FANTASCIENZA STORY 177

IO, ROBOT: ZERO DIFETTI (1987) – PARTE 02

ROBOCOP (RoboCop)

Anche se girato a Dallas questo film di Paul Verhoeven finge di essere ambientato a Detroit in un futuro prossimo venturo quando, per arginare la dilagante violenza urbana, una potente Compagnia privata, la OCP, ha preso il comando delle forze dell’ordine.

È proprio nel lussuoso e tecnologicamente avanzato palazzo della potente compagnia che si sta svolgendo un’importante riunione. Il Presidente dell’OCP (Dan O’Herlihy) ha preso la parola.

Presidente: «Amici miei, sono ormai più di dieci anni che accarezzo questo sogno, un sogno che ho invitato voi tutti a dividere con me. Tra sei mesi inizieremo la costruzione di Delta City… (Applausi) Là dove adesso si trova la vecchia Detroit. La vecchia Detroit ha il cancro. Il cancro è il crimine e deve essere estirpato prima che assumiamo due milioni di lavoratori che daranno nuova linfa a questa città!»

Alla riunione è presente un giovane dirigente Robert Morton (Miguel Ferrer); egli odia a morte il suo diretto superiore Richard Jones (Ronny Cox) perché non vuole avvallare i suoi progetti.

Bob: «Giusto! (Applaude, costringendo gli altri ad applaudire)»

Presidente: «Sebbene alcune innovazioni nel sistema fiscale abbiano creato un’economia ideale per una crescita corporativa, il Settore dei Servizi, l’applicazione della legge, per esempio, ne ha sofferto. Io credo sia giunto il momento di darle una giusta ricompensa… Dick…»

Richard (Dick) Jones, il numero due dell’OCP, comincia a illustrare il suo progetto ma Bob non gli presta la minima attenzione; lo sguardo severo del Presidente che si è posato su di lui, lo costringe a volgersi verso il funzionario.

Dick: «Osservate attentamente il tracciato di questa Compagnia e vedrete che abbiamo giocato d’azzardo in mercati tradizionalmente considerati privi di profitto: ospedali, prigioni, esplorazione spaziale. Io dico che i buoni affari si fanno dove si trovano… (Applausi) Come sapete abbiamo stipulato un contratto con il Municipio per dirigere le forze locali di polizia ma al Comitato di sicurezza riteniamo che una forza di polizia efficiente sia soltanto parte della soluzione. No, ci occorre qualcosa di più. Ci serve un agente di polizia ventiquattro ore su ventiquattro, un poliziotto che non ha bisogno di mangiare o di dormire. Uno sbirro con armi di potenza superiore e dei riflessi per usarla. Amici e colleghi ho il grande piacere di presentarvi il futuro dell’applicazione della legge: ED 209.»

Apre la grande porta dietro di lui e appare una specie di mostro meccanico retto su due possenti gambe metalliche che, al posto delle braccia, ha delle armi ad alta precisione.

ED 209 è stato realizzato da Phil Tippett in grandezza naturale, più o meno due metri e dieci, tutto in legno dipinto nelle scene in cui è fermo, mentre in quelle dove si muove si tratta di un modello in plastica di circa trenta centimetri completamente snodabile e mosso a passo uno, indi sovrapposto davanti agli attori sincronizzando i suoi movimenti con i loro in una sorta di perfezionata Front Projection.

Dick: «L’Elemento Droid serie 209 è un robot autosufficiente che fa rispettare la legge, il 209 è programmato per tenere tranquille le zone urbane. Ma questo è solo l’inizio. Dopo un turno di servizio ottimale nella vecchia Detroit contiamo che il 209 diventi un prodotto militare veramente imbattibile per il prossimo decennio!»

Il collaudo del robot però è disastroso. Un consigliere scelto da Dick per fare da cavia viene ucciso dal mostro meccanico il quale non ha rilevato che l’uomo era in quel momento inerme e disarmato e che la pistola con la quale minacciava il robot era stata intenzionalmente gettata per terra. Costernato Dick si avvicina al Presidente.

Presidente: «Dick, sono veramente contrariato…»

Dick: «Sono sicuro che c’è un disguido, un problema transitorio…»

Presidente: «E tu chiami questo un disguido? Secondo i piani dovremmo cominciare a costruire fra sei mesi, il tuo problema temporaneo potrebbe costarci cinquanta milioni di dollari solo di interessi.»

Bob si è avvicinato ai due.

