FLAVIO MORETTI PORTFOLIO 03

Termina con questa terza puntata la nostra “passeggiata” tra le produzioni cinematografiche di Flavio Moretti: abbiamo attraversato più di 30 anni di storia, iniziando dal lontano 1979 e, dopo aver attraversato gli anni Ottanta e Novanta, arriviamo ora al nuovo millennio, pronti a sviscerare tutto quello che ha realizzato e diretto il regista negli anni Duemila fino a oggi. Prima di cominciare però, vogliamo dare spazio a questa dichiarazione del regista, che ci permette una volta di più di inquadrare il personaggio: “ho ritrovato questo raro e vecchio montaggino, che avevo fatto anni fa per omaggiare il mio vecchio Cinema Ghigo, che si trovava proprio davanti a casa mia a Moncalieri: ora non c’è più. Lì ho visto i miei primi film fantastici da bambino. Ray Harryhausen raccontava che quando ebbe la possibilità di vedere l’anteprima del primo King Kong nel 1933, quando uscì dal cinema non fu più la stessa persona… anche a me successe la stessa cosa! Quando a sette anni, nel settembre del 1969, mio padre mi portò a vedere La vendetta di Gwangi, credo di aver vissuto la medesima emozione: da lì partì la mia passione per i dinosauri e poi del cinema d’animazione in genere. Conoscevo già Disney, ma non ancora quella tecnica dei pupazzi animati. Quando ho rivisto il dvd, uscito solo l’anno scorso, quel film era stampato nella mia mente fotogramma dopo fotogramma: di solito i ricordi col tempo si abbelliscono in un certo qual senso, poi quando li si rivede da grandi a volte deludono, ma questo invece no, mi ha dato quasi le stesse emozioni, coadiuvate dalla nostalgia. E’ stato un momento determinante, credo inconsciamente per le mie scelte future… Ognuno di noi ha avuto il suo Cinema Paradiso!”.

Bene, ora signore e signori, che qualcuno spenga le luci: lo spettacolo ha inizio!

Il nuovo secolo inizia per Flavio nel 2004, anno in cui esce il suo primo, e per il momento unico, lungometraggio: IL MAGICO NATALE DI RUPERT, una grande produzione realizzata in collaborazione con Rai Cinema e distribuita dall’Istituto Luce. In realtà la lavorazione del film è iniziata nel 1999, ma di questo parleremo in seguito. Ora occupiamoci della trama.

La pellicola è la storia di un ragazzo dall’età indefinita con la passione per la tv (ecco l’evoluzione di Wilbur!). Come ogni anno, in occasione delle feste natalizie, Rupert va a trovare la nonna Porfilia. La nonna per non fare impigrire il ragazzo, gli trova sempre qualcosa da fare. Un giorno gli chiede di andare a cercare in soffitta la punta a forma di stella per l’albero di Natale. La nonna con il ricatto di non fargli mangiare più le merendine preferite, convince Rupert a eseguire l’ordine. Il ragazzo in soffitta, tra le svariate invenzioni accumulate da un vecchio inquilino (sparito misteriosamente mentre collaudava una rudimentale macchina del tempo), trova un paio di occhiali in 3D che rendono tridimensionali i fumetti. Gli accade quindi incredibilmente di affrontare l’Uomo Lupo in un fumetto dell’orrore. Riesce a scampare al pericolo grazie a un piccolo interruttore sugli occhiali che rende inoffensivo il disegno animato. I veri guai per Rupert arrivano quando attacca alla presa di corrente una strana lampada scovata in soffitta. A sua insaputa l’oggetto si rivela un trasmettitore che emana segnali nello spazio, segnali che raggiungono un’astronave aliena di passaggio nel sistema solare. Nell’astronave vive una famiglia composta da madre, padre e il loro piccolo. All’apparire del segnale sul radar gli alieni cercano invano di interpretarlo. Rupert, all’oscuro di tutto ciò, decide di staccare la lampada e di attaccarla alle luci dell’albero di Natale. Inizia così a funzionare a intermittenza. Nel frattempo gli alieni, sentendosi beffati dal misterioso segnale incomprensibile sul loro radar, decidono di distruggere la casa da cui proviene. Proprio in quell’attimo il ragazzo intravede una luce in cielo e un piccolo pacco che precipita. Ingenuamente, è convinto di aver visto Babbo Natale al quale, da anni, ha spedito una lettera. Il pacco finisce proprio dentro il giardino. Viene aperto, ma la felicità di Rupert dura poco. Infatti, dalla scatola escono dei piccoli, micidiali alieni che cominciano a dare battaglia con raggi disintegratori. Sono pronti a invadere la casa…

