MANHATTAN BABY

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Manhattan Baby

Anno: 1982

Regia: Lucio Fulci

Soggetto: Elisa Livia Briganti e Dardano Sacchetti

Sceneggiatura: Elisa Livia Briganti e Dardano Sacchetti

Direttore della fotografia: Guglielmo Mancori

Montaggio: Vincenzo Tomassi

Musica: Fabio Frizzi

Effetti speciali: Antonio Maltempo, Maurizio Trani e Luciano Vito

Produzione: Fabrizio De Angelis

Origine: Italia

Durata: 1h e 25’

CAST

Christopher Connelly , Martha Taylor , Brigitta Boccoli, Cinzia De Ponti, Giovanni Frezza, Laurence Welles (alias Cosimo Cinieri), Laura Lenzi, Carlo De Mejo, Andrea Bosic, Vincenzo Bellanich, Mario Moretti, Antonio Pulci, Lucio Fulci

TRAMA

Il film si apre con una frase di Lovecraft: “Il mistero non è attorno alle cose ma dentro le cose stesse” che ci introduce in un’atmosfera di horror fantastico tangibile per tutta la durata del film. Aveva un bel dire Fulci che Lovecraft gli rimaneva indigesto e che preferiva Poe. L’ispirazione che proviene dal maestro di Providence è innegabile.

Le cose migliori del film le troviamo nella parte iniziale girata in Egitto con una stupenda ambientazione e una fotografia da manuale. Vediamo le tempeste di sabbia che Fulci amava così tanto riprendere e il paesaggio desertico bruciato dal sole, tra piramidi e archeologi che scavano per portare alla luce vecchi tesori.

Il professor George Hacker è in Egitto per alcune ricerche e ha portato con sé la famiglia, mentre lui è a lavoro la moglie Emily e la figlia Susy fanno delle foto tra le piramidi. Susy però fa un brutto incontro: una donna cieca le si avvicina e le tende una mano, la bambina pensa che sia una mendicante ma non è così. La donna è una strega zingara (lo scopriremo dopo) e vuole consegnarle un sinistro medaglione. La scena dell’incontro malefico è molto ben girata e il regista dimostra ancora una volta di saperci fare con le atmosfere inquietanti. “Le tombe sono dei morti” ammonisce la donna. Il gioiello è il medaglione di Abnubenor, terribile dio del male, ed è proprio la sua tomba che il padre di Susy sta scavando. Gli egiziani dicono che il sepolcro è maledetto e infatti appena George entra nella piramide insieme a un collega accadono cose inquietanti. Esce dal muro un cobra e il compagno di George lo uccide a colpi di pistola, ma subito dopo è lui stesso a cadere in un infernale trabocchetto e a morire tra lance acuminate. Una luce azzurra attrae il professore che la fissa intensamente e ne resta accecato. Un’altra bella trovata scenica di Fulci che vale la visione del film, come sono notevoli le sequenze che ci mostrano la disperazione della mamma in cerca di Susy.

Un’ottima fotografia di Guglielmo Mancori ci mostra stupende immagini del deserto mentre il regista inserisce il trucco dell’eco che ribadisce la voce di Emily e rende ancora più inquietante la sequenza. La bambina appare come dal nulla e stringe tra le mani il medaglione. Il padre esce dalla tomba cieco e un medico gli prescrive bende sugli occhi e sei mesi di riposo totale. In ogni caso guarirà.

La scena si sposta a New York dove Susy gioca in un parco con il fratello Tommy che non era andato in Egitto ma era rimasto a casa con la governante Jamie Lee. Il film è girato all’estero come amava fare Fulci in contro tendenza rispetto a registi come Pupi Avati che avevano creato un horror del tutto nostrano (si veda La Casa dalle Finestre che Ridono). A New York scopriamo che Emily fa la giornalista e che ha un collega buontempone di nome Luke.

