DANIELE LOMBARDI

Classe 1995, Daniele Lombardi, ha studiato sceneggiatura per fumetto presso la Creativart School di Aversa, partecipato alla Masterclass di regia e scrittura cinematografica del Giffoni Film Festival e pubblicato i suoi primi racconti a partire da antologie indipendenti come Z di Zombie 2017. Attualmente collabora con Shockdom (Il Maestro Noah) e altre realtà editoriali nel ruolo di scrittore e sceneggiatore, tra cui la serie The Blackest Island per Resh Stories…insomma, un “tipetto” davvero interessante che non potevamo certo non incontrare per voi.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È DANIELE LOMBARDI?

Daniele Lombardi è un ragazzo di 24 anni, nato ad Aversa, appassionato di scrittura creativa. Tra un libro e un fumetto, un film e una serie tv, comincia a raccontare storie sin da ragazzino, inseguendo il grande “sogno” che accomuna tutti noi: vivere facendo ciò che si ama.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

All’inizio era un gioco, o poco più. Scrivevo racconti ispirati alle cose che più mi piacevano, oppure inventavo veri e propri prequel, sequel e what if che poi riponevo in un cassetto. Era più un subire il fascino del processo creativo, che non l’ambizione di pubblicare qualcosa di mio. Solo dopo, con il tempo, mi sono reso conto di volere di più. Di poter dire la mia. A quel punto, ho iniziato a studiare (prima da autodidatta, poi in una scuola di sceneggiatura) fino a farla diventare una cosa seria.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Mi definisco al primo step del mio percorso, quindi ho ancora tanto da fare e poco da mostrare. Sicuramente, la collaborazione a Il Maestro Noah, con una casa editrice importante come Shockdom, è stata una bella esperienza, dove ho potuto sperimentare cosa vuol dire, a tutti gli effetti, partecipare alla realizzazione di un libro. Tra gli altri, invece, sono particolarmente legato ai miei primi racconti e fumetti, pubblicati in antologie o sul web: alcuni di questi rielaborano indirettamente aneddoti di mio nonno, una vera e propria fonte d’informazioni, di testimonianze quotidiane dal ‘900.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER RESH STORIES LA STAGIONE UNO DELLA SAGA “THE BLACKEST ISLAND”. CE NE VUOI PARLARE?

The Blackest Island è il mio primo, vero progetto completo. Ed è anche il mio primo romanzo. L’idea nacque da una conversazione con Dario Custagliola, che mi parlò di Resh e mi chiese se avessi un soggetto da poter sviluppare in quella direzione. Pensai: è come prendere il romanzo a puntate ottocentesco, spogliarlo di tutto ciò che è stato e catapultarlo, in una nuova veste, nel 2019. Per farlo, avevo bisogno di qualcosa di cui mi piace parlare. E scelsi i miei adorati pirati.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Essendo ambientata nel nostro mondo, The Blackest Island rispetta certi avvenimenti storici di inizio ‘700. Mi sono concesso diverse licenze, e ho manipolato gli eventi per farli combaciare con la parte fittizia della mia storia, ma di sicuro ciò che mi ha creato maggiori grattacapi è stato il cercare di non far perdere alla trama il tocco di verosimiglianza che ho voluto dare fin dal principio. Personaggi di finzione in un contesto possibile e viceversa: una bella sfida.

COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DA QUESTA SERIE, QUALI SARANNO I PROSSIMI PASSI TERMINATA LA SEASON ONE?

La prima stagione chiude in maniera abbastanza netta la storia di alcuni personaggi. Su questo, con chiunque lo domandasse, sono sempre stato onesto: il finale è un finale. Eppure… è un mondo, quello della pirateria, che ha tanto da dire. I personaggi hanno tutti un passato travagliato, spesso sancito da eventi scatenanti che li hanno portati a essere dove non dovrebbero, a diventare malviventi. Ogni ferita, sia essa interiore o fisica, lascia una cicatrice visibile nel presente e nel futuro di molti di loro.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Io credo che le due realtà vivranno in parallelo ancora per molto. Il libro cartaceo, per certi versi, rappresenta un’esperienza di lettura unica nel suo genere. È proprio il senso affettivo che i lettori danno all’oggetto-libro a garantirgli la sopravvivenza. Naturalmente, mi aspetto anche una crescita costante del libro digitale. Mettiamola così: io credo che i libri digitali diventeranno le letture generali del futuro, mentre il libro cartaceo verrà acquistato da chi si è veramente affezionato a una determinata storia.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Più che fantastico, parlerei di sovrannaturale. È vero: prima di The Blackest Island ho scritto quasi sempre utilizzando quest’elemento. Questo perché credo che raccontare ciò che va oltre noi, la nostra natura, permetta alla fantasia di scatenarsi senza limiti e, talvolta, consenta a chi legge/guarda di vivere esperienze che altrimenti gli sarebbero negate. Si tratta di un’idea che mi affascina e che continuerò a seguire, pur conscio che non è strettamente necessaria per raccontare una buona storia.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Come tutti, ho le mie storie di riferimento: vicende di personaggi fittizi (e non) che hanno segnato nel profondo il mio immaginario. Partendo da questa lunga serie di schemi narrativi assimilati negli anni, cerco di raccontare qualcosa di nuovo prendendo strade diverse da quelle che la mia mente ha già percorso come lettore o spettatore. Di fondo, però, credo che una storia debba partire da un’idea. E quella o ce l’hai, o non ce l’hai. E se ce l’hai, sai già che possono arrivarne altre in qualsiasi momento.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Per legame affettivo e un pizzico di nostalgia, apprezzo fin da bambino la Rowling di Harry Potter. Al momento provo grande ammirazione per le capacità di dialogo di Lansdale, mentre reputo Stevenson e Calvino veri e propri maestri nell’arte della narrazione.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Ho un rapporto particolare con il cinema. In sala cerco la spettacolarità, la meraviglia, e spesso mi ritrovo a guardare opere fantastiche e fantascientifiche. A casa, invece, mi soffermo sulle storie, sui personaggi, sui loro sentimenti. Cito due nomi che, a mio avviso, riescono a coniugare bene entrambe le cose: Nolan e Spielberg.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Al momento lavoro a un fumetto del quale non posso (ancora) svelare i dettagli. In futuro mi piacerebbe continuare nell’ambito della narrativa, testuale o per immagini, e perché no, fare irruzione anche in altri settori dell’intrattenimento. Non sarà facile, certo, ma è pur vero che ogni storia ha il suo mezzo prediletto, quello che più di ogni altro le consente di essere autentica. Se sarà un libro, o un fumetto, bene. Se sarà altro… si vedrà.

E NOI RESTEREMO NATURALMENTE AD ASPETTARE, PERCHE’ SIAMO ANSIOSI DI VEDERE ANCHE NOI!

Davide Longoni