FANTASCIENZA STORY 236

NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 04

“Questa è la Terra al tempo in cui i dinosauri popolavano un pianeta lussureggiante e fertile. Un asteroide di sei miglia di diametro cambiò tutto per sempre… Colpì con la forza di diecimila testate nucleari. Un trilione di tonnellate di frammenti e detriti s’innalzò nell’atmosfera creando una soffocante cortina di polvere che per mille anni il Sole non riuscì a penetrare. È avvenuto in passato, avverrà di nuovo. La questione è solo: quando?”

ARMAGEDDON – GIUDIZIO FINALE (Armageddon)

La voce del narratore che ha presentato le prime sequenze del film è, nella versione originale, di Charlton Heston.

65 milioni di anni dopo.

L’astronauta Pete Shelby (Ian Quinn) è uscito in attività extraveicolare per riparare l’antenna di un satellite. Lo Shuttle, ancora una volta l’Atlantis, è parcheggiato lì vicino pronto a riprenderlo a bordo mentre da Houston seguono la manovra. Il Direttore del Centro, Dan Truman (Billy Bob Thornton), sta dando le ultime istruzioni a Pete quando all’improvviso una pioggia di meteore distrugge il satellite e lo Shuttle uccidendo Pete e gli altri astronauti. Prima di scoprire la vera causa dell’incidente che ha improvvisamente interrotto le comunicazioni, il Comando Difesa Aerea degli Stati Uniti (Strategic Air Command), pensa a un possibile attacco quindi fa alzare in volo i suoi reattori. Karl (John Mahon), un astronomo, avvista un bagliore nel cielo e qualcos’altro nel profondo spazio. Una pioggia di meteore investe la città di New York e tronca una discussione tra un ragazzo e un venditore di Godzilla in gomma il cui cagnolino si era messo ad azzannare il famoso rettile made in Japan.

La meteora becca in pieno il venditore, altre fanno crollare ed esplodere edifici, macchine, in un crescendo allucinante… e siamo solo ai primi minuti del film… Intanto Dan Truman è al telefono con Karl e questi gli comunica l’avvistamento dell’asteroide al quale dà il nome di sua moglie Dottie (Grace Zabriskie) che lui considera una vipera velenosa. Il telescopio orbitale Hubble viene indirizzato sulle coordinate date da Karl e scattano le foto di quella che viene chiamata “anomalia”. In collegamento diretto con la centrale NASA dall’Air Force One c’è il Presidente degli Stati Uniti (Stanley Anderson).

Presidente: “Basta con queste stronzate dell’anomalia. Che cavolo è quell’affare?”

Truman: “È un asteroide, Signore.”

Tecnico: “Signore, stimiamo che possa situarsi sui…”

Truman: “È grande come il Texas, Presidente.”

Tecnico: “Infatti… Signore…”

Presidente: “E nessuno si è accorto del suo arrivo?”

Truman: “Il nostro budget per il monitoraggio anticollisioni ci consente di controllare solo il tre per cento del cielo e, con tutto il rispetto, il cosmo ha un culo enorme.”

Il Generale Kimsey (Keith David) sta ascoltando dal suo ufficio con i suoi collaboratori.

Kimsey: “E quelli di stamattina?”

Truman: “Ah, non erano niente. Di dimensioni variabili fra una palla da basket e un’utilitaria.”

Presidente: “E l’asteroide colpirà la Terra?”

Truman: “Al momento lo stiamo appurando, Signore.”

Presidente: “Che tipo di danni potremmo subire?”

Truman: “Danni? Totali, Signore. L’impatto non lascerebbe scampo, la fine dell’umanità. Dovunque colpisse il globo nulla sopravviverebbe, neanche i batteri.”

Presidente: “Mio Dio! Che cosa facciamo?”

Un tecnico giunge di corsa portando un fascio di fogli.

Tecnico 2: “Ci restano solo diciotto giorni prima che arrivi sulla Terra!”

Mare della Cina Meridionale.

Dall’alto di una piattaforma petrolifera Harry S. Stamper (Bruce Willis) sta colpendo con delle palline da golf lanciate con la debita mazza l’equipaggio di una nave di Greenpeace venuta a protestare per l’inquinamento. Poi entra a passo di carica nell’alloggio del suo secondo, A.J. Frost (Ben Affleck), per chiedergli spiegazioni sulla sua mancanza di assistenza a uno dei pozzi. Il ragazzo è imbarazzatissimo e comincia a profondersi in scuse, questa sua umiltà senza discutere diventa fin troppo sospetta per Harry che per prima cosa nota un reggiseno lasciato su un tavolo e poi, scostando la coperta del letto, ne scopre dentro sua figlia Grace (Liv Tyler). Harry va a prendere un fucile ed insegue A.J. per tutta la piattaforma sparandogli contro in una scena drammaticamente buffa e il diverbio tra lui e il ragazzo e poi tra lui e sua figlia viene interrotto da un elicottero a bordo del quale c’è il Generale Montgomery che carica Harry e sua figlia e li porta, dopo un lungo volo, a Houston dove s’incontrano con Truman il quale li accompagna in una sala deserta per esporre loro il gravissimo problema.

Truman: “La cometa, attraversando la fascia degli asteroidi, ha provocato una pioggia di frammenti. Nei prossimi quindici giorni la Terra è al centro del mirino. Anche se l’asteroide cadesse nel mare sarebbe un disastro. Produrrebbe un’onda di milioni di ettolitri d’acqua bollente per poi urtare contro il fondo. Se cadesse nel Pacifico, ipotesi che riteniamo probabile, creerebbe un’onda alta tre miglia che alla velocità di mille miglia all’ora sommergerebbe la California spazzando via tutto fino a Denver. Via il Giappone. L’Australia sarebbe un ricordo. Metà della popolazione mondiale finirebbe incenerita e l’altra metà morirebbe congelata nell’inverno nucleare.”

Grace: “Sembra incredibile…”

Truman: “Veramente è un’ipotesi più che reale… e comunque sta arrivando. Ci punta addosso a ventiduemila miglia all’ora. Nessuno sarà in grado di mettersi al riparo.”

