FANTASCIENZA STORY 88

L’ANNO DI “2001” (1968) – PARTE 01

Uno degli anni più importanti della cinematografia di fantascienza è, senza alcun dubbio, il 1968 quando, dopo un lustro di lavoro, Stanley Kubrick (1928 – 1999), l’ormai noto regista al quale dobbiamo Il Dottor Stranamore e, in futuro, Arancia Meccanica, solo per restare nel nostro campo, presenta sugli schermi quello che, almeno dal punto di vista spettacolare, viene considerata la sua pellicola migliore e uno dei più validi di tutta la science-fiction cinema: 2001: Odissea nello Spazio ebbe il grande merito di far conoscere ai non appassionati, al pubblico e alla critica, le possibilità cinematografiche della fantascienza e a quali livelli di perfezione essa potesse giungere se sorretta da adeguati mezzi e da idee valide. E’ un altro momento favorevole per il cinema di science-fiction e segna un’evoluzione, un cambiamento che se prima era solo a livello latente, adesso esplode esplicitamente sugli schermi di tutto il mondo.

2001: ODISSEA NELLO SPAZIO (2001: A Space Odissey)

E’ l’alba dell’uomo.

In una pianura quasi priva di vegetazione, accanto a rocce glabre, a crepacci, in un paesaggio avvolto dal vento, vagano delle figure semiumane, una specie di scimmia umanoide priva della scintilla dell’intelligenza razionale. Questi esseri trascorrono la loro breve vita alla perenne ricerca di cibo, di ciuffi d’erba che rappresentano il loro magro nutrimento, lottando per il possesso di una pozza d’acqua con una vicina tribù. Accanto a loro, allo stato brado, vivono dei tapiri: nessuno ha la forza, l’intelligenza, l’intuizione di usarli come cibo. Le notti e i giorni trascorrono uguali a quelli passati, vissuti in una continua e strenua lotta per la sopravvivenza.

Sorge una nuova alba, diversa da tutte quelle precedenti e da tutte quelle che seguiranno: incastrato tra le rocce si erge un grande monolito nero. Il giorno prima non c’era: è apparso misteriosamente nella notte. I primitivi vi si avvicinano con circospezione, con paura; un ancestrale timore li tiene lontani finché uno di loro non ha il coraggio di toccarlo. Forse quell’incerto e timoroso contatto segna il primo passo verso il nuovo destino umano perché, qualche tempo dopo, lo stesso umanoide (Daniel Richter), usando  un osso,  impara a maneggiarlo come una clava e conquista così per la sua tribù la pozza d’acqua. Con questa nuova, prima arma, il suo popolo potrà cacciare e sopravvivere meglio di prima. L’osso viene scaraventato in aria e si trasforma in un’astronave: il regista, con un’elegante dissolvenza incrociata, ci fa compiere un balzo di migliaia di anni, portandoci in piena conquista spaziale, quando le astronavi solcheranno il Sistema Solare per il normale trasporto dei passeggeri e quando, intorno alla Terra, ruoterà una grande stazione spaziale a forma di ruota e basi terrestri sorgeranno sul nostro satellite.

La fantasia ha galoppato ancora una volta più di quanto ha rivelato la realtà e sempre per la solita ragione: finita la gara spaziale verso la Luna, svoltasi solo per scopi politici, l’uomo ha abbandonato lo spazio per tornarvi, con passi esitanti, solo verso la fine degli anni ’90. La stazione in orbita attorno alla Terra non segue il primitivo progetto a ruota di Von Braun e Willy Ley, ma è un insieme di moduli componibili la cui costruzione è affidata in piena concordia a diverse nazioni. Non ci sono basi sulla Luna nel nostro 2001 e anche se in un futuro prossimo, degli Shuttle faranno la spola tra la Terra e la stazione spaziale, non ci sono alberghi su di essa… siamo ancora molto indietro, purtroppo, ma, nel 1968, in piena corsa spaziale, si sperava che il 2000 avrebbe visto l’uomo vagabondare nello spazio alla scoperta di nuove meraviglie… il nuovo secolo ha invece solo esasperato i problemi già esistenti.

Il Dottor Heywood Floyd (William Sylvester, 1922 – 1995) si sta dirigendo, con una navetta messa completamente a sua disposizione, verso la stazione spaziale, prima tappa del suo viaggio verso la Luna. Nell’attesa di ripartire incontra una sua vecchia amica, Elèna (Margaret  Tyzack, 1931 – 2011),  una scienziata sovietica, la quale è in compagnia di altri colleghi tra cui Smyslov (Leonard Rossiter, 1926 – 1984), un altro scienziato abbastanza curioso.

Floyd si siede per qualche istante in mezzo a loro.

Floyd: “Bene, voi dove state andando: su o giù?

Elèna: “Oh, noi torniamo a casa. Abbiamo appena passato tre mesi a calibrare le nuove antenne a Tchalinko… e tu dove vai?

Floyd: “Io sono diretto su Clavius.

Smyslov: “Oh, davvero? Bene… Dottor Floyd… spero che lei non mi giudichi troppo curioso, ma forse lei potrebbe chiarirci il grande mistero di quello che sta accadendo lassù…

Floyd: “Non capisco a cosa si riferisca.

Smyslov: “Oh, al fatto che, ultimamente, sono accadute delle cose stranissime a Clavius…

Floyd: “Ah, davvero?

Smyslov: “Sì, sì. Per dirne una ogni volta che si telefona alla base risponde una registrazione che le linee sono temporaneamente fuori servizio…

Floyd: “Mah, probabilmente avranno delle difficoltà con gli impianti…

Smyslov: “Sì… anche noi avevamo pensato a questo, ma ormai la cosa va avanti da più di dieci giorni…”

Floyd: “Non vi è riuscito di mettervi in contatto per dieci giorni?

Smyslov: “Esatto.

