SPETTRI – STORIE VERE DI UNA MOLFETTA SCONOSCIUTA

Per la nostra quindicinale speciale rubrica “Le Cronache di Profondo Rosso”, in collaborazione con il Profondo Rosso Store, le Edizioni Profondo Rosso e Luigi Cozzi, vi presentiamo questa volta un libro che non può davvero mancare nella biblioteca personale di chiunque ami il fantastico e i misteri, anche perché lo firma una persona che siamo onorati di considerare tra i nostri amici: il volume si intitola “SPETTRI – Storie vere di una Molfetta sconosciuta” (120 pagine; 9,90 euro) e l’autore è Donato Altomare.

Donato nasce a Molfetta nel 1951 e vi risiede. Laureato in Ingegneria Civile esercita la libera professione. Sposato, ha tre figli. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il “Premio Urania” di Mondadori e cinque volte il “Premio Italia” e una volta il “Premio della critica Ernesto Vegetti”, oltre a molti altri premi per la narrativa e la poesia. Autore del fantastico è stato pubblicato praticamente da tutti gli editori di genere in Italia. Numerosissime le sue antologie, i suoi romanzi e i suoi racconti editi in Italia e all’estero. Sono state tenute tesi di laurea su di lui. E’ l’attuale Presidente della “World Science Fiction Italia”, l’associazione degli operatori della fantascienza e del fantastico.

E, visto che ci pregiamo della sua amicizia, gli abbiamo chiesto di scriverci qualcosa a proposito di questo suo libro… e lui ha risposto immediatamente, con nostro estremo piacere e onore, per cui gli lasciamo subito la parola.

Davide Longoni

 

Esistono fatti che a raccontarli sembrano del tutto inventati, storie accadute realmente che conservano tutte le connotazioni fantastiche.

Avevo cominciato a parlare di queste storie anni fa, quando il buon Marco Solfanelli accettò di pubblicare un libricino il cui titolo era Prodigia. E il sottotitolo: Storie incredibilmente vere.

Luigi Cozzi ebbe modo di leggerlo e mi chiese l’autorizzazione a pubblicare quelle storie nella sua rivista MISTERO. Ovviamente ne fui felice in quanto Cozzi è sempre stato per me un riferimento illuminante per questo genere di narrativa.

Il passo dalla pubblicazione sulla rivista a un libro fu abbastanza breve. Luigi mi chiese se avessi storie inedite e gliene sciorinai molte, per cui decise di pubblicare una antologia di fatti incredibilmente veri con la sua casa editrice Profondo Rosso. Il volume è Uno Spettro, probabilmente, con prefazione del grande Gianfranco De Turris che, tra l’altro, aveva trovato il titolo. Il volume è finito persino nelle mani di Dario Argento.

Nel rileggerlo qualche anno più tardi abbiamo pensato che andasse rimodernato, per cui è nata l’idea di una ristampa migliorando la copertina e il testo. L’ho ricontrollato parola per parola sistemandolo dove occorreva, ma tutto sommato non è cambiato di molto.

Così è nato Spettri. Vorrei essere chiaro, chi ha già acquistato Uno Spettro, probabilmente, deve sapere che è una ristampa, che non ci sono storie nuove. E’ una sorta di rilancio del vecchio volume. Ma se le vendite ci daranno ragione è già pronto un altro volume con storie del tutto inedite.

Curiose sono state le reazioni degli amici.

Fabio Calabrese, una volta letto, mi ha detto: Ma com’è possibile che tu possa credere a queste sciocchezze? Certo non posso dargli torto, perché è difficile credere che certe cose avvengono realmente, ma… avvengono.

Gli ho risposto in maniera semplice: se qualcuno me le avesse raccontate forse avrei un barlume di dubbio, ma sulla maggior parte delle storie ho soltanto certezze in quanto sono capitate… a me. E quelle non capitate a me sono state raccontate da persone assolutamente al di sopra di ogni sospetto, gente equilibratissima che lo ha fatto con pudore, quasi temendo una mia reazione sarcastica. Che non poteva esserci in quanto sono il primo ad averle vissute.

Ma la cosa più simpatica è che sono stato letteralmente sommerso da altre storie. Tutti quelli che avevano letto il libro mi hanno poi raccontato di eventi inspiegabili che erano loro accaduti. E se provate a pensarci un po’ anche voi, forse vi renderete conto che la nostra vita è costellata di fatti curiosi e spesso così strani ai quali non diamo nessun peso e che scordiamo facilmente. Chessò… un amico che non vedete da anni, magari addirittura lo credete morto, e che incrociate proprio mentre state pensando a lui, o che vi chiama per telefono mentre lo ricordate. Una zona della vostra città nella quale non siete mai stati, ma in cui vi riuscite a districare quasi vi foste nati. Quell’anello che cercavate da anni e che ritrovate nel luogo più ovvio dove avrete guardato cento volte o quel portafotografie spostato… insomma, mille e mille piccole cose alquanto banali. Che però accadono davvero.

Non credo che Luigi mi toglierà il saluto se racconto, in sintesi, la prima di queste storie riportate nel libro e che mi riguarda direttamente. Ma penso serva a dare un’idea di ciò che viene raccontato.

Si tratta de Il regalo di nozze.

Mia moglie ha sempre avuto un dono. Sogna numeri. Sì, lo so, lo fanno in molti, ma i suoi escono. Il problema è che noi non siamo bravi nel giocarli e non diamo alla questione molto peso. E’ vero, qualche volta li abbiamo giocati e qualche volta abbiamo vinto piccole somme, niente di eccezionale, del resto mia moglie sogna numeri raramente e spesso ci dimentichiamo di giocarli e quando lo facciamo giochiamo poco. Insomma io e lei non abbiamo mai preso molto sul serio la faccenda. Ma il destino era all’angolo a prendersi gioco di noi.

Nel 2002 decidiamo di sposarci.

Appena presa la decisione, Lory sogna di ricevere un regalo di nozze da suo padre, morto da due anni. Si tratta di sei bicchieri. Sullo scatolo persino il prezzo: 29 euro.

Sotto le sue pressioni, decido di giocare l’ambo. In quel periodo si poteva giocare due volte la settimana, il martedì e il sabato. Lo faccio per circa un mese, ma non accade nulla.

Poi giunge la data del matrimonio, 7 dicembre 2002. Sabato.

Ho un casino di cose da fare. Fiori, fotografo, auto. Insomma, sono in piedi prestissimo e non ho un minuto di tregua.

Ovviamente la questione dell’ambo mi è completamente passata di testa.

Certo, ormai l’avrete capito. Se andate a controllare i numeri sulla ruota di Bari del 7 dicembre 2002 troverete il 6 e il 29. E non ci sorprese più di tanto in quanto il papà di Loredana ci aveva lasciati proprio il 29 di giugno di due anni prima.

Ora il problema non è se crederci o non crederci, la storia è assolutamente controllabile e ci sono dati certi. Il problema è un altro: perché? Sì, perché accadono questi eventi ai quali la cosiddetta gente di buon senso non vuole credere? Non posso dare risposte a questa domanda, specialmente io che a tratti mi sento agnostico, a tratti fervente credente. In realtà sono confuso, allora non mi resta altro che accettare queste storie senza forzare una spiegazione. Accadono a basta. Forse proprio inseguendo un perché ci si trova ad affondare nello scetticismo.

Donato Altomare