Lo spettatore comprende che il medaglione nasconde un sinistro segreto che poco a poco si dipana durante lo scorrere del film. Accadono cose inquietanti che è impossibile ricondurre a un filo logico – temporale. Susy diventa sempre più strana e quando dice che “Ci saranno lampi e tuoni questa notte”, il cielo si apre e arriva una burrasca pure se il tempo pochi istanti prima era ottimo. Durante la bufera la bambina rivede gli occhi spenti della zingara e l’occhio azzurro di Abnubenor. Si sveglia emettendo un grido stridulo.

George detta al registratore la sua avventura e dice che il luogo dove ha perduto la vista è consacrato alle forze del male. In un certo senso ritorna pure qui il tema delle porte dell’inferno e del male che si apre una porta per vagare libero in mezzo agli uomini. Altri fatti strani si susseguono: Tommy scompare dietro a una parete, il babbo lo cerca e di nuovo due lampi azzurri lo colpiscono agli occhi. Il professore torna a vedere di nuovo. Uno scorpione vivo è nel cassetto di Susy accanto al simbolo del dio del male Abnubenor, una divinità adorata oltre cinquemila anni prima che richiedeva riti crudeli ai suoi adepti. La bambinaia gioca a nascondino con Tommy e Susy e d’improvviso va via la luce. Jamie Lee si spaventa e telefona a un uomo della sicurezza anche perché appare un cobra in mezzo alla stanza. Il vigilante sale con l’ascensore che impazzisce e alla fine l’uomo rimane ucciso dal crollo del pavimento. Non vediamo la scena macabra come ci si aspetterebbe da un regista come Fulci, tutto resta fuori campo e la fine orribile si può solo immaginare. Intanto Jamie Lee vede un mostro orrendo, ma è soltanto Tommy con una maschera di Halloween. L’effetto sorpresa è in ogni caso ottimo e Fulci realizza in questa parte di pellicola alcune sequenze da vero maestro del brivido. La porta della camera dei bambini non si apre. Luke, l’amico giornalista della mamma, si mette a  fare il buffone e si finge un mago capace di aprirla. La porta si apre davvero e un vento infernale risucchia l’uomo nel deserto. Vediamo il suo corpo disteso a terra vicino alle piramidi e al suo posto nella camera resta un mucchio di sabbia dove vagano scorpioni. Nel parco accade un altro fatto inspiegabile: una foto di Susy non rimane impressionata e viene lasciata cadere a terra, ma quando la bambina e il fratello sono andati via nella foto compare il sinistro medaglione. Lo spirito di Abnubenor si sta impossessando di Susy. La foto però viene raccolta dalla moglie di un antiquario, un certo Adrian Marcato che sa molte cose sul culto del dio del male. Marcato ha un enorme libro dove legge che il gioiello maledetto è l’occhio di Abnubenor, la divinità del male che si trasforma in falco per cibarsi con il suo orribile becco del cervello degli uomini. Marcato cerca di entrare in contatto con la famiglia di Susy e allora un giorno sua moglie lancia una busta con la foto del talismano a Emily mentre sta passando sotto casa sua. Nella foto c’è il nome e l’indirizzo di Adrian Marcato.

In questa parte il film mostra tutti i suoi limiti di pellicola fatta in cinque settimane e con un budget ridicolo. Un montaggio più accurato forse avrebbe contribuito a rendere il film meno lento e prevedibile. C’è poco ritmo, a tratti la recitazione rasenta livelli di totale insufficienza con attori troppo impostati e poco credibili. Fulci abbonda con primissimi piani e particolari di bocche e di occhi per creare un clima di tensione ma ci sono lunghe sequenze che riescono solo ad annoiare.

