate.

Impera ancora la paura della bomba, la “guerra fredda” è nel pieno del suo svolgimento. E’ il periodo d’oro dei kolossal di Hollywood: tutto ciò che è statunitense è ben fatto e ben visto, fa “moda”  e si cerca di imitarlo. Mancano ancora i cinque anni al primo sputnik sovietico.

La letteratura di fantascienza intanto muove i suoi primi, incerti passi anche nel nostro Paese: nascono e muoiono, in breve lasso di tempo, riviste anche di dignitoso valore, ma edite purtroppo da piccole case che non riescono a emergere e a tenere il passo con produzioni allora di maggior interesse commerciale.

Sola fra tutte, edita da un grosso complesso, Urania rivista, pur conoscendo una vita breve, apre il passo all’ancora vivente collana de I Romanzi di Urania (oggi solo Urania) che, al di là dei suoi alti e bassi, può vantarsi, se non di essere stata la prima, di risultare oggi di fatto la più anziana e venerabile pubblicazione italiana di Science Fiction.

La narrativa di fantascienza fin da allora mostrò di essere più evoluta e profonda della cinematografia. Non si accontentava di ricorrere a mostri e ad “astronavi alla conquista”, ma spaziava per tutti i vasti campi di interesse offerti dal genere.

In pieno sviluppo tecnologico, di fronte alle continue scoperte scientifiche che alimentavano i sogni dell’uomo, i testi letterari offrivano stimoli e prospettive ben più ampi di quelli cui si limitava il medium cinematografico: erano gli anni che in America vedevano la nascita di riviste come Galaxy e Fantasy and Science Fiction, che cercavano di superare il binomio “mostri & missili” su cui puntava la fantascienza cinematografica.

Questo non era dovuto soltanto all’immaturità dello spettatore, non ancora pronto ad affrontare problematiche psicologiche o sociali, ma, ed è più reale, alla volontà dei produttori di sfruttare al massimo le psicosi allora ricorrenti: l’ignoto dello spazio e i suoi misteri, l’enigma degli UFO, la paura dell’atomica e delle sue conseguenze.

Si apre anche un elementare discorso politico. Il messaggio di disarmo, di pace e di fratellanza, tipico delle pellicole americane del periodo mostra poliedriche sfaccettature.

“La guerra atomica è una gran brutta cosa”, dicevano in sintesi questi film, “ma non siamo noi a volerla, sono loro…

Loro, per il cinema americano, altri non erano che i sovietici: gli unici, veri responsabili di un eventuale conflitto atomico dalle disastrose conseguenze.

Una Terra desolata, irta di crateri fumanti, abitata da creature mostruose, uniche eredi del patrimonio umano, era il futuro del nostro mondo se affidato in mano a un popolo che non possedeva scrupoli o remore di sorta. Tutto ciò che era americano, viceversa, era buono, sano e giusto; mentre quanti si opponevano all’american dream erano gli alieni, i mostri, risvegliati da un millenario letargo o scesi sulla Terra per conquistarla.

E’ questo un giudizio che, tuttavia, non vale universalmente un metro interpretativo che non spiega sempre tutto: sì, alcune pellicole possono prestarsi, fra le pieghe, a un discorso del genere e altre addirittura sono state prodotte con chiaro intento propagandistico, ma, nella maggioranza dei casi, i soggetti erano affidati alle mani di produttori i quali non si sognavano minimamente di pensare in termini politici, sia perché non ne avevano le cognizioni necessarie, sia perché esulava dai preminenti interessi commerciali. Il film sui mostri e sui razzi rendeva quattrini: quindi, perché non produrne? Questo è ciò che il produttore medio pensava e null’altro.

Se la letteratura italiana e, a maggior ragione quella straniera, proseguiva la sua strada, il cinema aveva ormai imboccato la propria.

Ma nel “mare di mostri”, ci sia consentita l’espressione, alcune pellicole emergono dignitose e, per questo, vanno citate.

Al contrario del 1952, il 1953 fu senza dubbio uno degli anni più fecondi per quanto riguarda la fantascienza; furono prodotte pellicole assai interessanti e valide che, ancora oggi, mantengono intatti i loro valori.

Tre sono i film che caratterizzano quest’anno, primo fra tutti La guerra dei mondi, terza grande tappa d’obbligo, dopo Metropolis e King Kong.

Viene quindi Il risveglio del dinosauro che, se non può considerarsi un capolavoro, è certo il capostipite di tutte le pellicole di mostri che seguiranno.

Il terzo gigante è, senza alcun dubbio, Destinazione… Terra che vede il debutto nella regia di fantascienza di Jack Arnold.

Ci occuperemo quindi, prima di tutto, di questi tre film per poi citare gli altri non meno interessanti.

Il primo ha già avuto l’onore della cronaca su queste pagine per cui passeremo direttamente al secondo… nella prossima puntata.

(1 – continua)

Giovanni Mongini