Come dicevamo la produzione del film è iniziata in realtà a novembre 1999 e si ispira ai due film dedicati al personaggio di Wilbur: il mondo di “Rupert sostituisce il mondo di Wilbur”, ci ha detto il regista, che decise di utilizzare un attore più giovane e idoneo al ruolo, Gianmaria Corolla, che al tempo delle riprese aveva 15 anni.

“Nel film, prosegue Flavio, appaiono due tipi di alieni: quelli buoni (la famiglia aliena, composta da mamma, papà e figlioletto) e quelli cattivi (i Drauni, una ventina di piccoli diabolici mostriciattoli da combattimento alti circa 30 cm). In prima persona (nei miei primissimi corti, curavo tutto da solo) mi sono preso l’incarico di costruire tutte le navicelle dei Drauni e le varie armi aliene, ad esempio il cannone laser, e la scatola che le contiene. Ho fatto comprare dalla produzione una decina di scatole di montaggio di missili aerei e ho cominciato a montarli mischiando tutti i pezzi” e dopo un paio di mesi Moretti aveva ottenuto quello che voleva per i suoi terribili extrarrestri. “Poi, continua ancora il regista, “con l’aiuto di mio padre, falegname-tornitore, mi sono fatto costruire altri oggetti, ad esempio la scatola aliena. Con dei pezzi di tubi, fili e rondelle ho costruito anche il resto. Ci tengo a sottolineare che anche se questo è un vero film, i soldi sono stati da subito ridotti al minimo; pertanto è stata una sfida ancora più ardua riuscire a far sì che risultassero ben fatte sia le varie astronavi che le particolarissime armi. L’incarico di realizzare gli alieni, sia buoni che i cattivi, è stato affidato al “Rick Baker torinese” Michele Guaschino, con il quale avevo collaborato nel 1993 per il mio cortometraggio IL CERCHIO, dove apparivano degli uomini-albero. Avevo visto il suo laboratorio pieno di mostri e gente squartata; superato lo shock iniziale, ho deciso che era la persona giusta per questo lavoro. La sua perfezione nell’esecuzione e il suo entusiasmo – anche quando gli ho detto che non avremmo potuto pagarlo come Rambaldi – mi hanno convinto. Così, dopo aver studiato insieme le fisionomie delle creature, Guaschino ha cominciato a lavorare sui modelli più piccoli (30 cm); in seguito ha preparato anche degli esemplari in grandezza naturale, nei quali possono entrarci dei mimi per le inquadrature in primo piano. Il tecnico-artista digitale Massimo Sponza ha infine ricreato in modo digitale le creature della famiglia aliena che appaiono nel film. Inoltre ha creato molti complessi effetti speciali fra i quali la grande disintegrazione finale della casa della nonna Porfilia.

Enrico Corradino invece, giovane realizzatore di effetti speciali, è stato l’addetto alla costruzione di piccoli modelli in scala, come il pupazzo di Rupert in scala 1/10 con movimenti, Babbo Natale con sei renne per la scena finale del film, e vari elementi da inserire nei modelli in scala delle case.

