VLAD SANDRINI

Autore del recente “Il fantasma di Idalca”, Vlad Sandrini è uno scrittore dalle mille sfaccettature, che si occupa di letteratura fantastica a 360 gradi e che vale assolutamente la pena di andare a conoscere insieme.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È VLAD SANDRINI?

Tecnico informatico, sognatore e metallaro. Prima del Duemila ho avuto occasione di suonare in alcuni gruppi metal underground, poi dopo un periodo di confronti con altri appassionati di fantasy sono stato coinvolto dal 2008 nella redazione de La Penna Blu Edizioni.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?

Si tratta di lavori di diffusione estremamente limitata. In gioventù ho partecipato a qualche progetto di fanzine con fumetti e rubriche sopra le righe; dopo il Duemila ho partecipato a un progetto di scrittura a un numero imprecisato di mani di ambientazione fantasy. Quest’ultimo non è andato a buon fine, ma dall’ambientazione ho tratto un breve romanzo, distribuito personalmente in copie esigue e in attesa di decisioni per qualcosa di più. E poi ho partecipato come molti ad alcuni premi letterari, pubblicando qualche racconto di fantasia, dalla fiaba alla fantascienza.

RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “IL FANTASMA DI IDALCA”. VUOI PARLARCENE?

Quando mi chiedono di che si tratta mi trovo sempre a dire, per chiarire se può piacere o no: “Ci sono molti inseguimenti e sparatorie”. È una storia cupa, fantasy ma con prestiti dalla fantascienza, in tempi di pace col dito sul grilletto. L’impiego di un’arma di distruzione di massa che nessuno possiede, il furto di un golem d’assalto che nessuno ha compiuto, una spedizione di ricognizione su un’aeronave occultata: questi sono alcuni degli eventi che travolgono i personaggi malcapitati.

COME TI E’ VENUTA L’ISPIRAZIONE PER QUESTO LIBRO?

Si era nel 2004, e mi rimbombavano ancora in testa le torri gemelle e l’incredibile rappresaglia contro l’Afghanistan, che ancora oggi nel 2011 non sono sicuro di aver capito appieno. Per questo l’ambientazione parte da una situazione internazionale grottesca ma possibile, in una guerra fredda e con uno stato “liberato” dal suo dittatore e in realtà territorio di scontro e colonizzazione da parte delle due potenze vicine, rivali fra loro.

ALL’INTERNO DELLA STORIA SI FA USO DI UN CERTO TIPO DI TECNOLOGIA. COME E’ NATA L’IDEA?

Uno dei miei obiettivi di partenza era un funzionamento dell’ambientazione basato su fenomeni che percepiremmo come magia, mentre le nostre reazioni chimiche sarebbero viceversa per loro magia incomprensibile. Il risultato è un sistema assolutamente coerente con se stesso, quanto basato su assunti assurdi e che non potrebbero mai funzionare nella realtà (per la serie: “Non provateci a casa!”).

ANCHE L’AMBIENTAZIONE E’ MOLTO PARTICOLARE. CE NE VUOI PARLARE?

Il setting ha un sapore retrò, un po’ per scelta e un po’ per verosimiglianza. Non potevo dare ai personaggi la miniaturizzazione dei pentium e il laser dei cd, ma hanno i mangianastri, perché far funzionare un nastro magnetico in qualsiasi setting è assai facile, e poi perché ho nostalgia delle C90 nel walkman. La tecnologia civile non è avanti come oggigiorno. I mezzi a motore sono “carrozze” e non ce la fanno a superare i cinquanta all’ora. E il vestiario variopinto di alcuni personaggi spero che richiami gli anni 80 con i compagni di classe paninari.

ALL’INTERNO DEL ROMANZO SI FA RICORSO ALL’ARCHETIPO DEL SUPERSOLDATO. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

È vero. La Milizia dargorena rianima i soldati deceduti (previo consenso espresso in vita, estorto con un incentivo), o in mancanza di consenso preleva campioni di tessuto da mettere in coltura per costruire altre apparecchiature “antibiologiche” (termine spiegato nel glossario), come golem, sentinelle automatiche, elaboratori non elettronici…. Ben due dei protagonisti sono soldati potenziati: si sa, la parte più audace e più segreta della ricerca scientifica è sempre riservata alla guerra e al mantenimento del potere, per questo non mi sono posto problemi a far uscire la ricerca militare da eventuali confini morali: avrei trovato poco verosimile il contrario.

ANCHE LA RELIGIONE HA UNA PARTE IMPORTANTE ALL’INTERNO DELLA STORIA. COME TI SEI COMPORTATO?

La religione ha un ruolo chiave sia nella costruzione dell’ambientazione, sia nello svolgimento della vicenda. Purtroppo se spiegassi dettagliatamente il motivo sarebbe un gigantesco spoiler. Basti sapere che non solo esiste, ma ho cercato di gestire in modo verosimile il rapporto che hanno i personaggi con il loro credo: per la maggior parte di assoluta ipocrisia, usandola per interiezioni o bestemmie, o come spauracchio morale, e per ben pochi una riflessione spirituale. Ma l’oggetto del credo è importante, anzi man mano che si dipana la matassa diventa una presenza davvero ingombrante. Praticamente un protagonista.

E PER LA CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI QUALE ITER HAI SEGUITO?

Mi si è fatto notare che nessuno è buono o cattivo, tutti sono un po’ e un po’. È vero. Fra i personaggi, uno a cui sono più affezionato è la ragazzina Rose, una criminale assassina per scelta, senza scuse. Gli altri magari hanno dovuto fare scelte difficili, e quasi nessuno si tira indietro quando è costretto a fare del male, molto male, per i propri obiettivi. Se mi sono messo a giocare al piccolo antropologo confezionando una religione verosimile, a maggior ragione ho cercato di dare atteggiamenti verosimili alle persone. Non ho gran fiducia nella magnanimità assoluta, specialmente quando la si attribuisce a qualcuno che è
armato fino ai denti.

PASSIAMO AD ALTRO. IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

È un potente mezzo di astrazione, in cui far giocare ipotesi e speculazioni rimandando lo scontro con le pareti della realtà. È anche un terreno ottimale dove disporre le pedine dei miei pensieri, per me è anche istinto. Non lo faccio apposta. Giusto pochi giorni fa ho fatto l’ultimo sogno steampunk, e se ne troveranno tracce in uno dei prossimi progetti.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Da qualsiasi cosa. Notizie di attualità, conversazioni che subisco sui mezzi pubblici, sogni, qualsiasi situazione potrebbe far scattare una molla e finire nei miei appunti.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Non potrò certo elencarli tutti. Philip K. Dick, Mark Twain, Douglas Adams, Octavia Butler…

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

La mia formazione è avvenuta con, nell’ordine: “Guerre stellari”, “The Blues Brothers”, “Blade runner”, “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”, “Dune”, “Bad taste” e tutti gli “Alien” e “Predator”. Non perdevo una puntata di “Star Trek”, e infatti non ho perso i film. Come produzioni recenti, ho davvero apprezzato la “Guida galattica per autostoppisti” e “A scanner darkly” e ogni tanto rivedo con piacere “Doom”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Ho molti appunti, ma purtroppo è presto per tracciare l’identikit di un’opera. Non ho ancora scartato l’idea di un progetto sonoro.

E ALLORA… RESTIAMO IN ATTESA DEI PROSSIMI SVILUPPI. INTANTO, IN BOCCA AL LUPO!

Davide Longoni