Altri fatti inspiegabili a casa di Susy. Scompare anche Jamie Lee mentre Tommy grida dalla sua camera e la scala è coperta di giocattoli. Pure la governante è finita nel deserto e al suo posto restano sabbia e scorpioni. Un professore amico di famiglia tenta di analizzare la foto ma viene ucciso dal morso di un cobra che all’improvviso compare nel suo studio. In questa scena c’è una bella soggettiva del serpente mentre si avvicina per colpire e subito dopo quando si ritira. Il delitto è ripreso dal punto di vista dell’assassino, pure se il killer in questo caso è un animale. Il morto resta disteso a terra con la bava alla bocca e la foto poco a poco si dissolve e scompare nel niente. La scena si sposta a casa del professore e vediamo Susy che si risveglia e grida: la foto le compare in mano. Un’altra stranezza è il racconto di Tommy che confessa al padre (non creduto) di aver fatto lunghi viaggi insieme a Susy e di aver trovato sulla sponda di un grande fiume una piccola immagine di Anubi. A questo punto il mistero è così fitto che George ed Emily decidono di rivolgersi ad Adrian Marcato (nome estrapolato dal contesto demoniaco di Rosemary’s Baby di Polanski). L’antiquario, che per diletto fa pure l’imbalsamatore di uccelli, dice che quel talismano ha più di cinquemila anni e che simboleggia il male. Secondo Marcato la bambina ha assorbito le energie negative della pietra, quindi il gioiello va distrutto per liberare tutti dall’influenza negativa. Fulci in questa parte di pellicola si lascia andare alla sua mania di inquadrare gli occhi nei più piccoli particolari, una tecnica per rendere palpabile la tensione e che fa risaltare i lineamenti di chi parla. George ed Emily cercano la pietra ma nel cassetto di Susy trovano soltanto uno scorpione, poi odono lugubri lamenti che provengono dalla cantina e c’è pure Tommy che grida aiuto. In una scena molto suggestiva compare Susy come un fantasma azzurro e tiene stretto in mano uno scorpione. Dopo che la bambina è svenuta i genitori chiamano Marcato che si comporta come un esorcista e tenta di scacciare il demonio che è dentro di lei. Il film di William Friedkin tratto dal best seller di William Peter Blatty (1973) ha fatto scuola. Marcato non è un prete ma un antiquario, il talismano ritrovato in Egitto ha un’ispirazione simile a quella de L’Esorcista e la bambina indemoniata non manca. Da segnalare in questa parte pure alcuni pessimi dialoghi tra i genitori di Susy che recitano male la loro disperazione. Marcato perde sangue ed è a un passo dalla morte, non può fare niente per aiutare la bambina, il talismano ha cinquemila anni di malvagità ed è troppo potente. Susy cade in coma e viene portata all’ospedale dove c’è Lucio Fulci nella parte del dottor Forrester. Il medico ordina una serie di radiografie per merito delle quali si scopre che dentro la bambina si annida un cobra. Altre scene ben fatte sono quella del sangue che disegna sulla parete una macchia rossa e pure quella con il cadavere di Jamie Lee che sbuca da un muro come uno zombi infernale. Marcato cerca con ogni mezzo di salvare la bambina. Il monitor impazzisce e il tracciato cardiaco di Susy pare piatto come se fosse morta.

Marcato stringe il talismano tra le mani e la bambina si sveglia. Si capisce che è avvenuto uno scambio: il dio del male ha catturato l’antiquario e ha liberato la bambina. “Getti il gioiello nell’Hudson, se vuole fare qualcosa per me” dice Marcato al padre di Susy. Una nuova radiografia dimostra che il cobra è sparito dal corpo della bambina. Marcato però fa una brutta fine durante una stupenda scena che ricorda molto da vicino Gli Uccelli di Hitchcock (1963). Una voce chiama l’antiquario e lui fa appena in tempo a gridare e ad accorgersi che i suoi uccelli imbalsamati hanno preso vita. Marcato viene massacrato da una serie di beccate che gli dilaniano la carne e fanno uscire fiotti di sangue dal suo corpo. Fulci si abbandona a un trionfo gore e splatter trattenuto per tutta la pellicola e ci mostra i becchi di uccelli insaziabili che scavano a fondo e mordono senza pietà. L’antiquario muore scarnificato dopo lenta agonia e subito dopo gli uccelli imbalsamati tornano al loro posto. La scena può essere paragonata per intensità e per tema a quella analoga dei ragni presente ne L’Aldilà. Dopo questa scena terribile vediamo il professor George Hacker che getta il medaglione nel fiume Hudson.

