DAVIDE DEL POPOLO RIOLO… IL PREMIO URANIA E L’UCRONIA

Con il romanzo “Per sempre i giorni” Davide Del Popolo Riolo ha vinto il Premio Urania 2019. Il testo sarà pubblicato nel prossimo novembre con il titolo “Il pugno dell’uomo” nell’ambito della collana da edicola Urania Mondadori. Gli altri romanzi finalisti erano “Capitalpunk” di Lorenzo Davia; “Missione oltre la stella madre” di  Furio LC Rex e “Acquarius” di Claudio Vastano (vincitore dell’edizione 2017). Originario di Asti, Davide Del Popolo Riolo vive a Cuneo dove svolge la professione di avvocato. Scrittore di lungo corso e con un ricco palmarès, sin da bambino desiderava divenire ciò che è oggi, uno scrittore di fantascienza.

Vincere il Premio Urania – ci ha riferito – oltre che una soddisfazione immensa, ovvio, è un po’ come avere il bollo ufficiale: adesso davvero posso definirmi uno scrittore di fantascienza! Nella mia testa però la soddisfazione si abbina sempre a un po’ di ansia: quando uscirà il mio romanzo piacerà? I lettori lo troveranno adeguato? E riuscirò a mantenere lo stesso standard per il futuro? Il mio obiettivo in questi anni è sempre stato migliorare e imparare a scrivere meglio, ci riuscirò? Sono queste le domande che mi faccio in questi giorni”.

SECONDO LA GIURIA IL TUO ROMANZO E’ UNA COMMISTIONE DI GENERI CHE VANNO DALLO STEAMPUNK, ALL’HARD SCIENCE FICTION, CON TEMATICHE RELATIVE ALLA COLONIZZAZIONE DI MONDI ALIENI E CON UNA GALLERIA DI PERSONAGGI DEFINITI “INDIMENTICABILI”. INSOMMA C’E’ TANTO PER INCURIOSIRE CHIUNQUE AMI LA FANTASCIENZA…

“Il pugno dell’uomo” (tanto vale abituarsi a chiamarlo così, dato che è il titolo con cui uscirà) è molte cose diverse. Io stesso ho difficoltà a riassumere i suoi temi. È la storia di un’amicizia, in parte tradita; di una città su un mondo alieno apparentemente in pace, ma in cui a causa di una crisi viene meno la capacità degli abitanti di vivere insieme; di razze aliene, ognuna con la sua cultura; di persone che trovano dentro di sé il coraggio di fare ciò che è giusto. C’è tanta tecnologia a vapore, quindi forse lo possiamo considerare anche steampunk, ma certamente non steampunk “puro”. Del resto se c’è una cosa che mi piace fare è mescolare i generi, ibridarli. E sono contento che siano stati menzionati i “personaggi indimenticabili”, perché sono convinto che un romanzo vive dei suoi personaggi, e ho lavorato molto su questo.

MENTRE NEL PRECEDENTE ROMANZO “ÜBERMENSCH”, GIA’ FINALISTA AL PREMIO URANIA (E CHE TRA L’ALTRO E’ STATO OGGETTO DELLA RECENSIONE VINCITRICE DEL “PREMIO AL LETTORE DI FANTASCIENZA” 2020, SCRITTA DA VALERIA BARBERA) HAI AFFRONTATO UN TEMA MOLTO TRATTATO NEI ROMANZI UCRONICI, OSSIA SE HITLER AVESSE VINTO LA SECONDA GUERRA MONDIALE. COME TI E’ VENUTA L’IDEA? QUAL ERA IL TUO INTENTO? PENSI DI TORNARE A TEMI LEGATI AL SECONDO CONFLITTO MONDIALE?

Mio papà quando ero bambino mi ha trasmesso il virus della passione per la storia della Seconda Guerra Mondiale, riempiendo la casa di libri su questo argomento. Ragionare sul “what if?” è persino troppo facile, e infatti credo che le ucronie sulla Seconda Guerra Mondiale siano le più frequenti. La mia ha di diverso il punto di divergenza: cazzeggiando con un amico (si può usare questa parola? Spero di sì!) a un certo punto ci siamo chiesti oziosamente quale sarebbe stata l’ucronia più produttiva di conseguenze straordinarie imperniata su Superman. Io per la verità non sono un grande appassionato di Superman e all’epoca non sapevo che c’erano già state storie di questo tipo nei fumetti (la più famosa è “Red Son”, credo). L’idea di un Superman nazista però ha cominciato a frullarmi nel cervello. Scrivere una storia in cui gli eventi bellici come li conosciamo venivano stravolti da un potere irresistibile e ambientata in un mondo sì dominato dai nazisti (cosa già stata fatta da altri), ma soprattutto dalla incombente presenza/assenza del supereroe che ha vinto la guerra, è diventata una tentazione irresistibile. L’intento alla fine era raccontare come il potere può corrompere. Tornare a parlare di Seconda Guerra Mondiale? È un periodo che mi affascina quindi, perché no? Se mi venisse l’idea giusta…

SE INVECE DOVESSI SCRIVERE UN’UCRONIA SU QUALCOSA CHE FOSSE COLLEGATO ALLA STORIA RECENTE, QUALE EPISODIO O PERSONAGGIO STORICO PRENDERESTI IN CONSIDERAZIONE?

Forse gli anni ’80 con il crollo dell’Unione Sovietica. Mi pare l’evento più importante degli ultimi decenni. Credo che oggi molti giovani nemmeno immaginino che cosa abbia significato, ma per me che l’ho vissuto in diretta è stato davvero vedere la grande storia mentre si stava compiendo.

