RITUALIS, LE CERIMONIE DEL MOSTRO DI FIRENZE

Da quando è nata la nostra webzine, ci è sempre piaciuto pensare che “La Zona Morta” fosse una specie di casa per tutti coloro che amano il genere fantastico (ma non solo quello) in tutte le sue sfaccettature ed espressioni, un rifugio per gli appassionati che qui potevano incontrarsi e dare libero sfogo alla propria passione, tanto leggendo quanto pubblicando argomenti legati fra loro solo dal fatto di essere considerati “di nicchia” per i più… insomma, roba da nerd!

Su questo fertile terreno si sono avvicendati molti collaboratori ed è nata fra tutti una sorta di unione, spesso rimasta nel virtuale, senza che mai ci si incontrasse di persona, che però alcune volte è sfociata in qualcosa di più concreto e di tangibile che non fosse semplicemente un articolo o un racconto da mettere online.

E’ il caso di RITUALIS – LE CERIMONIE DEL MOSTRO DI FIRENZE (170 pagine; 15 euro), pubblicato da Il Foglio Letterario Edizioni, che vede riunirsi in un unico volume i nomi di Davide Rosso e Daniele Vacchino (autori), Gordiano Lupi (editore) e Davide Longoni (prefazione)… tutti nomi che chi frequenta le nostre pagine ben conosce.

Così ce ne parla Davide Lupo (a voi capire chi si cela sotto questo nome di fantasia): “Ritualis – Le cerimonie del Mostro di Firenze è uno strano romanzo: costruito su due romanzi all’apparenza indipendenti, legati fra loro da una cornice che sa tanto di film a episodi della Amicus degli anni Settanta. Il cinema in effetti c’entra parecchio con questo libro, vista l’aria che si respira, direi direttamente collegata con quelle oscure pellicole gialle italiane degli anni Settanta, in particolare quei gialli minori, tipo La polizia brancola nel buio o I vizi morbosi di una governante. A queste derive si uniscono le mode di oggi, in particolare quei post-thriller rurali sul genere di True Detective.

Eppure, anche questi riferimenti non bastano a spiegare un romanzo che contiene dentro di sé l’essenza del mostro, più di tutti i libri che sono stati scritti sull’argomento (eccetto i volumi labirintici di Filastò, non a caso citato nell’esergo dai due autori): vedo già le mani alzate dei tanti criminologi dilettanti appassionati del caso, li vedo storcere il naso per come la vicenda originale è stata trasfigurata (ad esempio il tutto è ambientato tra la Lunigiana e la pianura Padana, nel vercellese, una sorta di non-luogo della tarda modernità).

È necessario capire una cosa: Ritualis è un romanzo che lavora sulla cronaca fiorentina e la trasfigura, facendola assurgere a un mito oscuro, orfico, della contemporaneità, al pari della vicenda di Jack lo squartatore, mostro mitologico utilizzato all’interno di format narrativi che lo accoppiano con tutto e tutti. Allo stesso modo, Vacchino e Rosso lavorano di fino su questi brandelli d’incubo e scrivono una sorta di requiem su di noi, ciascuno di noi, sulla tristezza e l’alienazione dell’oggi.

In definitiva, al di là delle citazioni cinematografiche, e delle tante letterarie (interessante il tentativo di costruire delle equivalenza narrative col thriller che fu, ricorrendo a lunghi prelievi dai testi dei padri fondatori del surrealismo), questo Ritualis mi è parso una sorta di Tenebre argentiana, aggiornata trent’anni dopo, calata all’interno delle macro-strutture totalizzanti, dove l’ideologia della competitività e della prestazione va ormai ben oltre la sfera economica e invade la biologia del corpo, trasformandoci in avatar del consumo eterno, costretti a rincorrere un duro lavoro che può garantirci soltanto una sopravvivenza fittizia, una povertà reale, un’assenza d’identità e una depressione magari curabile in qualche campo di addestramento alla felicità di Amazon.

Questo è Ritualis e molto altro ancora!”.

E come se non bastasse, vi facciamo sciroppare anche la prefazione del nostro Davide Longoni… eh già, perché noi a questo romanzo ci teniamo particolarmente:

“Ho conosciuto Davide Rosso e Daniele Vacchino (li nomino in ordine alfabetico per non far torto a nessuno dei due) nel 2012, verso la fine dell’anno… la fine di quell’anno apocalittico che avrebbe dovuto segnare la fine del mondo secondo il calendario Maya. Mi scrissero una mail chiedendomi se potevo segnalare alcuni loro libri autopubblicati sulla mia webzine “La Zona Morta” e mi inviarono alcuni dei loro scritti. Ricordo che li divorai in pochi giorni e mi piacquero subito, per cui proposi loro: 1) la vetrina dei loro romanzi; 2) un’intervista in coppia; 3) di iniziare a collaborare con me… sempre che nel frattempo l’apocalisse non ci avesse cancellati dalla faccia del pianeta!