“Nei miei cortometraggi, ci ha detto ancora in merito a questo film Flavio, ho sempre dato molto spazio alla costruzione e alla messa in scena dei modellini in scala e a grandezza naturale, realizzati da me e dal mio collaboratore di lunga data, lo scenografo Giuseppe Garau. Ovviamente, in questo mio “piccolo kolossal” ho potuto usufruire di scenografie in spazi più ampi; ad esempio, è stato costruito un villaggio dentro un teatro di posa di 800 mq; è stato dipinto un cielo di 120 x 8 metri; è stato tutto ricoperto di neve artificiale poiché il film è ambientato alla vigilia di Natale. Nel teatro di posa più piccolo (400 mq x 6 metri di altezza) è stato allestito tutto l’interno della casa del protagonista dove si svolge la metà del film, compresi la soffitta e l’interno dell’astronave. Garau ha fatto un gran lavoro soprattutto a livello progettuale. Nonostante i pochi soldi messi a disposizione, ha voluto pensare in grande, e questa è sempre stata la nostra politica. Una serie di costruttori ha seguito alla lettera le indicazioni e sembra che abbiano fatto davvero un buon lavoro. Garau, oltre a supervisionare tutti i lavori degli abili costruttori, ha dovuto anche pensare alla preparazione dei vari modellini in scala delle case che in alcune scene sono stati integrati (con l’uso della prospettiva forzata) al villaggio costruito nel teatro di posa più grande. Lavorando in 35 mm, ogni cosa ha richiesto una qualità decisamente superiore”.

Molto importante per un film fantastico è la direzione della fotografia. L’incarico è stato affidato a Pietro Sciortino, versatile direttore che ha realizzato la fotografia dei film di Gianluca Maria Tavarelli e ha collaborato con molti registi esordienti. Il lavoro di Sciortino è stato importante per dare il look al film, giocato sulla cromaticità dei colori ispirata ai fumetti degli anni ’50 e ’60.

“Come ogni film di fantascienza che si rispetti, ci racconta sempre Moretti, i raggi laser e le scariche elettriche di ogni genere sono obbligatorie. Ed ecco che qui esce la mia vera passione: i disegni animati. D’altronde, come i miei illustri colleghi Joe Dante e Tim Burton, derivo anche io un po’ dal campo dell’animazione, che il caro Disney ha elevato ad arte. Per IL MAGICO NATALE DI RUPERT ci sono stati da eseguire più di 6000 interventi animati, la metà dei quali hanno riguardato i raggi colorati alieni che escono dalle micidiali armi realizzati con un sistema denominato Rotoscope (fotogramma per fotogramma), una tecnica simile a quella utilizzata da Ray Harryhausen. Inoltre nel film ci sono dei veri e propri disegni animati che escono dai fumetti e vanno a interagire con gli attori in carne e ossa. Rupert si trova ad affrontare anche disegni animati “pericolosi”, come l’Uomo Lupo e i soldati tedeschi. All’illustratore Giorgio Lusso si devono i fumetti e tutti gli sfondi dei disegni animati. Le prospettive forzate erano famose negli anni ’40 (es. IL DR: CYCLOPS) e negli anni ’50 (es. THE SHRINKING MAN). Ripenso anche al loro intelligente utilizzo in DARBY O’GILL – IL RE DEI FOLLETTI. Con questa tecnica del secolo scorso ho affrontato il mio film. Posso assicurare che alcuni film, in primis quelli citati, ancora oggi sono fonte di studio per gli esperti del genere. L’unico relativo inconveniente è la costruzione di oggetti più grandi del normale. Ad esempio, in RUPERT si vede un alieno cattivo che cammina sul pavimento di piastrelle. Un mimo alto 180 cm “truccato” da Drauno sembrerà poi in proiezione un piccolo alieno di 30 cm, in quanto abbiamo costruito 18 piastrelle, ognuna di 2 x 2 metri, alcuni piedi delle poltrone alti 2-3 metri, una palla da baseball con un diametro di 70 cm, e così via, seguendo un rapporto di 1:6”.

Il musicista Andrea Tosi ha composto una originale colonna sonora a sincrono con le immagini e situazioni del film, ispirandosi ai fantasy anglosassoni, mentre il tecnico del suono Vito Martinelli, coadiuvato da Flavio Moretti, ha realizzato una complessa colonna effetti sonori, che ha richiesto quattro mesi di lavoro per via delle innumerevoli situazioni del film. Il tutto è stato poi trattato da tecnici parigini che hanno trasformato il suono amplificandolo col sistema DIGITAL DTS SOUND.

