FANTASCIENZA STORY 44

ADDIO A JACK ARNOLD (1958) – PARTE 01

Così, dopo aver filmato alcune pietre miliari nel campo del cinema di fantascienza degli anni Cinquanta, il regista Jack Arnold sta per lasciarci, abbandonando la fantascienza tradizionale. I gusti degli spettatori stanno mutando: essi non guardano solo il suo uomo pesce, ma guardano al di là attraverso la sua disperazione, non protestano più perché nel Mostruoso Uomo delle Nevi di Val Guest lo Yeti non si vede, ma si intravede: cominciano a capire il suo compito, la sua nemesi verso una civiltà che sta per finire. Comprendono il dramma di Scott Carey di Radiazioni BX: Distruzione Uomo, il suo grande cerchio nel quale sta per entrare e percorrere le vie dell’infinitamente piccolo fino all’immensamente grande.

Sì, il pubblico sta maturando e non vuole più solo i missili e i mostri, almeno per ora, poi, come è giusto nei ricorsi storici e anche in  quelli cinematografici, ci sarà un involuzione e, in parte torneremo indietro per vivere di soli effetti speciali, per vivere di quadri senza cornice. Il colore, il suono stereofonico, il cinemascope e poi, ancora più avanti, il computer entrano nella nostra vita e ne fanno parte e questi  piccoli, intelligenti film entreranno invece a far parte della storia del cinema, in un piccolo angolo dove nessun critico saprà trovarli, se non per snobbarli, ma resteranno nel cuore, per sempre, di tutti coloro che li hanno vissuti, guardati, amati e che, tramite loro, hanno potuto sognare dei mondi diversi.

Jack Arnold, lo abbiamo detto, sta per lasciarci, ma non tanto perché lui avesse capito che i gusti stavano cambiando, che c’era bisogno, forse, di  rivolgersi allo spazio interno dell’uomo, al posto di quello esterno.

No, la ragione è molto più semplice: per anni il nostro uomo aveva realizzato dei film che avevano incassato almeno dieci volte quanto era stato speso e questo aveva rimpinguato le casse della Universal che stavano cominciando a soffrire parecchio di investimenti sbagliati. Agli occhi dei dirigenti della Universal, dunque, Arnold era una macchina da soldi, un regista sul quale si poteva contare e non solo per film di serie B, ma, soprattutto, per pellicole a più vasto consumo, con scenografie, effetti e attori di serie A.

Arnold fu quindi promosso e fu la sua fine: si perse nel mare assieme agli altri, non emerse e non affogò ma rimase a nuotare con tanti altri nomi che nessuno ricorda. Non sappiamo di preciso perché non tornò più alla fantascienza, sappiamo che si dedicò molto alla televisione, sappiamo che avrebbe voluto tornarci, ma non lo fece o non poté farlo. Sappiamo per certo che rimase nel cuore non solo degli appassionati comuni, ma anche in quello di coloro che diventarono grandi registi dopo di lui. John Landis ce lo fece vedere in un cameo in Tutto in una notte e tutto il mondo di Steven Spielberg risente dell’opera di colui che, per molti versi, fu il suo maestro e, ancora oggi, il suo erede ideale, Tim Burton, riesce a deliziarci con le sue pellicole. E’ grazie a lui, quindi, se oggi possiamo sognare ancora…

RICERCHE DIABOLICHE (Monster on the Campus)

Dopo aver firmato la sceneggiatura di due pellicole di fantascienza delle quali abbiamo già parlato, Lo Scorpione Nero e Il Mostro che sfidò il Mondo, David Duncan (1913-1999), apprezzato scrittore di science-fiction, ne elabora una per Jack Arnold, scopiazzando in maniera fino troppo evidente Il Dottor Jeckill e Mr. Hyde di Robert L. Stevenson. Da questa storia Arnold ne trarrà un film che sarà il suo più vicino accostamento alle tematiche dell’orrore.

A interpretarlo, dopo aver passato in rassegna tutti o quasi gli attori specializzati del genere (Richard Carlson, Jeff Morrow, Rex Reason e John Agar), chiama Arthur (Volo su Marte) Franz (1920 – 2006) e il caratterista With Bissell (1909 – 1996), interprete di decine e decine di film tra cui molti di fantascienza (Il Continente Scomparso, Il Mostro della Laguna Nera, L’Uomo che visse nel Futuro, Sette giorni a Maggio, La Strage di Frankenstein, 2022: i Sopravvissuti e tanti, ma tanti altri ancora).

