CATIA PIERAGOSTINI

Entusiasta e meritevole autrice di storie fantastiche, lettrice di romanzi di ogni genere, appassionata di arte e  cinema e, qualità non ultima, ottimista nella vita.

Stiamo parlando di Catia Pieragostini che con il racconto “Le gatte” ha vinto l’edizione 2012 del “Premio Algernon Blackwood”, concorso intitolato al noto scrittore inglese e dedicato a racconti inediti sul sovrannaturale, bandito da Delos Books, Writers Magazine e HorrorMagazine.

Ma Catia Pieragostini aveva già fatto parlare di sé quando con il racconto lungo Il suo bosco, si impose nella sezione novelle del concorso Nella Tela 2011”, indetto da Edizioni XII.

Marchigiana, di Fermo, da molti anni vive a Bologna, città nella quale si è diplomata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti. Sposata e madre di due bambine attualmente è responsabile di web marketing in una società di informatica.

“Ho iniziato a scrivere racconti brevi a sedici anni – ci rivela l’autrice – per un giornalino di una comunità francescana della mia regione. Tra i protagonisti vi erano animali parlanti, giganti, cavalieri. Si può proprio dire che sono partita col fantastico, ma la mia grande passione era il disegno.

Per questo, dopo l’Istituto d’Arte, ho deciso di frequentare Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove vivo dal 1988.

Col tempo, ho lasciato l’arte figurativa.

Nel 1993 ho curato i testi per un catalogo di illustrazioni realizzate dal fumettista Roberto Baldazzini, edito da Granata Press. In seguito, era il 1998, il mio racconto Astralabis è stato pubblicato sulla rivista Carmilla, curata dal grande scrittore Valerio Evangelisti, allora in versione cartacea”.

Compatibilmente con i doveri familiari e gli impegni di lavoro, negli ultimi anni, Catia Pieragostini ha deciso di dedicarsi con maggiore costanza alla narrativa tanto da essere selezionata in varie antologie di prestigio edite da Delos Books quali: 365 racconti horror per un anno (2011); Il Magazzino dei Mondi (2011); 365 racconti sulla fine del mondo (2012); 365 storie d’amore (2013).

Da segnalare, il  racconto Effetti collaterali presente nell’antologia Robot ITA 0.1 – Cento storie italiane di Robot, Edizioni Scudo (2011).

Mentre con Mangiatori di carogne è rientrata nell’antologia e-book Tremare Senza Paura – Autori uniti per l’Emilia Romagna pubblicata a scopo benefico da Nero Press nel 2012 (il ricavato è devoluto in beneficenza al Comune di San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, gravemente danneggiato dal terremoto dello scorso anno).

Inoltre, con grande soddisfazione della nostra autrice, il racconto “Quando arriva la pioggia” è stato inserito nell’antologia “Giallo 24 – Il mistero è in onda”, pubblicata da Mondadori nella collana Il Giallo Mondadori – Extra (supplemento al n.3073 del 10/1/2013).

VORREI INIZIARE DAL SUO ULTIMO SUCCESSO AL PREMIO “ALGERNON BLACKWOOD”. QUALE SIGNIFICATO ASSUME PER LEI LA VITTORIA IN UN CONCORSO LETTERARIO DI COSI’ CONSIDEREVOLE INTERESSE, CON UNA GIURIA CHE ANNOVERA NOMI IMPORTANTI DEL PANORAMA NON SOLO EDITORIALE MA ANCHE CINEMATOGRAFICO ITALIANO?

Significa innanzi tutto due cose. La prima: oltre che felice, sono ancora incredula! La possibilità di essere letta da una giuria così prestigiosa (Pupi Avati, Barbara Baraldi, Brando De Sica, Francesco Spagnuolo, Federico Zampaglione, ndr), guidata dal maestro Avati di cui ho visto quasi tutti i film, la consideravo un miraggio inarrivabile. Ho spedito il racconto nell’ultimo giorno utile, tipo “O la va, o la spacca”. Già rientrare nei finalisti è stata una grande emozione e, visti gli altri nomi in ballo, davvero non mi aspettavo di vincere. La seconda: devo subito mettermi sotto a scrivere qualcos’altro. Nel frattempo segnalo che il racconto sarà pubblicato sul numero 35/2013 di Writers Magazine Italia, la rivista curata da Franco Forte.

