UOMINI DELLE NEVI

Pare che il primo a parlare di Yeti fu il maggiore Waddel in un suo libro del 1899, dove si legge di impronte umane gigantesche viste nel regno del Sikkim (un piccolo stato hymalaiano di solo 7107 chilometri quadrati di superficie ad est del Nepal).
E’ del 1923 però il primo vero avvistamento di “un peloso uomo che corre nella neve” a 5000 metri di quota, mentre nel 1969 è la volta dell’alpinista americano Charles Loucks che riferisce di impronte umane gigantesche ad oltre 3000 metri (stiamo parlando ovviamente di impronte di piedi nudi).
Varie spedizioni sono state poi organizzate per riuscire a far luce sul mistero, ma nessuna prova concreta sulla possibile esistenza degli Yeti e finora stata portata. Tra gli altri ci ha provato anche il nostro Messner, ma senza ottenere risultati.
E nemmeno si ha la conferma dell’esistenza del Bigfoot, dall’aspetto simile al fratello nepalese, che gironzola però nei boschi dello stato di Washington, probabilmente insieme al Sasquatch, altro essere alto e peloso dagli enormi piedi e dalle braccia troppo lunghe, avvistato nell’ovest canadese, fra le Montagne Rocciose e l’oceano Pacifico.
E lunghe braccia le ha anche il Chuchuaa (in lingua jakuta: “il reietto”), che si nasconde, pare dall’età paleolitica, in Siberia.
Altro uomo scimmia famoso è l’Orango Pendek, chiamato anche Littlefoot, un ominide altro poco meno di un metro, che abiterebbe nelle foreste pluviali di Sumatra.
 
Originariamente pubblicato sul numero 6 de LA ZONA MORTA, aprile 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, giugno 2007

06/12/2007, Stefano Vietti