MAURICE RENARD

L’attualità e la leggibilità ancora completa di uno scrittore quale il francese Maurice Renard (1875-1939), considerato da sempre nella sua patria come un maestro della letteratura fantastica allo stesso livello di J. H. Rosny Ainé e Jacques Spitz, sono state testimoniate di recente (tra il 2006 e il 2010) dalla traduzione e pubblicazione negli Stati Uniti, a opera del noto esperto americano Brian Stableford, di ben cinque volumi (Doctor Lerne; A Man Among the Microbes; The Blue Peril; The Doctored Man and Other Stories; The Master of Light) consacrati a tutti i romanzi e i racconti principali di tipo fanta-horror  scritti da questo autore, che ai suoi tempi li amava però definire di tipo “merveilleux scientifique”, mentre noi oggi li preferiamo considerare come un suo personalissimo e unico incrocio tra “fantastique”, “imaginaire” e “science fiction”.

Nato a Chalons-sur-Marne il 28 febbraio del 1875, Maurice Renard, figlio e nipote di severi magistrati, in realtà era destinato a diventare a sua volta un austero e sconosciuto dispensatore di leggi, se fin dall’età giovanile, scoprendo le opere fantastiche di Edgar Allan Poe, non si fosse completamente innamorato degli scritti di quel genio sregolato della penna, decidendo di voler diventare a sua volta e a tutti i costi uno scrittore. E siccome Maurice Renard era in effetti un narratore nato e per di più anche molto originale, la sua carriera non è stata poi tanto difficile: dopo aver pubblicato diversi saggi, poesie e articoli, già nel 1905 riusciva a dare alle stampe, sotto lo pseudonimo di “Vincent Saint-Vincent”, la sua prima raccolta di racconti fantastici, Fantomes et fantoches, ancora chiaramente influenzata dai suoi principali modelli letterari giovanili quali, per l’appunto, Edgar Allan Poe e i francesi Henri de Régnier e Jean Lorrain.

Nel 1908, ispirandosi a L’isola del dottor Moreau di H. G. Wells e ai lavori scientifici del dottor Carrel, Maurice Renard dà alle stampe il suo primo romanzo, intitolato Le docteur Lerne, sous-dieu (Il dottor Lerne, semidio), che descrive i sempre più folli esperimenti medici di uno scienziato, Lerne, che scambia e trapianta i cervelli dapprima di diversi tipi di animali e poi anche di vari uomini, nella sempre più folle ed esasperata ricerca di un metodo pratico per arrivare a ottenere l’immortalità. Si tratta, nel complesso, di un testo molto singolare che il critico Jacques Van Herp, sul numero 28 (marzo 1956) della rivista francese Fiction, nell’articolo intitolato Maurice Renard, scribe de miracles, ha così definito: “In questo libro le ispirazioni ricevute da varie fonti dal suo autore sono più che evidenti. C’è l’influsso di H. G. Wells, il ricordo di alcune metamorfosi mitologiche, più alcune idee riprese da alcuni autori libertini del diciottesimo secolo. Inoltre, in ogni pagina si riconosce anche una derivazione dal fantastico classico che si sforza in ogni caso di far prevalere su tutto il valore dell’ipotesi scientifica o pseudo-scientifica di fondo”.

Sempre secondo Jacques Van Herp, Maurice Renard diventa finalmente un autore del tutto autonomo e originale solo nel 1909 a partire dalla sua raccolta di lavori successiva, Le voyage immobile, suivi d’autres histories singulières (Il viaggio senza muoversi, e altri racconti singolari), nella quale sono incluse anche alcune delle novelle già edite nel precedente Fantomes et fantoches.

Sin da quello stesso 1909 Maurice Renard dà alle stampe un saggio molto importante, Du Roman merveolleux-scientifique et de son action sur l’intelligence du progrès, apparso nel sesto numero (ottobre 1909) di Le Spectateur e nel quale lo scrittore esterna, quasi come in un manifesto programmatico, la sua convinzione nel forte contributo che la narrativa del “meraviglioso a sfondo scientifico” può apportare allo sviluppo delle idee e, di conseguenza, al progresso della scienza. Ma a questo punto, prima di proseguire con l’elencazione delle opere principali scritte da Maurice Renard, va però precisato che l’autore ha già scritto (probabilmente tra il 1907 e il 1908) la prima e lunghissima versione di quello che in molti ritengono sia il suo capolavoro, vale a dire il romanzo Un Homme chez les microbes (Un uomo tra i microbi), che però, rifiutato ripetutamente da tutti gli editori, resterà inedito all’incirca per due interi decenni prima che lo scrittore, accettando di ridurlo notevolmente e di ristenderlo in buona parte, riesca a farlo stampare da Crès solo nel 1928. In Francia, Un Homme chez les microbes, che racconta la storia di un uomo che diventa estremamente minuscolo, è stato molto osannato e, soprattutto, assai spesso paragonato all’analogo romanzo The Shrinking Man (Tre millimetri al giorno, 1956) di Richard Matheson, che però è uscito diversi decenni più tardi.