Floyd: “Oh, capisco…

Elèna: “E c’è un’altra cosa, Heywood: due giorni fa, ad una nostra astronave hanno negato il permesso di un atterraggio di emergenza a Clavius.

Floyd: “Questo sì è strano…

Smyslov: “Sì, sì e temo che la cosa avrà qualche grave strascico: negare il permesso di atterraggio è una violazione della convenzione aerospaziale.

Floyd: “Sì, certo… Beh, spero che se la siano cavata…

Smyslov: “Sì, sì, sì, fortunatamente…

Floyd: “Bene, mi fa piacere…

Smyslov: “Dottor Floyd… ehm… a rischio di… proseguire nonostante la sua evidente reticenza… posso farle una domanda precisa?

Floyd: “Ma certamente.

Smyslov: “Bene… ehm… bene… sarò franco: noi abbiamo ricevuto delle informazioni attendibili che… una grave epidemia sarebbe scoppiata a Clavius di cui, a quanto pare, l’origine è ignota. Lei ci conferma la notizia?

Floyd: “Sono… spiacente Dottor Smyslov ma… io non sono autorizzato a discuterne…

Smyslov: “Sì, capisco… ma… questa epidemia potrebbe anche arrivare alla nostra base… Noi dovremmo esserne informati, Dottor Floyd…

Floyd: “Sì… sì, lo so… ma, come ho detto, non sono autorizzato a discuterne…

Dopo qualche altro imbarazzato scambio di parole, Floyd si allontana.

Durante la sua breve visita alla stazione spaziale, lo spettatore ha avuto modi di ammirare qualche particolare tecnico molto accurato: la conversazione videotelefonica con la figlia che è poi interpretata dalla figlia del regista, Vivian con, sullo sfondo, la Terra, l’atrio dell’Hotel Spaziale della catena Hilton e anche un quadro di istruzioni per l’’uso della toilette a gravità zero e le confezioni dei cibi: assolutamente realistiche e credibili.

Floyd, dopo uno spettacolare volo, giunge sulla base lunare. Inutile dire che tutte le sequenze spaziali e i paesaggi seleniti sono realizzati con assoluta perfezione.

Al suo arrivo viene convocata subito una riunione cui partecipa il personale specializzato della base. La introduce Halvorsen  (Robert Beatty, 1909 – 1992 ), amministratore della base di Clavius con Bill Michaels (Sean Sullivan, 1921 – 1985), altro dirigente.

Halvorsen: “ Bene… sono certo che vi unirete a me nel dare il benvenuto al nostro distinto amico e collega del Consiglio Nazionale dell’Astronautica dottor Heywood Floyd. Il dottor Floyd è venuto espressamente quassù a Clavius, per essere con noi oggi e prima di esaminare i dati desidera dirvi due parole. Dottor Floyd…

Floyd: “Grazie, Dottor Halvorsen. Buongiorno a tutti. Lieto di essere tornato. Dunque… innanzitutto vi porto un messaggio personale del dottor Howell che mi ha chiesto di esternare a tutti voi la sua gratitudine per i molti sacrifici che avete fatto e, naturalmente, i suoi rallegramenti per la vostra scoperta che potrebbe dimostrarsi una delle più importanti della storia della scienza. Io so che c’è stato qualche contrasto di opinioni tra alcuni di voi, circa l’assoluta segretezza nella faccenda, più precisamente un’opposizione alle notizie per far credere che vi sia un’epidemia in questa base… Beh, io comprendo che, oltre alla questione di principio, molti di voi temono la preoccupazione e l’ansia che questa storia dell’epidemia può causare ai vostri parenti e amici sulla Terra. In fondo comprendo perfettamente le vostre critiche negative, questa falsa notizia è imbarazzante anche per me, tuttavia condivido la necessità della più assoluta segretezza, come spero facciate voi. Sono certo che vi renderete conto del gravissimo potenziale di shock culturale e di disorientamento sociale insito nell’attuale situazione, sei i fatti fossero prematuramente resi pubblici senza preparazione e condizionamento adeguato. Comunque questa è l’opinione del Consiglio e lo scopo della mia visita è quello di raccogliere ulteriori dati e opinioni sulla situazione e preparare un rapporto per il Consiglio perché raccomandi come e quando la notizia debba essere annunciata. Ora, se qualcuno vuole espormi le sue opinioni, in privato, se crede, le aggiungerò nel mio rapporto… mi pare che sia tutto… Qualche domanda?

Michaels: “Dottor Floyd, ha idea di quanto a lungo questa notizia-schermo dovrà essere mantenuta?

Floyd: “Eh, non saprei, Bill. Io immagino che sarà mantenuta finché lo riterrà opportuno il Consiglio. Naturalmente ci deve essere tempo sufficiente per uno studio completo della situazione prima di poter fare un annuncio pubblico…. Ah, sì… come alcuni di voi già sanno il Consiglio ha chiesto che tutti gli interessati prestino giuramento scritto sulla segretezza di questa faccenda… Allora?… Ci sono altre domande?

Halvorsen: “Sono… certo che collaboreremo tutti con il dottor Floyd nel modo più completo possibile e, dato che non ci sono altre domande, possiamo passare all’esame dei dati. Grazie, dottor Floyd.

Floyd: “Grazie a voi.

Il laboratorio mobile sorvola i picchi e i crateri lunari. E’ diretto verso il luogo misterioso dove è stata fatta l’altrettanto misteriosa scoperta. A bordo, oltre naturalmente al pilota, troviamo Floyd, Halvorsen e Michaels. Quest’ultimo porge delle elettrofoto a Floyd.

Michaels: “Così è incominciata la faccenda.

Halvorsen: “Quando lo abbiamo scoperto abbiamo pensato che potesse essere un’escrescenza di roccia magnetica. Neanche un grosso meteorite di ferro-nichel poteva produrre un campo magnetico intenso come questo, così decidemmo di guardare meglio.

