ITALO BONERA

CIAO ITALO, PER PRIMA COSA TI CHIEDO DI PRESENTARTI AI LETTORI: COSA FAI NELLA VITA, CHE PASSIONI HAI OLTRE ALLA SCRITTURA?

Ciao Gian Filippo. Nella vita svolgo un lavoro che nulla ha a che vedere con la scrittura: sono tecnico turnista presso la sala operativa di un’azienda elettrica. Tra le mie passioni, oltre alla lettura di narrativa (soprattutto di genere), c’è la fotografia.

BENE, VENIAMO ALLA SCRITTURA. MI PARE CHE TU ABBIA ESORDITO CON UN ROMANZO SCRITTO ASSIEME A PAOLO FRUSCA E CHE È STATO FINALISTA AL “PREMIO URANIA”, FINENDO POI PUBBLICATO NELLA COLLANA PARALLELA “MILLEMONDI”. DICCI QUALCOSA IN PROPOSITO.

Ph0xGen! è nato per divertimento. Paolo vive a Vienna, e a quel tempo ci scambiavamo lunghe mail assurde, pensieri in libertà, oziose chiacchiere da bar: “Chissà come sarebbe il mondo se la Prima Guerra Mondiale fosse andata in altro modo…”. E da lì è nata l’idea di uno sfondo sul quale si poteva immaginare una storia di segreti, complotti e tradimenti. Ci siamo scambiati file e idee, ci siamo corretti a vicenda, abbiamo litigato, e alla fine è uscito per miracolo un romanzo leggibile. Quando poi, tra cortesi rifiuti di enne editori, abbiamo tentato anche la via del “Premio Urania”, non pensavamo di aver molte speranze, in verità: l’ucronia, sottogenere della fantascienza, era piuttosto inflazionata, e il nostro un lavoro da dilettanti. Invece, una memorabile telefonata di Sergio Altieri ci annunciò che, pur se il romanzo non aveva vinto, Mondadori lo avrebbe pubblicato ugualmente.

MA LA MIA DOMANDA IN REALTÀ TENDEVA AD ALTRO, VOLEVO CIOÈ SAPERE SE QUELLA ERA LA TUA PRIMA ESPERIENZA DI SCRITTURA, PERCHÉ DI SOLITO SI COMINCIA SCRIVENDO RACCONTI E POI, QUANDO SI ACQUISISCE CAPACITÀ ED ESPERIENZA, SI PASSA ALLE OPERE PIÙ LUNGHE. SE INVECE AVETE COMINCIATO PROPRIO CON IL ROMANZO DEVO FARVI I MIEI COMPLIMENTI PERCHÉ, OLTRE A ESSERE MOLTO INTERESSANTE E CON UNA TRAMA ORIGINALE, È BEN STRUTTURATO (AL CONTRARIO DI QUANTO SUCCEDE A MOLTI ESORDIENTI PUR BRAVI STILISTICAMENTE).

Grazie Gian Filippo, ti assicuro che anche per Paolo e me è stato sorprendente. Anche se, in effetti, mentre già stavamo scrivendo Ph0xGen!, un mio raccontino vinse il “Premio Fredric Brown” nel 2004, incoraggiamento essenziale per il quale sono grato ancor oggi a Delos Books. Paolo da parte sua, appassionato di Storia, si era già cimentato con la penna. Però mancava una vera e propria esperienza di narrativa. Infatti abbiamo lavorato sul testo in modo anarchico, scrivendo capitoli senza ordine prestabilito, con solo un vago canovaccio in mente. Alla fine abbiamo assemblato tutto il materiale, un po’ come nel montaggio di un film.

POI HAI SCRITTO UN SECONDO ROMANZO, QUESTA VOLTA DA SOLO, E NUOVAMENTE SEI ARRIVATO IN FINALE AL “PREMIO URANIA”. E’ STATO FRUSTRANTE NON VINCERLO NEMMENO STAVOLTA? E, SE HAI LETTO I ROMANZI VINCITORI, PENSI CHE FOSSERO DAVVERO MIGLIORI DEL TUO?

Ma del resto Ph0xGen! era già stato pubblicato in Urania, quindi, era come aver già vinto un gran premio! Per il secondo romanzo, il prestigio di finalista al “Premio Urania” credo sia stato importante per destare l’interesse degli editori, e infatti anche questo è uscito – non più in edicola, ma in libreria, col titolo Io non sono come voi. Sui vincitori posso solo dire che sia Giovanni De Matteo che Alessandro Forlani sono scrittori italiani di grande qualità stilistica e narrativa.

CON QUESTO SECONDO ROMANZO, PUBBLICATO DA GORGOYLE, SEI RIMASTO ALL’INTERNO DELLA FANTASCIENZA MA HAI CAMBIATO SOTTOGENERE, PASSANDO DA UN’UCRONIA CHE SI SVOLGE NEL PASSATO A UNA AMBIENTAZIONE NEL FUTURO, PERCHÉ IN REALTÀ SI TRATTA DI UN NOIR CHE SI SVOLGE IN UN’EPOCA PROSSIMA IN CUI L’ITALIA TORNERÀ A ESSERE GOVERNATA DA UNA DITTATURA. NELLA SCELTA DI QUESTA VICENDA HA AVUTO PIÙ PESO L’ASPETTO SOCIALE, CIOÈ LA DESCRIZIONE DI UNA SOCIETÀ TOTALITARIA, OPPURE QUELLO PSICOLOGICO, OSSIA LA DRAMMATICA STORIA DEL PROTAGONISTA?

