ANNARITA GUARNIERI TRA FANTASY, POESIA E… IL GATTO CON GLI STIVALI

“Lo scrittore di fantasy potrebbe essere un sognatore, un viaggiatore nel tempo e nelle ere. Un nostalgico di tempi in cui onore ed eroismo significavano ancora qualcosa. O forse tutte queste cose insieme”. Sono tutte definizioni che Annarita Guarnieri, una delle più note traduttrici italiane nell’ambito della letteratura fantastica, ci ha dato rispondendo a una nostra precisa domanda. Annarita, infatti, è una grande esperta di fantasy, una forte lettrice, ma anche una capace autrice e saggista che appena può si cimenta con il genere che più ama. Ma non solo, nell’intervista che segue abbiamo parlato anche dell’Annarita Guarnieri “inedita”, ossia di colei che scrive versi: le sue sono parole in libertà che le danno modo di scavare dentro di sé e di esprimere sentimenti. A questo punto se abbiamo suscitato la vostra curiosità non vi resta che mettervi comodi e leggervi questa nostra chiacchierata.

CIAO ANNARITA E BENTORNATA SULLE COLONNE DE LA ZONA MORTA. COMINCIAMO CON UNA DOMANDA MOLTO GENERICA: COSA RAPPRESENTA  PER TE IL MONDO DEL FANTASTICO?

Fantasticare è qualcosa che faccio da quando riesco a ricordarmi. Nella mia vita ha rappresentato tante cose: un passatempo, un rifugio, una fuga dalla realtà, un modo per esprimere ciò che ho dentro. Trovo che scrivere e leggere nell’ambito fantastico sia molto più rilassante e catartico del farlo nell’ambito di altri generi. Il che non vuol dire che non mi piaccia un buon thriller o un giallo di vecchia scuola.

FANTASCIENZA E FANTASY APPARTENGONO ENTRAMBI ALLA LETTERATURA FANTASTICA ED ENTRAMBI AL TUO LAVORO. QUALE GENERE PREFERISCI TRADURRE?

Questa è una domanda facilissima. Il fantasy. Traduco fantascienza, ma conto sulle dita di una mano i libri di fantascienza che mi sono piaciuti davvero (a parte Star Trek, è ovvio). Gli altri mi hanno annoiata o mi hanno lasciata indifferente. Ricordo che Viviani quasi si scusava quando mi dava da tradurre qualcosa di fantascienza, perché sapeva che non era di certo il mio genere preferito.

QUALI SONO I TITOLI E GLI AUTORI DI FANTASY CHE HAI TRADOTTO CON MAGGIORE PASSIONE? E TRA QUESTI CHI PREFERISCI?

Se dovessi fare un elenco sarebbe troppo lungo. Nell’arco della mia carriera e anche al di fuori di essa, come lettrice, mi sono passati per le mani decine di autori. Certo, quello che preferisco in assoluto è… no, non è Tolkien, anche se ho riletto sette volte Il Signore degli Anelli. Il mio autore preferito in assoluto è il compianto David Gemmell (sul quale Annarita ci confessa che da tempo ha in mente di scrivere un saggio, ndr). Divoravo i suoi libri, e quando ne avevo uno da tradurre prima di arrivare in fondo alla traduzione me lo ero letto e riletto almeno tre volte. Mi piacciono anche Eddings, Turtledove (almeno il Turtledove del Ciclo di Videssos), Feist, Katharine Kerr (ho continuato a comprare in inglese il suo Ciclo di Deverry, che ha accompagnato una decina di anni della mia vita, quando la Nord-Longanesi ha deciso di non finire di tradurlo) e Morga Llywelyn. Nell’ambito della fantascienza la mia autrice preferita è indubbiamente Julian May… i suoi Cicli del Pliocene e dell’Intervento sono stati fra le cose migliori che mi siano mai passate per le mani, ma le affiancherei Il Manufatto di Greg Benford e Falcon di Emma Bull. Quanto alla passione, subentra tutte le volte che una storia mi prende, quindi i libri che mi hanno appassionata sono molti, moltissimi.