Harry: “Immagino che non divulgherete queste notizie.”

Truman: “Nessuno sa niente e così deve essere. Ci sono solo nove telescopi al mondo in grado di avvistare l’asteroide e di questi otto li controlliamo noi. Il Presidente ha classificato questa informazione Top Secret. Se una tale notizia si diffondesse assisteremmo alla cessazione immediata dei più comuni servizi in tutto il mondo. Disordini, isterismo religioso di massa, il caos totale, si può immaginare… Il più cupo capitolo della Bibbia…”

Harry: “Sei miliardi di persone sul pianeta. Perché avete chiamato me?”

La discussione prosegue in un grande hangar.

Truman: “Deve aiutarci a preparare la squadra che manderemo su.”

Harry: “Su, dove?”

Truman: “Sull’asteroide. Trivelleranno inserendo cariche nucleari che faranno esplodere dopo il decollo, se riusciamo a risolvere un problema d’equipaggiamento. Il modulo di trivellazione è un prototipo che stavamo costruendo per il Progetto Marte e forse… il mezzo le risulterà familiare.”

Harry: “Già, mi sembra di conoscerlo… È un mio progetto… Avete rubato la chiave dell’Ufficio Brevetti?”

Truman: “Sì, quasi.”

Harry: “Fatemi capire. Mi avete prelevato da una piattaforma oceanica e portato all’altro capo del mondo perché avete rubato il mio progetto, ma non riuscite a capirci un accidente e state facendo una merda d’assemblaggio.”

Tecnico: “Tecnicamente i brevetti non si estendono allo spazio…”

Truman: “Stà zitto! Il modulo non va più su Marte. Tenterà di salvare questo pianeta e noi dobbiamo sapere cos’ha che non va. Ha detto che abbiamo fatto un pessimo lavoro d’assemblaggio…”

Harry: “No, ho detto che avete fatto una merda d’assemblaggio. Per cominciare i sistemi di flusso sono tutti al contrario. Vediamo se indovino. Avete bruciato un mucchio di rotori e non capite perché, vero?”

Tecnico: “Sì, e così.”

Harry: “Perché il sistema di camme è tutto sbagliato, signor mago.Chi l’ha fatto funzionare?”

Truman: “Eccoli là.”

Indica un gruppo di uomini, astronauti, che stanno osservando la scena.

Tecnico: “A dire il vero siamo all’ottavo mese di un intenso programma di addestramento…”

Harry: “Otto mesi interi!”

Truman: “Beh, più o meno sì.”

Harry: “Per la miseria.”

Truman: “Quelli sono gli uomini che porteranno a termine la missione e vogliamo che lei li addestri qui.”

I due, continuando a parlare, si allontanano.

Truman: “Allora, signor Stamper, che mi dice?”

Harry: “La trivellazione è una scienza, un’arte. Vengo da tre generazioni di trivellatori. Lo faccio da una vita e ci sono cose che ancora non riesco a capire. Immagino che abbiate chiamato me perché sono il migliore, ma se sono il migliore è solo perché lavoro con i migliori, se non ti fidi della gente con cui lavori sei morto. Volete mandare questi ragazzi nello spazio? Bene. Saranno anche degli ottimi astronauti, ma non capiscono un’acca di trivellazione. Qual è il vostro piano di contingenza?

Truman: “Sarebbe a dire?”

Harry: “Il piano alternativo. Avrete pure un piano di riserva, no?”

Truman: “No, non abbiamo alcun piano alternativo.”

Harry: “E questo è quanto di meglio avete… c.… cioè che il Governo… il Governo degli Stati Uniti ha saputo concepire? Insomma, per la puttana, voi siete la NASA! Avete spedito degli uomini sulla Luna, siete dei geni! Portate avanti un programma spaziale! Sono certo che da qualche parte in questo momento un centinaio di scienziati studiano chissà quali cazzi e mi venite a dire che non avete un piano alternativo? Che questi otto boy scouts sono l’unica speranza che ha il mondo? Questo volete dirmi?”

Truman: “Sì.”

Harry: “Oooh, Cristo. Andiamo bene!”

Truman: “Siamo un pò a corto di tempo. Vuole darci una mano?”

Harry: “Devono solo trivellare?”

Truman: “Esatto.”

Harry: “Niente passeggiate nello spazio o altre fesserie astronautiche?”

Truman: “Solo trivellare.”

Harry: “Quanti uomini pensate di mandare lassù?”

Truman: “Mandiamo due Shuttle, due equipaggi.”

Harry: “Se accetto voglio portare con me i miei uomini.”

Truman: “Accordato… Allora ha detto che ci darà una mano?”

Harry: “Sissignore…”

Truman: “Grazie.”

Guarda sua figlia che si è avvicinata e ha ascoltato.

Harry: “Solo perché non mi fido di nessun altro, tutto qui.”

E così Harry comincia a cercare i suoi uomini: il possente Jayotis Bear Kurleenbear (Michael Duncan), il grasso Max Lennert (Ken Hudson Campbell), l’arrapato Rockhound (Steve Buscemi), il pazzoide Oscar Choi (Owen Wilson), l’amante del gioco d’azzardo Charles Chick Chapple (Will Patton), Noonan (Clark Brolly) e alla fine anche A.J. Frost.

Lo strano e folcloristico gruppo viene portato alla NASA dove Harry spiega loro di quale lavoro si tratti.

Harry: “Nessuno deve sentirsi obbligato. Possiamo restarcene sulla Terra ed aspettare che quel grosso sasso ci colpisca distruggendo tutto e tutti. Il Governo degli Stati Uniti ci ha chiesto di salvare il mondo, qualcuno vuole dire di no?”

Tutti accettano e Harry deve portare le loro richiese a Truman che già sta combattendo contro lo scetticismo di Kimsey.