L’UNISTUDIO, tra i più grandi teatri di posa del Nord Italia, si sviluppa in quattro zone distinte: il “Teatro A” interamente a fondali continui con soffitti, mobili e capienza di 800 mq. (22 x 36 metri – altezza 8 metri), il “Teatro B” (400 mq. – altezza 6 metri); un magazzino con enorme parco lampade; una falegnameria e un’officina. “Per la prima volta, ci dice Moretti, l’UNISTUDIO (titolare Silvio Pederzoli) si è trovato nelle vesti di produttore grazie al finanziamento denominato art. 8 assegnato al mio film nel 1998 dal Ministero dello Spettacolo”.

“Vorrei segnalare poi, conclude Flavio, la partecipazione dell’attore Renato Liprandi, nella parte del padre di Rupert, diventato poi famoso su Italia 1 in CAMERA CAFE’ nel ruolo del famigerato direttore De Marinis”.

Per IL MAGICO NATALE DI RUPERT infine è stato girato, diretto sempre da Flavio, anche un videoclip di 5 minuti intitolato I WILL FIND YOU THERE, cantato e interpretato da Arianna: la canzone si trova nei titoli di coda del film. Il soggetto è opera dello stesso regista, mentre lo story board è opera di Giorgio Lusso, la fotografia di Alessandro Dominici, il montaggio di Massimo Sponza, gli effetti digitali a cura della Digimax, le musiche di Andrea Tosi e il testo dello stesso Tosi con Costantino Paganelli. Gli unici due attori che vi compaiono sono Gianmaria Corolla e Arianna e la storia riprende un po’ quella del film: un quindicenne, Rupert, davanti alla sua amata TV si trova suo malgrado proiettato nel videoclip che sta guardando. Sogno o realtà?



Dopo la grande fatica del lungometraggio, Flavio Moretti torna ai corti: è del 2006 il suo progetto ANOTHER DARK, un documento filmato inedito di presentazione per un film fantasy-horror: “abbiamo utilizzato, ci racconta il regista, parte di alcune scenografie utilizzate in IL MAGICO NATALE DI RUPERT debitamente camuffate, ma alcuni modellini sono stati costruiti appositamente. Giuseppe Garau, lo scenografo di quasi tutti i miei corti, ha realizzato appositamente una delle case, io mi sono occupato dell’altro modello della scalona, per l’utilizzo della prospettiva forzata. La durata della preparazione di tutte le scenografie, dei modelli e disegni ha richiesto quasi un anno di lavoro: il tutto è stato ricostruito dentro un vecchio magazzino in disuso sotto casa. Probabilmente uno dei lavori più inutili mai preparati in tanti anni di lavoro! Scopo è stato quello di preparare del materiale che potesse incuriosire qualche potenziale produttore, ma ci sono state solo false partenze. Attualmente parte di quelle scenografie sono state donate per essere utilizzate in un altro film”.

Vediamo la trama: un anziano ritrova in cantina una vecchia foto che lo ritrae da ragazzino con i suoi amici con i costumi nel giorno di Halloween. Ricorda la famosa “prova del coraggio”: entrare furtivamente nel vecchio emporio della vecchia Hazel, meglio conosciuta come la strega. Ma in realtà scoprono che si tratta di una simpatica vecchietta con la grande passione nel raccontare storie horror, ispirate da tre sfere di vetro. (Magari in 3-D!) “L’idea, ci dice il regista, era di proporre un progetto per un nuovo film a episodi per ragazzi, un chiaro omaggio a “Stand by me”, “I Goonies”, “Scarlatti – Il film” e “Il buio oltre la siepe”.

