IL CINEMA DI GENERE DI UMBERTO LENZI 06 – PARTE 01

Umberto Lenzi tra commedie e sentimento – Parte 01

Abbiamo già avuto modo di dire che se c’è un regista italiano che ha fatto proprio di tutto nel mondo del cinema di genere questi è Umberto Lenzi. Il solo genere che manca nel curriculum del regista maremmano è il western, ma lui stesso ha dichiarato di non amare i cavalli ed è forse questo il motivo. Lenzi ha girato anche pellicole comiche e sentimentali che hanno un’importanza relativa nel quadro di una produzione caratterizzata da poliziottesco, horror, storico, film di guerra e d’azione. In questo ultimo capitolo mi occuperò di quella produzione atipica di Umberto Lenzi, composta da quattro film come Scusi lei è normale? (1979), Cicciabomba (1982), Pierino la peste alla riscossa (1982) e Incontro nell’ultimo paradiso (1982). Sono commedie difficilmente inquadrabili in un genere ben determinato perché vanno dal gay movie sullo schema de Il vizietto (1978), al musicarello-coreografico, al Pierino apocrifo, per finire con un prodotto girato sulla scia del successo di Laguna Blu (1980). Umberto Lenzi mi ha confessato che si tratta di film girati esclusivamente per motivi alimentari, ma secondo me anche in questi lavori c’è qualcosa da salvare, un tratto autorale che li caratterizza e li differenzia da simili prodotti di quel periodo.

Scusi lei è normale? è un tipico gay movie girato sulla scia del successo de Il vizietto di Edouard Molinaro (1978) con Ugo Tognazzi e Michel Serrault. Inutile dire che il film di Lenzi è inferiore a un’opera che ha derivazioni letterarie (vedi la commedia Le Cage aux folles di Jean Poiret), ma resta pur sempre un prodotto commerciale dignitoso e divertente. Scusi lei è normale? ironizza sull’omosessualità senza abbandonarsi alla curiosità morbosa e tratta in modo leggero un argomento difficile da affrontare. Il successo internazionale de Il vizietto produsse sequel meno riusciti come Il vizietto II (1980) e Matrimonio con vizietto (1985), ma anche la divertente parodia Dove vai se il vizietto non ce l’hai? di Marino Girolami. Si tratta sempre di film dove il rapporto omosessuale è rappresentato senza scendere nei particolari erotici, ma ricorrendo a un apparato scenico di mossette e gridolini che fanno sorridere il pubblico.

Scusi lei è normale? è scritto, sceneggiato e diretto da Umberto Lenzi che per la parte creativa si fa aiutare da Dardano Sacchetti. Sia il regista che lo sceneggiatore hanno dato il meglio in generi diversi dalla commedia sexy, ma se la cavano con disinvoltura. La fotografia è di Guglielmo Mancori e serve soprattutto a mettere in risalto le forme abbondanti di Anna Maria Rizzoli, le musiche da discoteca piuttosto datate sono di Franco Micalizzi, il montaggio è dell’esperto Eugenio Alabiso, mentre le scenografie sono di Carlo Gentili e i costumi di Antonio Randaccio. Produce Maria Pia Gardini perla Pal Cinematografica. Interpreti principali: Ray Lovelock, Enzo Cerusico, Annamaria Rizzoli, Sammy Barbot, Renzo Montagnani, Aldo Maccione, Marcello Martana, Dante Cleri, Luca Sportelli, Vinicio Diamanti, Susanna Schemmari, Enzo Andronico e Salvatore Jacono.