SI TRATTA DI UN RACCONTO LEGATO AL SOVRANNATURALE, CON RICHIAMI HORROR…

Sì. L’azione si svolge in piena notte, nell’arco di poche ore e in aperta campagna. Ho miscelato alcuni elementi, nell’ambientazione e nella scelta dei personaggi, che, in qualche modo, sono legati alla mia infanzia e ad alcune storie che venivano raccontate nella mia famiglia, di origine contadina. Ho cercato di riportare a galla le suggestioni di un’atmosfera che sembra molto lontana dalla vita odierna, anche se fa parte di un passato recente.

COSA LE PIACE E LA EMOZIONA NELL’ELABORAZIONE DI UNA STORIA E IN PARTICOLARE NELLO SCRIVERE UN RACCONTO FANTASTICO?

In generale, quello che più mi piace della scrittura è che dal suono delle parole e dall’armonia delle frasi fuoriescano delle immagini che il lettore può veder scorrere nella sua mente proprio come in un film. Quello che più mi emoziona, invece, è riuscire a mettere la parola “fine”. Dato che spesso ho molto chiaro l’inizio e mai lo svolgimento, è sempre la più difficile da scrivere. Per quanto riguarda il narrare di cose fantastiche, per me è come fare un balzo indietro nel tempo, quando da bambini il potere di “volare con la fantasia era spontaneo, privo di artificio e del tutto naturale. Alcuni generi come fantasy, fantascienza, soprannaturale, li considero più di altri in grado di farmi ritrovare la sensazione di quel volo.

ULTIMAMENTE HA PUBBLICATO L’INTRIGANTE RACCONTO GIALLO “QUANDO ARRIVA LA PIOGGIA”, SCRITTO CON UN LINGUAGGIO ASCIUTTO DA REPORTER, INSERITO NELLA COLLANA GIALLO MONDADORI EXTRA. IL PROTAGONISTA, DI NOME FALL, E’ UN SERIAL KILLER CHE SUBISCE IL FASCINO DELLA PIOGGIA E IL CUI DESTINO, INTRECCIATO CON QUELLO DI UN CRONISTA, SARA’ FATALMENTE SEGNATO DALL’INCONTRO CON LA SUA ULTIMA VITTIMA. COSA L’HA SPINTA A SCRIVERE UNA STORIA CHE HA COME FATTORE FONDAMENTALE LA PIOGGIA?

E’ una bella domanda e me la sono posta anch’io perché, nella realtà, detesto la pioggia. Il tempo grigio m’intristisce e mi rende nervosa. Questo, però, è proprio il bello della scrittura: si può sfidare se stessi narrando di cose lontanissime da noi. Inoltre, per quanto la si possa detestare, la pioggia ha un innegabile potere evocativo, sia visivo che sonoro: sottolinea e intensifica tutte le scene, come D’Annunzio e tanta cinematografia moderna ci hanno insegnato.

LEI SCRIVE ANCHE RACCONTI DI FANTASCIENZA E STORIE D’AMORE. RICORDO IN PROPOSITO EFFETTI COLLATERALI, PRESENTE NELL’ANTOLOGIA ROBOT ITA O.1 – CENTO STORIE ITALIANE DI ROBOT  NEL QUALE NARRA DI UNA BELLISSIMA DONNA ARTIFICIALE CHE HA UN’AVVENTURA CON UN UOMO. CI SARANNO ESITI IMPREVEDIBILI…

Sono felice di essere rientrata nell’antologia delle Edizioni Scudo perché i robot e gli androidi sono uno degli elementi della fantascienza che preferisco in assoluto. In genere, il più delle volte, si tratta di elementi “maschili”, per questo mi sono divertita molto nell’inventare questa brevissima storia di una “ginoide” infermiera impiegata all’Ospedale Maggiore di Bologna.

QUESTO RACCONTO E’ STATO  IL PRETESTO, SEBBENE IN UN MODO ORIGINALE, FRUTTO DI AMPIA FANTASIA, PER ACCENNARE A PROBLEMATICHE CHE INTERESSANO LE DONNE? IN QUESTO CASO DELLA COSIDDETTA “DONNA-OGGETTO”?

In sole due pagine il mio intento era più che altro quello di divertire il lettore, ma il racconto offre alcuni spunti di riflessione. Paradossalmente, la protagonista è un “oggetto” che riproduce in modo perfetto (anche nelle reazioni) un essere umano e che viene “usato” come capita a molte donne in carne e ossa. L’invito è quello di scegliere il modo più giusto di rapportarci con gli altri (siano essi donne, uomini o esseri creati da noi) pensando alle conseguenze delle nostre scelte.