Non so dire quale aspetto sia più importante. Per me di solito lo sfondo della narrazione è un accumularsi di elementi, suggestioni, stratificazioni della memoria o dell’immaginazione non meno essenziale della costruzione dei personaggi, ai quali cerco di dare una voce distintiva, una personalità, azioni e motivazioni. L’ambientazione e l’aspetto sociale mi sono più facili da gestire, strutture di solito ben definite nelle mia visione fin dall’inizio (il Bund ucronico per Ph0xGen!, la società semi-distopica di Io non sono come voi, il terribile mondo “avrahamita“ in Cielo e ferro, i primi anni Settanta rivisitati per Rosso noir) che poi restano un riferimento per tutta la narrazione. I personaggi mi chiedono più lavoro. La loro costruzione avviene poco alla volta, a piccoli pezzi, con intuizioni successive, addizioni e sottrazioni, a volte completi stravolgimenti. Per esempio, mi accade che nascono in un certo modo e poi emerge l’esigenza di rivederli completamente: a volte un personaggio maschile è stato cancellato e sostituito da uno femminile, a volte il contrario.

QUESTO TI SUCCEDE ANCHE PER I RACCONTI? NE HAI SCRITTI DIVERSI, PUBBLICATI IN RIVISTE E SU ANTOLOGIE.

Sì, ma lo trovo naturale. Nel racconto, la “situazione” – e quindi lo sfondo, il tema generale, l’aspetto sociale… – ha per forza di cose il sopravvento sulla costruzione psicologica dei personaggi, la brevità lo impone. Un po’ per questo motivo e un po’ perché il racconto non necessita di meccanismi narrativi complessi, scrivere storie brevi è sempre stato per me più piacevole, anche se però lo sforzo che impone il romanzo, alla fine, restituisce una maggiore soddisfazione. Ma non voglio dire che in un racconto non si possa esprimere minor qualità che in un romanzo. Anche perché, in ogni caso, una pagina di racconto è per chi scrive impegnativa quanto una pagina di romanzo.

VENIAMO AL ROMANZO ODIERNO, “ROSSO NOIR”. MI HA COLPITO MOLTO, AL DI LÀ DELLA VICENDA MOLTO INTERESSANTE, DELLA TUA SCRITTURA SEMPRE OTTIMA E DELLA RIUSCITA CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI, IL FATTO CHE SEI RIUSCITO A RICREARE L’ATMOSFERA CHE SI RESPIRAVA NEGLI “ANNI DI PIOMBO”, CHE IO AVENDO QUALCHE ANNO PIÙ DI TE HO VISSUTO (OVVIAMENTE DA SEMPLICE CITTADINO) MENTRE TU ERI RAGAZZINO. COME CI SEI RIUSCITO?

Il Sessantotto stava per finire quando ho iniziato la scuola dell’obbligo; mentre frequentavo la seconda elementare, a Piazza Fontana è esplosa una bomba; nel 1972 – anno in cui ho posto gli avvenimenti principali di questo romanzo – avevo dieci anni; frequentavo le scuole medie quando la mia città fu colpita dalla strage di Piazza della Loggia. Non ho conosciuto davvero gli anni Settanta, così come i personaggi dei quali narro, se non nella mia immaginazione. Anche i luoghi che descrivo sono in buona parte immaginari. Alcune situazioni e ambienti nascono da ricordi remoti, distorti dagli anni. I protagonisti sono in parte frutto di una mia personale – opinabile – rielaborazione dei personaggi dei fumetti di quegli anni: Valentina, Satanik, le innumerevoli pornoeroine dei fumetti vietati ai minori, ma anche Alan Ford e qualche traccia di Disney. Lasciami però dire che quello in cui ambiento il romanzo è un periodo di speranze, entusiasmi, contraddizioni, sconfitte, mutamenti, confusioni, creatività; il “piombo” vero arriverà più tardi, tra la seconda metà dei Settanta e i primi Ottanta.

SU QUEST’ULTIMA PARTE NON SONO MOLTO D’ACCORDO, PENSO CHE TUTTO NASCA NEL 1969 CON PIAZZA FONTANA, CON QUELLA CHE FU DEFINITA “STRATEGIA DELLA TENSIONE” E CHE POI SI EVOLSE NEGLI “ANNI DI PIOMBO”. MA FORSE È UNA PUNTUALIZZAZIONE SOLO SEMANTICA… PARLIAMO DEL FUTURO, PENSI DI TORNARE ALLA FANTASCIENZA? STAI PREPARANDO QUALCOSA?

Entro quest’anno alcuni miei racconti dovrebbero uscire su varie pubblicazioni, e un paio sono di fantascienza. A parte questo, non ho ancora nulla di definito in cantiere. Qualcosa verrà fuori. Tra progetti in embrione e ipotesi confuse, alcune idee di narrazione rientrerebbero ancora nella fantascienza, perché mi piace lavorare sull’immaginazione; vedremo cosa il futuro ci riserva…

BENE, ASPETTIAMO LE TUE PROSSIME MOSSE. BUON LAVORO!

Gian Filippo Pizzo