ALTRI TUOI LIBRI CHE HANO AVUTO SUCCESSO SONO STATI “DE BELLO ALIENO”, VINCITORE DEL PREMIO ODISSEA E “NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO”, VINCITORE DEL PREMIO KIPPLE. QUI, INVECE DI ESSERE IN EPOCA CONTEMPORANEA, SI PARTIVA DALL’ANTICA ROMA E IN PARTICOLARE DA UN GRANDE PERSONAGGIO COME CAIO GIULIO CESARE. COSA TI AFFASCINA DI QUEL PERIODO STORICO?

La storia romana è un’altra delle mie grandi passioni. Il primo aspetto che mi colpisce di Roma è per certi versi la modernità di alcune delle sfide che ha affrontato: la democratizzazione politica e sociale che sfocia nel leaderismo, la globalizzazione mediterranea che cambiava l’economia, il tentativo di assimilazione di popoli e genti diverse in un’unica cultura. Tutto apparentemente simile ai nostri tempi, eppure se si approfondisce un po’ si scoprono differenze incommensurabili dovute al fatto che la mentalità romana in tantissimi aspetti, la concezione della vita e della morte, il rapporto con la divinità, l’uguaglianza tra persone, era radicalmente diversa dalla nostra. Questo contrasto è per me affascinante. E poi la storia romana, soprattutto quella della fine della Repubblica, offre l’occasione di leggere gli eventi praticamente giorno per giorno, narrata dagli stessi protagonisti. E non solo la grande storia ma anche i pettegolezzi, le voci false, le battute scherzose. Credo sia l’unico periodo della storia antica in cui questo è possibile. Ed è una caratteristica che consente l’emergere di grandi personaggi, di figure a tutto tondo che non possono non conquistare chi le studia!

MA COSA TI SPINGE A VOLER CAMBIARE IL CORSO DELLA STORIA E IMMAGINARNE UN’ALTRA?

Credo sia una tentazione irresistibile per chi studia la storia, fantasticare su come poteva andare diversamente. La tentazione di ribellarsi alla dittatura del fatto compiuto è forte. Soprattutto quando ci si rende conto di quanto la casualità o anche gli umori dei protagonisti hanno influito sul corso degli eventi.

QUANTO E’ IMPORTANTE NELLA FASE DI ELABORAZIONE DEI TUOI ROMANZI LA DOCUMENTAZIONE? COME PROCEDI NEL LAVORO DI STESURA? E CHE ABITUDINI HAI QUANDO SCRIVI?

Devo confessare che, anche per ragioni di tempo, io uso un trucco: quando scrivo un romanzo o un racconto ambientato in un periodo storico preciso scelgo quelli che conosco bene, così posso evitare di fare troppe ricerche. In sostanza, non ho studiato per scrivere i romanzi ambientati nella storia romana, ma ho ambientato le storie in epoca romana perché l’avevo studiata. Il mio lavoro di stesura è un po’ anarchico. Invidio molto quelli che riescono a predisporre tabelle, grafici, piani di lavorazione. Gli scrittori/architetti, come li chiama Martin. Io parto con un’idea generale, che ho sviluppato nella mia testa. L’andamento generale, i personaggi principali, i colpi di scena decisivi, queste cose qui. A un certo punto mi accorgo che i personaggi stanno cominciando a parlarsi, che sento nella mia mente i loro dialoghi, e quello è il momento di cominciare a scrivere. La scaletta la faccio di solito quando ho superato la metà. A quel punto ho bisogno di avere una guida razionale per riuscire a chiudere più o meno contemporaneamente tutte le trame. Però se andate a vedere la mia scaletta scritta spesso è composta, per esempio, da una riga per capitolo. Il resto lo tengo in testa, aspettando che maturi.

SVOLGI LA PROFESSIONE DI AVVOCATO E SEI UNO SCRITTORE, COME RIESCI A FAR  COESISTERE LE DUE ANIME?

Dico sempre che io non sono un avvocato che scrive fantascienza, sono un appassionato di fantascienza che fa l’avvocato! Le mie due anime coesistono in tempi diversi: per cinque giorni la settimana sono un serio professionista (o quanto meno cerco di esserlo), sabato e domenica vivo nei mondi di mia invenzione. Una sorta di felice schizofrenia, così definì questa condizione Dario Tonani a una presentazione cui assistetti, ed è una definizione in cui mi ritrovo perfettamente. Credo sia persino inevitabile, per chi purtroppo non vive di lettere.

TI FACCIO UNA DOMANDA CHE MI E’ CAPITATO DI PORRE ALTRE VOLTE AD AVVOCATI-SCRITTORI: SCOTT TUROW E JOHN GRISHAM (AVVOCATI ANCHE LORO) SONO DUE GRANDI AUTORI DI LEGAL THRILLER. COSA PENSI DI QUESTO GENERE DI SUCCESSO E SOPRATTUTTO HAI MAI PENSATO DI IMPEGNARTI IN TAL SENSO? SE SI’ A QUALE TRAMA PENSERESTI?

Conosco Turow e Grisham, ho letto parecchi loro romanzi. Apprezzo soprattutto Turow, per la verità. Vivendo nei tribunali cinque giorni la settimana, però, sinceramente non ho tutta questa voglia di dedicare il mio tempo libero a vicende ambientate in tribunale. Dubito quindi che scriverò mai un legal thriller. In passato però ho scritto un racconto lungo che si può tranquillamente definire un legal sf: “Erasmo”. Mi sono molto divertito a concepirlo e se non lo conoscete ve lo consiglio!

Filippo Radogna