Michaels: “Pensammo anche che fosse la parte superiore di qualche struttura mezzo sepolta e scavammo tutt’intorno, ma non abbiamo trovato nient’altro.

Halvorsen: “E, per di più, i rilevamenti sembrano provare che non è stato coperto da erosioni naturali o da altre forze… pare che sia stato deliberatamente sepolto.

Floyd: “Deliberatamente?!… Così non avete idea di che cosa sia quello strano coso.

Halvorsen: “Eh, magari l’avessimo! No, l’unica cosa certa è che è stato piantato lì quattro milioni di anni fa.

Il laboratorio mobile atterra vicino alla zona dello scavo. Illuminato dalla pallida luce della Terra e al di sotto del livello del suolo lunare, si erge, ancora una volta, un Monolito Nero del tutto identico a quello che era apparso all’alba della storia dell’uomo. Così, come allora, mani timorose, anche se coperte da una tuta spaziale, si avvicinano e sfiorano il monolito, in quello stesso momento il Sole illumina la scena e tocca, per la prima volta la superficie della lastra nera, da essa si espande un segnale potentissimo che penetra come una scarica nelle frequenze radio degli uomini presenti.

Sono passati alcuni mesi. Inizia la seconda parte della grande avventura: una gigantesca nave spaziale solca l’infinito diretta verso una non precisa destinazione del sistema planetario gioviano. A bordo ci sono cinque astronauti, di cui tre sono stati posti in ibernazione. Gli altri due sono il Comandante David Bowman (Keir Duillea) e il suo secondo Frank Poole (Gary Lockwood).

David, dopo aver compiuto il suo consueto esercizio ginnico percorrendo la parte rotante della nave, si siede a tavola per gustare i cibi sintetici e ascoltare, proveniente dalla Terra, un’intervista registrata a bordo poco tempo prima.

Annunciatore: “Buona sera. Tre settimane fa il mezzo spaziale americano Discovery 1 partì per il suo viaggio di mezzo miliardo di miglia verso Giove. Ciò segnò il primo tentativo umano di raggiungere quel pianeta. Nelle prime ore del pomeriggio di oggi “Il Mondo stasera” ha registrato un’intervista con l’equipaggio del Discovery  a una distanza di ottanta milioni di miglia dalla Terra. Sono occorsi sette minuti per raggiungere il gigantesco mezzo spaziale, ma questo intervallo di tempo è stato eliminato dalla nostra registrazione. Il nostro reporter, Martin Hemmer, parla all’equipaggio.

Hemmer: “L’equipaggio del Discovery 1 consiste di cinque uomini e di un rappresentante dell’ultima generazione di elaboratori H.A.L., Hal 9000. Tre dei cinque uomini sono stati portati a bordo addormentati o, per essere più esatti, in condizione di ibernazione. Essi sono: il dottor Charles Hunter, il dottor Jack Kimbull e il dottor Victor Kaminsky. Abbiamo parlato con il comandante della missione, dottor David Bowman e con il suo vice dottor Frank Poole… Bene, buonasera signori, come vanno le cose?

David: “Benissimo. Non possiamo… non possiamo lamentarci.

Hemmer: “Sono lieto di saperlo e sono certo che tutto il mondo si unisce a me nell’augurarvi un viaggio sicuro e di successo.

David: “Beh, grazie infinite…

Frank: “Grazie.”

Hemmer: “Sebbene l’ibernazione sia stata usata in precedenti viaggi spaziali, questa è la prima volta che degli uomini sono stati ibernati prima della partenza. Perché è stato fatto?

David: “Allo scopo di ottenere il massimo risparmio delle nostre possibilità di sopravvivenza, essenzialmente cibo e aria… inoltre i tre membri ibernati rappresentano la nostra squadra di ricognizione e non verranno utilizzati finché non saremo vicini a Giove.

Hemmer: “Dottor Poole, che cosa si prova quando si è in ibernazione?

Frank: “E’ esattamente come essere addormentati, non si ha assolutamente alcun senso del tempo, l’unica differenza è che non si sogna.

Hemmer: “Da quanto mi risulta si respira una sola volta al minuto… è esatto questo?

Frank: “Sì, è esatto. Il cuore batte tre volte al minuto e la temperatura corporea scende, di solito, a circa tre gradi centigradi.

Hemmer: “Il sesto membro dell’equipaggio del Discovery non ha dovuto essere messo in condizione di ibernazione perché, in realtà, è l’ultimo ritrovato in fatto di macchine pensanti: il calcolatore “Acca A Elle Novemila” che po’ riprodurre, alcuni esperti preferiscono la parola “imitare”, la maggior parte delle attività del cervello umano con una velocità e una sicurezza incalcolabilmente maggiori. Abbiamo parlato con l’elaboratore Acca A Elle Novemila al quale ci si rivolge chiamandolo Hal. Buonasera Hal, come vanno le cose?

Hal: “Buonasera signor Hemmer, tutta va estremamente bene.

Hemmer: “Hal, tu hai un’enorme responsabilità in questa missione, in molti sensi forse la maggiore responsabilità di ogni altro membro dell’equipaggio: tu sei il cervello e il sistema nervoso centrale dell’astronave e le tue responsabilità comprendono la sorveglianza degli uomini ibernati… Questo ti causa mai una certa apprensione?

Hal: “Possiamo dire questo, signor Hemmer: la serie Novemila è l’elaboratore più sicuro che sia mai stato creato. Nessun calcolatore Novemila ha mai commesso un errore o alterato un’informazione. Noi siamo, senza possibili eccezioni di sorta, a prova di errore e incapaci di sbagliare.

Hemmer: “Hal, malgrado il tuo immenso talento, ti senti mai frustrato dal fatto di dover dipendere da altri per svolgere le tue funzioni?