La storia è costruita attorno alla bellezza di Annamaria Rizzoli, ballerina provetta, attrice di fotoromanzi porno e figlia di un importante uomo politico. Renzo Montagnani è un integerrimo pretore che tutela la moralità degli spettatori, ma si eccita mentre visiona le pellicole porno sequestrate. Enzo Cerusico interpreta in modo credibile il travestito Nicole, innamorato di Ray Lovelock, che finisce per irretire il pretore di ferro e per costruire una relazione con lui. Lo schema da commedia degli equivoci prevede Ray Lovelock come nipote del pretore e Anna Maria Rizzoli, castigata figlia di un uomo politico, ma in segreto spregiudicata Mimì Pon Pon. Inutile dire che le grazie della protagonista femminile sono mostrate in abbondanza e che finiscono per convincere Lovelock che forse non è del tutto gay.

Il film non è molto uniforme e alterna parti divertenti e rapide ad altre strutturali che si faticano a seguire, ma il ritmo complessivo della commedia raggiunge livelli di sufficienza. Renzo Montagnani è bravissimo come sempre nel ruolo di un pretore integerrimo, figura simbolica che serve a ironizzare sulla censura eccessiva e bacchettona di quel periodo storico. Il pretore lo vediamo all’opera sin dalle prime sequenze quando fa tappare i seni della Rizzoli su un manifesto pubblicitario. Il massimo della comicità e della satira si raggiungono durante la visione dei film sequestrati, quando Montagnani a parole esprime disgusto e riprovazione ma di fatto è parecchio eccitato. “Il senso del dovere mi impedisce di sospendere la proiezione” dice a un sottoposto mentre guarda: Bidella di notte, La pornosuocera, Perversioni intime di un ostetrica e li definisce “film di chiappa e spada”. Il pretore cerca con ogni mezzo di incastrarela Rizzoli che recita nei fotoromanzi porno come Mimì Pon Pon, ma non ci riesce. Non sa che la stessa attrice è figlia dell’onorevole Grisaglia perché lei si è sempre presentata come una ragazza casta e timorata di Dio.

Annamaria Rizzoli è la bellezza attorno alla quale viene costruito il film, una sorta di anti Fenech bionda dal seno perfetto e dalle curve mozzafiato, una delle attrici italiane più belle e desiderabili degli anni Ottanta, anche se il cinema non ha saputo utilizzare al meglio le sue doti. Nasce negli anni Cinquanta (non c’è certezza sulla data) e resta famosa come “il seno più bello d’Italia”, ma anche come sexy testimonial vestita da Babbo Natale del liquore Stock. La Rizzoliè una bella ragazza bionda, alta e formosa, dallo sguardo finto ingenuo e ammaliante, che fa parlare di sé soprattutto grazie agli spogliarelli televisivi durante la trasmissione Playboy di mezzanotte condotta da Enzo Tortora e Lucio Flauto. Sa gestire bene la sua immagine e si spoglia anche sulle pagine della rivista patinata per adulti Playboy, fino a quando nel 1979 riesce addirittura a condurre il Festival di Sanremo accanto a Mike Bongiorno. Annamaria Rizzoli concede le sue grazie all’occhio della macchina da presa e interpreta Scusi lei è normale? subito dopo essere uscita su Playboy e Playmen in servizi fotografici d’autore che la ritraggono in tutta la sua sfolgorante bellezza. I giornali la definiscono “la bomba sexy dell’anno” e la sua popolarità aumenta in un periodo in cui le protagoniste storiche della commedia scollacciata cominciano a rivestirsi.