Le richieste stanno tra l’assurdo e il comico: annullare 56 multe per eccesso di velocità, la cittadinanza americana per due ragazze senza fare troppe domande, il rilancio dei nastri Stereo 8, una settimana in un albergo extralusso, sapere chi ha ucciso Kennedy, un’estate nella suite Lincoln alla Casa Bianca ma, soprattutto, esenzione totale ed eterna dalle tasse. La squinternata squadra comincia gli esami fisici e psichici e secondo lo psichiatra (Udo Kier) sarebbero tutti da scartare, ma a Truman basta che siano fisicamente a posto e quindi… la NASA approva.

Sharp: “Sono il colonnello Willy Sharp, oltre a pilotare uno degli X-71 che vi porterà su quella roccia, devo prepararvi ad affrontare i rigori fisici e mentali del lavoro nello spazio ed evitare che vi parta il cervello sull’asteroide. L’addestramento degli astronauti dura degli anni, voi avete dodici giorni. Avete domande intelligenti da fare prima di procedere?”

Chapple: “Che cos’è un X-71?”

È Truman a spiegarlo.

Truman: “Voi siete i primi civili a vederlo. Lo chiamiamo X-71. È il frutto di una collaborazione con l’Aereonautica insieme al veicolo gemello che ora si trova a Vandenberg. Domani verrà portato in Florida ma volevo che prima gli deste un’occhiata. I nostri due Shuttle si chiamano Freedom e Independence. La sua impenetrabile corazza in lega di titanio racchiude il veicolo spaziale più sofisticato e aggressivo che l’uomo abbia mai costruito. Il Colonnello dell’Aereonautica Davis (Marshall R. Teague) e il pilota della Nasa Tucker (Anthony Guidera) comanderanno lo Shuttle Independence, mentre il Colonnello dell’Aereonautica Sharp (William Fichtner) e il pilota Watts (Jessica Steen) comanderanno il Freedom. Gli specialisti di munizioni Gruber (Grayson McCouch) e Quincy (Jason Isaacs) avranno in carica l’armamento militare e… comunque… ho creduto giusto farvi incontrare…”

Al Centro di Addestramento Assenza di Gravità i neo astronauti indossano la tuta e si muovono in immersione. Poi vengono portati all’armadillo e cioè il macchinario mobile sul quale sono state montate le trivelle e subito Harry e gli altri vi trovano dei pezzi inutili e in più. Poi i nostri eroi provano l’ebberezza del volo su degli aerei a reazione guidati da provetti piloti. Max vomita sul cruscotto di uno degli aerei. Jennifer Watts, invece, li addestra nell’uso delle tute.

Truman: “Allora, signori, esaminiamo il piano di volo. Non sghignazzate troppo, so che lo schemino non è in scala. Entrambi gli Shuttle partiranno martedì alle 18,30. Settantacinque minuti più tardi vi aggancerete alla stazione spaziale russa dove il cosmonauta Andropov rifornirà gli Shuttle di ossigeno liquido che è il vostro carburante. Poi affronterete il tratto di sessanta ore che vi separa dalla Luna. Abbiamo a disposizione un solo tentativo per atterrare sull’asteroide e precisamente nel momento in cui transiterà vicino alla Luna. L’azione della spinta propulsiva combinata alla gravità lunare produrrà un effetto fionda e vi catapulterà sull’asteroide con un’accellerazione superiore a 11 G.…”

Rockhound: “Ah, sì me lo ricordo questo. È quando Will il Coyote mette il culo in una grande fionda e si lega abbracciato a un missile ACME. È più o meno quello che faremo noi?”

Harry: “Rockhound…”

Rockhound: “No, no, no, veramente… perché non ha funzionato un granchè con il Coyote…”

Truman: “Per la verità i nostri razzi sono migliori di quelli del Coyote… Dunque, per l’effetto della manovra alla Willy il Coyote, diciamo, procederete a una velocità di circa ventiduemilacinquecento miglia all’ora, sempre seguendo l’asteroide e sperando che i frammenti in coda siano risucchiati dall’attrazione lunare. Atterrerete qui. Capolinea.”

Tecnico: “Ogni equipaggio ha una zona d’atterraggio diversa dove pensiamo che la superficie sia meno dura. Qui alla NASA non corriamo rischi. Abbiamo sempre un’alternativa. Chi arriva a ottocento piedi ha vinto. L’asteroide è grande, compatto, con una certa gravità e vi muoverete liberamente, ma usate i vostri razzi, lavorerete meglio.”

Oscar: “Okay, signor Truman. Diciamo che siamo riusciti ad atterrare sull’asteroide. Che tipo di ambiente troveremo?”

Truman: “Novantatrè gradi centigradi al Sole, meno novantatrè all’ombra. Crepacci con rocce taglienti come rasoi. Inimmaginabili condizioni gravitazionali, improvvise eruzioni, cose del genere…”

Oscar: “Ho capito. Le peggiori condizioni ambientali, grazie, non serve altro, le peggiori condizioni ambientali…”

Truman: “Bene, quindi trivellate, sganciate l’ordigno e ripartite e qui viene il punto. Dovrete far detonare la bomba prima che l’asteroide oltrepassi questo piano immaginario, il punto limite. Se riuscirete nell’intento la traiettoria dei pezzi di asteroide verrà deviata dall’esplosione ed eviteremo l’impatto. Se invece la bomba esplode dopo il punto limite la partita è chiusa.”

Finita la riunione Harry cerca A.J. e lo trova nascosto con Grace nel grande ugello di scarico del Saturn. I due si stanno baciando. Harry se ne va senza dir niente ma pur sempre furibondo al pensiero che la sua bambina possa sposare un trivellatore. Intervengono gli altri che si sentono un poco tutti padri di quella bambina e consigliano a Harry di calmarsi.

Area Test Armadillo.

Harry: “Gli equipaggi saranno due. A.J condurrà la squadra di trivellazione con Oscar, Bear e Noonan sull’Independence. Io condurrò la squadra del Freedom con Chapple, Rockhound e Max. Sull’asteroide avremo otto ore per finire il lavoro, per riuscire a spezzare la massa di roccia dovremo trivellare fino a ottocento piedi e adesso prepariamoci bene: è giunto il momento della simulazione subacquea.”

