FRANCO GIAMBALVO E… “COSE DA ALTRI MONDI”

Franco Giambalvo, da qualche tempo web master del magazine on line “Cose da altri mondi”, è devoto alla fantascienza da quando, ancora bambino, andò al cinema a vedere “La guerra dei mondi”. Il popolare film diretto da Byron Haskin e ispirato al romanzo di H.G. Wells, sono parole sue, lo lasciò “scosso e piacevolmente stupito”. Nato nel 1944 a Torino, Franco Giambalvo abita a Milano e per il suo lavoro nel settore dei computer, del quale è stato un pioniere, ha viaggiato tantissimo soprattutto all’estero: “Ho vissuto tutte le epoche – ci dice – dai mainframe tipo IBM che richiedevano un intero appartamento, ai primissimi PC, per cui ho girato in lungo e in largo la California all’epoca d’oro”. E fu in California che gli capitò di visitare e conoscere i componenti della redazione di “Locus” a Oakland, vicino San Francisco. Cominciò così a prendere confidenza con i testi in lingua originale di cui non ha potuto più farne a meno.

TRA LE TUE ESPERIENZE PIU’ IMPORTANTI NELL’AMBITO DELLA SF C’E’ ANCHE QUELLA CON UNO DEI GRANDI DELLA FANTASCIENZA ITALIANA, VITTORIO CURTONI (1949-2011). COME LO HAI CONOSCIUTO E COME SONO STATI I VOSTRI RAPPORTI?

Vittorio l’ho conosciuto in un modo che non credevo possibile. Avevo subito un’operazione e mia moglie mi aveva portato in ospedale il numero 1 di “Robot”: primissima uscita. Appena dimesso, poiché Vittorio diceva di voler ricevere racconti, ne ho scritti al volo due e li ho spediti. Pochi giorni dopo Vittorio mi ha chiamato dicendo che uno dei due racconti gli era piaciuto molto. Ci siamo incontrati qui a Milano e a me lui è piaciuto subito. Poi abbiamo cominciato a fare molte cose assieme. In particolare mi ha spinto a tradurre dei libri, poi ho conosciuto un mondo che non immaginavo neppure. Ogni tanto si parlava di come scrivere e cosa scrivere. Mi sono sempre trovato benissimo con lui.

A PROPOSITO DI RACCONTI NE HAI SCRITTI TANTI E DI DIVERSI GENERI LETTERARI PUBBLICATI, TRA L’ALTRO, DALLA RIVISTA “ROBOT” E NEI FASCICOLI DEL “GIALLO MONDADORI”. COME TI TROVI NELLA DIMENSIONE DELLE STORIE BREVI?

Il racconto è una dimensione che mi è molto congeniale: l’unico problema è che non mi piace scrivere senza sapere che qualcuno mi vuole leggere. Per cui non ho quasi mai dei racconti nel cassetto. Se invece qualcuno me li chiede, mi piace scriverli e ci metto davvero poco. È successo anche recentemente: mancavano racconti per la rivista on line “Cose da altri mondi” e io ne ho scritti un paio in poche ore. Tra l’altro sono anche nate delle nuove iniziative di cui io e altri che hanno collaborato stiamo aspettando le risultanze. Purtroppo gli editori sono molto difficili da muovere qui in Italia.

PASSIAMO INVECE ALLA DIMENSIONE ROMANZO: “NUOVE VIE PER LE INDIE” HA UNA TRAMA MOLTO ORIGINALE. CE NE VUOI PARLARE?

Il romanzo “Nuove Vie per le Indie” è il mio grande cruccio! Ero convinto che ci fosse dentro una trovata originale e divertente, invece credo che i lettori non lo abbiano capito, o forse è così che vanno le cose. È la storia di un buco temporale nel Secolo Sedicesimo: Antonio Pigafetta appena tornato dal giro attorno al mondo si trova improvvisamente in una realtà che non riconosce. Infatti è piombato in un diverso universo, dove apprende che un altro Magellano sta ancora preparando il viaggio attorno al mondo. Così decide di tornare di corsa a Siviglia per fare in modo che questo Magellano non muoia stupidamente come ha fatto quello di questo nostro tempo. Poi, ovviamente, ci sono delle cose del tutto imprevedibili nella storia degli uomini!

ANCHE IL LINGUAGGIO E’ PARTICOLARE…

Il libro è scritto in uno pseudo italiano del Cinquecento: ho messo moltissima attenzione a fare in modo che questo linguaggio fosse divertente e non pesante per il lettore. I linguaggi mi affascinano. Per questo adoro Andrea Camilleri.

COSA PENSI DELLA FANTASCIENZA ITALIANA ODIERNA?

Sono un po’ deluso della qualità della fantascienza in Italia e questo lo sanno in molti: in particolare mi pare che non ci sia molto spazio per le innovazioni. Forse non c’è nemmeno una vera e propria richiesta, il che mi fa davvero male.

DA QUALCHE TEMPO HAI AVVIATO UNA COLLABORAZIONE CON “COSE DA ALTRI MONDI”, MAGAZINE ONLINE DIRETTO DA UN DECANO DELLA SF, VANNI MONGINI. COME STAI VIVENDO QUESTA NUOVA ESPERIENZA?

In “Cose da Altri Mondi” ogni tanto scrivo (soprattutto racconti), ma poi mi rilasso a fare il web master: io sono in origine un esperto di software. Era il mio lavoro prima di andare in pensione. Vanni ha un carattere sanguigno e difficile e infatti ci siamo conosciuti con un po’ di tensione: soprattutto da parte sua, che credeva che lo stessi snobbando. Poiché non era affatto così, fortunatamente sono riuscito a spiegarmi e adesso abbiamo deciso di fare un sito molto più ampio come temi rispetto a “Nuove Vie”, che rimane essenzialmente una rivista letteraria. “Altri Mondi” invece spazia in ogni ramo della fantascienza e del fantasy.

Filippo Radogna