DONATO ALTOMARE… E GLI SPETTRI DI MOLFETTA

E’ uno dei migliori scrittori, anzi “narratori”, di fantascienza e del fantastico che abbiamo nel nostro paese; è autore di svariati romanzi e numerose antologie di racconti, pluripremiato vincitore di concorsi nazionali importanti quali il “Premio Urania” e il “Premio Italia”; è il presidente della World SF Italia, l’associazione degli operatori italiani della fantascienza e del fantastico… ma soprattutto è un grande amico della Zona Morta, oltre che essere uno dei giurati del nostro “Trofeo La Centuria e La Zona Morta”. E’ Donato Altomare… e per la terza volta siamo lieti di intervistarlo, anche perché il Nostro non si ferma mai e quindi tocca a noi inseguirlo per farci raccontare tutte le ultime novità, ma non solo quelle, che lo riguardano.

CIAO DONATO, L’ULTIMA VOLTA CHE SEI STATO NOSTRO OSPITE CI STAVI PRESENTANDO “OMNE IGNOTUM PRO MAGNIFICO”, IL TUO ROMANZO DI FANTASCIENZA IN LATINO. COME E’ ANDATA POI?

Il volume, rammento pubblicato dalle Edizioni della Vigna, sta avendo un successo insperato. Non soltanto è stato portato da Petruzzelli a Chicago, alla Convention internazionale di fantascienza, ma quest’anno andrà anche a quella di Londra. Sarei dovuto esserci anch’io per presentarlo, ma in quel periodo (la settimana di Ferragosto) sarò con i miei figli. In alcune fiere del libro OMNE… è stato il più venduto e questo la dice lunga sulla lingua “morta” che tutti pensano sia il latino. Se poi valutiamo l’accoglienza (tra l’incredulo e l’entusiasta) che ha avuto presso molti docenti… be’, forse è il caso di cominciare a pensare a OMNE 2.

RECENTEMENTE INVECE HAI PUBBLICATO PER LE EDIZIONI PROFONDO ROSSO IL VOLUME “SPETTRI”, LA VERSIONE RIVEDUTA E CORRETTA DI UN TUO VECCHIO LIBRO. CE NE VUOI PARLARE?

Si tratta della ristampa di un altro volume (Uno spettro, probabilmente) sempre pubblicato dalla casa editrice di Luigi Cozzi. Per cui è bene sottolineare che non si tratta di un  nuovo libro, ma di quello citato, riveduto e corretto. Ora siamo soddisfatti della nuova versione. Del libro e del suo contenuto ne ho già parlato qui.

STAVOLTA DALLA FANTASIA PASSIAMO ALLA REALTA’… E SOPRATTUTTO A UNA REALTA’ MOLTO PERSONALE, VISTO CHE SI TRATTA DI FENOMENI REALMENTE ACCADUTI A TE O A PERSONE A TE VICINE: COME NASCE L’IDEA DI UN VOLUME DI QUESTO GENERE?

Nasce come nascono gran parte delle mie storie. Magari a cena o passeggiando con amici, si chiacchiera e si racconta (a me piace molto raccontar storie). Ti accorgi che la gente è molto interessata a fenomeni, diciamo, non del tutto normali. E quando ne hai tanti, il passo a realizzare un volume è breve. Basta trovare un editore disposto a seguirti nell’avventura. Ora che mi ci fai pensare, tanti miei libri sono stati (e saranno) un’avventura. E’ bello.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA STESURA DI QUEST’OPERA?

Ci sono stati molti “passaggi” difficili. La prima domanda che mi sono posto è stata: devo mettere i nomi veri o magari le iniziali (come ho fatto per il precedente volume Prodigia delle edizioni Tabula Fati) o nomi di comodo? La seconda: devo rendere riconoscibili i luoghi (a chi è delle mie parti) o no? Il guaio era che più andavo sul “generico” meno credibilità avevano le storie e non hai idea di quanti detrattori ha questo tipo di narrativa. Così ho cercato di fornire quante più indicazioni possibile sì da dire: ecco, qui si sono svolti i fatti e io posso dirvi nomi e cognomi, quindi se proprio non ci credete evitate di dire che si tratta di storie inventate. Se aggiungi che molte le ho vissute in prima persona… Dovreste provare a pensare quante volte a ciascuno di noi accadono fatti ai quali non siamo in grado di dare una spiegazione logica.

A DIFFERENZA DEI TUOI ROMANZI, QUA UTILIZZI UNO STILE PIU’ DA GIORNALISTA SE MI PASSI IL TERMINE. E ALLORA, COME SI CONCILIA UN MODO DI NARRARE ISTINTIVO E PIU’ LEGATO AL CUORE, COME QUELLO DELLA NARRATIVA, CON UNA MANIERA DI SCRIVERE PIU’ RAGIONATA E PIU’ LEGATA ALLA MENTE, COME QUELLA DEL GIORNALISMO?