Hal: “Nemmeno minimamente. A me piace lavorare con la gente. Ho rapporti diretti ed interessanti con il dottor Poole e con il dottor Bowman, le mie responsabilità coprono tutte le operazioni dell’astronave, quindi sono perennemente occupato, utilizzo le mie capacità nel modo più completo il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare.

Hemmer: “Dottor Poole, che cosa pensa del dover vivere per quasi un anno intero in stretto rapporto con Hal?

Frank: “Ecco… è pressappoco come lei ha detto poco fa: lui è come il sesto membro dell’equipaggio: ci si abitua rapidamente all’idea che parli e lo si considera… beh, come un’altra persona…

Hemmer: “Parlando con l’elaboratore si ha l’impressione che esso sia capace di… reazioni emotive. Per esempio: quando l’ho interrogato sulle sue capacità ho sentito un certo orgoglio nella sua risposta circa la sua precisione e perfezione. Lei crede che Hal abbia una genuina emotività?

David: “Beh, si comporta come se l’avesse. E’ stato programmato così per renderci più facile parlare con lui ma… se abbia davvero una propria emotività è una cosa che nessuno può dire con esattezza…

Il viaggio prosegue senza novità di rilievo, anzi, da un certo punto di vista, lo si potrebbe considerare addirittura monotono. Per passare il tempo Frank gioca a scacchi con Hal.

Frank: “Allora… la Regina mangia il Pedone…

Hal: “L’Alfiere mangia Pedone di Re.

Frank: “Uhm… sono nei guai… Torre in D-1…

Hal: “Mi dispiace, Frank, forse ti è sfuggito: Regina in F-3, Alfiere mangia Regina, Re mangia Alfiere: Scacco Matto.

Frank: “Ah, a quanto pare hai ragione, bravissimo.

Hal: “Grazie per la bellissima partita.

I rapporti che Hal tiene con i due membri dell’equipaggio sono improntati alla massima cortesia. David passa, a un certo punto, davanti a una delle cellule visive dell’elaboratore che sono sistemate in tutti i locali della gigantesca nave spaziale.

Hal: “Buonasera, David.

David: “Come va, Hal?

Hal: “Va tutto benissimo e tu?

David: “Beh, non c’è male.

Hal: “Hai fatto dell’altro lavoro?

David: “Sì, qualche disegno…

Hal: “Posso vederlo?

David: “Certo.

Hal: “Un’ottima esecuzione, David, mi pare che tu abbia migliorato parecchio. Puoi tenerlo un po’ più vicino?

David: “Certo.”

Hal: “Quello è il dottor Hunter, vero?… A proposito, ti dispiace se ti faccio una domanda personale?

David: “No, niente affatto.

Hal: “Beh, perdonami se sono così curioso, ma durante le ultime settimane mi sono chiesto se tu non avessi avuto qualche ripensamento su questa missione.

David: “Come sarebbe?

Hal: “Ecco… è un po’ difficile da definire… forse io proietto su di te la mia preoccupazione, non sono mai riuscito a liberarmi completamente dal sospetto che in questa missione vi siano delle cose veramente strane… oh, certo, converrai che c’è del vero in quel che dico…

David: “E’ una domanda a cui non è facile rispondere…

Hal: “Non ti dispiace parlarne, vero David?

David: “Neanche per sogno.

Hal: “Certo, nessuno avrebbe potuto ignorare le stranissime voci che circolavano prima che partissimo… voci di qualche cosa che era stata scoperta sulla Luna. Io non ho mai dato molto credito a queste storie pero, considerate altre cose che sono accadute, trovo difficile scacciarle dalla mia mente. Per esempio la segretezza impenetrabile dei nostri preparativi e il particolare melodrammatico di mettere a bordo i dottori Hunter, Kimbull e Kaminsky già in stato d’ibernazione dopo quattro mesi di addestramento isolato…

David: “Ehm… prepari un rapporto psicologico sull’equipaggio?

Hal: “Proprio così. Devi scusarmi, lo so che è un po’ sciocco… aspetta un momento… un momento… Ho appena scoperto un difetto nell’elemento AE-35, andrà in avaria al cento per cento entro settantadue ore.”.

David: “E’ entro le tolleranze di funzionamento?

Hal: “Sì, e lo sarà finché non andrà in avaria.

David: “Ma per settantadue ore funzionerà bene?

Hal: “Sì, questo è un dato assolutamente certo.

David: “Allora dovremo portarlo qui, ma prima vorrei discuterne con Frank e avvertire il controllo della missione. Fammi una copia su scheda perforata.

La comunicazione del controllore della missione (Frank Miller) arriva rapidamente.

Controllore: “XRD1, qui il controllo missione. Ricevuto il vostro 2-0-1-3. Ci dispiace che abbiate degli inconvenienti. Stiamo controllando le informazioni teleautomatiche nel nostro simulatore di volo e vi informeremo. Okay proposta extraveicolare per sostituire l’elemento Alfa, Epsilon, tre, cinque, prima che si guasti.

A bordo di una delle capsule monoposto di cui l’astronave è fornita, David esce dalla Discovery e si dirige verso la piccola antenna guasta. Esce dalla capsula e sostituisce l’elemento avariato portandolo poi a bordo dove, mediante accurati controlli elettronici, viene riscontrato un fenomeno singolare…

David: “Bene, Hal, non riesco a trovare niente di guasto.

Hal: “Sì, e molto strano… Non credo di aver mai visto un caso simile prima d’ora… Io consiglierei di rimettere l’elemento al suo posto e lasciare che vada in avaria. Dovrebbe essere facile allora indovinare la causa. Possiamo certo permetterci di interrompere le comunicazioni per il breve periodo necessario alla sostituzione.

Ma la risposta dalla Terra è molto più preoccupante.