Bob: «Non necessariamente, Signore, forse lei sa del Programma Robocop da me elaborato ai Comitati di Sicurezza quale espediente contro queste circostanze…»

Dick: «La ringrazio per l’interessamento mister Morton, sono certo che questo è un elemento che potremmo esaminare…»

Presidente: «Aspettate un momento… Dick! È probabile che ci serva una prospettiva più innovativa. Mi dica di più del suo piano Mister Morton. Quanto tempo ci vorrà?»

Bob: «Siamo pronti al via, Signore, abbiamo ristrutturato il Dipartimento di Polizia e abbiamo degli ottimi candidati nei ruoli a rischio. Ho piena fiducia che potremo avere un prototipo fra novanta giorni!»

Presidente: «Bene, molto bene. Se ne occupi subito Mister Morton! Attendo una completa relazione tra venti minuti!»

Bob: «Grazie, Signore.»

Il Presidente se ne va mentre i due si guardano con odio non represso.

Intanto, al Police Precinct Metro West e cioè la centrale di Polizia nella zona ovest di Detroit, l’agente Murphy (Peter Weller), appena trasferito, viene messo di pattuglia con l’agente Anne Lewis (Nancy Allen) e i due entrano subito in azione lanciandosi all’inseguimento di un furgone a bordo del quale è stato segnalato un pericoloso e sanguinario bandito: Clarence J. Boddicker (Kurtwood Smith) il quale, assieme ai suoi complici, ha appena compiuto una rapina.

I due inseguono il furgone sostenendo una furibonda sparatoria, fino a un’acciaieria abbandonata dove i due entrano; Murphy viene attirato in un tranello dai banditi che lo crivellano di pallottole mentre Anne, creduta morta, si salva miracolosamente.

Portato in ospedale, inaspettatamente ancora vivo, il poliziotto non sopravvive alle ferite mortali e quello che resta di lui servirà a Bob Morton per creare il suo superpoliziotto.

La corazza che riveste Robocop, secondo quanto viene detto nel film, è fatta di titanio e cesio e il suo braccio meccanico ha una forza di 400 libbre. In realtà Rob Bottin ne ha costruite sette di tipo diverso, alcune delle quali venivano usate solo dagli stuntmen. La corazza, che pesava la bellezza di diciotto chili, era composta di due strati: uno interno di lattex nero e uno esterno formato da quindici pezzi di plurietano con giunte di alluminio, il casco era invece di fibra di vetro. Va da sé che il peso costringeva l’attore a delle grosse fatiche e anche la vestizione era molto lunga e, infine, una volta indossato, sembrava di essere in un bagno turco.

Torniamo alla nostra storia e cioè quando Bob presenta ai suoi colleghi la sua creazione finalmente ultimata.

Bob: «È il massimo concepibile. I riflessi più veloci che la tecnologia moderna possa concepire. Ha la memoria computerizzata oltre ad una programmazione di comportamento per fare rispettare la legge. È con grande piacere che vi presento Robocop!»

Il cyborg viene portato alla Centrale di Polizia.

Bob: «Quali sono i tuoi obbiettivi?»

Robocop: «L’ordine pubblico totale. Proteggere gli innocenti. Far rispettare la legge.»

Esiste una quarta direttiva come si evince dalla lettura del visore, in soggettiva, di Robocop ma tale direttiva è protetta dal segreto…

Le prime missioni di Robocop sono un successo totale. Sventa una rapina in un supermarket, salva una donna da uno stupro e salva anche il Sindaco tenuto in ostaggio da un ex assessore impazzito. I telegiornali cominciano a occuparsi di lui…

Annunciatrice: «Robocop. Chi è, che cos’è? Da dove sarà venuto mai? È il più recente soldato dell’OCP e del loro rivoluzionario programma di controllo del crimine. L’OCP sostiene che la macchina senza paura ha messo in fuga i malviventi della vecchia Detroit. Oggi gli alunni della Scuola Elementare Eliah Cook hanno potuto incontrare di persona ciò che i loro genitori leggono solo sui fumetti!»

Intervistatore: «Robot! Scusi Robot, ha qualche messaggio speciale per i bambini che la guardano da casa?»

Robocop: «Non siate indisciplinati.»

L’incontro tra i due nemici avviene dopo che Bob è stato nominato vicepresidente del Comitato di Sicurezza in un luogo che non è certo dei più indicati per una discussione amichevole: il bagno dei dirigenti (avete mai notato che le decisioni più importanti, per gli uomini o per il pianeta, vengono a volte prese nei luoghi più strani?).