QUANDO E COME NASCE LA PASSIONE PER QUESTO GENERE LETTERARIO? IMMAGINO CHE AVRAI DIVORATO TANTE FIABE E FAVOLE SIN DA BAMBINA….

Beh, non proprio favole, sebbene leggessi anche quelle. A dire la verità, la prima lettura che ricordo (non sapevo ancora leggere e me lo leggeva mia madre, ma poi l’ho riletto da sola fino alla nausea) è stata Storie del Mondo Greche e barbare, che raccontava non solo l’Iliade ma anche la storia di tutti i principali protagonisti, a cominciare da Agamennone e Menelao, Achille, Ulisse. Sono seguiti l’Odissea, La Storia dell’Errante Enea (Eneide per ragazzi) e Gli Argonauti. In pratica, la forma più antica di letteratura fantastica. Contemporaneamente, leggevo anche le fiabe, ovviamente, e le mie preferite erano La Bella e la Bestia e La Bella Addormentata. La componente fantastica de La Bella e la Bestia è più che evidente. Quanto a La Bella Addormentata, ho sempre preferito la versione del film di Disney… tutta la parte di Malefica, con gli orchetti e il drago, mi affascinava. Forse è stato questo a gettare le basi del mio futuro amore per il fantasy.

HAI PUBBLICATO, NELL’ANTOLOGIA ROSA SANGUE (ALTRIMEDIA) CHE RIGUARDA IL TEMA DEL FEMMINICIDIO, UN TUO RACCONTO FANTASY. A TUO PARERE TALE GENERE, AL PARI DELLE FIABE E FAVOLE, HA UN VALORE MORALE?

Credo che il valore morale possa essere presente in qualsiasi genere letterario, tutto dipende dall’autore. Va da sé che il tema del femminicidio ponga un accento ancora maggiore sull’aspetto morale. Nel mio racconto, per esempio, basato sull’antica leggenda de La Dama Bianca di Duino, la protagonista si toglie la vita piuttosto che permettere che un demone prenda il controllo della sua anima.

DI RECENTE, INVECE, HAI ULTIMATO IL RACCONTO IL DONO DELLA BENANDANTE, APPASSIONANTE STORIA D’AMORE NELLA QUALE CI SONO STREGHE, ARCANI E SORTILEGI, BATTAGLIE CAMPALI E DUELLI AL’ULTIMO SANGUE, LOTTA DEL BENE CONTRO LE FORZE OSCURE DEL MALE. INSOMMA UNA STORIA DAI PREGNANTI CARATTERI FANTASY… CE NE VUOI PARLARE? LA PUBBLICHERAI?

Il Dono della Benandante è un racconto scritto “su ordinazione”, in quanto sono stata invitata da Alessandro Iascy a partecipare a un’antologia regionale sul fantastico nella quale a ogni autore è stata assegnata una regione. Essendo nata a Trieste, a me è toccato il Friuli-Venezia Giulia. I parametri da seguire erano: basarsi su una leggenda della regione, attingere al folclore locale, scrivere qualcosa in ambito medievale e metterci se possibile qualcosa di orrorifico. Il mio progetto iniziale, I Lupi di Monfalcone, è risultato avere un respiro troppo vasto per rientrare nei 35mila  caratteri previsti per ogni racconto (probabilmente diventerà un romanzo, visto che ho la scaletta già pronta), così mi sono dovuta inventare qualcosa di diverso e mi sono basata sulla leggenda di Ginevra e Odorico, storia di un amore contrastato, inserendo le figure della stria (la strega) e della Benandante per dare alla narrazione un taglio personale. Non voglio dire di più sulla trama per non rovinare il piacere della lettura. Diciamo solo che per me è stata una sfida, perché di solito scrivo storie che mi sono già nate da sole nella testa, mentre in questo caso ho dovuto creare qualcosa sulla base di direttive prefissate e restando dentro un certo numero di battute (io sono logorroica anche quando scrivo). Non è stato facile.