La prova consiste nelle due squadre in immersione con l’uso delle trivelle e A.J. forza troppo l’apparecchiatura perché vuole fare di testa sua. Harry non perde occasione per rinfacciarglielo. Siamo ormai vicini alla partenza e Harry chiede e obbliga Truman a concedere alla sua squadra una serata libera fuori dalla base.

Grace e A.J. ne approfittano per fermarsi all’aperto a osservare il tramonto, teneramente distesi sull’erba.

Grace: “Piccolo…”

A.J.: “Sì.”

Grace: “Credi sia possibile che da qualche parte nel mondo ci sia qualcuno che fa la stessa cosa in questo momento?”

A.J.: “Lo spero proprio. Altrimenti chi accidenti stiamo salvando?”

Chapple è andato nella sua vecchia casa. Vuole rivedere suo figlio che non vede da molto tempo e che non ha mai conosciuto il padre. La donna lo tratta freddamente e spiega al bambino che quell’uomo davanti alla porta è un venditore ambulante e gli dice di rientrare in casa.

Chapple: “…Volevo solo dirti che mi dispiace di come sono andate le cose e che… ho un affare in ballo, qualcosa di grosso, che potrebbe farti sentire orgogliosa di me. Ti andrebbe di fare una cosa? Vuoi dargli questo? Non devi sentirti obbligata a dirgli chi l’ha portato, basta che…”

Appoggia sul gradino il modellino di uno Shuttle.

Rockhound, Max e Noolan stanno spendendo i soldi, che il primo si è fatto prestare, in orge e bagordi dentro a un night. Naturalmente scoppia una rissa e i tre vengono arrestati assieme ad altri. Intanto un grosso meteorite cade nell’Asia Orientale provocando danni ingenti e rivelando in pratica quello che sta per accadere. Al centro di Houston Harry osserva Truman che appoggiato a una sedia si sta rilassando e massaggiando una gamba. L’uomo si accorge solo in quel momento che Dan porta uno speciale calzare.

Harry: “Adesso tutti sanno.”

Truman: “Dimmi che non hai mai tradito le aspettative di nessuno.”

Harry: “Non ho mai mollato, basta?”

Truman: “Dovrà bastarmi… Sai una cosa? Ricordo ancora nomi e cognomi di tutti gli aspiranti ammessi al programma astronauti nel primo anno di carriera qui… (Harry gli porge da bere)… Grazie. Entrai nei programmi di ingegneria, avevo poca scelta ma avevo una voglia matta di andare lassù… Volevo portare il gagliardetto di missione cucito sul braccio… Verrei su quello Shuttle con voi se potessi, credimi…”

Harry: “Tu hai la stessa voglia che ho io di trovarti lassù…”

Truman: “Buona fortuna per domani, in Florida.”

Centro Spaziale Kennedy – Florida.

Le notizie si accavallano e si rincorrono e la stampa cerca di capire quello che sta accadendo.

Annunciatore: “Ieri sera è arrivato in Florida uno speciale equipaggio di astronauti. La NASA si sta preparando a un lancio di emergenza in collaborazione con le agenzie spaziali russe, giapponesi e francesi per quella che è la più grande impresa spaziale della storia.”

12 ore al lancio.

Il luogo sembra abbandonato, una strana struttura metallica con tracce di ruggine, un luogo deserto e trascurato dentro al centro missilistico. Eppure è un posto importante, teatro di un tragico avvenimento e realmente esistente. È lì s’incontrano Grace e Harry.

Harry: “Grace… Ho letto il tuo biglietto. Che ci fai qui, tesoro?”

Grace: “Eh, stavo pensando…”

Harry: “Già…”

Grace: “E volevo… volevo scusarmi perché…”

Harry: “No, Grace, non devi scusarti di nulla. Non avrei… non avrei dovuto trascinarti con me da un giacimento all’altro. Ora mi accorgo di non aver fatto la scelta migliore per te…”

Grace: “Oh, no, hai torto Harry. La mia vita mi piace. Mi piace tutto della mia vita e non incolpo te per l’abbandono di mia madre, ha abbandonato entrambi. Ti voglio bene e non parlare come se non dovessi più tornare. Promettimi che tornerai da me.”

Harry: “Okay.”

Grace: “Dì: te lo prometto.”

Harry: “Te lo prometto, Grace… (Lei lo abbraccia forte e lui ricambia teneramente l’abbraccio)… Andrà tutto bene vedrai, Grace.”

Grace: “Se non è troppo disturbo riporti il mio fidanzato a casa insieme a te?”

Harry: “Oh, Gesù…”

Il regista Michael Bay inquadra una vecchia targa che svela la particolarità di quel luogo.

Alla memoria di chi compì l’estremo sacrificio

perché altri potessero raggiungere le stelle.

Buon viaggio all’equipaggio dell’Apollo 1

Ne abbiamo già parlato una volta. In quel posto, realmente esistente, persero la vita, durante una prova a Terra, tre astronauti americani: Grissom, Withe e Chaffey.

Una scintilla incendiò l’aria all’interno della capsula e i tre morirono soffocati prima che si potesse intervenire per salvarli.

Mentre le due squadre si stanno preparando indossando le combinazioni di volo, il segretario del Presidente avvisa i giornalisti e con essi il mondo intero che il Presidente degli Stati Uniti parlerà tra un’ora.

La squadra di Harry indossa una combinazione rossa mentre i piloti e il personale tecnico hanno una divisa blu. Grace e A.J. scherzano salutandosi e, a Harry che li guarda perplesso, Chapple ricorda che lui, vent’anni prima, si comportava nello stesso modo.

Mentre il gruppo di nuovi eroi si avvia ai furgoni che li porteranno ai piedi delle rampe degli Shuttle tra una folla plaudente e gli onori militari, il Presidente inizia il suo discorso.