Dick: «Congratulazioni, Bob!»

Bob: «Grazie.»

Dick: «Ricordo quando ero un giovane dirigente in questa Compagnia. Per il Vecchio usavamo strani nomi: culo di ferro, brontolo, una volta l’ho pure chiamato stronzo, però c’era sempre il rispetto, sapevo sempre dove fermarmi e tu invece sei andato troppo oltre, bello mio. Tu hai insultato me e hai insultato questa Compagnia con quella tua schifosa invenzione. Io avevo una vendita militare garantita con l’ED 209, programma di rinnovamento, pezzi di ricambio per venticinque anni. A chi può importare se funziona oppure no?»

Bob: «Il vecchio credeva che fosse abbastanza importante… Dick.»

Dick: «Sai, è un vecchietto gentile a ha buone intenzioni, ma non vivrà mica in eterno e io sono il numero due da queste parti. Così è la vita, hai detto, vero Bob? (Lo afferra per i capelli) Tu hai preso di petto la persona sbagliata!»

Bob: «Vaffanculo!»

Dick: «Tu prega soltanto che quel tuo mostro schifoso non faccia errori!»

Da qualche parte, nella mente riprogrammata di Murphy, esistono dei refoli di memoria. Una notte Robocop rivive in sogno le scene della sua morte; confuso, si alza ed esce dal Dipartimento. L’agente Lewis intuisce non solo che Robocop possa essere Murphy, ma che qualche ricordo della sua esistenza passata viva ancora in lui.

Robocop si dirige all’archivio della polizia e, dopo una breve ricerca, non solo scopre i volti dei suoi assassini: partendo da uno di loro infatti, fattolo arrestare poco prima, trova anche il suo indirizzo, o meglio l’indirizzo di Murphy. Ci va e, in quella casa, ora vuota, rivive frammenti del suo passato. Nel frattempo l’orgia felice di Bob viene interrotta dall’arrivo di Clarence che gli spara alle gambe, poi si avvicina al maestoso impianto video del dirigente e vi introduce un dischetto. Sui televisori appare l’immagine di Dick Jones.

Dick: «Salve figliolo, sono Dick Jones. Penso che a quest’ora sarai in ginocchio ormai, pregando che non ti uccidano… Pietoso! Ora non ti senti più tanto sicuro di te, vero Bob?»

Bob: «Qualunque cifra ti dà, io ti do il doppio, subito…»

Dick: «Sai cosa c’è di tragico in questo, Bob? Avremmo potuto essere amici ma tu non hai voluto rispettare i ruoli, hai voluto pestarmi i piedi! Ma la vita va avanti, lo sappiamo, lottiamo per l’amore e per la gloria eh, Bob?»

Clarence estrae una bomba a mano e la deposita sul tavolino di vetro accanto a Bob e poi esce tranquillamente dalla casa…

Dick: «…Ci aiuta se lo consideriamo un gioco e ogni gioco ha un vincitore e un perdente.»

Bob annaspa con le gambe ferite per cercare di raggiungere la bomba il cui timer sta avvicinandosi rapidamente allo zero… la sfiora… ma la granata cade…

Dick: «…Hai finito di rompere il cazzo, Bob…»

Una grande esplosione distrugge ogni cosa.

Robocop frattanto ha rintracciato Clarence, intento a contrattare una partita di droga da uno spacciatore, entra nel deposito eliminando tutti coloro che gli si parano davanti. Mentre tutti gli spaventati complici di Clarence fuggono via, egli viene catturato e malmenato da Robocop. In preda al terrore Clarence rivela di essere in combutta con un uomo molto potente, il numero due dell’OCP, Richard Jones.

Robocop porta in centrale Clarence il quale, grazie alla telefonata concessagli dalla legge, avvisa Dick dell’arrivo dell’agente; il funzionario, tranquillizzandolo, promette di farlo liberare entro ventiquattro ore. Poi resta seduto nel suo ufficio ad aspettare l’agente di latta. Egli ne può seguire l’avvicinamento mediante un rilevatore che segue in ogni momento gli spostamenti del cyborg. Non deve attendere molto, la porta del suo ufficio si apre violentemente.

Dick: «Entri pure, agente. Io di solito non vedo nessuno senza appuntamento ma, nel suo caso, farò un’eccezione!»

Robocop: «Lei è in stato d’arresto.»

Dick: «E qual è il capo d’accusa?»