STAI ANCHE SCRIVENDO UN RACCONTO DI FANTASCIENZA CHE VA OLTRE LA TUA PASSIONE PER STAR TREK CUI AVEVI DEDICATO PRECEDENTI FANFICTION…

Con mio stupore, unito a un pizzico di panico, sono stata invitata a partecipare anche a un’altra antologia, questa edita da Delos, che sarà di racconti di fantascienza tutti scritti da donne. Ho detto panico perché, come hai sottolineato, finora non ho mai scritto fantascienza al di fuori di Star Trek, e come ho detto in precedenza non è un genere che mi sia molto congeniale. Dopo un paio di giorni passati a rimuginarci sopra, mi sono ricordata di una quantità di materiale che avevo raccolto sui misteri della Sardegna, pensando di scriverci sopra dei fantasy. Passandolo al vaglio, ho trovato almeno un paio di cose che potevano prestarsi anche a una storia di fantascienza, e così è nato Un brusco risveglio, che è attualmente in fase di stesura. Non voglio anticipare niente. Chiedetevi solo cosa succede quando un alieno pacifico e altamente evoluto, rimasto bloccato sulla Terra duemila anni fa e messosi in stasi per sopravvivere in attesa dei soccorsi, al risveglio si trova alle prese con due sprovveduti speleologi…

DICEVAMO PRIMA CHE HAI SCRITTO SU STAR TREK, PERO’ MI VIENE IN MENTE CHE NELLO SCORSO DICEMBRE A CARTOOMICS ABBIAMO, INSIEME, INTERVISTATO STEPHEN CALCUTT, ATTORE INGLESE CONTROFIGURA DI DARTH VADER E CHEWBACCA. COSA PENSI DI STAR WARS VISTO CHE HA UN’AMBIENTAZIONE FANTASTICA NELLA QUALE POSSIAMO DIRE CHE C’E’ SIA FANTASY SIA SCIENCE FICTION?

Domanda cattiva da fare a una fan di Star Trek. Sarò sincera. Per me Star Wars è composto solo dai primi tre film (primi in ordine di tempo), soprattutto perché io mi lego ai personaggi e come Star Trek non è tale senza Kirk, Spock e Mc Coy, così Star Wars non è tale senza Han Solo, Luke Skywalker e Leia Organa, oltre naturalmente al delizioso Chewbacca. Pensavo mi piacesse tanto per via della mia passione per i gatti e qualsiasi “peloso” in generale, ma dopo aver conosciuto Calcutt mi sono resa conto che deve aver trasposto nel personaggio gran parte della sua travolgente simpatia. Nella saga, il mio film preferito è senza dubbio il primo, che unisce alle caratteristiche della fantascienza quelle del fantasy (la bella principessa in pericolo, il “mago” Jedi) e quelle del western (chiunque, come me, ami quel genere avrà adorato la scena della taverna: Han Solo è un vero pistolero stellare).

PASSIAMO ALLA SCRITTURA POETICA. FORSE SONO IN POCHI A SAPERE CHE SCRIVI ANCHE POESIE. IN PROPOSITO VI È DA SOTTOLINEARE CHE LA TUA LIRICA ICARO PROPRIO QUEST’ANNO HA RICEVUTO UN’AUTOREVOLE “MENZIONE D’ONORE” AL CONCORSO ARTISTICO LETTERARIO UNA CARTOLINA DA MATERA PRESIEDUTO DA DANTE MAFFIA (POETA E INTELLETTUALE CHE E’ STATO ANCHE  FRA I DESIGNATI AL  PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA). AL CONCORSO HANNO PARTECIPATO OLTRE CENTOCINQUANTA AUTORI PROVENIENTI DA TUTT’ITALIA. LA POESIA È UNA PASSIONE CHE COLTIVI CON COSTANZA OPPURE SOLO QUANDO SEI ISPIRATA?  QUALI URGENZE RIESCI A ESPRIMERE IN VERSI CHE INVECE LA NARRATIVA NON RIESCE A FARTI COMUNICARE?

Ho scritto poesie soprattutto negli Anni Ottanta. In quel periodo, non so per quale motivo, mi riusciva più facile esprimere in versi quello che avevo dentro. Icaro, come molte altre poesie, è nata in quegli anni. Ultimamente non he no più scritte, a parte qualche filastrocca sui gatti, ma come si suol dire, mai dire mai, quindi anche domani potrei trovarmi a scriverne ancora.

