MARCO MAZZANTI

Abbiamo avuto modo di parlare di Marco Mazzanti quando vi abbiamo presentato la sua ultima produzione, il romanzo “Demetrio dai capelli verdi”, un libro fantastico a tutto tondo che non si lascia inquadrare facilmente negli schemi, ma che riesce a spaziare in più generi dando soprattutto ampio respiro alla caratterizzazione dei personaggi. Vediamo ora di conoscere meglio l’autore.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARCO MAZZANTI?

Marco Mazzanti è un ragazzo di ventitré anni, timido e schivo, ma con tantissima energia dentro – energia che traspare dai suoi disegni e dalla sua scrittura. Autore con tre romanzi all’attivo, blogger e accanito lettore, nonché scrupoloso osservatore del mondo: è dalle piccole cose di ogni giorno che nascono le sue storie e i suoi personaggi.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?

“L’uomo che dipingeva con i coltelli” e “La nave del destino – Asia” sono usciti contemporaneamente nel 2008 per i tipi della casa editrice Deinotera di Roma. Il primo è un romanzo noir sulla pittura dove predomina il rosso, popolato da personaggi che sono, ognuno, incarnazione di un preciso colore: il loro abbracciarsi, scontrarsi, scindersi e mescolarsi dà vita a situazioni talvolta delicate e poetiche, in altre estreme, ferocissime. Il secondo è invece un fantasy dalle atmosfere mediterranee, che rimanda ai fasti delle antiche civiltà e dove il colore principe è il blu, quello del mare greco in estate.

RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “DEMETRIO DAI CAPELLI VERDI”. VUOI PARLARCENE?

Rispetto agli altri due, questo è un romanzo molto più lungo e complesso, sia per quanto riguarda l’intreccio che la caratterizzazione dei personaggi, i quali, stavolta, sono autentici, umani, con le loro passioni e le loro sofferenze. Nulla a che vedere con la freddezza estraniante di Dmtrj o Scile, de “L’uomo che dipingeva con i coltelli”, o con la semplicità di personaggi favolosi e lineari come Maris e Asia, protagonisti de “La nave del destino – Asia”. Stavolta, il colore è il verde. “Demetrio dai capelli verdi” è un romanzo verde! Verde come l’anima del suo protagonista, verde come i suoi capelli d’oleandro, verde come gli alberi, verde come tutte le suggestioni vegetali e oniriche di cui questo mio libro è pregno.

COME È NATA L’IDEA DI PARTIRE DA UN TEMA COSÌ PARTICOLARE COME LA CHIACCHIERATA AMICIZIA TRA DUE UOMINI NELL’OTTOCENTO PER GIUNGERE POI VERSO TRAGUARDI PIÙ FANTASTICI?

Ritengo sia bene chiarire che in “Demetrio dai capelli verdi” tutto ciò che è fantasy o comunque relativo ai generi fantastico e meraviglioso si concentra principalmente nella figura del protagonista, con quei suoi capelli verdi e la pelle che al sole si adorna di mille e mille ghirigori e ondine azzurre, come i tatuaggi di certe popolazioni dei Mari del Sud. È un romanzo che, a partire dalla chiacchierata amicizia fra questi due uomini dell’Ottocento, parla di sentimenti, emozioni, complicità e incomunicabilità fra esseri umani. Di incomunicabilità fra esseri umani soprattutto. Non è un caso che i dialoghi abbiano un ruolo fondamentale. Per il resto, hanno voce le parole non dette, gli sguardi, i sospiri, tutto ciò che è tacito ma facondo.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Trattandosi di personaggi che ho voluto fossero psicologicamente ben strutturati, quindi il più possibile autentici, umani, vicini a noi benché figli di un’altra epoca, ciò che ho trovato piuttosto difficile – ma io direi impegnativo, poiché nulla è realmente difficile – è stato rappresentarli in modo vivido nella mia testa. Scrivere “Demetrio dai capelli verdi” è stato come dirigere un film o un’opera teatrale. Mi sono sentito regista, riflettevo e per gioco immaginavo di parlare con gli attori che interpretavano Demetrio, Joan, Roze, Charlotte e tutti gli altri componenti del cast. Detta così, potrebbe far sorridere, ma posso assicurare che mi ha aiutato molto, e che funziona: permette di maturare una certa confidenza con i propri personaggi, ed è divertente. E poi la musica! Scrivevo ascoltando melodie che si accompagnavano con l’atmosfera di quella determinata parte del capitolo, o del dialogo.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

A dire la verità, il fantastico è solo una facciata, una scenografia. Le tematiche vere e proprie sono i personaggi, con i loro sentimenti. Per me, la scrittura è sentimento, nel bene e nel male.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Dalle piccole cose di ogni giorno, dai ricordi, immagini che sono rimaste impresse nella mia mente, discorsi, sensazioni.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Ho amato molto Lovecraft, adoro tuttora Dino Buzzati, la Allende, Neil Gaiman e Michael Ende.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Il mio film preferito è Viale del tramonto di Billy Wilder. Ma non posso non citare la bellissima tetralogia dei sentimenti di Michelangelo Antonioni: L’avventura, La notte, L’eclissi, Il deserto rosso.  Tra i “miei” fantasy ci sono invece: Labyrinth, Dark Crystal e Pomi d’ottone e manici di scopa.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

I miei progetti e i miei sogni nel cassetto ruotano attorno a quattro parole: lettura, studio, scrittura e disegno. Un bel mix, non c’è che dire. Chissà cosa ne uscirà fuori! Spero molte soddisfazioni. Per quanto riguarda il prossimo futuro, sto fin da ora, insieme con l’Editore Gennaro Liguori e la mia amica scrittrice Maria Rosaria Ferrara, promovendo “Demetrio dai capelli verdi”; saranno sicuramente anni di intense presentazioni e piccole mostre pittoriche dedicate allo stesso romanzo.

IN BOCCA AL LUPO, ALLORA!

Davide Longoni