Robocop: «Favoreggiamento di un noto criminale.»

Dick: «Sembra proprio che sia in guai seri, mi ammanetti allora!»

Robocop: «Certo. Lo farò.»

Ma, a un tratto il cyborg si blocca, come paralizzato, soffrendo enormemente.

Dick: «Che le succede agente? Glielo dico io che le succede. È una piccola polizza d’assicurazione chiamata Direttiva 4. Il mio misero contributo al tuo profilo psicologico, agente. Su qualunque tentativo di arrestare un alto dirigente dell’OCP ti produce una crisi. Che credevi? Di essere un comune agente di Polizia? Tu sei un nostro prodotto e non possiamo permettere che i nostri prodotti si rivoltino contro di noi, ti pare? Vedo che hai ancora la forza di combattere, forse ti piacerebbe conoscere un mio amico…»

La porta interna dell’ufficio si apre ed entra ED 209 pronto a ghermire l’agente cibernetico.

Dick: «…Ho dovuto uccidere Bob Morton perché aveva fatto uno sbaglio, adesso è ora di cancellare quello sbaglio…»

ED 209 insegue Robocop sparandogli addosso all’impazzata ma il cyborg non solo evita tutti i colpi, riesce pure a sfuggirgli attraverso la scala antincendio; il colosso di metallo, il cui compito dovrebbe essere quello di salvaguardare la legge e l’ordine, non è capace di scendere una semplice scala, cade e si rovescia restando, ridicolmente, a gambe per aria come una tartaruga.

All’esterno, chiamati da Dick, un nugolo di poliziotti circonda Robocop scaricandogli contro interi caricatori. L’agente sta per soccombere contro la valanga di colpi che piovono da tutte le parti, quando Anne si precipita al suo fianco con la macchina, lo fa salire e se lo porta via.

Il giorno dopo Clarence, libero, incontra Dick.

Clarence: «Ciao Dick bello! Come ti butta?»

Dick: «Quell’aggeggio è ancora vivo!»

Clarence: «Non so di che stai parlando.»

Dick: «L’agente di polizia che ti ha arrestato a cui hai spifferato tutto!»

Clarence: «Ehi, dà un po’ un’occhiata alla mia faccia, Dick. Quello voleva ammazzarmi!»

Dick: «Quello è un cyborg, idiota! Ha registrato ogni parola che hai detto. La sua memoria è una prova legale evidente e io ci sono dentro, quindi dovrai ucciderlo!»

Clarence: «Beh, senti capo: è la tua compagnia che ha costruito quel pezzo di ferro e ora lo devo eliminare io? Io non ho tempo per queste buffonate.»

Dick: «Fa’ come vuoi, Clarence, ma la costruzione di Delta City comincia fra due mesi, vale a dire due milioni di maestranze che vivono in roulotte e questo significa droga, gioco d’azzardo, prostituzione… Territorio vergine per l’uomo che sa in che modo si aprono nuovo mercati. Un uomo solo potrebbe controllare tutto, Clarence…»

Clarence: «Beh, sarà meglio rimanere amici tutto sommato, Dick…»

Dick: «Distruggilo!»

Clarence: «Serviranno delle armi molto potenti. Hai accesso tu alle armerie militari?»

Dick: «Praticamente siamo noi i militari…»

Nella vecchia acciaieria, dove è cominciato tutto, Robocop si sta sistemando una delle gambe, danneggiata dai colpi. Anne arriva in quel momento per portargli del cibo omogeneizzato che costituisce la sua principale fonte di nutrimento e anche un giravite elettrico; con dei sapienti quanto mai meccanici movimenti il cyborg toglie il casco che copre quasi completamente il suo volto.

Robocop: «Quello che vedrai potrà non piacerti.»

Appare il viso di Murphy, la sua pelle all’estremità superiore termina con il lucido metallo. Alcuni congegni fanno bella mostra di loro, sono gli stessi che coprono il resto del suo corpo. Pur avendo delle speciali particolarità, gli occhi e lo sguardo di Murphy sono rimasti gli stessi.

Anne: «Che bello rivederti di nuovo, Murphy!»

Robocop: «Murphy aveva moglie e un figlio, che ne è stato di loro?»

Anne: «Ecco, dopo il funerale si sono trasferiti…»

Robocop: «Dove sono andati?»

