DOMINANO NOI

“- L’organismo muore… a meno che la sua energia non s’introduca
in una cosa che sia in grado di vivere nella nostra atmosfera.
Un veicolo umano. -

- E cosa accade al veicolo umano? -

- Perde subito il controllo del suo sistema nervoso.
Viene dominato da qualcosa, un istinto,
una forza cieca che lo spinge ad agire per loro. -

(“I vampiri dello spazio” di Val Guest)

Siamo ai primordi della Hammer Film. La casa di produzione inglese che diventerà un’icona del cinema dell’orrore realizzando i famosi remake dei personaggi della Universal: Dracula, la Mummia, l’Uomo Lupo, Frankenstein, Jekyll & Hyde e anche la Gorgone. Praticamente tutti passeranno sotto le mani di registi come Terence Fisher, Freddie Francis, Roy Ward Backer, Jimmy Sangster lanciando attori come Peter Cushing, Christopher Lee e Donald Pleasence. Eppure gli esordi della Hammer non furono nel versante horror anche se la componente orrorifica era pur sempre alla base dei suoi primi film che furono di fantascienza. Realizzatori del “Ciclo di Quatermass” sono lo scrittore Nigel Kneale, il regista Val Guest e l’attore Bryan Donlevy. Kneale, scrittore e poi sceneggiatore, aveva ideato un personaggio, il professor Bernard Quatermass, che stava ottenendo molto successo e che fu presentato sia come serial radiofonico sia in sceneggiati televisivi.

Anthony Hinds, produttore della Hammer, aveva acquistato i diritti sulla creatura di Kneale ed era interessato a farne un film e fece vedere il trattamento a Val Guest il quale, giusto in quel momento, stava per partire per una vacanza. La moglie di Guest, Yolande, lesse la storia e convinse il marito a girare la pellicola.

Nacque così il primo dei due film di Val Guest, “L’ASTRONAVE ATOMICA DEL DOTTOR QUATERMASS”, (“Quatermass Experiment” – 1956) e fu subito un successo. A dirigere, come abbiamo detto, c’era Val Guest, nato nel 1911 a Londra, passato alla regia dal giornalismo e attraverso le sceneggiature. Per quanto riguarda Kneale,  invece, la sua fama resta tuttora legata alla serie di Quatermass, lo scienziato tutto dedito alla scienza e che diede vita in tutto a quattro pellicole, oltre alla prima già citata abbiamo infatti: “I VAMPIRI DELLO SPAZIO (“Quatermass II1957) ancora di Val Guest, “L’ASTRONAVE DEGLI ESSERI PERDUTI” (“Quatermass and the Pit” – 1968) di Roy Ward Baker e “QUATERMASS CONCLUSION: LA TERRA ESPLODE” (“Quatermass Conclusion” – 1980) di Piers Haggard, ultimo episodio dove lo scienziato muore cercando di ritrovare la nipote scomparsa.

Il personaggio fu inizialmente interpretato da Bryan Donlevy, un attore americano voluto proprio dalla distribuzione americana per assicurarsi il mercato, il quale, pur essendo quasi sempre in uno stato di etilismo acuto, rese con toni credibili e robusti il personaggio di Kneale.

Uomini che si trasformano nel primo film, uomini dominati nel secondo, uomini schiavizzati nel terzo e uomini invasi nell’ultimo. Seminascosti nel corpo umano questi alieni usano i terrestri come veicoli, come operai, come mezzi di comunicazione così come accade all’Edgar-abito di “MIB – MEN IN BLACK”, dove un alieno indossa la pelle di un umano o, meglio ancora come succede nel film di Roger Corman “IL CONQUISTATORE DEL MONDO” (“Conqueror of the World- 1956), dove un extraterrestre possiede, al suo servizio, degli esseri alati capaci di attaccare gli umani e di dominarli.

Cugini prossimi, se non fratelli, sono gli alieni del film di Stuart Orme “IL TERRORE DALLA SESTA LUNA” (“The Puppet Masters- 1994), tratto da un romanzo di Robert A. Heinlein: questo perché non solo il modo di queste creature di dominare gli esseri umani è molto simile, con l’unica differenza che il parassita di Kneale penetra all’interno del corpo umano mentre quello di Orme si piazza nella schiena della sua vittima introducendo delle terminazioni nervose dalla base del collo fino al cervello del proprio schiavo, ma anche e soprattutto perché entrambi provengono dalla sesta luna di Saturno, il misterioso e nebbioso Titano, il satellite più grande del sistema solare.

Un’altra dominazione a scopo apparente d’invasione avviene nella pellicola di Freddie Francis “LA MORTE SCARLATTA VIENE DALLO SPAZIO” (“They come from beyond Space1967). Anche in questo caso delle creature penetrano nel cervello umano e ne guidano pensieri e movimenti. L’eroe di turno, non dominabile perché ha una placca d’acciaio in testa, scopre le intenzioni degli alieni i quali possiedono sulla Luna una loro astronave da riparare e usano gli uomini come mano d’opera. Il protagonista li convince a chiedere aiuto invece di pretenderlo e tutto si risolve a tarallucci e vino. Ma torniamo a quella che è la produzione migliore sul genere dicendo subito che “I VAMPIRI DELLO SPAZIO” (“Quatermass II”), sempre di Val Guest, vede ancora una volta Bernard Quatermass alle prese con una minaccia proveniente dallo spazio e ancora una volta sventata grazie alla sua testardaggine e alla volontà di non arrendersi mai, pronto a combattere non solo contro le faziosità burocratiche e politiche e contro l’ottusità umana ma soprattutto con chi vorrebbe invadere questo mondo senza praticamente chiedergli il permesso. Il film, negli Stati Uniti, ebbe il titolo di  “Enemy from Space” al posto di quello originale e cioè “Quatermass II” ed è circolato in Italia in versione integrale solo la prima volta perché, quando ne fu fatta la riedizione, furono tolte le sequenze iniziali prima dei titoli dove si vede Quatermass fermare due giovani in macchina, dopo aver evitato un incidente con loro, e rendersi conto che uno dei due ha un misterioso taglio sulla guancia provocato da uno sbuffo di fumo proveniente da una strana roccia. Noi sapremo presto che quella roccia è in realtà un missile usato dagli alieni per giungere sul nostro pianeta, che lo sbuffo di fumo è l’atmosfera mortale che sta all’interno della piccola nave e che fuoriesce di colpo quando la creatura si precipita all’esterno per inabissarsi nella pelle umana entrando così nel corpo della sua vittima allo scopo di guidarne i pensieri e le azioni.

Joe Dante era un estimatore del film e cercò di recuperarne la copia ma l’United Artists aveva perso di diritti nel 1965 e nessuno si era più preoccupato di rinnovarli. Tutte le copie erano andate distrutte tranne una in 35mm tagliata in due da una macchina da proiezione guasta per cui non fu possibile trovare più una copia originale e si rese necessario farne un controtipo da quelle inglesi. Abbiamo accennato precedentemente ai problemi di alcoolismo di Donlevy e, a dire la verità, la faccenda risultò parecchio tragica in quanto l’attore era impossibilitato a girare qualunque scena che comportasse l’avvicinamento a una parete o l’attraversamento di una porta perché andava a sbattere in continuazione. Era necessario girare la stessa scena fino a cinquanta volte fino a che Guest, stanco di sprecare pellicola, inquadrò Donlevy che si allontanava senza seguirlo con la cinepresa ma lasciandolo andare a sbattere dove volesse mentre la macchina restava ferma sull’inquadratura iniziale.

Giovanni Mongini