Il terzo libro pubblicato da Renard è poi proprio il lungo romanzo (…) Le pèril bleu (Profondo cielo qui in Italia e The Blue Peril negli Stati Uniti), scritto nel  1909/1910 e apparso per la prima volta in Francia nel 1911, più di cento anni fa… anche se alcuni esperti (Pierre Versins e Jacques Van Herp) hanno in varie occasioni sostenuto, erroneamente, che la sua data di stampa originale risalirebbe invece al 1910 oppure al 1912.

Dopo Le pèril bleu, che per molte delle sue caratteristiche principali anticipa romanzi di fantascienza moderna quali Sinister Barrier (Schiavi degli invisibili, 1939) di Eric Frank Russell e The Kraken Wakes (Il risveglio dell’abisso, 1953) di John Wyndham, Maurice Renard, conquistata ormai una certa notorietà in Francia, pubblica nel 1913 l’antologia personale intitolata Monsieur d’Outremort et autres histores singulariès, che comprende la novella Monsieur d’Outremort (inclusa in Italia con il titolo di I demoni vendicatori del Marchese d’Outremort nell’antologia degli Oscar Mondadori Elephant Man e altri mostri stampata nel 1991), che secondo la critica francese e americana va considerata tra le opere migliori in assoluto da lui scritte.

Altri volumi del genere “merveilleux scientifique” scritti in seguito da Maurice Renard sono Les mains d’Orlac (1920, da noi pubblicato dalle Edizioni Profondo Rosso come Le mani di Orlac: storia quasi horror di un trapianto di arti dalle nefaste conseguenze), L’homme truqué (1921, tradotto in italiano come L’uomo truccato, in cui un individuo si fa sostituire gli occhi da elettroscopi che gli consentono di “vedere” l’elettricità), Le singe (1924, edito in Italia nel 1934 come La torre di Re Giovanninella nella serie I Libri Gialli di Mondadori e la cui trama racconta l’invenzione di una macchina che duplica gli oggetti e perfino i corpi umani, come succede anche nel di molto successivo The Four Sided Triangle / Il triangolo quadrilatero dell’inglese William F. Temple), L’invitation à la peur (1926), Le carnaval du mystère (1929), Le professeur Krantz (1932) e infine Le maitre de la lumière (1933, a puntate su L’Intransigeant; 1947 in volume singolo).

La produzione narrativa e saggistica di Maurice Renard abbraccia comunque anche molti altri settori letterari, come ad esempio vanno ricordate le sue opere di pura appartenenza al “fantastique” più ampio in assoluto, composte soprattutto da novelle che lo scrittore stesso nella sua antologia L’invitation à la peur (1926) si diverte a suddividere in due categorie: i racconti scritti con una moderna penna stilografica (li definisce “Contes au stylo”), e quindi di ambientazione contemporanea a lui, e quelli redatti invece utilizzando l’inchiostro e una vecchia penna d’oca (“Contes à la plume d’oie”), situati pertanto temporalmente molto all’indietro, ovvero nei secoli precedenti. Tra questi racconti, spiccano alcuni titoli decisamente interessanti quali Le chateau hanté (Il castello stregato), La damnation de l’Essen, Aux écoutes des ténèbres, Le rendez-vous, La cantatrice e La gloire du Comacchio.

Purtroppo, però, rendendosi  conto a un certo punto della carriera che i suoi libri dell’horror e del “fantastique”, pur così bene riusciti, non gli rendevano abbastanza denaro, Maurice Renard nella seconda parte della sua attività letteraria ha un po’ abbandonato, sia pure a malincuore, questo tipo di narrativa, mettendosi a scrivere soprattutto articoli, saggi, racconti brevi leggeri per i quotidiani, romanzi d’azione a puntate e libri molto più facilmente vendibili quali i polizieschi Lui? Histoire d’un Mystère (1929), Le jeune fille du yacht (1930) e Celui qui n’a pas tuè (1932).

Primo animatore di un rinomato salotto letterario parigino nel quale spesso trovavano ospitalità talenti come Colette, Pierre Benoit, Jean Ray e Hans Heinz Ewers, Maurice Renard ha pure dedicato molto tempo all’attività di giornalista, ricavandone grandi soddisfazioni, mentre il suo romanzo oggi più noto è Le mani di Orlac, perché è stato portato sugli schermi del cinema e della televisione addirittura per ben sei volte fino a oggi: nel 1924 da Robert Wiene (Orlacs Hande); nel 1935 a Hollywood da Karl Freund (Mad Love / Amore folle), con un grandissimo Peter Lorre; nel 1960 da Edward Greville (The hands of Orlac / Le mani dell’altro); nel 1962 da Newton Arnold (Hands of a stranger / Le mani dell’assassino); nel 1991 (Des voix dans la nuitLes mains d’Orlac); nel 2012 da Philippe Setbon (Les mains de Roxana). La televisione francese ORTF ha inoltre prodotto e trasmesso due sceneggiati tratti da altrettanti celebri libri scritti da Renard: 1975 Le pèril bleu (regia di Jean-Christophe Averty) e nel 1983 L’ètrange chateau du docteur Lerne (regia di Jean-Daniel Verhaeghe), contribuendo così notevolmente al rilancio della popolarità di questo singolare autore della prima metà dello scorso Novecento.