Presidente: “Mi rivolgo a voi stasera non in veste di Presidente degli Stati Uniti, non come leader di una nazione, ma semplicemente come essere umano. Ci troviamo ad affrontare la più spaventosa delle prove. Nella Bibbia quel giorno è chiamato Armageddon, cioè la fine di tutte le cose. Eppure, per la prima volta nella storia del nostro pianeta, il genere umano possiede i mezzi tecnologici per evitare la propria estinzione. Tutti voi che ci accompagnate nella preghiera dovete sapere che tutto ciò che è possibile per evitare il disastro verrà fatto. L’umano desiderio di emergere e di conoscere ciascuna tappa della scalata alla scienza, ogni singola, avventurosa frontiera vinta nello spazio, tutte le conquiste della moderna tecnologia, persino le guerre del passato, tutto ciò ci ha fornito gli strumenti per combattere questa terribile battaglia. Nel caos che regna nella nostra storia, tra i mille torti e le discordie, tra immensi dolori e sofferenze attraverso i secoli, c’è una cosa che ha elevato le nostre anime e ha elevato la nostra specie dalle proprie origini. Quella cosa è il coraggio. I sogni dell’intero pianeta, stasera, riposano in questi quattordici coraggiosi uomini che viaggeranno nello spazio e speriamo di riuscire tutti, abitanti del nostro pianeta, a vedere la conclusione di questi eventi. Buon viaggio e buona fortuna.”

Il messaggio è ascoltato in tutto il mondo.

La moglie di Chapple vede il marito in televisione e capisce quello che Charles aveva cercato di dirle ed è orgogliosa, adesso, di dire al bimbo che quello è suo padre.

Giunti in cima alla rampa i due equipaggi si dividono. Harry si congeda da A.J. raccomandandogli di non fare la testa calda.

Inizia la procedura di lancio.

Truman: “Siete i nostri guerrieri. Che Dio sia con voi. Siete già degli eroi, rilassatevi e godetevi il viaggio.”

Le partenze dei due Shuttle a pochi istanti l’uno dall’altro sono perfette. Vengono poi spenti i propulsori e sganciati i razzi e gli Shuttle fanno rotta verso la MIR, la stazione spaziale russa.

Truman: “Signori, sappiate che la stazione orbitante russa si trova nello spazio da undici anni. Molti di noi non hanno auto così vecchie. Il cosmonauta che l’abita è solo da diciotto mesi. Non stupitevi di trovarlo un pò strano…”

Il termine “strano” mal si adatta a Lev Andropov (Peter Stormare).

Forse gli avrebbe più calzato, eccentrico se non pazzo scatenato. Dopo aver raccomandato agli astronauti di non toccare niente spedisce A.J. in fondo a un condotto per tenere d’occhio un manometro della pressione. Poi risale di corsa e comincia a far pompare il carburante sugli Shuttle. In realtà gli Shuttle non avrebbero bisogno di alcun rifornimento di carburante perché’ i loro reattori non sono messi in funzione fino a che le navette non entrano in orbita. Per cui, o sono partite vuote, ed è illogico e inutile non essendo mai accaduto, o hanno consumato il carburante al decollo il che non è, anche se nelle riprese dei modellini a volte si vedono accese. Mettiamola così: sono partite vuote per l’ampio carico di uomini e materiali.

La manopola della pressione comincia a dare problemi e A.J. cerca di chiamare il russo, poi si abbarbica alla leva come consigliatoli da Andropov, ma questa gli resta in mano. Quando il russo se ne avvede il danno è irreparabile: tutti fuggono a bordo degli Shuttle e riescono a prendere a bordo per un pelo anche Andropov e A.J e poi partono verso il loro obbiettivo mentre la povera e vetusta MIR esplode anticipando sullo schermo quello che avverrà pochi anni dopo quando la lasceranno uscire dall’orbita per incendiarsi nell’atmosfera terrestre.

A bordo dell’Independence A.J. e il russo si stanno rilassando dopo la corsa frenetica attraverso un condotto ghiacciato per arrivare in tempo prima del decollo dello Shuttle.

A.J.: “Bella sensazione, eh?”

Lev: “Ecco perché dicievo voi non tocca niente ma voi piace fare cow boy…”

Annunciatore: “L’intero pianeta, consapevole e unito, segue con apprensione la missione NASA in atto nel vasto oceano dello spazio. Si avvicinano le ore decisive ormai quando Freedom e Independence dovranno sganciarsi dall’orbita lunare…”

La manovra a fionda riesce perfettamente anche se l’essere arrivati a11 G di accellerazione non è proprio una passeggiata per i neo astronauti. Dopo poco l’obbiettivo è in vista e i due Shuttle cominciano a fare la gimkana tra i detriti di varie dimensioni che costeggiano l’asteroide. L’Independence, colpito, perde quota, il vetro si frantuma e i due militari vengono proiettati fuori, mentre Noolan e Oscar restano inchiodati sulle loro cuccette e Bear viene sbalzato via.

Solo A.J. e Lev riescono a raggiungere il vano di carico prima che lo Shuttle si schianti al suolo.

Freedom vede arrivarsi addosso frammenti dell’Independence e anche un corpo galleggiante poi si prepara all’atterraggio mettendo fuori i suoi pattini retrattili, il che è un modo molto idiota per atterrare su un terreno così pieno di asperità. Sarà senza alcun dubbio più drammatico vedere un’astronave che scende frantumando rocce e cristalli ma nemmeno un kamikaze scenderebbe in quel modo e, infatti, in Deep Impact la discesa è verticale.

Ma il Freedom regge abbastanza bene perdendo solo l’impianto elettrico principale e il modo di comunicare con la Terra. Tra poco avremo anche modo di constatare come le tute degli astronauti resistano a qualsiasi urto. Ad Houston Truman osserva lo sguardo teso di Grace.

Truman: “Non dovresti rimanere qui.”

Grace: “Non c’è nessun altro posto dove potrei andare.”

Intanto sul Freedom dopo un breve epitaffio per l’equipaggio dell’Independence, il duttile Rockhound fa una constatazione.

Rockhound: “Siamo nel settore 202, ai limiti della griglia 9. Sito15H32, più o meno. Capitan America ha mancato l’atterraggio.”

Sharp: “E come fai a dirlo tu?”

Rockhound: “Perché sono un genio.”