Non c’è scelta. Questo genere di storie va narrato cercando di metterci il maggiore distacco possibile, proprio come dovrebbe fare un giornalista che deve limitarsi a riportare il puro e crudo fatto di cronaca. Purtroppo la maggior parte dei giornalisti non lo fa e si lascia andare a commenti e interpretazioni che tendono a fornire una propria versione dei fatti e impediscono al lettore di giudicare con freddezza l’evento. Io faccio una fatica immane a mantenermi freddo, ma con questi eventi bisogna farlo, altrimenti non si viene presi sul serio. Vedi, faccio precedere le storie da una specie di prefazione nella quale indico “casi” che non ho preso in considerazione e ne espongo le ragioni. Per me è una cosa importantissima, in quanto voglio dimostrare che molte storie le ho scartate perché non hanno, già per me, i crismi della autenticità o sono troppo ordinarie.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Se ti riferisci al fantastico posso dirti che l’amo in assoluto. In quella narrazione puoi tutto, senza correre il rischio di commettere errori tipo anacronismi (possibili nei racconti di storia alternativa) o di essere superati dalla scienza (come accade già da un po’ per la narrativa di fantascienza). Col fantastico puoi sbizzarrire la tua fantasia e affascinare scrivendo immagini. Se poi per “tematica” intendi quella della storie di “Spettri”… devo dire che mi mette a disagio perché in me combattono due anime differenti, quella che vuole crederci e quella che, seppur senza mettere in discussione che si tratta di fatti realmente accaduti, vuole trovare una spiegazione “logica”. Insomma come per gli UFO. C’è chi dice che non esistono, chi invece dice che esistono, ma che sono “oggetti spiegabili” in qualche modo. Insomma non UFO ma IFO (Identified Flying Object). Ebbene, sfido chiunque a trovare una spiegazione logica alle mie storie “incredibilmente vere”. Naturalmente ci sono quelli a cui questi fatti non interessano per nulla. L’umanità è affascinante in quanto eterogenea. Un piccolo inciso. Sono forse l’autore meno adatto a essere ingabbiato in una specifica tematica. Nella maggior parte delle mie opere c’è una trama principale che segue un genere, ma ci sono interventi, come dire… trasversali, di altri generi. Un esempio per tutti Mater Maxima (Mondadori, “Premio Urania 2000”) che è senza dubbio un romanzo di fantascienza, ma con intrusioni fantastiche, horror, storiche, ecc.. E ce ne sono tanti altri. Non mi pongo mai il problema di scrivere una storia di un determinato genere, ma di scrivere una storia su un’idea che mi piace. Poi si vedrà ciò che ne viene fuori.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI E ROMANZI DI VARIO GENERE: A QUALE TI SENTI PIU’ LEGATO E PERCHE’?

Domanda difficilissima. Senza dubbio quello che porterei con me in un naufragio (uno e uno solo, altrimenti la scialuppa di salvataggio andrebbe a picco) è senza dubbio Sinfonia per l’Imperatore, dove storia, fantastico, fantascienza e horror si amalgamano dando vita a quello che è ritenuto, a oggi, il mio migliore romanzo (“Premio Italia” e “Premio Vegetti”). Ma se dovessi pensare a un personaggio (non a un romanzo) direi subito l’Artiglio (Edizioni della Vigna) con la sua eterna lotta per riscattare la sua amata (ma anche Il Cavaliere di Tau, Vladimir Mei, Gabriel il Sognatore, Svet… e tanti altri). Una coppia interessante è senza dubbio il duca Riccardo dei Sanseverino ed Elena Gherardi della serie Demoni di Sicilia (Edizioni Tabula Fati), mentre un popolo sarebbe Il Popolo del Cielo del racconto omonimo (c’è un simpatico aneddoto che lo riguarda quand’è stato tradotto e pubblicato in Serbia, ma anche questa è un’altra storia).

E IN QUALE FORMA DI ESPRESSIONE TI TROVI PIU’ A TUO AGIO?

