NANI E GIGANTI

“Sciogliersi… diventare il nulla.
Le mie paure svanivano e veniva a sostituirle l’accettazione.
La vasta maestà del Creato doveva avere un significato.
Un significato che “io” dovevo darle.
Sì, più piccolo del piccolo avevo un significato anch’io.
Giunti a Dio non vi è il nulla… Io esisto ancora…”

(“Radiazioni BX: Distruzione Uomo” di Jack Arnold)

Tra gli esperimenti proibiti esistono anche i fenomeni di gigantismo e di nanismo. Abbiamo già avuto modo di constatarlo, per esempio, con “TARANTOLA” di Jack Arnold ma quando questo succede agli esseri umani? Il mondo dell’incredibilmente piccolo è stato visitato in maniera magistrale da Ernest B. Schoedsack e s’intitolava “IL DOTTOR CYCLOPS” (“Dr. Cyclops” -1940) che è considerato il primo film di fantascienza a colori.

Uno scienziato, Torkel, interpretato da Albert Dekker, sta conducendo ricerche in una zona isolata della foresta sudamericana: egli invita a raggiungerlo un gruppo di scienziati solo per il fatto che i suoi occhi non vedono più tanto bene. Credendo che i suoi colleghi vogliano portare via il frutto delle sue ricerche, egli li riduce a piccole dimensioni e cerca poi di ucciderli, ma i superstiti riescono a loro volta a uccidere il malvagio gigante riprendendo lentamente le loro misure normali. La ricostruzione dell’ambiente, ingigantito per far risultare più piccoli i protagonisti, è eccezionale ed estremamente curato e il colore sottolinea perfettamente i risultati ottenuti dai trucchi fotografici di Clifford Stine. Con un vezzo nostrano molto discutibile il film è circolato una prima volta in Italia a colori per poi essere rieditato in bianco e nero per cui non molti hanno potuto apprezzare il film nella sua versione originale, perché anche nei passaggi televisivi, è sempre stata usata l’unica versione disponibile e che è appunto la riedizione in bianco e nero.

L’infinitamente piccolo ritorna in quella che viene considerata la miglior pellicola di Jack Arnold: “RADIAZIONI BX: DISTRUZIONE UOMO”, titolo idiota per il miglior originale: “The Incredible shrinking man”, del 1957, dove il protagonista, colpito da una misteriosa nuvola radioattiva mentre era in mare con la sua imbarcazione, comincia a rimpicciolire progressivamente fino a ridursi a dimensioni microscopiche. Creduto morto, ma in realtà disperso in cantina, egli lotta per sopravvivere uccidendo un ragno che gli voleva contendere il cibo. La sua disperazione svanisce quando si rende conto che il suo viaggio nel microcosmo lo porterà a conoscere altri mondi sconosciuti in un circolo chiuso e sotto lo sguardo benevolo del Creatore.

Tratto da un romanzo di Richard Matheson intitolato, in Italia, “Tre Millimetri al Giorno”, il film non ottenne il successo sperato pur essendo stato realizzato con un notevole dispendio di mezzi.

Probabilmente la ragione di questo parziale insuccesso che il tempo ha poi ampiamente rivalutato è nel suo finale, aperto, filosofico e non facilmente comprensibile. Anche in questo caso un mondo gigantesco è stato creato attorno al personaggio principale, Scott Carey (Grant Williams). Il problema era dovuto al fatto che il rimpicciolimento era graduale e anche gli oggetti quindi dovevano diventare progressivamente più piccoli. Forse in questo suo rimpicciolimento non voluto sta la salvezza di Carey: egli non è voluto entrare in questo nuovo mondo sfidando le leggi di Dio ma vi è stato portato, preso per mano forse da Lui stesso per aprire gli occhi su una nuova realtà. Il film ha conosciuto un remake in tono di commedia nel film “UNA DONNA PICCOLA PICCOLA” (“The Incredible shrinking woman” – 1981), per la regia di Joel Schumacher, ma la levatura dell’opera è ben diversa.