Watts: “Gli strumenti non rispondono, sono tutti a fondo scala, come se fossimo in un campo magnetico.”

Rockhound: “A qualcuno piacerebbe sapere perché?”

Gruber: “Sì, perché?”

Rockhound: “Miravamo alla griglia 8 perché l’analisi termografica della 9 indicava la presenza di ferrite compressa. Ci hai fatto atterrare su una lastra di ferro!”

Sharp: “Va bene. Adesso tiriamo fuori la stazione satellitare mobile, ci serve la radio.”

Più indietro rispetto alla loro posizione, tra i rottami dell’Independence, qualcosa si muove. Una mano apre il portello che dalla stiva porta alla cabina di pilotaggio. È A.J. che scopre, oltre alla scomparsa dei due piloti, anche i corpi di Oscar e di Noolan mentre lo raggiunge Lev e, sotto un ammasso di rottami, alcuni dei quali bruciano in un ambiente dove non vi è ossigeno, trovano il gigantesco Bear ancora vivo. Mentre la Watts cerca di mettersi in contatto con Houston, Harry, Sharp, Gruber e Rockhound escono sul suolo dell’asteroide dove esaminano la situazione e montano l’antenna per la ricezione.

Rockhound: “Questo posto sembra essere la madre di tutti gli incubi!”

Sharp: “Attiviamo la stazione satellitare mobile, avremo una migliore ricezione.”

Harry: “Fate scendere Max. Fa attenzione, Max, ci sono dei grossi crepacci qui.”

Mentre Sharp termina di montare la stazione Max esce sulla superficie del pianeta alla guida dell’armadillo.

Harry: “Rockhound: “Vieni a fare dei rilevamenti sulla zona pianeggiante.”

Rockhound: “È ferrite.”

Harry: “Più ferro che altro.”

Rockhound: “Aaah… quanto odio sapere tutto.”

Gruber: “Non avremmo potuto scegliere un posto peggiore.”

Harry: “Beh, vi posso garantire che la ferrite non va oltre i cinquanta piedi.”

Rockhound: “E come fai a dirlo?”

Harry: “Perché se non è così siamo fottuti!”

Inizia lo scavo ma, appena penetrato nel terreno, ecco che una delle teste rotanti si guasta, il pezzo viene sostituito ma questa volta tocca alla trasmissione saltare.

Mentre i tre superstiti dell’Independence entrano nell’armadillo, Jennifer Watts riesce a prendere contatto con Houston anche se si tratta di un collegamento temporaneo.

Con un mitra applicato sull’armadillo (a che serve un mitra lì nello spazio? A meno che non sia un mitra sparachiodi…) A.J. indebolisce la parete dello Shuttle che poi sfonda definitivamente portando fuori il pesante mezzo.

A Houston, intanto, si fa il punto della situazione.

Tecnico: “La brutta notizia è che, prima di superare la Luna, l’asteroide aveva una rotazione stabile sull’asse orizzontale, ma adesso guardate qui. La gravità lunare ha impresso un moto rotatorio che coinvolge tutti e tre gli assi. Questo non era previsto.”

Truman: “Che effetto avrà sulle comunicazioni?”

Tecnico: “Non buono.”

Tecnico2: “Avremo un contatto stabile con lo Shuttle per altri sette minuti dopodichè niente più segnale.”

Truman: “Per quanto?”

Tecnico2: “Potremmo perdere il contatto radio in modo definitivo, ma cercheremo di far rimbalzare il segnale da un satellite militare russo e ristabiliremo il contatto.”

Kimsey: “E quando perderemo la possibilità di far detonare da qui l’ordigno nucleare?”

Tecnico3: “Il comando lo riceve da un satellite Mistar, Generale.”

Tecnico2: “Orbita più lontana, satellite più potente, se perdiamo il contatto fra sette minuti ne avremo altri cinque per far esplodere la bomba.”

Kimsey: “Devo informare il Presidente.”

A.J. sta marciando alla guida dell’armadillo sulla superficie tormentata dell’asteroide. La sua intenzione è quella di dirigersi verso l’altro Shuttle.

Quando Sharp viene a sapere che Harry e gli altri hanno perforato solo 57 piedi invece dei previsti duecento del manuale operativo, si allarma e lo comunica alla base. Harry li tranquillizza dicendo loro che questo è normale e che il lavoro proseguirà appena avranno cambiato la trasmissione. Sharp inviperito esclama:

Sharp: “Tu e i tuoi uomini siete il più grosso errore della storia della NASA!”

Sono le ultime parole che Houston sente prima di perdere definitivamente il contatto. Il Presidente ordina di forzare il sistema il che vuol dire far entrare dei militari nel centro per prendere la guida della base e far esplodere la bomba.

Kimsey: “Secondo i consiglieri del Presidente la trivellazione ha fallito ed abbiamo perso il contatto definitivamente. Ci restano pochi minuti per attivare la bomba da qui. Se non lo facessimo ora potremmo non poterlo fare mai più.”

Truman: “Allora dica al Presidente di sbarazzarsi di quei presunti consiglieri! Facendo esplodere l’ordigno in superficie non fareste che sprecare la bomba! C’è una sola possibilità di salvare il pianeta.”

Truman parla con il Presidente ma non riesce a convincerlo, egli infatti ordina di far esplodere la bomba entro trenta secondi.

Grace si precipita urlando da Kimsey, trattenuta da un soldato.

Grace: “Questo però non gliel’avete detto! C’è mio padre lassù!”

Truman: “Questo è un ordine che non dovrebbe eseguire e lei lo sa bene!”

A bordo del Freedom Chapple vede con terrore che il timer della bomba ha preso a muoversi. Harry chiama Sharp il quale concitatamente lo informa che la bomba esploderà tra due minuti per cui va abbandonata sull’asteroide e che si deve poi partire subito, Harry cerca di opporsi ma Sharp lo minaccia con una pistola. A Houston Truman riesce a far disconnettere la bomba bypassando il comando, ma è un sotterfugio temporaneo il quale permette però ad Harry di prendere in mano la situazione stendendo a terra Sharp e Gruber.

