FABIO FAMILIARI

E’ uno dei più grandi esperti di cinema in Italia e il suo lavoro dedicato a Riccardo Freda, ma anche a molti altri registi di genere nel nostro paese, è tra i più completi e apprezzati tanto dalla critica quanto dal pubblico. Recentemente ha collaborato con Luigi Cozzi e le Edizioni Profondo Rosso per curare il volume “Il cinema dimenticato”, un libro particolarissimo, dettagliato e documentato in ogni minimo dettaglio, unico e indispensabile per la biblioteca di qualunque amante del genere fantastico. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per voi: ecco cosa ci ha detto.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FABIO FAMILIARI?

Sono un vero e proprio “divoratore di celluloide” tanto per usare un’espressione a me cara. Da un punto di vista professionale mi occupo, in ambito accademico, di storia del cinema, anche se, com’è ovvio, la mia curiosità mi porta a maturare questo interesse anche fuori dall’ambito universitario.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Ho cominciato a scrivere in concomitanza con la conclusione dei miei studi universitari. Mentre preparavo la tesi di laurea ho capito che, nonostante le difficoltà iniziali, mi piaceva non solo parlare di cinema ma anche scriverne. Subito dopo la Laurea è stato lo stesso professore che mi aveva seguito nella redazione del lavoro universitario a inviare la mia tesi al Sindacato dei Critici Cinematografici, il quale si è dimostrato interessato a pubblicarne una parte.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Sono legato a gran parte dei lavori che ho svolto nel corso di questi dieci anni di attività. Sicuramente tengo moltissimo alle ricerche su Riccardo Freda che svolgo da anni, e che mi hanno portato a pubblicare più volte saggi su questo regista e sulla sua lunga attività cinematografica. Inoltre sono molto legato al volume sullo scenografo Andrea Crisanti, che, insieme a Sergio Toffetti, ho curato per il Centro Sperimentale di Cinematografia. Per me questo è stato un lavoro davvero entusiasmante che mi ha permesso di conoscere un grande professionista, ed amico, come è stato Andrea, ma mi ha permesso anche di entrate in contatto con personalità del cinema come Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Francesco Rosi e molti altri. Inoltre tra le sue prime esperienze Andrea aveva lavorato con Riccardo Freda per Maciste all’inferno e con Mario Bava per Quante volte quella notte e quindi, come puoi immaginare, non ho fatto altro che chiedere aneddoti e curiosità sulla lavorazione di questi film.

RECENTEMENTE HAI COLLABORATO CON PROFONDO ROSSO EDIZIONI AL VOLUME “IL CINEMA DIMENTICATO”. CE NE VUOI PARLARE?

Conosco Luigi Cozzi da molti anni; a lui mi legano non solo le esperienze professionali ma anche una grande amicizia coltivata e mantenuta negli anni. “Il cinema dimenticato” è un progetto nato dalla voglia di superare quei luoghi comuni che vedono il cinema italiano – soprattutto nei suoi primi cinquanta anni – relegato solo a determinati generi come lo storico, la commedia o il melodramma. Così abbiamo iniziato una ricerca, lenticolare, che ci ha permesso di venire a conoscenza di titoli che, con grande sorpresa, già dai primi decenni del ‘900, contenevano elementi fantastici o addirittura paurosi.

QUAL È STATA LA TUA PARTE IN QUESTO SAGGIO E COME TI SEI MOSSO?

La mia è stata soprattutto una “consulenza”; ho dato a Luigi alcune indicazioni relative al periodo del muto, ho stilato un primo elenco di titoli e informazioni che sono servite per iniziare quel lungo lavoro di ricerca che poi Luigi ha portato avanti con attenzione.

ESSENDO UN LAVORO A PIU’ MANI, COME E’ STATO COLLABORARE CON LUIGI COZZI?

Come ti accennavo lavoro con Luigi da molti anni, le nostre collaborazioni sono state sempre felici. Insieme abbiamo lavorato ai volumi su Freda, su Corman, sulla storia dell’horror italiano, lavori svolti con entusiasmo e passione.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ CI SEMBRA DI CAPIRE CHE HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Fondamentale. Amo tutto il cinema fantastico, però è vero che, al di là di alcune figure “storicizzate”, molte ancora sono poco valorizzate dalla ricerca accademica e non. Penso a figure come Francisci, Gentilomo, Leonviola, autori del nostro cinema, che, proprio nel fantastico, hanno dato grandi prove, ma di cui ancora si parla pochissimo.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Sicuramente Poe e Lovecraft per quanto riguarda l’horror. Mi piacciono anche Alberto Savinio, Tommaso Landolfi, Primo Levi, Italo Calvino. Ho inoltre una passione per Emilio Salgari, passione letteraria che si è tradotta anche in cinematografica, dato che mi piace collezionare i tanti film italiani che, soprattutto tra gli anni ’40 e i ’50, si sono ispirati ai romanzi di questo scrittore, penso ai film di Guazzoni,  Simonelli, persino di Soldati.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

È difficile rispondere a questa domanda. Il cinema mi appassiona tutto, mi piace Bonnard come mi piace Cronenberg, però se proprio devo scegliere, direi che amo gran parte dei film di Freda cosi come quelli di Mario Bava, in particolare di quest’ultimo, nutro una vera passione per “Reazione a catena”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Adesso sto lavorando a un volume sul cinema giallo/poliziesco italiano degli anni Trenta e Quaranta. Nel futuro vorrei continuare la mia ricerca su Riccardo Freda, così come mi piacerebbe lavorare a una monografia su Antonio Leonviola.

Davide Longoni