L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI

Ecco un altro libro che non può assolutamente mancare nella vostra biblioteca personale del fantastico: un capolavoro a firma di Jack Finney che porta il titolo di “L’invasione degli ultracorpi” (224 pagine; € 13,50), pubblicato in Italia dalle Edizioni Marcos Y Marcos.

Anni ‘50. Gli abitanti di Mill Valley, una pacifica cittadina della California del Sud, sembrano essere stati contagiati da un’assurda PSICOSI COLLETTIVA, da qualcosa che, se non ben controllata, potrebbe presto degenerare in una vera ISTERIA DI MASSA: molti di loro infatti affermano di non riconoscere più i propri cari, che essi sono irrimediabilmente cambiati, anche se non saprebbero dire cosa li spinge a dire ciò. Che essi NON SONO PIU’ LORO. Nell’arco di pochissimi giorni, il tranquillo paese cadrà completamente nelle mani di una razza di alieni mutanti scesi dallo spazio dentro a grossi baccelli, capaci, una volta schiusi, di prendere le sembianze di chi ha la sfortuna di addormentarglisi vicino. Gli unici superstiti di quest’invasione (la cui prima vittima è l’arcifamoso “zio Ira”) sono il dottor Jack Belicec e la vicina di casa di cui è innamorato, Becky Driscoll. I due assistono impotenti all’inarrestabile propagarsi del “morbo” ed alla raccapricciante “sostituzione” di tutti, compresi parenti e vecchi amici, con REPLICANTI del tutto simili alle loro controparti umane, se non fosse che sono completamente privi di aspirazioni, di sogni e di sentimenti, amore e odio compresi.

Il romanzo è MAGISTRALE per quanto riguarda la costruzione della tensione, sapendo alternare alla perfezione momenti di CALMA PIATTA a momenti di azione, attimi di PURA FOLLIA (il solo pensare che tua madre sia una di quelle COSE!) a frangenti -molto brevi purtroppo – in cui la ragione sembrerebbe riuscire a prendere il sopravvento: a un certo punto Jack e Becky si rivolgono ad uno psicologo che li convince addirittura che gli abitanti di Mill Valley sono caduti preda della PARANOIA! Lo stesso psicologo si dilunga poi in un gustosissimo excursus sui FENOMENI INSPIEGABILI accaduti qua e là per il mondo: rane che piovono dal cielo, alligatori che dimorano nelle fogne delle città, disastri ferroviari preannunciati da strani messaggi che poi spariscono e persone che periscono bruciate ma i cui vestiti rimangono intatti. Insomma, un piccolo compendio delle LEGGENDE METROPOLITANE più comuni. Manca solo il topo-cane, il “benvenuto nell’Aids” (ma allora non esisteva ancora) e l’uomo che si risveglia in un fosso senza un rene…
Nel 1956, in pieno maccartismo, lo scrittore americano Jack Finney scrive questo “The Invasion of the Body Snatchers”, romanzo che cambierà per sempre, sia per quanto riguarda la letteratura SF sia per quanto concerne la cinematografia, il modo di concepire, le invasioni extraterrestri.
E’ la nascita di un nuovo filone fantascientifico. Un ricchissimo filone che non vede più le “guerre dei mondi” solo da un punto di vista wellesiano (H.G.Welles “The War of the Worlds”), con alieni di varie forme e fattezze scesi fin da noi solo per sterminarci e/o cibarsi di noi, con lo scopo, in ultima analisi, di DISTRUGGERE IL nostro SISTEMA dall’esterno. No, la poderosa originalità dell’opera più famosa di Finney sta nell’aver trattato gli alieni, anziché come invasori, come COSPIRATORI, capaci di insinuarsi all’interno della Società fingendosi membri di essa per dar luogo a vere e proprie rivoluzioni DALL’INTERNO DEL SISTEMA.

Negli anni le interpretazioni socio-politiche da dare all’opera di Finney sono state le più varie, spesso -a seconda del gruppo sociale da cui era presa di volta in volta in esame- anche contrastanti e perfino fra loro opposte. Cosa peraltro assolutamente non nuova nel Cinema, ma in ogni caso l’impatto di questo romanzo fu tale che TUTTI dovevano avere un’idea a proposito. Di qui le diversissime interpretazioni che ne vennero date. Appare comunque abbastanza chiaro come un romanzo come questo che compariva in pieni anni ’50, in quel periodo di CACCIA ALLE STREGHE in cui gli americani che volevano definirsi tali erano chiamati a prendere le distanze da tutto ciò che poteva essere sovietico o “sovietizzante” e denunciarlo alla pubblica autorità, fosse in realtà una metafora abbastanza chiara del MACCARTISMO (si pensi, però, che invece i maccartisti ci videro un simbolo della -secondo loro- imminente invasione comunista!!).

