FRANCO BRAMBILLA… E URANIA

Le copertine di Franco Brambilla sia che rappresentino remoti universi, strampalate figure aliene o complesse astronavi stellari sono vere e proprie opere d’arte. L’abilità nell’accostamento dei colori, la capacità di rendere appieno la prospettiva, la perizia dei particolari rendono affascinati le sue illustrazioni che evocano mondi immaginari dove il reale e l’irreale si armonizzano. Non stupisce, quindi, che la Mondadori gli conferisca oramai sistematicamente, da una quindicina di anni, l’incarico di realizzare le copertine di Urania. Diplomato all’Istituto Europeo di Design di Milano, città dove è nato e lavora,  il visionario illustratore nel 2009 ha ricevuto il Premio “Best Artist” agli European Awards e per ben tre  edizioni è stato vincitore del “Premio Italia” come miglior artista, l’ultima volta proprio quest’anno.

Gli abbiamo chiesto di parlarci di sé e del suo lavoro:

QUANDO HAI INIZIATO A DISEGNARE?

Disegno praticamente da sempre. Sin da piccolo a scuola, lo facevo sia nei miei diari sia nei diari dei compagni di classe e degli amici. E ovviamente in ogni mio momento libero a casa.

OGGI TI OCCUPI DI FANTASCIENZA, MA DA BAMBINO O DA ADOLESCENTE QUALI ERANO I TUOI SOGGETTI PREFERITI?

E’ stata sempre la fantascienza! Tra gli Anni ‘70 e ’80, quando c’erano i “robottoni” che vedevo in tv nei cartoni animati giapponesi, disegnavo Jeeg, Goldrake, Daitarn, Gundam, ma i miei disegni si ispiravano anche ai telefilm come Ufo e Spazio 1999.

IN FAMIGLIA C’ERA QUALCUN ALTRO CHE GIA’ DISEGNAVA O AMAVA L’ARTE FIGURATIVA?

Mio padre ha fatto sempre un lavoro legato alla stampa. Disegnava e gli piaceva l’arte contemporanea, la grafica, la fotografia. Quindi in casa c’erano tanti libri su queste discipline che avevo modo di leggere o osservare.

PROVIENI DAL LICEO SCIENTIFICO. I PROFESSORI COSA PENSAVANO DEI TUOI DISEGNI? ERI BRAVO?

In disegno sì, nelle altre materie un po’ meno.

DOPO LA MATURITA’ TI SEI ISCRITTO ALL’ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN…

Sì, lì ho imparato le tecniche classiche del digitale, certo allora, erano gli Anni ’90, il digitale era agli albori. Ma ho anche appreso le tecniche dell’olio, dell’acrilico che poi mi sono state utili per disegnare anche in digitale.

COME E QUANDO INIZIA LA TUA  CARRIERA LAVORATIVA IN QUESTO AMBITO?

Ho iniziato nel ‘93-‘94 presso uno studio che si occupava di progetti editoriali scolastici. Ho esordito con disegni scientifici nei quali ci voleva poca fantasia e molta precisione: dovevo sintetizzare i concetti espressi nei capitoli senza andare a mie interpretazioni.

CI VUOI RACCONTARE DELL’ESORDIO NELLA FANTASCIENZA?

E’ stato con la casa editrice Shake che si occupava di cyberpunk. Mi hanno chiamato per realizzare la copertina di una rivista intitolata Decoder. Il numero era dedicato a James G. Ballard. Realizzai un sottomarino che navigava nelle vie di una New York allagata, in un’atmosfera post-cataclisma. Capitò che l’art director di Mondadori  vide i miei  lavori e mi chiamò per lavorare  con loro.

DI COSA TI OCCUPAVI INIZIALMENTE?

Non soltanto di fantascienza, ma anche di gialli per ragazzi. Poi iniziai a collaborare con Airstudio che lavorava stabilmente per le collane Mondadori. C’era una squadra di persone anche di illustratori esterni e ci occupavamo delle collane di gialli, Segretissimo, romanzi d’amore, eravamo una squadra di persone. Io avevo gli Urania che, in un primo momento, realizzavo anche insieme ad altri. Così  ho iniziato a collaborare con Urania! Eravamo nel 2000 circa.

E QUANTE COPERTINE DI URANIA HAI DISEGNATO?

Per Urania Collezione siamo a centosessanta più o meno. Mentre per i numeri del semplice Urania le copertine realizzate saranno circa 200.

QUINDI DOPO IL GRANDE ILLUSTRATORE KAREL THOLE CI SEI TU…

In effetti sono il secondo. Karel Thole ne disegnò quasi mille solo per la collana classica. Però ai suoi tempi Urania era in edicola settimanalmente pertanto ne disegnava quattro al mese, e lo ha fatto per 25 anni. E’ irraggiungibile!

QUALI SONO I PASSAGGI CHE DANNO VITA A UNA COPERTINA DI URANIA?

La copertina nasce da un brief che mi viene spedito dal curatore, Giuseppe Lippi, il quale mi invia un riassunto del romanzo in uscita. Mi vengono fornite un paio di idee sui punti salienti della storia, che leggo tutta o in parte, e su cosa si potrebbe vedere nella copertina. C’è, comunque, molta libertà di interpretazione da parte mia.

MA POI QUANDO GLIELA INVII  TI DICE SEMPRE CHE VA BENE?

Di solito sì. Io cerco sempre di mandare due versioni diverse. C’è molto rispetto dei ruoli anche da parte di Franco Forte che svolge il ruolo di editor, quindi sono molto contento di questa situazione  lavorativa.

QUAL E’ LA TUA COPERTINA CHE AMI DI PIU’?

“Incontro con Rama” di Clarke! Se c’è una mostra la porto sempre. Comunque devo dire che solitamente quando la copertina è finita la metto in archivio e non ci penso più. E’ l’aspettativa di quella che verrà dopo che ritengo più interessante.

INVECE QUAL E’ QUELLA CHE VORRESTI DISEGNARE?

Non mi è più capitato più di illustrare Ballard, autore che a me piace molto. Ma sarei felice di disegnare anche una copertina dedicata a Kurt Vonnegut del quale ricordo perfettamente i romanzi “Le Sirene di Titano” e “Ghiaccio – Nove”.

E SU BALLARD E VONNEGUT CHIUDIAMO LA CONVERSAZIONE CON FRANCO BRAMBILLA, AUGURANDOGLI DI CONTINUARE NEL SUO BRILLANTE PERCORSO ARTISTICO E DI REALIZZARE ANCHE I DESIDERI APPENA ESPRESSI.

Filippo Radogna