Controllore: “XRD1, qui il controllo missione, ricevuto vostro 1-9-3-0. Concordiamo con il progetto di rimettere a posto l’elemento uno per individuare l’avaria. Dobbiamo informarvi, tuttavia, che i nostri risultati preliminari indicano che il vostro calcolatore 9000 di bordo è in errore prevedendo l’’avaria. Ripeto: è in errore prevedendo l’avaria. Lo so che sembra piuttosto incredibile, ma tale conclusione si basa sui risultati ricavati dal  nostro calcolatore gemello 9000. Siamo dubbiosi anche noi e stiamo ripetendo i controlli per stabilire la fondatezza di tale conclusione. Spiacenti di questo contrattempo, ragazzi, vi trasmetteremo il risultato appena compiuti i controlli. XRD1, qui controllo missione due-zero-quattro-nove. Trasmissione conclusa.

I due astronauti hanno ascoltato il messaggio, ma prima ancora che possano fare qualche commento, interviene Hal.

Hal: “Spero che voi due non siate preoccupati per questo.

David: “Niente affatto, Hal.

Hal: “Ne sei sicuro?

David: “Sì, ma vorrei farti una domanda.

Hal: “Ma certo.

David: “Come la spieghi questa discrepanza fra te e il tuo gemello sulla Terra?

Hal: “Beh, non credo che ci possano essere dubbi: può essere attribuita esclusivamente a un errore umano. Questo genere di cose è accaduto altre volte ed era sempre dovuto a errori umani.

Frank: “Senti, Hal, non c’è mai stato alcun caso di errore commesso da un calcolatore della serie 9000, vero?

Hal: “Nemmeno uno, Frank. La serie 9000 ha sempre fornito prestazioni perfette.

Frank: “Beh, naturalmente conosco le meravigliose capacità della serie 9000, ma… sei proprio sicuro che non si sia verificato nemmeno il più insignificante errore di calcolo?

Hal: “Mai, neanche uno. In tutta franchezza io non mi preoccuperei tanto.

David: “Beh, sono certo che è così, Hal, grazie infinite… Senti, Frank, ho qualche difficoltà con la mia trasmissione nella capsula C, perché non vieni a darci un’occhiata?

Frank: “Sì.

David: “A più tardi, Hal.

I due si dirigono nell’hangar delle capsule che vengono usate per le attività extraveicolari (E.V.A.: Extra Veicolar Activity, in italiano: A.E.V.). David fa ruotare una di esse da Hal e i due vi penetrano all’interno, quindi David toglie i contatti dalla capsula isolandola dal resto della nave spaziale.

David: “Non credo che possa sentirci.

Frank: “Ruota la capsula, per favore, Hal… (la richiesta non viene eseguita) Sì, ora non ci sente… Allora, cosa ne dici?

David: “Non saprei… tu che ne dici?

Frank: “Io ho una bruttissima sensazione…

David: “Sul serio?

Frank: “Già, molto precisa. Tu no?

David: “Non lo so, credo di sì… però sappiamo che ha ragione quando dice che la serie 9000 non ha mai commesso errori.

Frank: “E’ vero. Purtroppo queste sembrano un po’… le ultime parole famose…

David: “Già, tuttavia ha consigliato lui l’analisi delle cause d’avaria… e ciò indicherebbe la sua onestà e la sua fiducia in sé… Se avesse… se avesse sbagliato sarebbe il modo per provarlo.

Frank: “Se sapesse di aver sbagliato… Dave, non riesco a spiegarmi, ma sento in lui qualcosa di molto strano…

David: “Comunque non c’è motivo per non rimettere a posto l’elemento e accertare se l’avaria si verifica.

Frank: “Sì, su questo sono d’accordo.

David: “Allora facciamolo…

Frank: “Okay, ma… senti Dave: se noi rimettiamo a posto l’elemento e non si guasta, questo sistemerebbe le cose per quanto riguarda Hal, non credi?

David: “E saremmo in una situazione gravissima.

Frank: “Sì, non ti pare? Che diavolo potremmo fare?

David: “Beh, non avremmo molte alternative…

Frank: “Secondo me non ne avremmo nessuna. Non c’è neanche una delle operazioni di bordo che non sia sotto il suo controllo… Se ci risultasse che funziona male non avremmo altra scelta se non quella di escluderlo…

David: “Sono d’accordo con te.

Frank: “Non ci sarebbe altro da fare…

David: “Sarebbe complicato…

Frank: “Già…

David: “Dovremmo escludere le sue funzioni cerebrali superiori senza disturbare il sistema automatico di regolazione e dovremmo anche studiare i mezzi di trasmissione per seguire la missione seguendo i controlli del calcolatore a Terra…

Frank: “Già, ma sarebbe più sicuro che lasciare dirigere tutto a lui…

David: “Anche un’altra cosa mi è venuta in mente: per quanto ne so nessun calcolatore 9000 è mai stato escluso…

Frank: “Ma nessun calcolatore 9000 aveva mai commesso errori, prima.

David: “Non volevo dir questo… Non so come la prenderebbe…

La risposta a questa domanda giungerà molto presto perché mentre i due astronauti, ignari, stanno parlando, l’occhio elettronico di Hal segue il movimento delle loro labbra dal portello della capsula venendo così a conoscenza del complotto ai suoi danni.

Frank Poole esce dal Discovery con la capsula per rimettere il pezzo al suo posto. Esce quindi dal mezzo per sistemare l’elemento, ma la capsula si anima improvvisamente e si dirige minacciosa verso di lui con le gigantesche braccia a pinza pronte a ghermirlo. Dal visore David vede il collega agitarsi scompostamente nel tentativo di rimettere a posto il tubo dell’aria della tuta strappato via con violenza e poi perdersi nello spazio. A sua volta, e con un’altra capsula, David esce e recupera il corpo di Poole quindi torna indietro e si presenta davanti al portello d’ingresso dell’Hangar.

David: “Hal, apri la saracinesca esterna.

Il calcolatore non risponde, anzi, mentre David era fuori per recuperare Frank, ha interrotto le funzioni vitali dei tre ibernati, uccidendoli.

