MORENO BURATTINI… E IL FANTASTICO MONDO DI ZAGOR

Lo scorso 16 luglio a Recco, comune della provincia di Genova, è stata dedicata una piazza al grande artista e fumettista genovese Gallieno Ferri (1929 – 2016). Il sindaco Carlo Gandolfo ha fatto presente che l’intitolazione onora la memoria del celebre fumettista Gallieno Ferri residente a Recco dal 1959 per aver ideato con Sergio Bonelli (alias Guido Nolitta) la serie a fumetti Zagor.

Za - gor – te – nay  (lo Spirito con la Scure), come  viene chiamato dagli indiani che lo ritengono un essere soprannaturale, è un personaggio che ha affascinato intere generazioni. Vive negli Stati Uniti del 1800 nella fantastica foresta di Darkwood con l’inseparabile amico messicano Cico ed è protagonista di mille straordinarie avventure.  Da oltre tre decenni delle sue storie, una commistione tra i generi western, fantastico e di fantascienza, se ne occupa lo sceneggiatore Moreno Burattini curatore della collana e primo autore per numero di scritti su Zagor. Moreno, classe 1962, è nato a San Marcello Pistoiese (Pistoia), si è laureato in Lettere a Firenze proprio con una tesi in sceneggiatura dei fumetti, mondo al quale poi con successo si è dedicato come  professione. Autore eclettico ha anche scritto commedie e pubblicato libri di aforismi, l’ultimo dei quali si intitola “Versacci”. Andiamo a conoscere l’autore nell’intervista che segue.

HAI PARTECIPATO A RECCO CON UNA TUA RELAZIONE ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEDICATA A GALLIENO FERRI E SEI STATO PRESENTE ALLA INTITOLAZIONE DELLA PIAZZA. COSA HAI RICORDATO DEL MAESTRO?

Ero legato a Gallieno Ferri da una grande amicizia durata ventisei anni. L’ho incontrato per la prima volta nel 1990, quando venne affidata proprio a lui la mia prima sceneggiatura di Zagor, “Pericolo Mortale”, e abbiamo lavorato insieme fino al giorno della sua scomparsa, nel 2016. Quando feci la sua conoscenza, in realtà, mi sembrò di averlo conosciuto da sempre, perché sono cresciuto leggendo Zagor e attraverso le sue tavole Ferri esprimeva e raccontava anche se stesso. Era una persona straordinaria per gentilezza e umanità, un grande sportivo con la passione della vela e dello sci, oltre che un grande artista amato dai lettori di mezzo mondo, quelli che io definisco “abitanti di Darkwood”. Ripercorrendo la carriera di Gallieno, a Recco  città dove ha trascorso gran parte della sua vita, ho mostrato molte foto che io stesso gli ho scattato durante i nostri incontri e nei viaggi fatti insieme, ho commentato alcune sue copertine dimostrandone il talento grafico. Poi è seguita l’inaugurazione della piazza che il Comune di Recco gli ha intitolato, e mi sono sinceramente commosso.

COSA RAPPRESENTA PER TE ZAGOR ?

Zagor ha sicuramente plasmato la mia forma mentis di affabulatore, spingendomi verso un tipo di narrazione che ha per scopo trasmettere il sense of wonder, sorprendendo e affascinando il lettore, riuscendo a divertirlo e farlo sognare, senza cripticità ma anche senza banalità, in modo gradevole e intelligente (per quel che mi riesce).

COME SONO CAMBIATE LE STORIE DEDICATE ALL’EROE DI DARKWOOD?

“Il mondo cambia e noi con esso”, diceva Fouché. Si aggiornano i film di James Bond, cambia il linguaggio con cui sono scritti i romanzi così come il modo con cui i TG  danno le notizie agli spettatori. Se non ci si adatta ai tempi e alle nuove forme di comunicazione si rischia l’estinzione. I lettori vivono nella realtà sociale e culturale degli anni che passano, non sono fossili: non possono restare fossili neppure i fumetti che leggono. Ci sono tuttavia modi diversi per procedere lungo la strada del rinnovamento. Zagor, credo, è  cambiato rimanendo fedele a se stesso, molto di più di quanto abbiano fatto altri personaggi dei fumetti.

DI RECENTE E’ STATO PUBBLICATO L’ULTIMO EPISODIO RISERVATO ALLA SAGA DI ZAGOR CONTRO IL FOLLE SCIENZIATO HELLINGEN. CI PUOI DIRE COSA RIGUARDA?

L’ultimo episodio  cui ti riferisci è il settimo volume di una collana da libreria della Bonelli, appena distribuito, che raccoglie tutti gli scontri della lotta fra Zagor e il più pericoloso dei suoi nemici, appunto il professor Hellingen, dagli anni Sessanta fino a oggi. In realtà, l’ultimo (per adesso) episodio della saga uscito in edicola nella Collana Zenith, “Il destino di Hellingen” (scritto da me e disegnato da Gianni Sedioli e Marco Verni), risale al 2019. Ho scritto tutte le prefazioni dei sette volumi, e credo che il corredo critico della collana permetta di inquadrare abbastanza bene il personaggio di Hellingen nel corso della sua ultra cinquantennale evoluzione, passando dalle mani di Sergio Bonelli (che lo ideò) a quelle di Tiziano Sclavi e di Mauro Boselli, che lo trasformarono allontanandolo dal modello originario, fino ad arrivare alle tre storie firmate dal sottoscritto, che hanno riportato il mad doctor alla dimensione delle prime storie nolittiane, senza magia, senza horror, senza extraterrestri.

TRA I TESTI DI FUMETTI CHE HAI SCRITTO CI SONO ANCHE STORIE CHE RIGUARDANO IL COMANDANTE MARK E TEX…

Per la Bonelli, oltre a Zagor, ho scritto sei storie del Comandante Mark e sette di Tex (tre delle quali ancora inedite), ma anche due di Dampyr. E’ appunto una storia di Dampyr, quella che preferisco: si tratta dello Speciale intitolato “La porta dell’inferno”, dove il protagonista precipita nell’inferno dantesco, magistralmente raffigurato da Fabrizio Longo. A proposito di Dante, nel corso del 2021 sono state raccolte in un volume, intitolato “La Divina Commedia secondo Cattivik”, tre storie realizzate da me e da Giorgio Sommacal, con protagonista appunto Cattivik che visita Inferno, Purgatorio e Paradiso. Questo perché in oltre trent’anni di attività ho scritto anche storie per altri editori, tra cui appunto quelle per Silver.

CONCLUDIAMO CON IL TUO ULTIMO LIBRO CHE SI INTITOLA “VERSACCI” DI COSA PARLA?

Parla in versi. E’ una raccolta di 365 epigrammi, cioè brevi composizioni in rima scritte con l’intento di fare satira, o di commentare la realtà, suscitando a volte il riso a volte la riflessione. Tutto è nato quando nel maggio del 2020 ho deciso di fare una sfida contro me stesso riuscendo a pubblicare su Twitter (social che pretende testi molto brevi) un epigramma al giorno per un anno di fila. Ci sono riuscito, concludendo l’impresa nel maggio 2021. La cosa strana non è che abbia trovato argomenti e rime per dodici mesi consecutivi, ma che un editore (Cut-Up Publishing) abbia ritenuto la cosa abbastanza interessante da farne un volume. Sostengono che dopo dieci libri pubblicati con loro ormai ho un mio pubblico sufficientemente fedele, perciò vediamo come va.

Filippo Radogna