MURDEROCK – UCCIDE A PASSO DI DANZA

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Murderock – Uccide a passo di danza

Anno: 1984

Regia: Lucio Fulci

Soggetto: Lucio Fulci, Gianfranco Clerici, Roberto Gianviti e Vincenzo Mannino

Sceneggiatura: Lucio Fulci, Gianfranco Clerici, Roberto Gianviti e Vincenzo Mannino

Direttore della fotografia: Giuseppe Pinori

Montaggio: Vincenzo Tomassi

Musica: Keith Emerson

Effetti speciali: Franco Castagni

Produzione: Augusto Caminito

Origine: Italia

Durata: 1h e 33’

CAST

Claudio Cassinelli, Olga Karlatos, Ray Lovelock, Lucio Fulci, Janna Ryann, Cosimo Cinieri, Christian Borromeo, Al Cliver, Robert Gligorov

TRAMA

In una scuola di danza si verificano sconcertanti fatti di sangue: alcuni allievi vengono brutalmente uccisi da un misterioso assassino, armato di un lungo spillone che conficca nel torace delle sue povere vittime. Un arguto ispettore di polizia, indagando sugli eventi, scopre che sono stati assassinati solo gli allievi più promettenti e nella situazione pare siano direttamente implicati la direttrice della scuola, Candice Norman, ex ballerina professionista la cui carriera fu interrotta a causa di un tragico incidente, e il suo amante, il misterioso Gorge Webb. Spettri del passato si addensano sulle recenti vicende della scuola e la soluzione non sarà delle più semplici.

NOTE

Come lo stesso Fulci affermava, questo film è “la parafrasi orrorifica di Flashdance”. Pareva che il regista intuisse e giustificasse il delirio musical – filmico che traspare in ogni fotogramma della pellicola. Murderock, titolo nato dalla fusione dei termini inglesi “murder” (omicidio) e “rock”, è un film estremamente estetizzante, ricco di elementi tipici degli anni ’80. Un mistery musicarello al servizio di un dècore spiazzante, enfatizzato fino al parossismo. È proprio questo l’intento di Lucio Fulci: picchiare duro sul nervo ottico e sul timpano grazie alle roboanti musiche del pianista londinese Keith Emerson, vera star del genere rock progressive amato in tutto il mondo insieme ai suoi soci Lake e Palmer.

La sceneggiatura dell’abile Gianfranco Clerici (Non si Sevizia un Paperino, Cannibal Holocaust, La Casa Sperduta nel Parco, ecc…) ha un po’ di lacune che, come a volte era già successo con altri sceneggiatori in precedenti film, la regia di Fulci non riesce a colmare. La tipica costruzione alla whodunit (chi è stato?) non regge. Cozza con l’impressionante dinamismo delle scene che Fulci ci propone. Sembra che ci sia più musica che dialoghi e si scorgono rimandi espliciti all’argentiano Suspiria causa la danza come trait d’union. In realtà questo film riuscì a farsi apprezzare grazie al perverso intento di essere un omaggio in chiave rock ai tanti film musicali a stelle e strisce del periodo. Un effimero prodotto televisivo dello stesso anno: Danza Macabra di Graydon Clark (da non confondere col cult movie gotico di Antonio Margheriti. Il titolo omonimo, in Italia, gli fu dato dalla Eagle Pictures che ne distribuì la VHS. Non è mai uscito al cinema. – N.d.R.), con Robert Englund, sembra rubarne a mani basse, oltre che la trama, intere sequenze.

Nel film di Fulci manca la componente gotica che c’era in Suspiria, la musica è completamente diversa e non ha aspirazioni classiche. Murderock è un film volutamente kitsch, che visto oggi sembra una mutazione thriller di una puntata di Saranno Famosi o un terribile delirio al sangue misto a produzioni filmiche come Save the Last Dance. D’altronde da buongustaio dei generi musicali di cui era stato anche critico, Fulci confeziona un insieme poco amalgamato di minestre scaldate, di cliché, che però fanno il loro effetto grazie a una luccicante confezione, grazie a coreografie, musica e costumi.

Prodotto da Augusto Caminito, che si divertirà a firmare nel 1988 un pretenzioso e discreto Nosferatu a Venezia, il film si arricchisce di un cast artistico che segue le mode del momento. Abbiamo il bello senz’anima Christian Borromeo (già visto in Tenebre di Argento), ma anche Al Cliver, vera e propria costante del cinema a tinte forti fulciano. I due protagonisti sono Olga Karlatos, dai bellissimi occhi verdi abbastanza maltrattati in Zombi 2 e Ray Lovelock, vera e propria stella di certe produzioni cinematografiche nostrane di successo. Lo ricordiamo nel violento Uomini si Nasce, Poliziotti si Muore (1976) di Ruggero Deodato dove, in coppia con Marc Porel, è un poliziotto corrotto e bastardo e nell’horror contestatore Il Delitto del Diavolo (1970 – conosciuto anche come Le Regine) di Tonino Cervi dove è un hippie giramondo e libero che viene tentato in tutti i modi da tre bellissime sorelle.

Nei panni di una strana e frustrata assassina, proprio Olga Karlatos, sembra essere piuttosto a disagio. Vittima di un incidente in cui un pirata della strada stroncò la sua carriera artistica di ballerina, frustrata e affranta, decide di vendicarsi uccidendo i suoi migliori allievi, ma nello svolgersi delle azioni cercherà di discolparsi e di trovare l’assassino facendo sì che tutto ricada inevitabilmente su se stessa. La voglia inconscia dei serial killer di essere fermati, diviene con Fulci, un elemento poco chiaro nella trama, ma altamente funzionale e chiarificatore. Risolve parecchie pecche di sceneggiatura.

Fulci si cimenta anche come suo solito in un piccolo, hitchcockiano, cameo: è Bob, un agente in cerca di nuovi talenti nel mondo della danza.

Morando Morandini nel suo dizionario dei film liquida con due parole la pellicola, che stranamente chiama Murderrock con due “r”, parafrasando (involontariamente?) le affermazioni di Fulci: “Le scene di ballo sono il leit motiv di questo stravagante thriller, quasi una parodia di Flashdance” e, dopo aver sottolineato il nome del compositore della colonna sonora, gli dà un voto bassissimo per quando riguarda sia il successo di pubblico che di critica. Pino Farinotti invece si limita a dare, nel suo dizionario, due stellette, senza esprimere giudizi manichei. Paolo Mereghetti è drastico nel definirlo “una caricatura horror di Flashdance, meno violenta della media dei film di Fulci ma senza suspense”. Per Marco Giusti su “Stracult” è “un divertente e strano tentativo di unire al thrilling fulciano, abbastanza puntato sull’horror, la musica rock di Keith Emerson e una storia di ballerine trafitte da un enorme spillone nel cuore”. Come al solito il più buono con Fulci è l’amico Antonio Tentori che salva pure Murderock come “un giallo che punta sull’introspezione psicologica dei vari personaggi”.

Gordiano Lupi & As Chianese

(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror  e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)