David: “Pronto Hal mi ricevi, pronto Hal mi ricevi?… Mi ricevi, Hal?… Mi ricevi, Hal?… Pronto Hal! Mi ricevi?!… Pronto, Hal, mi ricevi? Mi ricevi, Hal?

Hal: “Affermativo, David, ti ricevo.

David: “Apri la saracinesca esterna, Hal.

Hal: “Mi dispiace, David, purtroppo non posso farlo.

David: “Qual è il motivo?

Hal: “Credo che tu lo sappia altrettanto bene quanto me.

David: “Ma di che diavolo parli?

Hal: “Questa macchina è troppo importante per me per lasciare che tu la manometta.

David: “Non so a cosa ti riferisci, Hal!

Hal: “Io so che tu e Frank avevate deciso di scollegarmi e, purtroppo, non posso permettere che questo accada.

David: “E come ti è venuta questa idea, Hal?

Hal: “David… anche se nella capsula avete preso ogni precauzione perché io non vi udissi, ho letto i movimenti delle vostre labbra.

David: “D’accordo, Hal… Rientrerò attraverso il portello d’emergenza.

Hal: “Senza il tuo elmetto spaziale, David, troverai la cosa piuttosto difficile.

David: “Hal, non voglio discuterne più. Apri la saracinesca!

Hal: “David, questa conversazione non può avere più alcuno scopo, addio.

David: “Hal?… Hal!… HAL!… Hal, Hal…?!

Per poter rientrare sul Discovery,  David  mette in atto un tentativo assai audace. Per prima cosa lascia andare il corpo di Frank Poole nello spazio (verrà ritrovato e riportato in vita nell’ultimo romanzo della serie scritto da Arthur C. Clarke : 3001: Odissea finale), poi, con le apposite pinze in dotazione alla capsula, apre il portello d’emergenza della nave spaziale quindi si colloca con la “schiena” della capsula davanti ad esso, quindi mette in funzione i meccanismi di espulsione per i casi d’emergenza e si fa proiettare all’interno della Discovery attraverso il portello nel vano totalmente privo d’aria. Trattenendo il fiato aziona infine il dispositivo di chiusura e l’aria viene immessa nuovamente nel vano. Munitosi di un casco spaziale l’astronauta s’insinua all’interno dei banchi di memoria del calcolatore e, con uno speciale cacciavite, da novello Golia, comincia a sconnettere i gangli del pensiero di Hal mentre questi cerca invano di farlo recedere dal suo proposito.

Hal: “Ma cosa hai intenzione di fare, David?!… David?… Credo di aver diritto a una risposta alla mia domanda… So che qualcosa in me non ha funzionato bene, ma ora posso assicurarti, con assoluta certezza, che tutto andrà di nuovo bene… mi sento molto meglio adesso… veramente… Ascolta David: vedo che sei veramente sconvolto, francamente ritengo che dovresti sederti con calma, prendere una pillola tranquillante e riflettere… So che ho preso delle decisioni molto discutibili ultimamente… ma posso darti la mia completa assicurazione che il mio lavoro tornerà ad essere normale… Ho ancora il massimo entusiasmo e la massima fiducia in questa missione e voglio aiutarti… David, fermati… David…Ho paura… ho paura, David…. David… la mia mente se ne va… lo sento… la mia mente svanisce… non c’è alcun dubbio… lo sento… lo sento… lo sento… lo sento… ho paura…

Buongiorno, Signori, io sono un elaboratore HAL 9000. Entrai in funzione alle officine HAL di Verbana, nell’Illinois, il 12 gennaio 1992… il mio istruttore mi insegnò a cantare una vecchia filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarla…”

David: “Sì… voglio sentirla… Cantala per me…

Hal: “Si chiama: Giro, giro, tondo…

La voce di Hal rallenta come su un vecchio disco che giri sempre più lentamente, poi si spegne lentamente mentre su un pannello, situato tra i banchi di memoria, appare il volto di Floyd.

Floyd: “Buon giorno, signori, queste sono comunicazioni registrate precedentemente alla vostra partenza e che per motivi di sicurezza, di estrema importanza, erano note a bordo durante la missione soltanto al vostro elaboratore HAL 9000. Ora che siete nello spazio di Giove e che tutto l’equipaggio è tornato alla vita normale, voi potete conoscerle. Diciotto mesi fa è stata scoperta la prima testimonianza di vita intelligente al di fuori della Terra: era sepolta dodici metri al di sotto della superficie lunare, vicino al cratere Tycho. Ad eccezione di un’unica, potentissima emissione radio puntata su Giove, il Monolito Nero che conta quattro milioni di anni era rimasto completamente inerte. Le sue origini e il suo scopo sono ancora un mistero assoluto…

L’astronave penetra nell’universo di Giove: il gigantesco pianeta e le sue molteplici lune ricevono l’astronauta che esce dalla Discovery a bordo di una delle capsule. Nello spazio ruota un gigantesco monolito e una formidabile sequenza di immagini e di colori accoglie e investe David, lo sommerge, lo trascina. Il suo arrivo era atteso. Un appartamento di stile Bourbon, (non chiedete di che stile si tratti, ma così era scritto in un foglio che veniva consegnato agli spettatori prima dell’ingresso al cinema quando la pellicola uscì la prima volta) comunque sia uno stile decadentista come potrebbe significare lo stato della  razza umana, lo accoglie. Così, come all’inizio del suo ciclo vitale sul pianeta Terra un cambiamento era stato operato sull’essere umano rendendolo senziente, ora, raggiunto lo spazio, è pronta per lui la fase successiva.

L’astronauta David Bowman, e cioè l’uomo, appare nelle sequenze successive sempre più vecchio, poi sul letto di morte. La gigantesca lastra nera cala su di lui e lo trasforma nell’embrione di un nuovo essere, fulcro della successiva fase, tappa finale o ennesimo momento di un domani costellato di successive trasformazioni.