Secondo quasi tutti gli esperti, però, solo Le péril bleu (Profondo cielo – I pescatori di uomini), tra tutti gli scritti di Maurice Renard, può essere considerato come un vero e proprio romanzo di science fiction, almeno secondo la concezione che se ne ha oggi. In effetti, leggendolo, si rivivono molte delle stesse emozioni già provate attraverso la lettura di “classici” usciti su “I Romanzi di Urania” quali i già ricordati Schiavi degli invisibili e Il risveglio dell’abisso, anche se in realtà sono gli autori di questi due noti romanzi a dovere molto al libro di Renard, uscito almeno quarant’anni prima e, malgrado questo, persino oggi ancora sorprendentemente piacevole e interessante. Profondo cielo è infatti un libro estremamente originale e moderno, in quanto risulta scritto con uno stile molto secco e attuale, all’americana potremmo definirlo, oltre a essere pieno di sorprese e di fatti emozionanti che si susseguono rapidamente e senza fermarsi mai. Al tempo stesso, lo stile adottato dallo scrittore, se da una parte sembra redatto nel più puro tono alla pulp feuilleton, dall’altra è intriso all’estremo di ironia e sarcasmo, consentendo così al lettore di accettare con sommo piacere situazioni e personaggi che altrimenti risulterebbero insostenibili per il lettore di oggi. Invece, la distanza netta che Renard prende da ciò che racconta e, soprattutto, dai luoghi comuni e dagli stilemi letterari del suo tempo consente anche al lettore moderno una lettura al tempo stesso emozionante, godibile e soprattutto assai divertente di questa sua singolarissima opera, a tratti seria e drammatica come un vero horror, ma quasi sempre sbeffeggiante e irridente di tutte le innumerevoli assurdità umane e mondane del mondo del 1912.

Scrivere un libro affascinante restando sempre in sospeso tra l’ironia e l’orrore non è certamente facile, anzi è sicuramente molto difficile, eppure Le péril bleu è uno dei più riusciti esempi delle opere di questo tipo, un incrocio anticipatore di film quali La grande corsa o di racconti tipo quelli del periodo d’oro di Robert Sheckley. Ma Le pèril bleu è anche molto di più. Contiene fortissime dosi di mistero e, al tempo stesso, di avventura e di romanticismo, e soprattutto propone idee e teorie che non sono invecchiate affatto da quando Renard le ha formulate: anzi, si tratta di tesi in apparenza audaci o perfino un po’ strampalate, che nel lavoro di molti recenti scienziati hanno trovato invece parecchio sostegno. Se aggiorniamo infatti quello che sostiene Maurice Renard parlando del mondo di appartenenza dei suoi Savants alieni, scopriamo che in effetti non ci sta parlando d’altro che di una di quelle extra-dimensioni che, applicando la recente teoria delle Stringhe, ci portano a supporre l’esistenza in contemporanea di diversi piani della realtà o, meglio ancora, di svariati universi paralleli. Come, per l’appunto, il nostro e quello dei Savants, vicinissimi ma al tempo stesso immensamente distanti. Mondi invisibili, insomma. Apparentemente molto lontani da noi, ma in effetti assai vicini, praticamente limitrofi. Come scrive infatti Brian Stapleford nella sua Introduction alla recente edizione americana di questo libro, la qualità “che qualifica Le péril bleu come un capolavoro è l’audacia della sua premessa centrale, che in fondo non è molto diversa dalla premessa al centro di Un Homme chez les microbes, ovvero la tesi che possono esistere  mondi radicalmente diversi dal nostro senza per questo doverli andare a cercare nell’infinità degli spazi remoti o tra le stelle più lontane. E per trovarli non serve neppure andare alla loro ricerca sugli altri mondi di questo nostro stesso Sistema Solare. No! Eppure gli alieni esistono e sono molto, molto più vicini di quanto la maggior parte di noi uomini possa immaginare. Già! E Renard suggerisce che forse gli alieni esistono persino qui, coabitano con noi sul nostro stesso pianeta, senza che noi fino a oggi si sia mai riusciti a vederli. Ma ci sono. E, dunque, adesso è giunto il tempo di accorgersi finalmente della loro esistenza o, meglio, della loro co-esistenza con noi… e di trarne tutte le dovute conseguenze.”

Luigi Cozzi

Postfazione tratta dal volume “Profondo cielo”, Edizioni Profondo Rosso