Intanto a Houston ripristinano il contatto e il timer riprende la sua corsa. Con in mano un paio di gigantesche tenaglie Harry stringe il collo di Sharp.

Harry: “Cosa ci fate quassù? Perché vi siete presi la briga del viaggio?”

Sharp:(boccheggiando) Per fare quello che si deve fare e assicurarsi che sia fatto.”

Harry gli toglie le tenaglie dalla gola.

Harry: “Allora, che Dio ti fulmini, pensa a quello che fai. Quella gente non è qui è a centomila miglia di distanza. Ci siamo noi qui. Nessuno di loro può aiutarci e se non portiamo a termine il lavoro il sipario calerà.”

Chapple: “Un minuto.”

Harry: “Ho scavato buchi sulla Terra per trent’anni e non ho mai, mai mancato l’obbiettivo che mi sono prefisso e, per Dio, non mancherò proprio questo. Arriverò a ottocento piedi.”

Chapple: “Quarantadue secondi.”

Harry: “Ma non posso farcela da solo. Ho bisogno di voi.”

Sharp: “Allora giurami su tua figlia, su quanto hai di più caro, che riuscirai a farlo.”

Harry: “Raggiungerò gli ottocento piedi. Giuro che ci riuscirò.”

Sharp: “Bene, disattiviamo la bomba.”

Con l’aiuto di Gruber, Sharp riesce a disattivare l’ordigno due secondi e quarantasei decimi prima dell’esplosione. Dalla Terra risulta ciò che è successo e, in quel momento, si ode la voce di Harry e la sua immagine appare sul monitor.

Harry: “Houston, avete un problema perché io ho promesso di tornare dalla mia bambina. Non so cosa state facendo voi laggiù, ma noi abbiamo un buco da scavare.”

Tutti i tecnici di Houston applaudono e Grace sorride felice.

Sull’asteroide gli scavi riprendono mentre l’armadillo si trova davanti a un vasto canyon. Non c’è modo di attraversarlo e A.J. sconsolato lancia un sasso che la bassa gravità trascina lontano. Un’idea passa nella mente del giovane.

A.J.: “Mai sentito parlare di volo acrobatico?”

Lev: “No, mai visto Guerre Stellari.”

L’armadillo prende una lunga rincorsa e quando sta per finire il terreno Lev accende per un attimo i razzi e il mezzo comincia a volare lungo il vasto canyon. Pur urtando delle rocce il volo prosegue fino a che non si tratta di darsi una seconda spinta. I razzi non funzionano e allora Lev esce per scongelare i contatti. Il veicolo riceve un altro impulso e comincia a vorticare su sè stesso con Lev aggrappato che viene sbattuto in ogni direzione, ma al casco e alla tuta ciò non fa nemmeno un baffo e, alla fine, l’armadillo riesce ad atterrare praticamente intatto.

Intanto Rockhound sta subendo un attacco di quella che viene definita demenza spaziale. Spara con una specie di mitragliatore ad infrarossi per ogni dove e viene fermato da Harry. Intanto una sacca gassosa causa la fuoriuscita un colossale getto di gas che solleva e scaraventa via l’armadillo con Max a bordo. Senza il mezzo non è possibile continuare il lavoro.

Harry: “Chiamiamo Truman. Prepariamo il mondo alla brutta notizia.”

Sulla Terra le notizie viaggiano velocemente.

Annunciatore: “Dalle frammentarie notizie che abbiamo sembra che la missione abbia subito gravi danni. Stiamo cercando di ottenere una conferma e scoprire cosa questo comporti esattamente.”

2 Annunciatore: “Ripeto: da una voce interna alla NASA sembra che la trivellazione non sia riuscita mentre molti dei tecnici stanno già raggiungendo le proprie famiglie… Interrompiamo le trasmissioni. Buona fortuna a tutti e che Dio ci assista.”

Una seconda pioggia di meteore si dirige verso la Terra. Parigi viene totalmente distrutta. A Houston anche Truman si arrende all’evidenza e consiglia di far brillare la bomba, Grace gli si scaglia addosso rabbiosa. Sull’asteroide accade il miracolo. Arriva l’armadillo con a bordo Bear, Lev e A.J. e il lavoro riprende.

Manca un’ora al termine del tempo loro concesso e Rockhound è stato legato alla sua poltrona mentre all’obbiettivo mancano ancora 250 piedi. Pur tra mille difficoltà la macchina guidata da A.J. arriva ai fatidici 800 piedi. Mancano 38 minuti. Ad un tratto dei getti di gas alzano e scuotono le rocce. Getti di gas rovente lanciano lapilli per ogni dove. Gruber viene colpito in pieno e ucciso. Gli altri se la scampano per il classico rotto della cuffia anche se vengono sbalzati via a distanze che sono enormi anche per la bassa gravità dell’asteroide, ma le tute non mollano. Terminato il finimondo Sharp comincia a sistemare la bomba ma i problemi non sono finiti.

Sharp: “Oh, mio Dio!”

Harry: “Qualcosa non va, Colonnello?”

Sharp: “Il timer, il comando a distanza, è tutto fuori uso.”

A.J.: “Come? La bomba è fuori uso?”

Sharp: “No. È fuori uso il detonatore, forse danneggiato dalla pioggia di detriti.”

Harry: “E come la facciamo esplodere?”

La grave notizia giunge sulla Terra.

Truman: “Mancano diciotto minuti al punto limite. C’è una brutta notizia. Il comando a distanza dell’ordigno è danneggiato. Qualcuno dovrà restare con la bomba.”

Sharp: “Ci vogliono due piloti per la navigazione. O restiamo e moriamo tutti o voi ragazzi tirate a sorte.”

Rockhound: “Io dico di restare e morire tutti. È la mia opinione.”

A.J.: “Tiriamo a sorte, sorteggiamo.”

Harry: “Non c’è bisogno di sorteggiare. Resto io e sistemo tutto.”

Chapple: “Beh, io non posso accettarlo.”

Harry: “Nessuno ti ha chiesto di accettarlo o no…”

Lev: “Struonzata! Io non daccordo che tu volontario per questo così io torno mio paese come piccolo uomo che non ha fatto volontario. No, mai!”

