SERGIO MARTINO, UN REGISTA DI GENERE 03 – PARTE 04

Sergio Martino e la commedia sexy – Parte 04

Quaranta gradi all’ombra del lenzuolo (1976) si inserisce nel filone delle commedie a episodi, genere che ha avuto notevole diffusione negli anni Sessanta (I mostri del 1963, Ieri, oggi e domani del 1965…) e che ha preso nuovo vigore nel periodo delle commedie sexy. In questo filone Sergio Martino si distingue come uno degli autori più prolifici e originali, caratterizzandosi come un regista che si trova a suo agio nella direzione di corti comico – erotici. Nella vasta produzione italiana di pellicole a episodi citiamo lavori come Mazzabubù…, quante corna stan quaggiù (1971) di Mariano Laurenti, Sessomatto (1973) di Dino Risi, Spogliamoci così senza pudor di Sergio Martino (1974), Maschio latino cercasi (1977) di Giovanni Narzisi, Zucchero, miele e peperoncino (1980) di Sergio Martino, Sesso e volentieri (1982) di Dino Risi, Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande (1982) di Sergio Martino La liceale, il diavolo e l’acquasanta (1979) di Nando Cicero e Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (1983) ancora di Sergio Martino.

Quaranta gradi all’ombra del lenzuolo è una commedia sexy scritta da Tonino Guerra e sceneggiata da Giorgio Salvioni e Sergio Martino. Le musiche sono dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis, noti come Oliver Onions, che eseguono il cavallo di battaglia “Dune Buggy”, il montaggio di Eugenio Alabiso e la fotografia di Giancarlo Ferrando. Produce Luciano Martino per Dania Film e distribuisce Medusa.

Si tratta di una commedia sexy con molte pretese diretta da Martino con ritmo e stile, soprattutto sfruttando al meglio un cast invidiabile. “Per quegli anni fu un film di prima categoria, un film che andò in America…” ricorda il regista a “Nocturno”.  Ed è vero perché l’edizione statunitense della pellicola si intitola Sex with a Smile. A mio parere l’episodio migliore è La cavallona interpretato da una lanciatissima Edwige Fenech, che per la prima e unica volta recita insieme a Tomas Milian, pure lui all’apice del successo. L’attore cubano si lancia in un ruolo comico che interpreta con la consueta bravura e realizzando un’adesione totale al personaggio. Tra l’altro il trucco di scena rende Milian quasi irriconoscibile, visto che porta una parrucca con i capelli a spazzola e due spessi occhiali. Il dialetto dell’episodio è il bolognese, quindi sia Milian che la Fenech vengono doppiati, e per il cubano è un bel cambiamento visto che il romanesco lo aveva reso famoso. Il personaggio di Milian è quello di un individuo sessuofobo e moralista che alla prova dei fatti risulta peggiore dei suoi concittadini. Edwige Fenech è “la cavallona” (Emilia Chiapponi coniugata Cornetto), una bella signora bolognese che quando passa per strada tutti si precipitano ad ammirare. L’unico che resiste è Milian che afferma: “Io non vacillo davanti a simili lusinghe”, però quando torna a casa telefona subito alla donna raccontandole i suoi sogni erotici. Le parti oniriche sono la cosa migliore dell’episodio. La prima vede Milian che pattina con la Fenech e le strizza il seno, poi le ritaglia sul vestito rosso tre aperture nei punti erotici per eccellenza e lei resta a seno nudo. La Fenech risponde al telefono indossando una sexy veste da camera e pare interessata allo strano individuo che si dice turbato dalla sua presenza. Durante un nuovo passaggio in piazza quando la Fenech si china a raccogliere la borsa che è caduta, tutti escono dai negozi e gridano: “Si strappa! Si strappa!”. Milian non vacilla, torna a casa dalla vecchia zia, beve il rosolio, telefona di nuovo alla Fenech che ascolta e si accarezza le gambe. Lui le racconta un altro sogno ancora più folle. Questa volta Milian si è immaginato di fare il carabiniere al processo per oscenità intentato contro la Fenech. Lei stava nella cella e lui con il moschetto le alzava la gonna, scoprendole il sedere e subito dopo facevano l’amore. La cosa più divertente del sogno è il pennacchio da carabiniere che si drizza e si muove a destra e sinistra. Un terzo sogno vede una parodia trash di Dracula, ma questa volta è la Fenech che si immedesima in un film che sta guardando e sogna di violentare e mordere sul collo il vampiro. Milian e la Fenech decidono di incontrarsi per capire cosa possono avere in comune, ma lui non va all’appuntamento e “la cavallona” per errore se la fa con il mostruoso Salvatore Baccaro (Evaristo). Durante il rapporto sessuale in mezzo al fieno si comprende dai nitriti e dalla voracità sessuale della donna perché le hanno dato quel soprannome. La Fenech scopre l’equivoco solo quando Milian telefona e la offende con tutti i titoli possibili e immaginabili. Il finale vede Evaristo che paga da bere a tutto il bar mentre passa “la cavallona” e Milian continua a dire “non vacillo davanti a simili lusinghe”, però cade a terra più volte imitando Charlot. L’episodio è divertente e trash al punto giusto. Memorabile solo per il fatto di vedere insieme due mostri sacri della commedia italiana come Tomas Milian ed Edwige Fenech. Milian dimostra una volta di più che la sua tecnica di immedesimazione nel personaggio dà buoni frutti e la Fenech si spoglia con generosità. L’episodio è forse il più spinto del film.