Fortuna per tutti, la seconda opzione non accadde… mentre tutto il resto sì!

Da allora il duo vercellese (eh sì, è proprio dalle risaie piemontesi che arrivano i nostri due) mi ha proposto decine e decine di racconti, romanzi brevi, articoli e dossier, sia in coppia sia a solo, che ho prontamente pubblicato… e di cui sono sempre rimasto soddisfatto.

Argomenti vari, con tagli diversi dal solito, tematiche accattivanti, uno stile tagliente e pungente, ma mai fuori luogo… insomma, ero certo che i due avessero stoffa e loro hanno sempre saputo dimostrarmelo.

Nel frattempo, in questi anni, si sono anche sviluppate una certa amicizia e complicità fra noi e ho cominciato a conoscerli sempre meglio, sia dal punto di vista letterario che umano.

Raccontano le leggende che uno di loro viva all’interno di un manicomio e che abbia solo qualche momento di lucidità ogni tanto, quando esce dal letargo indotto dai farmaci e si mette a scrivere; e che l’altro invece viva da totale fancazzista facendo spola fra l’Italia e il Madagascar, dove si narra abbia una mega villa con piscina e ogni sorta di comfort e che nel nostro Paese soggiorni solo durante la stagione delle piogge… ma non credete a quello che si dice in giro di loro. La realtà è peggio di quanto possiate pensare… ma non sta certo a me raccontarvela!

Io voglio raccontarvi di loro come scrittori e come appassionati del genere fantastico: le loro passioni, così come i loro scritti, sono sempre a modo loro, diversi dai soliti cliché, completamente fuori schema, fuori tempo, fuori luogo… fuori di testa!

Chi mai scriverebbe romanzi thrilling all’italiana ispirati ai film degli anni ’70 negli anni Dieci del XXI secolo?

Chi mai si occuperebbe di film sconosciuti, dimenticati perfino dagli stessi registi e attori che li hanno girati?

Chi mai riuscirebbe a trovare sottili e subliminali legami con l’horror e la fantascienza negli spaghetti western?

Chi mai cercherebbe tracce di disgregazioni economico/politico/sociali nel fantastico odierno?

Chi mai trasformerebbe le paludi del vercellese in ambienti gotici degni di qualunque brughiera scozzese?

Chi mai girerebbe corti horror/thrilling autoprodotti (e ben confezionati) senza essere regista o attore?

Solo due nomi mi vengono in mente: ovviamente quelli di Daniele Vacchino e Davide Rosso (stavolta li inverto, così il torto non lo faccio davvero a nessuno), due scrittori irregolari ma bravi, appassionati di tutto e di niente, gente tagliata fuori dal grande circuito ma che taglierebbe fuori volentieri il grande circuito e che conserva una genuina passione per la scrittura thriller… per il thriller… per la scrittura!

E, in proposito, non scordiamo la loro più grande passione, anzi la loro ossessione totale: il mostro di Firenze, che hanno saputo studiare, sviscerare, approfondire, tagliuzzare, ricostruire, decostruire in maniera davvero maniacale.

E così eccoci qua, pronti a leggere questo libro, RITUALIS, LE CERIMONIE DEL MOSTRO DI FIRENZE, composto da due romanzi brevi, AGARTHA di Daniele e LA TERZA POSIZIONE di Davide, tenuti insieme, a fare da collante, da un racconto cornice, un po’ come in certi film horror a episodi degli anni ’70.

Ovviamente il mostro i Nostri lo vedono a modo loro… ma quale mostro si cela fra queste pagine?

A voi scoprirlo!

E se pensate che i due avessero in programma tutto questo… vi sbagliate di grosso!

Per mantenere fede alla loro essenza di scrittori raminghi, i due avevano scritto le loro storie in tempi diversi, luoghi diversi e senza confrontarsi. Poi da cosa nasce cosa… e adesso la “cosa” è fra le vostre mani!”.

E con queste parole è tutto!

Vorremmo chiudere con il consueto “buona lettura”, ma preferiamo essere più diretti stavolta: COMPRATELO… non ve ne pentirete!

A cura della redazione… forse