COSA DI TENEBRA, uno dei tre episodi progettati per ANOTHER DARK, inizialmente era nato come un progetto a sé: l’idea iniziale era quella di svilupparlo per farlo diventare un vero e proprio lungometraggio di 90 minuti per il cinema, ma poi, ci racconta Flavio, “ho pensato di ridurlo a un episodio da 30 minuti”. Vediamo la trama, vista che la riteniamo interessante. Vengono trovate in un mercatino delle pulci delle vecchie pellicole 8 mm e nastri a bobina e un diario. Si racconta di un proprietario di una vecchia casa che negli anni ‘60 decise di chiamare una sorta di “investigatori dell’occulto” per cercare di liberare la casa da strane presenze che la invadevano. I protagonisti scoprono che nella casa è rimasto aperto una sorta di portale sull’aldilà, a causa della morte per infarto di un medium-stregone intento a eseguire un rito satanico, mentre un famiglio mostruoso è rimasto in una delle stanze…

Tra gli ultimi due lavori degli anni Duemila, almeno per ora, firmati da Moretti ci sono i due filmati “My dad Walt”, dedicato a Diane Disney Miller, figlia del grande Walt, e “Walt Disney a Torino”, presentati recentemente a Napoli in occasione della Comicon di Napoli.

“Questo filmato, ci ha raccontato Flavio, che ho montato e realizzato personalmente, presenta i vari filmati rari girati in 16mm della vita privata di Walt in famiglia, una chicca, credo!”.

La perla finale invece, Flavio ce l’ha regalata recentemente con il TRIBUTO A HARRY HARRYHAUSEN, che già abbiamo avuto il piacere di presentarvi.

In conclusione, Flavio tira le somme: “Ho compiuto da poco 50 anni, forse ho perso la grande incoscienza dei primi tempi, ma conservo ancora un certo fervore. Facendo due conti sulla mia “carriera”, non credo di essere pienamente soddisfatto: avrei voluto fare più film veri, tipo IL MAGICO NATALE DI RUPERT, con budget reali, una troupe come si deve e finalmente un vero teatro di posa. Dopo decenni passati tra cantine, soffitte e garage, quando è arrivata finalmente la possibilità di realizzare un vero film in pellicola 35mm, per me si avverava un sogno. Per farla breve, 4 anni dopo dall’inizio delle riprese, grazie alla collaborazione di Rai Cinema, il film ha trovato una distribuzione, l’Istituto Luce, mera illusione… Purtroppo avevano un budget ridicolo! Hanno lanciato il film in 20 sale italiane il 3 dicembre del 2004, senza pubblicità, senza poster o locandine affisse, spot solo di notte (ricordiamo che Rupert è un film per famiglie). Dopo una settimana di programmazione, solo due spettacoli al giorno, il film è stato smontato, tre anni di lavorazione gettati al vento, quasi nessuno si è accorto dell’uscita del film! Quindi ecco tutto che ricomincia: di nuovo la difficoltà di ripartire, praticamente da zero. Il resto è “storia” di questi giorni, ma i progetti sono ancora tanti… vedremo!

Bisogna anche dire che il cinema di genere col digitale ha fatto passi da gigante, parlo soprattutto degli effetti speciali, tutto è fantastico grandioso, ma forse tutto un po’ “preconfezionato”, forse troppo alla portata di mano di chiunque. Ormai ti puoi comprare il certo programma che ti fa la tale esplosione e via dicendo. Io che mi considero “all’antica”, non riesco a capire dove inizia la macchina e finisce l’artista che crea gli effetti: il confine è labile, ma se avrò un’altra possibilità cercherò di essere coerente con me stesso…

Ringrazio Davide e lo staff de La zona Morta per lo spazio dedicato.

Ciao Flavio”.

CIAO A TE FLAVIO E GRAZIE A TE: IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO.

SE VOLETE ALTRI DETTAGLI SULLA FILMOGRAFIA DI MORETTI, DATE UN’OCCHIATA AL SUO SITO UFFICIALE. NOI SPERIAMO NEL NOSTRO PICCOLO DI AVER FATTO QUALCOSA PER UN REGISTA CHE SICURAMENTE MERITA MOLTO DI PIU’. PER IL RESTO, COME DI HA DETTO LUI… VEDREMO!

Davide Longoni

(3. fine)