I TRASFIGURATI

Beat Edizioni continua la sua opera di riproposizione di best-seller, anche di narrativa di genere, di qualche decennio fa, con I trasfigurati di John Wyndham, che si inserisce nel filone della distopia, oggi molto amata dal grande pubblico, anche da quello giovane, dopo il successo della saga Hunger Games.

Il presentare futuri cupi, metafora dei problemi del presente, offre varie possibilità di trama: I trasfigurati, uno dei tanti romanzi di fantascienza di Wyndham che ne vide anche alcuni trasposti al cinema, propone il tema, molto da Guerra Fredda, del mondo post atomico, dove l’ordine che si conosceva è stato distrutto, e, nel contesto specifico di questo libro, ci sono tante piccole comunità villaggio dominate da un fanatismo religioso che però si ispira all’eugenetica e al rifiuto del diverso.

Il protagonista di questa storia è il giovanissimo David Strorm, abitante di Waknuk, una di queste tante enclave di esseri umani, figlio di uno dei tanti predicatori di questa nuova religione di espiazione, dentro cui è cresciuto e che non trova strana. Ma quando si scontrerà con l’assurdità di questo integralismo, che vuole distruggere chiunque, animale o essere umano, abbia una deformità (cosa scontata in un mondo post atomico), David capirà che nella vita c’è altro, a partire da Sophie, bambina innocente con sei dita nei piedi  giunta per caso a Walnuk dove i suoi abitanti vorrebbero eliminarla.

David sceglierà di allontanarsi dal mondo che conosce e in cui non si riconosce più e di cercare nuove possibilità, meno crudeli e più inclusive, posti in cui chi si ribella e che è diverso non sia visto come un nemico, e qualcosa in questo mondo sconvolto ci sarà anche per lui e Sophie.

I trasfigurati è un romanzo di fantascienza sociale ricco di spunti e metafore, una storia di formazione e di ricerca di sé oltre il genere, ma non solo. Se oggi il tema del post atomico caro all’epoca della Guerra Fredda può sembrare un po’ superato (ma siamo sicuri?), il fanatismo religioso in tutte le sue implicazioni è quanto di più attuale ci sia, sotto tutte le latitudini, che siano il Medio Oriente piuttosto che il profondo Sud degli Stati Uniti o le città europee in cui varie correnti vogliono decidere cosa è giusto e cosa no in nome di una morale. Per non parlare dell’odio per il diverso, comune a tutti i totalitarismi del Novecento, ma ancora presente, in maniera neanche tanto nascosta, in questo mondo lontano decenni da quello in cui Wyndham ha scritto il suo romanzo. Odio per il diverso e integralismo religioso sono spettri presenti nella società che conosceva l’autore e nella metafora che ne dava nel libro, ma sono ombre sull’oggi, in una storia con vari livelli di lettura, anche per chi magari storce il naso di fronte alla letteratura di genere fantastico.

Una storia da leggere o magari rileggere, tenendo conto che è assente da molti anni ormai dalle nostre librerie. E c’è da sperare che Beat proponga anche altri universi distopici di Wyndham o magari di altri autori e autrici coevi.

Elena Romanello