Franz interpreta la parte di Donald Blake, biologo all’Università Dunsfield, il quale si fa mandare dal Madagascar, uno strano pesce fino ad allora ritenuto estinto: il Coelecanthus. Il trattamento a base di Raggi Gamma che è stato usato per consentire al reperto di conservarsi il più a lungo possibile, ha dato al suo sangue un’angosciante proprietà: far regredire gli esseri viventi fino alle forme più primitive e feroci.

Questa sorte tocca a un cane, a una libellula e allo scienziato stesso che, per due volte, diventa vittima inconsapevole del siero.

Trasformandosi in un orrendo uomo-scimmia e inaugurando la moda delle camicie strappate stile Hulk, egli compie ben tre delitti del quale non è consapevole poiché, tornato normale, non solo non ricorda più nulla, ma aiuta la polizia nelle ricerche.

Quando scopre le proprietà del siero del Coelecanthus egli convoca nel suo laboratorio il rettore dell’Università il Professor Gilbert Howard (Alexander Lockwood, 1902 – 1990, che avrà una breve parte in Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo), padre della sua fidanzata Madeline (Joanna Cook More, 1934 – 1997 e che rivedremo in Professore Tutto Gas e Conto alla Rovescia) e il suo collega, il Dottor Oliver Cole (With Bissell) e dà loro la seguente spiegazione, mentre stanno attendendo l’arrivo del Tenente di polizia  Mike Stevens (Judson Pratt, 1916 – 2002, suo altro film di Sf sarà Futureworld: 2000 Anni nel Futuro).

Donald: “Oliver, questo dovrebbe interessarti: proteine di plasma del Coelecanthus.

Oliver: “E perché dovrebbe interessarmi?

Donald: “Per le sue caratteristiche… Ah, viene la polizia?

Gilbert: “Sta venendo.

Donald: “Bene… vi spiegherò rapidamente. I biologi cercano da anni di risolvere un problema: come mai alcune specie resistono alla spinta evolutiva? Ecco la risposta: il plasma del Coelecanthus… non solo questo plasma resiste all’evoluzione, ma somministrandolo ad un altro organismo l’evoluzione si inverte. Così, quando il cane ha bevuto il sangue del Coelecanthus ha ripreso temporaneamente l’aspetto e il comportamento di un lupo primitivo… Ora: ecco qui una libellula normale che, subito dopo aver ingerito il sangue del Coelecanthus è diventata lunga settanta centimetri come i suoi antenati di cinquanta milioni di anni fa. Ora vorrei mostrarvi come i batteri trattati con questo plasma si cristallizzano tornando ai primordi della vita.

Oliver: “E questo plasma avrebbe lo stesso effetto sugli esseri umani?

Donald: “Sì. Se io ora ti iniettassi questo plasma ridiventeresti un antropoide primitivo fisicamente e mentalmente.

Oliver: “La tua teoria è assurda per ragioni molto evidenti: gli indigeni delle Isola Comore mangiano Coelecanthus da secoli senza subire alcun effetto.

Donald: “Sì, è esatto, ma il loro non è trattato con i raggi Gamma… e questo sì, invece.

Gilbert: “Raggi Gamma, perché?

Donald: “Per conservarlo a lungo… E’ un nuovo sistema: la radiazione uccide i batteri che causano la putrefazione.

Oliver: “Sei sicuro di questo?

Donald: “Perché credete che abbia telefonato al Madagascar? Per saperlo. Un curioso paradosso, vero signori? Dopo un milione di anni di attesa evolutiva, la più grande scoperta dell’uomo annulla tutte le conquiste e lo trasforma nella bestia da cui è partito. La grande tentazione dei nostri tempi: lasciare che la bestia trionfi su chi cerca la verità… Ecco cosa è accaduto qui: la bestia ha ucciso due volte, con questo egli ucciderà certo di nuovo se non lo smascheriamo…

Donald in quel momento capisce che ci possono essere molte probabilità che la bestia sia lui stesso. Si rende conto che può aver ingerito erroneamente il liquido, per cui fa marcia indietro dicendo che la sua teoria non è assoluta e chiede il periodo di riposo che già il preside voleva dargli.

Gilbert Howard accetta e gli cede il suo chalet in montagna: qui Donald effettua l’esperimento che lo convince della agghiacciante verità e decide di farsi uccidere dai poliziotti che lui stesso ha chiamato.

Clifford Stine (1906 – 1986) si occupa, come al solito dei trucchi ottici e cura quindi la trasformazione di Arthur Franz in mostro e viceversa usando il solito sistema delle sovrapposizioni successive usato da Jack Pierce per truccare Lon Chaney Jr. nell’Uomo Lupo per l’omonimo film del 1941 di George Weggner.

