FANTASCIENZA STORY 101

QUANDO LE ARANCE DIVENTANO MECCANICHE (1971) – PARTE 04

2002: LA SECONDA ODISSEA (Silent Running)

“Nel primo anno del ventunesimo secolo un monolito nero indicò all’uomo la strada per le stelle; quasi simultanea fu la scoperta della superenergia per mezzo della quale in un primo tempo fu raggiunta, poi di gran lunga superata, la velocità della luce. Così, finalmente, l’uomo iniziò la conquista e la colonizzazione dei mondi dello spazio…”

Queste parole sono l’inizio del film 2002: la seconda odissea, già conosciuto dagli appassionati presenti al Festival del Film di Fantascienza di Trieste con il suo titolo originale Silent running (Corsa silenziosa). Il desiderio di sfruttare il successo del suo illustre predecessore, il fatto che il regista Douglas Trumbull fu il principale realizzatore degli effetti speciali di 2001, e che colui che distribuisce in Italia la pellicola è un sincero appassionato dello science fiction cinema, spiegano questo inizio dal sapore a metà fra 2001 e Il pianeta proibito.

E’ stato necessario apportare anche un altro cambiamento al film, quello di prolungare le sequenze delle astronavi nello spazio al fine di renderlo più spettacolare e, in effetti, il film è assai ben realizzato. Trumbull, come si è già detto, ha potuto “costruire” il pianeta Saturno che Kubrick non fece in tempo ad avere per la sua pellicola.

Il veicolo spaziale Valley Forge ha il compito di preservare gli unici esemplari botanici ancora esistenti, giacché sulla Terra è scomparsa ogni forma di vegetazione. Uno degli addetti, Freeman Lowell (Bruce Dern) è profondamente attaccato a queste “foreste” e non approva l’ordine improvviso di far esplodere il “giardino”, abbandonando la missione.

Il suo disappunto cresce poi a causa dell’apatia dimostrata dai suoi tre compagni, ormai diventati indifferenti alle bellezze della natura. Nella mente di Lowell, dapprima d’istinto, poi ragionandovi su, nasce un piano: un “incidente”, da lui provocato, elimina i suoi compagni e spinge l’astronave verso gli estremi limiti del Sistema Solare.

Ma dalla Terra mandano i soccorsi e Lowell, certo che non potrà dare spiegazioni esaurienti, lancia una parte del “suo giardino” nello spazio.

Per prepararsi a questo e avendo scoperto che le piante stanno soffrendo per la mancanza di luce solare, innesta delle lampade che riproducono perfettamente la luce della stella tutto attorno al giardino, poi si rivolge a uno dei suoi due robot superstiti, quello ancora perfettamente funzionante, Paperina, mentre il secondo, Paperino, è rimasto seriamente danneggiato.

Lowell: “Paperina, ormai ti ho insegnato tutto su come aver cura di queste piante… e questo, da adesso, è il tuo unico compito: devi badare solo e unicamente alla foresta e queste luci qui vanno benissimo al posto del Sole… le piante hanno bisogno solo di questo… io… io ormai non posso fare altro. Vedete, a me è andata… è andato proprio tutto storto… comportati bene Paperina… tu invece vieni con me Paperino… mi spiace dividervi ma saresti solo un peso per la tua compagna…”

Lowell lancia la cupola nello spazio con il suo robot giardiniere a bordo, poi innesca delle bombe e, con l’ultima, fa esplodere tutto facendo innescare tutte le altre. Un globo di fuoco si spande nello spazio. L’astronauta ha sacrificato se stesso per preservare l’ultima foresta, l’ha lanciata in una lunga orbita solare. Quando il mondo avrà capito l’errore commesso essa sarà ancora lassù pronta a ritornare e a dare agli uomini il suo profumo, i suoi fiori, i suoi animali, i suoi frutti. Nella speranza di un domani migliore essa attenderà l’uomo quando il mondo sarà pronto.

Di fatto c’è da chiedersi cosa altro avrebbe potuto realizzare un Kubrick o anche un Arnold o solo un Val Guest se avessero avuto a disposizione i mezzi di Trumbull: non è che 2002 sia un film mancato, ma è evidentissima l’inesperienza del regista e, in certi casi, la sua pretenziosità. Per esempio certe scene sono eccessivamente insistenti, quindi noiose e ciò non giova molto al film. La curiosa musica è di Joan Baez e, francamente, pur avendo ben poco a che vedere come musica per un film possiede la sua suggestione.

Infine, a proposito degli effetti speciali, ricordiamo i tre piccoli robot che si vedono nella pellicola. In italiano i loro nomi sono stati resi come “Paperino”, “Paperina” e “Paperone”, mentre nell’originale corrispondevano ai nomi inglesi di “Qui”, “Quo”, “Qua”( Huei, Duei, Lewi): la diversa traduzione è motivata da esigenze di doppiaggio, perché non era possibile dire “Vieni qui, Qui”. Sono stati realizzati usando delle armature dentro le quali c’erano tre minorati, tra cui una ragazza, esseri umani dotati delle sole braccia: il che, se vogliamo, accosta idealmente questa pellicola al famoso Freaks (Mostri) di Tod Browning. In tempi più recenti il film è stato ridoppiato facendo ritornare la storia nella sua versione originale: non è la voce di Hal che parla con l’astronauta, ma il comandante della nave di soccorso mentre la Valley Forge si dirige verso Saturno. La ragione in fondo, di questi cambiamenti operati da Luigi Cozzi è molto semplice: egli propose ai distributori tre titoli, ovvero Corsa silenziosa, Le Isole dello spazio e 2002: la seconda odissea. Si trattava dello stesso film ma, ovviamente, con la non conoscenza della materia da parte dei distributori che se distribuissero water  al posto dei film, per loro sarebbe stata la stessa cosa, essi scelsero l’ultimo per cui Cozzi infarcì il film da riferimenti al film di Kubrick. Anni dopo come abbiamo detto il film fu ridoppiato per il DVD.

(4 – continua)

Giovanni Mongini