Bear: “Ehi, amico. Tiriamo a sorte e vediamo chi resta a ballare quassù.”

Rockhound: “Ragazzi, so che credete che io sia impazzito in questo momento ma… voglio prendermi questa responsabilità.”

Harry: “Va bene, basta così.”

Rockhound: “Posso farcela!”

Al posto dei soliti bastoncini vengono usati dei cavi elettrici e la sorte è sfavorevole ad A.J. e Harry si offre di accompagnarlo all’esterno. I due scendono per mezzo di un ascensore di sbarco.

A.J.: “Fammi un favore, Harry, dì… dì a Grace che sarò sempre con lei… Okay, lo farai?”

Harry: “Sì, daccordo.”

Velocemente Harry stacca il tubo dell’aria di A.J. poi lo spinge all’interno dell’ascensore chiudendo le porte e ripristinando l’ossigeno all’interno. Dall’esterno Harry lo guarda.

Harry: “Tocca a me, adesso.”

A.J.: “Harry, Harry! Non puoi farmi questo. È compito mio!”

Harry: “Devi badare alla mia bambina, adesso. Ecco il tuo compito. Ti ho sempre considerato come un figlio, sempre… e sarò molto fiero di vederti sposare Grace…”

A.J.: “Harry…”

Harry: “Addio, ragazzo… Ti voglio bene.”

Aziona l’ascensore che riporta di sopra A.J. Gli altri capiscono immediatamente l’accaduto.

Harry si guarda attorno.

Harry: “Certo che è stata una gran bella idea. Allora Sharp, andiamo, porta via l’equipaggio.

I preparativi sullo Shuttle sono frenetici. Harry entra nell’armadillo e da lì, senza altri problemi di collegamento, si mette in contatto con la Terra.

Harry: “Houston, mi sentite? Qui è Harry Stamper…”

Uno dei tecnici, già consapevole dell’accaduto, accompagna una perplessa Grace davanti ai monitor dove si vede il volto del padre.

Grace: “Papà!”

Harry: “Ciao, Grace… Tesoro, lo so, ti ho promesso che sarei tornato…”

Grace: “Ma come… Non… non capisco…”

Harry: “Temo che non potrò mantenere la promessa.”

Grace: “Anch’io… anch’io ti ho mentito quando ti ho detto che non volevo essere come te… perché io sono come te e quello che di buono che mi porto dentro me lo hai dato tu e ti voglio un bene dell’anima, papà… e sono fiera di te… ma ho tanta paura… tanta paura…”

Harry: “Lo so, bambina mia, ma non ci sarà più nulla di cui aver paura. Grace, voglio che tu sappia che A.J. ci ha salvati, davvero, e devi dire a Chick che non ce l’avrei più fatta senza di lui, mai. E devi curarti di A.J. Vorrei poterti accompagnare all’altare ma verrò… verrò di tanto in tanto a trovarti, daccordo? Ti voglio bene, Grace…”

Grace: “Anch’io te ne voglio…”

Harry: “Devo andare, tesoro.”

Anche la partenza dall’asteroide presenta delle difficoltà perché i motori non hanno più spinta. A questo pensa Lev prendendo a martellate i comandi. Assurdamente il metodo funziona (il sistema è conosciuto dagli appassionati dei personaggi Disney come “il metodo Pippo” anche se lui quello che non funziona lo prende a pedate) e il Freedom si innalza velocemente nel cielo senza che il più piccolo meteorite li disturbi.

Sull’asteroide si susseguono nuovi getti di gas e uno di questi solleva Harry dal suolo e lo scaraventa giusto nel buco della bomba. La tuta ovviamente regge e il nostro eroe pur in quasi totale assenza di gravità s’inerpica sul ciglio della buca. Dallo Shuttle pensano a una qualche difficoltà e Sharp sta per tornare indietro ma A.J. e Chapple lo convincono a proseguire, sanno che Harry farà quello che deve essere fatto. E infatti egli risale a fatica, il che è strano data la quasi assoluta mancanza di gravità. Prende in mano il detonatore ed esclama:

Harry: “Vinciamo noi, Grace!”

L’asteroide esplode e si divide in due parti le quali sfiorano soltanto il nostro pianeta. La Terra è salva. Tutti i popoli urlano di gioia e lo Shuttle riesce ad atterrare alla base di Houston. A.J. vede venirgli incontro Grace e l’abbraccia. Sharp chiede l’onore di poter stringere la mano alla figlia dell’uomo più coraggioso che egli abbia mai conosciuto. Chapple vede venirgli incontro sua moglie e suo figlio e A.J. consegna a Truman il gagliardetto che Harry si era levato e dato al ragazzo per lui. Sui titoli di coda assistiamo al matrimonio di A.J. e Grace.

Gli effetti speciali che ritroviamo in questa pellicola sono molto simili a quelli che abbiamo visto in Deep Impact, lo spettatore avrà sicuramente notato che molte delle sequenze si somigliano in modo impressionante… e infatti è proprio così.

Girate quasi totalmente al computer, le sequenze dello spazio (oltre a essere integrate con un modellino degli Shuttle) sono state tutte rielaborate e ritoccate al computer; anche la cometa è stata creata al computer con dati veri però, forniti da uno dei vari servizi di informazione affiliati alla NASA. Tutti i dati riguardanti la cometa, gli angoli, le percentuali di minerali presenti, le temperature e le asperità sono state rigorosamente verificate e poste sotto il controllo di enti preposti alla mineralogia per garantire la maggiore veridicità delle affermazioni.

Tute e Shuttle, come ci sentiamo dire da Truman, sono di innovativa concezione, hanno quindi un design che non si discosta molto da quello che siamo abituati a vedere addosso ai nostri astronauti, ma si capisce al primo sguardo che la loro fattura è atipica… atipica come l’imbottitura di polistirolo tritato che vi è stata inserita per non gonfiare troppo le tute, ma anche per dare spessore all’imbragatura.

(4 – continua)

Giovanni Mongini