FERNANDA ROMANI

Scrittrice da pochi anni, Fernanda Romani ha trovato solo per caso la scintilla giusta per iniziare a scrivere… e da allora per fortuna non si è mai fermata, perché ha saputo regalarci autentiche chicche di genere tutte da scoprire. E allora abbiamo deciso di scoprire anche noi qualcosa di più su di lei.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FERNANDA ROMANI?

Sono una persona di 55 anni che ha sempre pensato di non essere in grado di scrivere. Da bambina ero una frana nei temi d’italiano, dove eccellevo soltanto in grammatica. Le mie capacità d’espressione erano pari a zero, mettere due parole una dietro l’altra per me era una fatica immane, malgrado fossi una divoratrice di libri. Ero una persona timida e silenziosa, e questo si traduceva in una totale incapacità di esternare idee e ragionamenti. Sono dovuta arrivare a 49 anni per rendermi conto che, forse, ero in grado di scrivere narrativa.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Scrivo da circa sei anni, dopo averlo desiderato per molto tempo. Intorno ai trent’anni avevo fatto qualche tentativo, ma mi ero convinta che non facesse per me. Qualche anno fa conobbi una persona, amica di un’amica, che scriveva da sempre e scriveva fantasy. Non avevo mai avuto occasione di parlare con qualcuno che scrivesse e quella fu la scintilla che mi fece tornare la voglia di riprovarci. Poi ho cercato in rete dei luoghi dove trovare persone da cui poter imparare e così, a poco a poco, ho migliorato la mia scrittura e ho cominciato a partecipare a qualche concorso, ottenendo diverse soddisfazioni.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Il primo racconto fantasy che scrissi, “L’alternativa”, fu anche il primo con cui mi conquistai il diritto a entrare in un’antologia fantasy, I mondi del fantasy III , edito da Limana Umanìta. Ricordo ancora la versione originale di quel racconto, scritta da assoluta principiante, senza avere alcuna nozione di scrittura creativa. Lo sottoposi al giudizio di un’amica, Valeria Barbera, che allora studiava editing e attualmente è la mia editor, e lei mi disse quali erano i difetti del testo e mi suggerì come correggerli. In quell’occasione ebbi modo di farmi un’idea di cosa fosse l’editing e di quanto fosse prezioso per chi scrive. Riuscii a superare la selezione per quell’antologia e il merito fu di Valeria, che ancora oggi non mi fa mai mancare i suoi consigli. Un altro racconto a cui sono molto legata lo scrissi prima de “L’alternativa” ma non era un fantasy, era un western, frutto di un’altra mia grande passione, quella per il mito del West. Si intitolava “La fine della caccia” e venne pubblicato nell’antologia Racconti del West, nel sito http://www.farwest.it/. Sembra strano a raccontarlo ora ma, per quel mio primo tentativo di narrativa, scelsi una storia d’azione, incentrata su agguati e sparatorie, e andò bene. L’anno scorso ho avuto modo di sviluppare ulteriormente quel racconto, trasformandolo in un western romance, per partecipare alla rassegna estiva del blog “La Mia Biblioteca Romantica”, che mi aveva invitata. Ebbe un ottimo riscontro, tanto che ho deciso di pubblicarlo in self per la prossima estate.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO SU “ALTRISOGNI – VOLUME 3” IL RACCONTO “MORDRED”. CE NE VUOI PARLARE?

Era un racconto che avevo nel cassetto, cassetto quasi sempre vuoto, visto che scrivo da pochi anni. L’avevo scritto per un altro progetto, che non era andato in porto. Sinceramente non pensavo che avrei potuto utilizzarlo: troppo chiaramente ispirato al ciclo arturiano, troppo tematico. Invece è andata bene.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Vista la notorietà del tema di base ho deciso fin dall’inizio che avrebbe dovuto essere più che altro un esercizio di stile. Per questo ho usato un linguaggio particolare, denso di toni epici. Ma ho anche voluto dare ai protagonisti una sfumatura diversa dal solito. Mi sono ispirata alla trilogia arturiana di Michel Rio, dove Mordred viene dipinto come un moralista che vuole spodestare re Artù perché non lo considera degno dei valori che rappresenta. Io ne ho fatto un figlio che non smette mai di giudicare il padre, fino alla conseguenza più estrema.

IN QUESTI TEMPI TI TROVIAMO INOLTRE IMPEGNATA NEL PROGETTO A PUNTATE “ENDORA”: DI COSA SI TRATTA?

É ambientato in un medioevo immaginario, dove esiste un regno governato dalle donne. Gli uomini costituiscono la parte oppressa della società e non hanno accesso né al potere né alla ricchezza, tranne una categoria particolare: i “liberi amanti”, addestrati fin da ragazzi a prostituirsi. Le donne di Endora, da secoli, si trovano a dover contrastare i continui tentativi d’invasione da parte di un feroce popolo di barbari, i Qanaki. La linea narrativa principale è ambientata lungo il confine dove una guerriera, Naydeia, comandante di uno dei reggimenti che sorvegliano il territorio, sposa Killiar, un ex-libero amante caduto in miseria, vedovo della sua migliore amica. Si tratta di uno strano matrimonio; lei è innamorata di lui da anni, e da anni soffre per questo amore impossibile; lui è distrutto dalla morte dell’amatissima moglie, ma accetta il matrimonio perché pensa che tornare al ruolo di marito colmerà il vuoto da cui non riesce a uscire. All’interno di questo difficile rapporto cercherà di insinuarsi Daigo, uno straniero, capo dei mercenari Aldair che seguono il reggimento. Gli Aldair sono guerrieri che si prostituiscono per motivi religiosi, sono costretti a passare dieci anni lontani da casa, in un regno dove gli uomini non contano nulla, per lavare un’antica offesa fatta a una delle loro dee. Daigo è il maschio alfa della situazione, sottomesso alle donne per dovere, non rinuncia mai alla propria dignità di guerriero e di capo.