“Era un film simpatico che però non andò molto bene, quando uscì nelle sale. L’abbiamo girato in piena estate a Roma, in una mansarda di via Margutta dove faceva un caldo da impazzire con tutti quei fari accesi” ha detto Annamaria all’intervistatore di Nocturno. La pellicola è anche un omaggio alla bellezza della Rizzoli, che vediamo subito impegnata in una gara di ballo e vestita in modo sensuale con stivaloni rossi a tacco alto e una gonna corta che le scopre il sedere. La sua presenza conturbante mette in crisi il rapporto tra i due gay Cerusico e Lovelock, al punto che il primo si ingelosisce e minaccia di uccidersi. Lenzi realizza anche un’interessante satira al genere con il personaggio di Enzo Andronico – regista di fotoromanzi porno – che fa recitare la Rizzoli vestita da suora mentre cita vecchi film anni Settanta come Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno. Molto divertente la sequenza con la bella attrice che esce dal set vestita da suora per entrare in farmacia e chiedere un test di gravidanza, ma anche quella dove mostra le cosce nude in auto a un poliziotto arrapato e infine quando scende in mezzo al traffico seminuda e provoca incidenti a ripetizione. Jimmy Il Fenomeno (immancabile presenza trash) grida a ripetizione. “Ho visto la Madonna!”. In questa parte del film, Lenzi si sbizzarrisce in alcune scene acrobatiche che lo hanno reso famoso nel poliziottesco e infatti gli incidenti automobilistici sono molto ben realizzati.

Annamaria Rizzoli e Ray Lovelock cominciano la loro relazione nella sala di ballo e si incontrano ancora a casa del pretore quando lei si presenta come la timorata figlia dell’onorevole Grisaglia. Lovelock ha il suo bel daffare a nascondere il fotoromanzo porno con la Rizzolivestita da sexy suora che poco prima aveva messo tra le carte dello zio. Un’altra sequenza tipica del miglior Lenzi poliziottesco vede una sgommata acrobatica di Lovelock distratto dalle cosce nude della Rizzoli a bordo della sua auto. Non poteva mancare una classica situazione da commedia sexy conla Rizzoli sotto la doccia e la macchina da presa che scruta, come fosse l’occhio indiscreto dello spettatore, glutei e seni esibiti tra acqua e sapone. “Sono ambidestro!” confessa Lovelock eccitato.

Aldo Maccione è un divertente commissario di polizia che non sopporta i gay e nelle prime scene della pellicola indaga sul presunto suicidio di Nicole. A un certo punto il commissario crede che Lovelock sia colpevole di un omicidio, ma prende un granchio dietro l’altro e non ne azzecca una. Quando interviene per sedare la lite tra Cerusico e Lovelock non si accorge che il primo ha sparato con una scacciacani e pensa chela Rizzolisia un travestito. La bella attrice deve mostrare un seno perfetto per far ricredere il commissario che continua a sospettare Lovelock di omicidio solo perché è gay. Alla fine Maccione resta ancora più sorpreso perché il vero assassino lo scoprono i carabinieri e viene fuori che è un appuntato di pubblica sicurezza in pensione.

Enzo Andronico – storica spalla di Franco e Ciccio – è davvero bravo come regista di fotoromanzi porno, molto espressivo con uno sguardo torvo e gli occhi storti, erotomane quanto basta e tutto preso dal suo lavoro di fotografo di parti anatomiche. Il pretore Montagnani fa chiudere il suo set mentre sta girando il fumetto de L’Inquisitore, basato su una serie di primi piani sui sederi femminili. La pellicola sa essere polemica nei confronti di certi pretori integerrimi che predicavano bene ma razzolavano male. Montagnani è perfetto in questa macchietta da avanspettacolo e il culmine della commedia degli equivoci si raggiunge nel rocambolesco finale. Il pretore si presenta a casa del nipote e continua a dare la caccia a un’introvabile Mimì Pon Pon che è proprio accanto a lui. Il pretore si invaghisce del travestito Nicole, pure se pensa che sia una donna, mentre il nipote cambia idea sui gusti sessuali e si dedica alle bellezze muliebri della Rizzoli. Un sensuale tango tra Montagnani e Cerusico prelude a un lento che fa appartare Lovelock ela Rizzoli per fare l’amore. Montagnani e Cerusico  ballano ancora mentre il primo afferma: “Non è l’abito che fa il monaco”. Immancabile la risposta: “A chi lo dici!”.

Da citare il leitmotiv sonoro del film “You are what you are” cantata da Vivian Huston e scritta da Umberto Lenzi, M. Douglas e Franco Micalizzi.

(6/1 – continua)

Gordiano Lupi