Questo sistema ci viene spiegato dallo stesso Chaney:

Per la sequenza della trasformazione arrivavo sulla scena alle due del mattino. Quando avevo raggiunto la posizione stabilita, prendevano alcuni aghi e li infilavano nella pelle meno sensibile dei polpastrelli di tutte e due le mani così da non farmi muovere. Mentre ero in quella posizione prendevano un calco di gesso della mia testa da dietro. Poi, sempre da dietro, mi toglievano i vestiti e li inamidavano, questo perché le pieghe della stoffa non cambiassero posizione. Mentre li stavano asciugando, provvedevano a bloccare la cinepresa, appesantendola con un peso da una tonnellata così da non farla tremare quando la gente camminava nello studio. Questa cinepresa aveva sopra due mirini per i miei occhi in modo che restassero sempre fissi in uno stesso punto. Poi, mentre ero ancora in posizione, impressionavano cinque o dieci fotogrammi di pellicola e li mandavano in laboratorio. Mentre li stavano sviluppando arrivava il truccatore e mi struccava completamente e poi mi ritruccava da capo, solo con una truccatura più leggera (siamo nel momento inverso: Chaney si sta trasformando da Lupo Mannaro in uomo). Io ero sempre immobile. Quando il film arrivava dal laboratorio, lo rimettevano nella cinepresa e mi controllavano sovrapponendo l’immagine alla mia per terra. Magari mi avvertivano: “Hai mosso gli occhi, guarda un poco più a destra, ora hai alzato la testa…” eccetera… Poi riprendevano tutto da capo e impressionavano altri dieci fotogrammi. In conclusione facemmo ventun cambi di truccatura e ci vollero ventidue ore.

La truccatura di Franz è stata effettuata in maniera molto approssimativa da Bud Westmore (1918 – 1973) e non è certamente spaventosa. La prova ci è data da una scommessa che venne fatta all’epoca del film: Franz doveva bussare, debitamente truccato, alla porta della propria casa e quindi si pensava che la moglie si sarebbe spaventata nel vederlo. L’attore accettò la scommessa a malincuore, preoccupato per la reazione della moglie e si presentò alla porta della propria villetta. La donna venne ad aprire, lo guardò con aria tranquilla e gli rispose seccamente: “Non si disturbi a presentarmi i suoi prodotti, non ci serve nulla.”  E gli chiuse la porta in faccia.

La storia di questo pesce misterioso, il Coelecanthus, i cui effetti devastanti appartengono al regno della fantascienza è curiosa perché, per parecchi anni, lo si credette un pesce preistorico estinto per sempre. Invece il 23 dicembre 1938 il capitano Goosen, attraccato al porto, incontrò una sua amica, la signora Marjorie Courtenay Latimer che era la curatrice di un piccolo museo di storia naturale di East-London, nel Sudafrica, che lo stava attendendo per i saluti e gli auguri di Natale. Si scambiarono amichevolmente gli auguri quando la Latimer notò una strana pinna blu spuntare dal mucchio dei pesci pescati. Rimossi gli altri pesci a Marjorie si presentò un pesce lungo un metro e mezzo, pesante 57 chilogrammi con una corazza blu-argentea che ricopriva tutto il corpo. La Latimer venne però colpita in modo particolare dalla conformazione delle pinne: infatti erano unite al resto del corpo da peduncoli muscolari che le rendevano molto simili a zampe. Allora la Latimer inviò uno schizzo al Professor Smith, ittiologo dell’Università della Rhodesia il quale, quando vide lo schizzo non credette ai propri occhi: si trattava di un esemplare di Coelacanthus, un pesce preistorico ritenuto estinto circa 60 milioni di anni prima! Smith si recò sul posto dove poté verificare dal vivo la sensazionale scoperta anche se lo stato di conservazione del pesce era decisamente non perfetta. Smith, eccitato dalla scoperta e deciso a catturarne un esemplare vivo per studiarne meglio le caratteristiche, stampò migliaia di volantini che riportavano l’immagine del pesce e offrì una ghiotta ricompensa a chiunque gli avesse consegnato un esemplare vivo. La pesca della riscoperta del Coelacanthus avvenne nel 1952 al largo delle Isole Comore da parte del pescatore Ahmeid Hussein. Il pescatore portò lo strano pesce al mercato del paese ma fortunatamente un suo amico aveva visto il disegno sui volantini di Smith e consegnò il pesce al Professore. Il nostro pesce farà un’altra breve apparizione anche nel film Gorgo.

(1 – continua)

Giovanni Mongini