La mia poesia è diversa dalla mia narrativa. La poesia si basa su emozioni che mi porto dentro e che hanno bisogno di una via di sfogo (la prima l’ho scritta a  quattordici anni, in un periodo molto cupo della mia vita), mentre la narrativa è evasione, avventura, il piacere di sognare e anche di creare. Quando ho mandato le poesie al concorso, dietro tuo suggerimento di cui ti sono infinitamente grata, l’ultima cosa che mi aspettavo era che venissero anche solo notate. Non era il mio primo concorso di poesia, e avevo sempre considerato Icaro il mio cavallo di battaglia, ma nelle altre occasioni era passata sotto silenzio. Di conseguenza, questa “Menzione d’onore” mi riempie di una grande soddisfazione unita a un profondo appagamento, perché quella poesia è un frammento di me, com’ero in quegli anni.

UN’ULTIMA DOMANDA SE MI PERMETTI: SEI UN’AMANTE DEI GATTI, NE HAI TANTI, MI VIENE IL DUBBIO CHE TU DA BAMBINA SIA RIMASTA FOLGORATA DALLA CELEBRE FAVOLA IL GATTO CON GLI STIVALI, SBAGLIO?

La mia risposta ti sorprenderà di certo, ma da bambina Il Gatto con gli Stivali era la favola che detestavo maggiormente, dopo Pinocchio (pupazzi, bambole e marionette mi terrorizzano ancora adesso). Io stessa ci ho messo anni a capirne il motivo: detestavo l’umanizzazione che la fiaba fa del gatto. Il Gatto è perfetto così com’è, umanizzarlo significa svilirlo. Per questo motivo, invece, fin dai tempi delle medie ho adorato Il Gatto che se ne andava solo di Kipling. Ho riscoperto Il Gatto con gli Stivali solo di recente, grazie ai film di Shrek. Come viene presentato in quei film è un vero Gatto con la G maiuscola e i tipici comportamenti di un felino, senza contare che come lo hanno raffigurato ne fa il ritratto del mio Disperato, che come lui quando è nei guai sgrana due grandi occhioni teneri che ti impediscono di sgridarlo.

ADESSO NE SAPPIAMO DI PIU’ SU ANNARITA. MA ANCORA NON ABBIAMO FINITO. INFATTI ANTICIPIAMO CHE, AL RADUNO TOLKIENIANO (CHE SI SVOLGERA’A SAN MARINO IL 26 E 27 AGOSTO PROSSIMI) LA NOSTRA INFATICABILE AUTRICE PRESENTERA’ UN SAGGIO SCRITTO A QUATTRO MANI CON LA CARA AMICA E ALTRETTANTO FECONDA SCRITTRICE ADRIANA COMASCHI. IL TITOLO DELL’OPERA, CHE SI PROSPETTA MOLTO INTERESSANTE,  E’  SALGARI E HOWARD A CONFRONTO: DUE VITE IN BILICO TRA L’AGOGNATO IMMAGINARIO E LA SQUALLIDA REALTÀ. 

E, IN CONCLUSIONE, VI RISERVIAMO UNA SOPRESA: PARLAVAMO PRIMA DELLA POESIA PREMIATA ICARO. EBBENE MERITA DI ESSERE PUBBLICATA! ECCOLA QUI:

                                     ICARO

              Come un uccello si libra la mia mente

              Attraverso gli sterminati cieli della libertà,

              Volteggiando verso la lucente promessa del sole.

 

               E tuttavia,

               Mentre sento il vento gonfiare le mie ali

               E portarmi in alto… sempre più in alto,

               La luce mi acceca,

               Scatena paure improvvise.

 

               Così lontano mi sono spinto, così in alto,

                Ma perché?

                Perché, se quando mi guardo intorno

                Tutto ciò che scorgo è l’abbagliante, azzurro

                deserto del cielo?

 

                  Perché, se sono giunto così lontano

                  Che tu non hai potuto… o voluto…

                  Seguirmi?

                  Se ora sono completamente solo?

                  Se ti ho perduto?

 

              Mi guardo intorno, nell’abbagliante, azzurro

              deserto del cielo.

              E mi lascio cadere.            (Annarita Guarnieri – 1/1/1990)

Filippo Radogna