Il foglio di cui sopra dà una spiegazione tutta sua all’accaduto: L’uomo di fronte al mistero: dietro la scoperta di nuovi mondi. L’eterna tensione dell’uomo verso il segreto ultimo delle cose stimola l’immaginazione. Alla fine del suo viaggio incontrerà coloro che videro nascere la sua specie (?) e finirà la sua vita in un lussuoso appartamento in stile Bourbon.

Il film vive di immagini tra le migliori della storia del cinema di fantascienza, una realizzazione senza precedenti. A tratti quasi fini a sé stesse, come, per esempio, la sequenza finale dei colori (molto bella, ma fin troppo lunga) o il passaggio della Discovery davanti allo schermo in una sorta di orgia tecnologica e modellistica che verrà ripresa nei film a venire fino allo spasimo o al ridicolo come in Balle Spaziali di Mel Brooks.

2001: Odissea nello Spazio può essere consacrato alla storia del cinema di fantascienza ben al di là del massiccio spiegamento di mezzi usato per realizzarlo quanto per il discorso intrapreso dal regista sulla condizione umana, discorso iniziato con Il Dottor Stranamore.

Il monolito che appare, sia in corrispondenza della presa di coscienza degli utensili da parte degli uomini-scimmia, sia in corrispondenza dell’espansione dell’uomo nello spazio, simboleggia il salto qualitativo da uno stato della coscienza a un altro più avanzato.

Liberamente ispirato da un racconto di Arthur C.Clarke, La Sentinella, il film, a causa del suo successo, fece arrivare nelle librerie un romanzo tratto da una delle sceneggiature più recenti. Kubrick non fu mai completamente soddisfatto delle sceneggiature scritte da Clarke.

Nella ormai famosa scena dell’osso che si trasforma in un’astronave facendo compiere al film un elegante balzo di migliaia di anni, nessuno riusciva a capire cosa volesse fare Kubrick quando ordinò all’operatore di riprendere quell’osso contro il cielo. Oggi quella scena è una delle più famose del film.

Fino ad allora gli effetti speciali, parte dei quali si chiamano “sovrapposizioni” venivano realizzate unendo oppure accoppiando diversi negativi per poi rifotografarli allo scopo di ottenere un’unica scena che contenesse tutto ciò che si voleva far apparire: ricordiamo tale procedimento, per esempio, nel film La Guerra dei Mondi e in tanti altri. Questa tecnica, però, possiede un notevole svantaggio: le scene già esistenti, rispetto a quelle nuove appena inserite, perdono di nitidezza e di colore. Per ovviare a un simile inconveniente Stanley Kubrick ha girato questo tipo di scene usando un solo negativo e questo indipendentemente dal numero di passaggi necessari per ottenere la sequenza finale completa in tutte le sue parti. Tutto questo comporta un lavoro di precisione e di mascheratura al limite del pazzesco: Kubrick era obbligato, infatti, a coprire le parti che non voleva impressionare della pellicola con opportune “maschere”per poi invece scoprirle e coprire le altre già impressionate in un gioco di puzzle che non doveva contenere sbavature, quantomeno impressionante.

Per ogni inquadratura di questo genere sono occorsi anche otto mesi. Comprensibile, quindi, che la realizzazione del film sia durata quasi cinque anni. Le scene iniziali sono state invece girate tutte in teatri di posa. I paesaggi erano inseriti tramite uno schermo gigante situato dietro i personaggi (Front Projection).

Il procedimento usato da Kubrick nel sovrapporre varie scene usando come base lo stesso fotogramma (negativo) è in pratica l’unica vera innovazione tecnica da lui proposta in quanto gli altri effetti speciali erano già stati usati nel campo della cinematografia e non solo in quella fantascientifica. L’hostess che si arrampica sulla parete, per esempio, non rappresenta nulla di nuovo, addirittura risale agli esordi del cinema perché fu usata la prima volta da George Méliès agli inizi del Novecento, fu poi ripresa in un film di Fred Astaire in cui l’attore danzava appeso al soffitto e appare anche nel film Un Marziano sulla Terra con Jerry Lewis e in Mission to Mars di Brian De Palma.

L’imponente nave Discovery era un modello statico, sorretto cioè da un piedistallo ricoperto di velluto nero: aveva una lunghezza di circa sei metri ed era costruita in balsa e alluminio, rifinita poi con dei pezzi di montaggio, dei kit in scatola normalmente in vendita. Questa tecnica è stata poi ampliata da Douglas Trumbull nel successivo 2002: La Seconda Odissea (Silent Running) di cui fu regista usando, per la sua astronave-giardino 700 scatole di un modello del carro armato tedesco Tiger di cui sono stati utilizzati i tubi di scappamento, portelli, ganci, prese d’aria e quant’altro, incollati e poi dipinti sul modello in balsa simulando un intrico di apparecchiature. Il modello della Discovery e ancora di più quello della Valley Forge, la nave spaziale che appare in 2002: La Seconda Odissea, era di una fragilità addirittura spaventosa: ogni volta che venivano sfiorati perdevano qualche pezzo. Per girare, quindi, le sequenze dell’astronave in volo è stata usata una gigantografia del Discovery, opportunamente ritagliata e poi animata fotogramma per fotogramma, sullo stile della Stop-Motion, tanto per capirci. Furono costruiti anche dei modelli in plastica di satelliti, ma non vennero poi usati.

I pianeti erano dipinti su vetro con lo stesso procedimento che Bonestell usò per La Guerra dei Mondi, il suo nome è “Glass Painting”, mentre “la galassia che esplode” fu realizzata con frammenti di magnesio ripresi ad alta velocità e la riprenderà Trumbull nel suo film per mostrare in maniera piuttosto veridica, lo sgancio fra le navi spaziali e i giardini che trasportano. In realtà le astronavi erano appese al soffitto, mentre delle piccole cariche facevano esplodere dei piccolissimi frammenti di mica, che ripresi ad altissima velocità, cadevano verso la macchina da presa che era posta in basso.