Questi tre personaggi si troveranno a vivere la loro particolare situazione affrontando un nemico sempre più pericoloso e dai piani ambiziosi. Infatti, i Qanaki hanno un nuovo capo, i cui piani appaiono più oscuri e audaci di quelli dei suoi predecessori.

La seconda linea narrativa è ambientata nella capitale e racconta gli intrighi di palazzo dove Yadosh, l’unico uomo di Endora dotato di potere politico, sta per portare alla luce il complotto storico che ha causato la sottomissione degli uomini. Esiste un’élite femminile, formata da guerriere e da sciamane, eredi di coloro che furono le artefici del complotto, decisa a fermarlo con ogni mezzo.

Ho cercato di costruire una storia variegata, con una notevole connotazione romance, ma senza rinunciare a scene d’azione, battaglie, combattimenti individuali, intrighi, magia. Insomma, ne ho fatto un racconto di passioni umane con una forte componente avventurosa.

QUALI SARANNO LE PROSSIME MOSSE DI QUESTA SAGA E QUANDO TERMINERA’?

Finora ho pubblicato tre episodi: Uomini sottomessi, Donne d’ombra e di spada e Il tempo degli inganni. Il quarto sarà l’ultimo, l’episodio dove ogni personaggio troverò la propria strada e la storia arriverà alla resa dei conti.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Sono convinta che il digitale e il cartaceo possano convivere senza problemi. L’unico problema, a mio avviso, sono gli estremismi che, in qualunque campo, non mancano mai. Sento persone parlare con disprezzo degli e-book, definiti “giochini, non libri”, e altre trattare da cavernicoli chi ancora legge cartaceo. Con questi atteggiamenti non si va da nessuna parte. Credo che il libro tradizionale non tramonterà mai, l’importante è che ognuno sia libero di scegliere senza pregiudizi.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Per me il fantasy è il genere perfetto per mettere in scena ogni sfumatura dell’umanità. É una metafora con cui puoi raccontare la Storia, di ogni epoca e luogo, e mettere in risalto i difetti, gli errori e le qualità del comportamento umano. Attraverso il fantasy ogni autore può trasmettere ciò che sente più consono al proprio carattere; valori etici oppure cinismo, speranza nel futuro o sfiducia nell’Essere Umano. Proprio per questo, nel corso degli anni, il genere si è suddiviso in una miriade di sfumature, tramite le quali ognuno di noi può trovare la propria espressione ideale.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

L’ispirazione arriva dall’immaginario personale, frutto di libri, film e telefilm, di cui sono sempre stata una divoratrice. A volte basta una scena, di un film o di un libro, per tirare fuori una storia completamente nuova e diversa. Una fonte d’ispirazione della quale sono consapevole è il cinema western, di cui mi è capitato di usare alcuni archetipi nei miei fantasy.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Da piccola adoravo Salgari, e poi Verne e Dumas. Per quanto riguarda il western ho sempre amato Luis L’Amour, l’autore che ha saputo esprimere perfettamente il mito del West. A 17 anni ho scoperto Il signore degli anelli, che è tuttora il mio libro cult. Dopo Tolkien è arrivato Terry Brooks, l’autore che ho letto più di ogni altro per quanto riguarda il fantasy. Ma sono sempre stata onnivora, quindi ho spaziato dai gialli di Rex Stout alle atmosfere cupe di Alan D. Altieri, passando per Burroughs, e il suo ciclo di Tarzan, fino ad arrivare alla fantascienza di C. J. Cherryh.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

I miei gusti cinematografici rispecchiano quelli letterari: avventura, azione, fantasia. Sono una fan di Star Wars (la prima trilogia, non la seconda) e ho amato moltissimo la trilogia de Il signore degli anelli di Peter Jackson. E, naturalmente, tutti i western classici, oltre a quelli di Sergio Leone.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Oltre a finire “Endora” ho intenzione di continuare la stesura dell’altra saga, la “Trilogia degli Uomini”, che tratta lo stesso argomento: una società dominata dalle donne, fonte di ingiustizia e schiavitù, ma raccontata con toni più cupi. Recentemente ho ricevuto, per questo progetto, una proposta editoriale che potrebbe portare alla pubblicazione e, se arriverà a buon fine, potrò dire di aver realizzato il mio sogno nel cassetto poiché è da quella storia che iniziai a scrivere. Progetti ne ho altri, naturalmente. Ho in corso di stesura una storia da presentare a un editore, con il quale ho avuto contatti positivi, inoltre recentemente ho riavuto i diritti di un mio racconto, che vorrei trasformare in un romanzo breve.

IN BOCCA AL LUPO ALLORA… DI CARNE AL FUOCO CE N’E’ DAVVERO PARECCHIA! NIENTE MALE PER UNA AUTRICE CHE NON PENSAVA DI SAPER SCRIVERE!

Davide Longoni