IL GATTO A NOVE CODE

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Il gatto a nove code

Anno: 1971

Regia: Dario Argento

Soggetto: Dario Argento, Luigi Cozzi e Dardano Sacchetti

Sceneggiatura: Dario Argento

Direttore della fotografia: Erico Menczer

Montaggio: Franco Fraticelli

Musica: Ennio Morricone

Effetti speciali: Giuseppe Ferranti e Piero Mecacci

Produzione: Salvatore Argento

Origine: Italia / Francia / Germania

Durata: 1h e 47’

CAST

Karl Malden, James Franciscus, Catherine Spaak, Tino Carraro, Pier Paolo Capponi, Aldo Reggiani, Horst Frank, Rada Rassimov, Carlo Alighiero, Cinzia De Carolis, Tom Felleghy, Emilio Marchesini, Corrado Olmi, Vittorio Congia, Ugo Fangareggi, Fulvio Mingozzi, Pino Patti, Umberto Raho, Jacques Stany, Stefano Oppedisano, Ada Pometti, Marie Luise Zetha, Werner Pochath, Dario Argento (nel ruolo delle mani dell’assassino), Margherita Horowitz, Carlo Leva

TRAMA

Il giornalista Carlo Giordani e il vecchio enigmista cieco Franco Arnò indagano sulla strana morte del dottor Calabresi, uno scienziato e ricercatore morto a seguito di uno strano incidente alla stazione dei treni. La morte, infatti, sembra legata al mistero che riguarda un’infiltrazione all’interno dell’istituto dove Calabresi lavorava, dove qualcuno era entrato senza però rubare nulla. A tutta la faccenda segue una serie di brutali omicidi, compiuti da qualcuno che sembra voler nascondere qualcosa. Le tracce dei due improvvisati detective, che indagano in modo parallelo alla polizia, portano a sospettare che l’assassino si nasconda tra il professor Terzi, direttore dell’istituto; Anna, la sua seducente figlia; il dottor Braun, collega tedesco omosessuale di Calabresi; il dottor Casoni, un affascinante ricercatore dell’istituto; il dottor Morvelli, un freddo e silenzioso scienziato che lavora nell’istituto; e il dottor Esson, ricercatore inglese che si è invaghito di Anna. Il serial killer arriva anche a rapire Lori, la nipotina di Franco, per farli desistere dalle indagini, ma alla fine viene smascherato e rimane ucciso da Franco durante la cattura. Si trattava di Casoni che, segretamente affetto dalla sindrome 47,XYY, era stato scoperto e ricattato da Calabresi, e aveva quindi ucciso il ricattatore e altri che stavano scoprendo la verità.

NOTE

“Il gatto a nove code” è il secondo film giallo/thrilling diretto da Dario Argento (“La sindrome di Stendhal”, “Dracula 3D”, “Giallo”, “Opera”, “Suspiria”, “Profondo Rosso”, “Phenomena”, “Inferno”… giusto per dire qualche titolo) ed è da considerarsi il secondo capitolo della cosiddetta “Trilogia degli animali” che all’inizio degli anni Settanta contribuì a consolidare la fama del regista, affermandolo come uno dei maggiori autori di thriller in Italia. È anche il secondo film nel quale Argento ha piena autonomia riguardo al soggetto, alla sceneggiatura e alla regia.

Il film è stato girato tra Torino, Roma e Pomezia e all’epoca incassò 2 miliardi e 400 milioni di Lire. Fu soprattutto grazie agli americani che il film poté essere realizzato: il primo film di Dario Argento, infatti, aveva avuto agli inizi miglior successo più negli Stati Uniti che in Italia. Cosicché, i dirigenti della società Usa National General contattarono la Titanus, affermando che “L’uccello dalle piume di cristallo” a loro era piaciuto moltissimo e che nei cinema stava riportando grandi incassi. In conseguenza di ciò, gli americani chiesero di far realizzare a Dario Argento un nuovo film, subito, al quale la National General avrebbe partecipato come co-produttrice. Alla Titanus, fu posta comunque la richiesta di inserire nel cast artistico attori più famosi negli States che in Italia. In particolare, James Franciscus (“La vendetta di Gwangi”, “Abbandonati nello spazio”, “Amore extraterrestre”, “Killer fish”, “L’ultimo squalo” e il serial “Ai confini della realta”) fu segnalato ad Argento perché veniva dal successo de “L’altra faccia del pianeta delle scimmie”, seguito di “Il Pianeta delle scimmie”.

Le riprese del film iniziarono a fine agosto del 1970 e “Il gatto a nove code” sarebbe dovuto uscire a gennaio 1971, ma il distributore italiano, Goffredo Lombardo della Titanus, cercò di fermarlo, affermando che il film era venuto male e che non avrebbe spaventato nessuno. Dopo non pochi contrasti, la situazione si sbloccò e la distribuzione slittò con un ritardo di appena un mese rispetto al termine iniziale. Il film andò invece molto bene in sala: fu un gran successo e gli incassi furono doppi rispetto a “L’uccello dalle piume di cristallo”. Cosa che, da quel momento, permise a Dario Argento di non incontrare più difficoltà con i co-produttori e i distributori per la realizzazione e l’uscita di film successivi.

Il film inoltre prevedeva una conclusione differente rispetto a quella girata: dopo la morte dell’assassino, un’ultima scena mostrava James Franciscus in un letto, medicato con delle fasciature per le ferite riportate nella colluttazione con l’omicida; accanto a lui Catherine Spaak. Insieme si riconciliavano. Racconta Luigi Cozzi (amico e collaboratore di Argento da sempre) che fu lui a consigliare di eliminare quest’ultima scena.

La colonna sonora è stata composta da Ennio Morricone (troppi i titoli per citarne anche solo uno): la traccia più celebre è “Paranoia prima”, riutilizzata poi anche in “Death Proof”, il segmento di Quentin Tarantino del film “Grindhouse”.

Tra gli attori, oltre al già citato James Franciscus, troviamo anche Karl Malden che abbiamo visto pure in “Meteor”, “Il mostro della via Morgue” e “Chi giace nella mia bara?”.

Davide Longoni