Il lettore deve entrare subito nella narrazione ed esserne catturato. Quando ci riesco allora ritengo il mio un buon racconto. Non amo le descrizioni eccessivamente accurate, non amo le elucubrazioni mentali, non amo le connotazioni moraleggianti, non amo dare prova di profonda conoscenza della lingua, non amo la tecnologia fine a se stessa. Io voglio soltanto raccontar storie, sai che preferisco essere chiamato “Narratore”, non “Scrittore”, voglio che la gente le inizi e non le lasci se non dopo la parola FINE. Se poi si riesce a trovare anche un po’ di morale in esse… tanto di guadagnato.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Basta guardarsi intorno e pensare: e se… E se gli animali di compagnia impazzissero, rivoltandosi contro i propri padroni? E se le torri eoliche portassero la Terra verso un disastro, perché se ne costruiscono troppe e gigantesche? E se gli scienziati hanno sbagliato i conti e il Sole sta per spegnersi? E se gli interpreti fanno dire ai Capi di Stato cose diverse da quelle realmente dette? E se… E’ un gioco divertentissimo. Poi però bisogna trovare una trama forte in grado di supportare anche un’idea debole. Anni fa per scommessa ho scritto un racconto nel quale la Terra era al centro dell’Universo. Quindi partendo da un’idea non credibile. Il racconto è 7,321 x 10 elevato alla 124 chilometri, molto, ma molto divertente, più volte pubblicato. Assurdo? Non direi. Chi ha un po’ di cognizioni fisico-matematiche sa che in un universo infinitamente grande ogni corpo (e quindi anche la Terra) è al suo centro e, al contempo, alla sua periferia. Quindi non era proprio una ipotesi tanto poco credibile.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Oggi, dopo aver letto migliaia di libri, direi tutti quelli che scrivono buone storie. Senza distinzione tra italiani e il resto del mondo. Adoravo Heinlein, Clarke, Brunner (conosciuto personalmente), adoravo Martin (non quello attuale), mal sopporto quegli scrittori di nuova generazione che, per leggerli, c’è bisogno di un corso di informatica altamente specializzato e di tenere un glossario dei termini adoperati a portata di mano. Amo la narrativa di Malaguti e Pestriniero, la saggistica di De Turris, mi piacciono molti altri italiani che, a citarli tutti, faremmo notte, perché oggi sono davvero tanti gli scrittori italiani molto bravi.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Io sono nato in un cinema (ma anche questa è un’altra lunga storia. Tieni presente Cinema Paradiso? Beh, a me è successo quasi la stessa cosa e di più). Per i film sono un po’ più critico. Nel senso che mi piacciono molto gli effetti speciali, ma devono essere supportati da una buona trama. Ad esempio Avatar è bellissimo. Punto. Non lo rivedrei una seconda volta. Ladyhawke lo rivedrei altre dieci volte, come La moglie dell’astronauta e tanti altri che hanno una trama affascinante. Poi mi diverto a trovare gli errori, praticamente ho un occhio così allenato che non mi sfugge nulla, neanche la quantità differente di liquido in un bicchiere in inquadrature diverse della stessa scena. La migliore consigliera per i film è mia moglie che è una vera appassionata, specie di quelli fantastici in generale e si prende la briga di registrarmeli in modo da poterli vedere in TV appena sono libero. Peccato che ogni tanto ci infila (a tradimento) qualche film cult…

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Mi sono reso conto alcuni anni fa che non ho tempo per fare progetti. L’immanente è così incalzante che non posso prendermi il lusso di scrivere quello che vorrei scrivere. In questo momento ho in testa un paio di storie per romanzi che ritengo eccezionali (quando li pensi sono sempre eccezionali), ma devo scrivere un racconto di storia alternativa per De Turris, il secondo Vladimir Mei per Petruzzelli, un altro racconto per una antologia a tema, un paio di interventi sulla narrativa (anche se non è il mio settore), il quarto episodio di Demoni di Sicilia per Solfanelli e il secondo Svet. Il guaio è che ho un problema, mi annoio a trattare sempre dello stesso argomento, per cui sto scrivendo contemporaneamente cinque romanzi, i due racconti e i due saggi, poi magari ne inizio altri. Man mano che li completo li metto da parte e soltanto quando ne sono davvero soddisfatto (letti e riletti) mi pongo il problema della loro pubblicazione. Al momento ho cinque o sei romanzi completati e alcuni racconti e quest’anno dovrebbero essere pubblicati due o tre romanzi e almeno un paio di racconti. Per me la scrittura resta puro divertimento. Aggiungi che da quando mi hanno eletto Presidente della World SF Italia, l’associazione degli operatori italiani della fantascienza e del fantastico, ho tanto da fare che mi manca davvero il tempo di respirare e ho dovuto ridurre le poche ore settimanali dedicate alla scrittura (forse un bene per alcuni…). Ma un sogno ce l’ho. E’ quello di scrivere un musical fantastico. Storia e musica (con l’aiuto di mia moglie Loredana, docente di musica). Sì, è folle. Ma se un sogno non è folle… che sogno è?

ASPETTEREMO ALLORA CHE LE “FOLLIE” DI DONATO SI CONCRETIZZINO… E QUALCOSA CI DICE CHE NON MANCHERANNO DELLE VERE E PROPRIE SORPRESE!

Davide Longoni