QUAL E’ LA SUA IDEA DI NARRATIVA FANTASTICA? LE FORNISCO DUE TRACCE: PUO’ ESSERE UNA MANIERA DI PARLARE DI TEMI UNIVERSALI CHE RIGUARDANO L’UOMO, I SUOI RAPPORTI CON LA VITA, CON ALTRI ESSERE UMANI E LE QUESTIONI CHE CI CIRCONDANO? OPPURE LA CONSIDERA UN GENERE PIU’ CHE ALTRO DI EVASIONE?

Senza dubbio, la narrativa fantastica ha tutte le carte in regola per avere questa doppia valenza: mentre ci trasporta in luoghi e situazioni di pura invenzione, capaci di distrarci dalla realtà quotidiana, può invitarci a riflettere sulla nostra natura, su quanto è intorno a noi e sugli aspetti fondamentali dell’esistenza.

IL QUOTIDIANO “REPUBBLICA” E IL SETTIMANALE “L’ESPRESSO” HANNO DI RECENTE AVVIATO UNA NUOVA PUBBLICAZIONE (SI TRATTA DI ALBI A COLORI) DELLA STORICA COLLEZIONE DI DYLAN DOG.  COM’E’ NOTO E’ UN FUMETTO HORROR, VENATO DI UMORISMO E IRONIA, CREATO NEL 1986 DALLO SCRITTORE, GIORNALISTA E FUMETTISTA TIZIANO SCLAVI, ED E’ ISPIRATO AL DETECTIVE DELL’OCCULTO JOHN SILENCE DI “TALE” ALGERNON BLACKWOOD. LEI HA STUDIATO ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI, HA MAI PENSATO DI DEDICARSI AI FUMETTI? E DI DYLAN DOG, PERSONAGGIO MOLTO AMATO DAGLI INTELLETTUALI, PRIMO TRA TUTTI UMBERTO ECO, COSA PENSA?

Per la prima domanda, la risposta è sì. Un tempo avevo in mente anche un personaggio utile per un’ambientazione fantasy-medievale e avevo preparato alcuni studi e tavole. Più che creare un fumetto tutto mio, però, amavo copiare le tavole o i personaggi dei maestri. E’ un ottimo esercizio per imparare a disegnare. I grandi fumettisti sono dei veri esperti di prospettiva, luce e anatomia. Le vertiginose inquadrature aeree di Moebius, i tagli angolati di Frank Miller, le chine di Sergio Toppi, i corpi di Milo Manara (tanto per fare dei nomi) possono dire molto sull’arte del fumetto e insegnare come padroneggiare la tecnica cui applicare uno stile personale. Di Dylan Dog penso il meglio possibile. Mi è sempre parsa geniale l’idea di Sclavi di proporre al grande pubblico un fumetto incentrato su sovrannaturale e horror, ma anche ricco di ironia e sense of humor e nel quale tutti possono divertirsi a scovare citazioni cinematografiche o letterarie. Onore al merito al compianto Bonelli per averne intuito il potenziale.

CI SONO TEMATICHE, IN GENERE, CHE LA INTERESSANO CHE LE PIACEREBBE NARRARE IN UNA FUTURA STORIA?

Un tema che mi affascina è quello molto delicato e attuale della religione. Credo, però, che occorra un certo livello di bravura per parlarne in modo equo e pregnante. Mi sento ancora molto lontana da quel livello.

CHE OPINIONE SI E’ FATTA DEL MONDO DEGLI AUTORI DEL FANTASTICO: COME LI DESCRIVEREBBE E, VISTO CHE ORAMAI E’ ENTRATA A FAR PARTE DELLA CATEGORIA, COME SI DESCRIVEREBBE?

Sebbene io sia approdata da pochi anni in questo mondo, noto grande professionalità, grande qualità e passione. Il resto è tutto rimesso al giudizio del lettore. In questo ambito nonostante l’età e i recenti risultati, mi descriverei senza dubbio come una pivellina. Quello dello scrittore è il classico mestiere dove non si finisce mai d’imparare. :)

DAI RISULTATI CHE STA OTTENENDO, CI SEMBRA CHE AVREMO ANCORA MODO DI SENTIRE  PARLARE DI CATIA PIERAGOSTINI. OVVIAMENTE, LE AUGURIAMO, IN CIRCOSTANZE DI SEMPRE PIÙ IMPORTANTE INTERESSE LETTERARIO!

Filippo Radogna