Anne: «Lei credeva che tu fossi morto, si è rifatta una vita…»

Robocop: «Posso sentirli in me, ma non riesco a ricordarli… lasciami solo…»

Le armi sono state consegnate a Clarence come pattuito, i suoi uomini sono stati liberati; sono in quattro coloro che si dirigono alla vecchia acciaieria, seguendo il segnale del trasmettitore. La battaglia infuria rapidamente, uno dei quattro viene fatto fuori a colpi di mitraglietta, il secondo urta con il furgone un contenitore di liquido tossico che lo investe e lo sommerge completamente, quello che ne esce è un essere mostruoso in completo disfacimento. Il make-up è stato ottenuto in due tempi usando la schiuma di lattice: prima ne è stata messa sul petto, sulle mani e sulla testa dell’attore e poi anche sul viso in una successiva sequenza per evidenziare meglio il processo di disfacimento. Quando la macchina di Clarence, lanciata a folle velocità e inseguita da Anne, lo investe, il corpo dell’uomo praticamente si spappola in un liquame disgustoso. Clarence sbanda e finisce in uno scarico, Anne ferma la macchina sul ciglio ma Clarence, uscito velocemente dalla vettura, le spara, ferendola. La ragazza scivola lungo la china. Intanto il terzo complice di Clarence, manovrando una grossa gru, scarica addosso a Robocop delle putrelle di metallo, seppellendolo quasi completamente. Un colpo preciso di Anne, riuscita nel frattempo a impossessarsi dell’arma dimenticata da Clarence, distrugge la gru uccidendo pure il manovratore. Clarence cerca di colpire con una sbarra il riaffiorato cyborg, riuscendo solo a ferirgli una spalla; avvicinatosi a Robocop, Clarence sta per dare un rapido addio alla sua vita: dalle metalliche nocche dell’agente, fuoriesce un appuntito stiletto che lacera la gola del malvivente, uccidendolo. Ma non è ancora finita, dopo essersi liberato e aver caricato Anne in macchina, i due raggiungono la sede dell’OCP e distruggono, sempre con il fucile militare di Clarence, un ED 209 di guardia sotto il palazzo; in sala riunioni, Dick sta spiegando i suoi progetti.

Dick: «Qualunque cosa accada la Corporazione continuerà ad osservare i principi del suo fondatore: coraggio, forza, convinzione… (applausi) Ci misureremo ad ogni nuova sfida con lo stesso atteggiamento aggressivo…»

La porta della sala riunioni si spalanca ed entra Robocop, Dick, spaventato, arretra vicino al Presidente.

Presidente: «Cosa possiamo fare per lei, agente?»

Robocop: «Dick Jones è ricercato per omicidio.»

Dick: «Ma questo è assurdo! Quel… quel coso è un violento psicopatico maniacale!»

Robocop: «Il mio programma non mi consente di agire contro un funzionario di questa Compagnia.»

Presidente: «Questa è un’accusa grave, quali prove ha per sostenerla?»

Robocop si collega al visore e trasmette l’immagine e le parole di Dick che si autoaccusa del delitto di Bob. Vistosi perso Dick afferra per la gola il Presidente minacciandolo con un’arma.

Dick: «Si alzi! Voglio un elicottero, subito! Andremo sulla terrazza con calma e io salirò sull’elicottero col mio ostaggio, se qualcuno tenta di fermarmi faccio fuori il vecchio!»

Ma il vecchio, lo sarà forse di età sì, ma non certo di cervello.

Presidente: «Dick, sei licenziato!»

La Direttiva 4, nei riguardi di Dick, non ha più motivo di esistere per proteggerlo dal momento che l’uomo non è più un funzionario dell’OCP. Con un colpo di gomito il Presidente si libera della stretta e si sposta rapidamente. I colpi precisi dell’arma di Robocop non perdonano e Dick, sfondando la vetrata, precipita nella lontana strada sottostante. Il Presidente si rimette a posto la cravatta e guarda il cyborg.

Presidente: «Spari bene, figliolo, come ti chiami?»

Robocop: «Murphy.»

E sorride…

Il film è stato prodotto relativamente a basso costo e, forse per questo l’animazione a passo uno e il matte di Dick che precipita nel vuoto, non sono tra le migliori, ma la pellicola ottenne un ottimo successo commerciale che generò non solo due altri sequel ma anche una serie televisiva e un remake.

Gli effetti che si possono vedere non sono poi così speciali, sono maggiormente scenici, ma il film risulta essere ben condito da sagaci battute che tuttavia alleviano la totale mancanza di sfx.

(2 – continua)

Giovanni Mongini