Gli altri episodi sono interessanti ma più scontati, sono girati con meno ritmo e hanno una minore tensione erotica. L’attimo fuggente vede all’opera Giovanna Ralli e Oreste Lionello, una coppia che cerca di risolvere i problemi sessuali mettendo in scena una finzione teatrale. Lionello si traveste da autista e porta la Ralli in campagna a bordo di un’auto di lusso presa a noleggio, perché il solo modo per sbloccarsi sessualmente è fingere un duplice ruolo servo – padrona. Giovanna Ralli limita al massimo l’esposizione delle sue grazie e fa vedere a malapena le gambe durante un tentativo di amplesso all’interno dell’auto. Ricordiamo la presenza di Nello Pazzafini nei panni di un massiccio e violento venditore d’auto.

La guardia del corpo viene giudicato l’episodio migliore secondo buona parte della critica (vedi per tutti Marco Giusti), soprattutto perché è interpretato dal grande Marty Feldman, prematuramente scomparso nel 1982. A me è sembrato un episodio ripetitivo e scontato, salvato solo da una grande esposizione di nudità della sensuale Dayle Haddon. La trama vede una guardia del corpo onnipresente e ossessiva come Feldman che sventa un tentativo di rapimento ai danni della ragazza.

I soldi in bocca è molto divertente ed è interpretato da Enrico Montesano e da una stupenda Barbara Bouchet che si mostra seminuda con classe e generosità. La trama si sviluppa attorno a un malinteso che Montesano sfrutta per portarsi a letto la moglie del padrone. Montesano si presenta a casa della Bouchet e le offre molto denaro per fare l’amore con lei, ma alla fine si scopre che la paga con i soldi del marito che doveva importare illegalmente.

Un posto tranquillo è l’episodio più noioso ed è interpretato da un diligente Aldo Maccione e dalla televisiva Sidney Rome, che recita con la sua voce una parte da pazza svampita. Un cane lupo geloso della padrona tormenta un tentativo di rapporto tra Maccione e la Rome sino a renderlo impossibile.

Si tratta di cinque episodi che secondo Mereghetti “hanno per denominatore comune un basso e squallido umorismo da caserma, illustrato dalle nudità di qualche bellezza nostrana”. Per Morandini, invece, è “un film a cinque episodi senza un denominatore comune se si fa eccezione per la dominante componente erotica”. A me il film è piaciuto, con gli alti e bassi che ho cercato di indicare, ma sia nel 1976 in prima visione che oggi dopo diversi anni mi sono fatto delle grandi risate. I singoli episodi della commedia sono scritti e sceneggiati da Tonino Guerra e Giorgio Salvioni, mentre Martino fa il suo dovere e li gira senza cali di ritmo. Il cast è eccezionale: Barbara Bouchet, Enrico Montesano, Marty Feldman, Giovanna Ralli, Alberto Lionello, Sidney Rome e Aldo Maccione. Buona parte della commedia erotica degli anni Settanta.

(3/4 – continua)

Gordiano Lupi