Il fenomeno di gigantismo, invece, ha interessato addirittura Herbert George Wells nel suo romanzo “IL CIBO DEGLI DEI” che ha molto, ma molto liberamente ispirato l’omonimo film diretto da Bert I. Gordon: “The Foods of the Gods” – 1976, di Bert I. Gordon. Un liquido proveniente dal sottosuolo non fa diventare giganteschi gli esseri umani come accade nel romanzo ma delle vespe e dei topi con le terroristiche conseguenze del caso. Guidati da un malvagio topolone bianco, i ratti vengono uccisi a fucilate (veramente e sadicamente sparate su topolini vivi con un fucile ad aria compressa dal protagonista Marjoe Gortner) e affogati facendo crollare una diga.

Le radiazioni atomiche sono alla base di un altro fenomeno di gigantismo precedente a quello citato poc’anzi e dovuto allo stesso regista, probabilmente innamorato del fenomeno, il quale ha realizzato nel 1957 “I GIGANTI INVADONO LA TERRA” (“The Amazing Colossal Man”) e il suo seguito, da noi inedito, “WAR OF THE COLOSSAL BEAST” del 1958.

Il Colonnello Manning, investito dalle radiazioni di un’esplosione atomica, comincia a ingrandirsi a dismisura ma il cuore non cresce con lo stesso ritmo e il paziente comincia ad accusare dei disturbi mentali dovuti alla mancanza di ossigeno nel cervello. Dopo aver cercato di devastare la città (anche se un pirata della strada avrebbe fatto più danni), viene colpito e scaraventato giù da una diga. La gigantesca creatura non è morta ma è rimasta soltanto sfigurata e, in preda a una incontenibile pazzia, comincia a distruggere tutto ciò che incontra. Solo l’intervento della sorella riesce a fermarlo e a fare in modo che il gigante metta le mani sui cavi della corrente autofulminandosi. Il finale, come era in uso all’epoca, è a colori.

Nel 1958 Nathan Juran diresse il film inedito in Italia: “ATTACK OF THE 50 FEET WOMAN”, il cui titolo, già da solo spiega il fenomeno di gigantismo cui viene sottoposta una donna. Il rifacimento del 1994, intitolato in italiano “UNA DONNA IN CRESCENDO” (“Attack of the 50 feet Woman”), e’ una sciocca commedia diretta da Christopher Guest e solo gli effetti speciali si salvano. Il caso di gigantismo nel remake è causato da un UFO il quale si porta poi via la gigantessa con il suo bagaglio appresso, e cioè il marito fedifrago, a bordo del disco volante e lascia sulla Terra un padre che la maltrattava.

La tecnica moderna si è appropriata mirabilmente di storie di grandi e piccoli uomini e la Walt Disney ha sfornato “TESORO MI SI SONO RISTRETTI I RAGAZZI” (“Honey, I shrunk the kids” – 1990) per la regia di Joe Johnston dove dei ragazzini mettono in funzione inavvertitamente l’invenzione del padre e diventano più piccoli di una formica e si trovano dispersi nel giardino di casa. Un soggetto simile era stato pensato da Jack Arnold ma non fu poi mai realizzato.

Grazie al computer assistiamo ai piccoli eroi che cavalcano una formica, salgono in groppa a un’ape e dormono dentro a un pezzo del Lego. Dopo aver rischiato di essere divorati dal padre in una tazza di latte e biscotti, vengono recuperati e fatti tornare a dimensioni normali. Dal piccolo al grande con il successivo “TESORO MI SI E’ ALLARGATO IL RAGAZZINO” di Randal Kleiser (“Honey, i blew up the Kid” – 1992) dove il piccolo di casa diventa questa volta un gigante di due anni scatenato per le vie della città. Solo la madre gigante può fermarlo prima che venga abbattuto dall’aviazione. In ultimo, e fatto solo per il VHS, è “TESORO CI SIAMO RISTRETTI ANCHE NOI” di Dean Cundey (“Honey, we Shrunk Ourselves” – 1997) – cui fece seguito anche una serie tv, ndr. Questa volta è lo scienziato, con moglie, nuora e fratello a diventare piccolo e i quattro cercano di avvertire i figli dell’accaduto ma per farlo devono scendere dalla soffitta in cucina… e non è affatto facile…

Giovanni Mongini