Le trasposizioni cinematografiche di questo romanzo sono state finora quattro: una del 1956, “Invasion of the Body Snatchers”, realizzata da Don Siegel, responsabile anche della serie originale per la TV di “Ai confini della Realtà”; una omonima in inglese (ma da noi passata sotto il nome di “Terrore dallo Spazio Profondo”) del 1978 di Philip Kaufman; un´altra del 1993 di Abel Ferrara, da noi: “Ultracorpi: l’Invasione continua”; ultima in ordine di tempo è arrivata quella del 2007: “Invasion“, di Oliver Hirschbiegel, con Nicole Kidman e Daniel Craig. Fra di esse, a detta di molti, la versione migliore è quella del ’78 di Kaufman, con Donald Sutherland, Geff Goldblum e Leonard Nimoy (lo Spock di Star Trek - qui nel ruolo dello psichiatra), ambientata però non più in un paesino di campagna, ma a New York City. In questa edizione figurano poi in due cammei lo stesso regista della versione del ’56, Don Siegel, ed il suo protagonista, Kevin McCarthy (guarda caso, omonimo del senatore Joe McCarthy!!). Il primo è il tassista sul cui taxi salgono i protagonisti in fuga, mentre il secondo è il “pazzo” che corre nel traffico gridando “Stanno arrivando! Tu sei il prossimo!”, in una ripetizione (omaggio) del finale del film del ’56.

Come già anticipato, “L’Invasione degli Utracorpi” ha influenzato grandissima parte delle produzioni fantascientifiche successive, molte delle quali hanno preferito trattare più di un’”infezione” che si sviluppa all’INTERNO della Società che di un’assalto alieno tout-court, prendendo così largamente le distanze dall’opera epocale (ma francamente un po’ “sempliciotta”) di Welles. Fortissimi influssi del romanzo di Finney si percepiscono in due opere del Maestro John Carpenter: “La Cosa” (1982), che ha come protagonista un essere polimorfo (capace cioè di prendere le sembianze di qualsiasi essere vivente) e che sparge l’odio fra gli umani che tentano di sfuggirgli e soprattutto “Essi Vivono” (“They Live” -1988), dove gli uomini un giorno scoprono che l’America è completamente nelle mani di extraterrestri che vivono nascosti in mezzo a noi. Di più: nel capitolo 16 del libro di Finney (a pag.170 della mia edizione) si legge chiaramente il titolo del film di Carpenter: “essi vivono” dice Belicec quando scopre che tutti i cittadini del paese sono ormai “dei loro” e che l’umanità intera è ormai con le spalle al muro. Potevo poi dimenticarmi del “papà degli zombi” George A. Romero? No di certo, e infatti “La Notte dei Morti Viventi” (1968) può benissimo essere vista come la prosecuzione dell’invasione cominciata nel 1956 dalle truppe di Finney…

Da notare che anche Richard Matheson (che fu proprio l’ispiratore principale della serie di “Ai confini della Realtà”, lavorando gomito a gomito con Don Siegel, regista del film del ’56 – il mondo è davvero piccolo!) con il suo romanzo “Io sono leggenda” nel 1954 scrisse qualcosa che con l’edificio di Finney sembrerebbe avere in comune ben più delle fondamenta. Nel mondo di Matheson gli uomini si trasformavano non in alieni ma in vampiri. Gli uni e gli altri finivano per chiedere ai protagonisti rimasti “umani” di unirsi a loro. Entrambi ricevevano un secco “no” come risposta. Ma mentre il lavoro di Finney finisce con un “happy end” che vede gli umani debellare gli invasori (il finale del film del ’78 di Kaufmann invece vede gli uomini battuti), quello di Matheson termina con la totale disfatta della razza umana, che finisce per essere “inglobata” da una neo-nata società, frutto della fusione di quella umana e di quella vampiresca (da “Io sono leggenda” sono stati tratti tre film: oltre a quello omonimo recente infatti, esistono anche “Occhi Bianchi sul Pianeta Terra” di U.Ragona e “L’ultimo Uomo della Terra”).

Di Finney consiglio caldamente la lettura anche di “La monetina di Woodrow Wilson”, la strana storia di un perdente cronico, sposato con una donna che non ama, la cui vita un giorno viene completamente stravolta dal ritrovamento di una monetina che lo farà entrare in una dimensione parallela in cui è un vincente assoluto, capace di inventare la cerniera-lampo e la 7-Up, scrivere un libro al posto di Mark Twain e concepire canzoni come “Yellow Submarine” e “Only You”.
Ma la cosa chiaramente non può durare a lungo…
NON ADDORMENTIAMOCI!

Giuseppe Conti