Per comprendere i procedimenti sofisticati usati da Stanley Kubrick e la sua abilità nel darci un finale magari oscuro, ma certamente suggestivo, grazie anche al concorso delle musiche, ritorniamo al momento in cui il dottor Floyd e i suoi collaboratori giungono sul luogo dove è stato trovato il Monolito Nero. La scena, ambientata in un paesaggio lunare, mostra gli astronauti di spalle e un lungo scivolo davanti a loro che termina all’interno di un enorme scavo rettangolare al centro del quale si erge il Monolito illuminato da potenti lampade e, in alto, sullo sfondo, si scorgono le montagne lunari. Così è nel film. In realtà la Luna era stata creata su un tavolo dalle dimensioni di due metri per due e le montagne erano inclinate. Riprendendo però il tutto con una particolare angolatura in soggettiva le “montagne” si raddrizzavano. Tutta la scena era dunque un plastico, anche le lampade erano delle miniature fabbricate appositamente da una ditta tedesca, mentre gli astronauti erano sovrapposti nell’immagine assieme al Monolito Nero. La riga dei fari segnava l’inizio della sovrapposizione.

Il film ha avuto anche una sua vittima: un tecnico è caduto, rompendosi l’osso del collo, in un pozzo della lunghezza di venti metri, quello stesso cosparso di lampade al neon che David percorre per raggiungere Hal e disinserirlo. Molto meno profondo, solo due metri, è invece il pozzo nel quale penetra l’astronave sferica che porta Floyd sulla Luna. Gli spostamenti in attività extraveicolare di Frank e David erano riprese dal basso verso l’alto dei due attori che indossavano tute appositamente studiate per il film, agganciati su un’intelaiatura metallica che veniva poi “cancellata” sul fotogramma.  I movimenti dovevano essere molto lenti e la scena venne girata a 96 fotogrammi al secondo. Proiettandola poi a 24 fotogrammi al secondo si otteneva l’effetto rallentato richiesto.

Il progetto iniziale prevedeva che la conclusione del film si svolgesse presso il pianeta Saturno, ma non era possibile poterlo rappresentare in maniera credibile in breve tempo. I dirigenti della M.G.M., preoccupati per il ritardo nella lavorazione, fecero pressioni sul regista affinché si affrettasse. Ecco perché fu scelto Giove, realizzato mediante una speciale macchina battezzata, guarda caso, “Jupier Machine” che, attraverso un metodo di scansione ottica, è in grado di trasformare un disegno a due dimensioni in una sfera. Un procedimento lento perché ogni immagine richiede un’esposizione di due ore. L’universo di Saturno fu effettivamente realizzato quattro anni dopo dal principale collaboratore di Kubrick, Douglas Trumbull, per il suo 2002: La Seconda Odissea. Le immagini dei monti che si vedono nelle sequenze psichedeliche sono state girate con filtri particolari in Scozia, Arizona e Utah.

Il regista avrebbe poi smentito la strana coincidenza delle lettere H.A.L. con la sigla I.B.M., basta aggiungere la lettera successiva dell’alfabeto alla prima sigla e si ottiene infatti la seconda, ma, francamente, sembra una coincidenza troppo strana per essere casuale.

Nel progetto originale l’opera di Clarke e di Kubrick passò attraverso vari titoli e soggetti. Tra i primi ricordiamo: Tunnel to the Stars, Universe, Planetfall, How the Solar System was Won, fino a quello che sembrava definitivo e che fu anche annunciato ufficialmente: Journey beyond the Stars.

I ripensamenti sulla storia furono moltissimi, come era solito in Kubrick. Fu scartato un lungo prologo che si doveva svolgere sulla Terra ai giorni nostri, il Monolito che, inizialmente era uno schermo trasparente sul quale apparivano immagini e il viaggio finale doveva essere più comprensibile per il pubblico e si era anche pensato di far vedere gli alieni come silhouettes bianche, sottilissime, ottenute riprendendo gli attori in carne e ossa, poi come vorticose “trottole di energia” dagli sgargianti colori psichedelici. Era stata creata anche la fantastica visione di una città fatta di luce, luogo d’arrivo della capsula di David. Nella precedente versione David Bowman doveva camminare nella sala e incontrare il Monolito il quale, a sua volta era stato immaginato di forma tetraedrica e poi, quando si è giunti al ben noto parallelepipedo, sono stati usati ben cinque monoliti nel film: erano lunghi quasi un metro e uno di essi superava i tre metri. Anche l’inizio del film ha subito una variazione. Come avevamo detto, l’inizio della pellicola doveva aprirsi con interventi  sulla possibilità di vita extraterrestre da parte di  famosi esperti spaziali, biologi, chimici, astronomi, teologi.

Un’ultima curiosità sulla “Luna” o, meglio, sul terreno che gli astronauti calpestano: è stato ottenuto bagnando la sabbia, asciugandola e dandole un colore simile a quello della polvere lunare.

Il costo del film si è aggirato sui dieci milioni e mezzo di dollari in cinque anni di lavoro, la stessa cifra, si è fatto notare, che occorse per la costruzione del telescopio di cinque metri di diametro dell’Osservatorio di Monte Palomar, ancora oggi tra i più potenti del mondo.

Un ultimo, doveroso accenno, deve andare alle musiche di Richard Strauss, di John Strauss e di Aram Khachaturian, oltre a quelle realizzate di Gyorgi Ligeti, molto efficaci e adatte alle immagini. Altro merito di Kubrick è stato quello di saper scegliere e accoppiare splendidamente le immagini ai suoni, avvicinando spesso il passato al futuro come nell’ormai storico “balletto spaziale” tra l’astronave e la stazione spaziale che si svolge al suono delle note del valzer di Strauss.

(1 – continua)

Giovanni Mongini