Dissolvenza e siamo di nuovo in Egitto dove la vecchia strega zingara sta consegnando il medaglione a un’altra bambina. Il terrore continua e Fulci ci vuol dire (come ne L’Aldilà e come in Paura nella Città dei Morti Viventi…) che il male non si può fermare e che è capace di portare nuove tentazioni che vanno al di là delle possibilità umane.

NOTE

Manhattan Baby è un film che non piaceva molto a Fulci, diceva che lo aveva fatto in cinque settimane lavorando su un’idea del produttore De Angelis. In ogni caso ci teneva a ribadire che non lo aveva girato sottogamba, lui era molto professionale e quando si metteva a realizzare un progetto lo portava in fondo nel modo migliore. La pellicola non è un capolavoro ma presenta alcuni aspetti interessanti.

Per Antonio Tentori Manhattan Baby è “un horror fantastico dotato di un fascino insolito e arcano… i suoi momenti migliori si trovano nelle scene iniziali e conclusive che si svolgono in Egitto e nelle situazioni orrorifiche e visionarie, come le stanze invase da luci accecanti, persone assorbite da pareti, sabbia che compare dal niente, uccelli imbalsamati che prendono vita e uccidono senza pietà…”.

Roberto Curti ha curato sul dossier L’Opera al Nero – Il Cinema di Lucio Fulci edito da Nocturno Cinema la scheda del film e ne dà una spiegazione originale e insolita. Prima di tutto secondo lui Fulci non si ispira a Lovecraft ma a Bram Stoker e al libro Jewel of the Seven e alla riduzione cinematografica Alla Trentanovesima Eclisse (1979) realizzata da Mike Nevell. Tutto da dimostrare a nostro parere, anche perché la frase in apertura di film non è apocrifa come mette in dubbio Curti ma è proprio di Lovecraft. Curti prosegue definendo Manhattan Baby “un film inafferrabile che scivola via come sabbia tra le dita” e insiste sull’ossessione di Fulci per l’occhio e per i dettagli ravvicinati su pupille e cornee. Non siamo d’accordo e condividiamo soltanto il giudizio positivo sullo stile, sulle dissolvenze in bianco e sugli ottimi effetti speciali. Per quel che riguarda le citazioni è vero che Fulci cita se stesso e Black Cat quando ritrae la morte del compagno egiziano del professor Hacker, come è vero che nel finale cita la scena dei ragni già fatta ne L’Aldilà. Però non va dimenticato Hitchcock, maestro indiscusso per scene simili, pure se i suoi uccelli erano veri e non impagliati. La colonna sonora invece è una citazione continua. Frizzi non dimostra grande fantasia riportando interi pezzi già sentiti ne L’Aldilà e in Paura nella Città dei Morti Viventi.

A nostro giudizio Manhattan Baby è un film modesto che si dipana in una trama confusa costruita con dialoghi pesanti e con cambi di scena improvvisi che spesso non giungono a compimento. Per esempio Carlo De Mejo nella parte di Luke a un certo punto scompare nel nulla e nessuno ne parla più per il resto del film. Almeno la povera Cinzia De Ponti (Jamie Lee) ritorna come cadavere che sfonda una parete…

Le cose migliori della pellicola restano una curata ambientazione egizia, un’atmosfera magica e soprannaturale, gli effetti speciali e un finale stupendo realizzato tra uccelli assassini. Niente di più.

La recitazione è a livelli scarsi. I migliori sono i giovanissimi Giovanni Frezza e Brigitta Boccoli (che da grande farà la ballerina a Domenica In), da dimenticare le prove di Christopher Connelly e Martha Taylor, non male Cosimo Cinieri come antiquario – esorcista.

Gordiano Lupi & As Chianese

(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror  e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)