LA SIGNORA DALLA MASCHERA D’ORO

Abbiamo già parlato di Giovanni Buzi ed è con estremo piacere che vi presentiamo la sua ultima fatica letteraria, “La signora dalla maschera d’oro”, pubblicato dalle Edizioni Il Foglio Letterario nella collana “Fantastico e altri orrori” (177 pagine; € 15,00), un libro che non può assolutamente mancare nella vostra biblioteca fantastica personale.
Ci troviamo a Viterbo. Luca è solo in casa la notte del 31 dicembre: la sua ragazza è in vacanza con i genitori, così ha deciso di passare la serata fra spinelli, whiskey e chat erotiche. Qui “incontra” una misteriosa e affascinante Signora con una maschera d’oro, che lo invita in un castello sui Monti Cimini. Il ragazzo, offuscato dall’alcool, la droga e il desiderio sessuale, accetta e si ritrova all’interno di un maniero pieno di strani personaggi col corpo dipinto di bianco, che stanno compiendo un macabro rituale. Il giorno successivo, credendo di aver sognato, Luca torna sul posto e scopre che la costruzione non è altro che un convento. A questo punto, coinvolge nelle sue spericolate ricerche il coinquilino Francesco e, successivamente, pure le loro ragazze, incuriosite, si ritroveranno catapultate nella vicenda, ma, il “come” e il “perché”, sono particolari che il lettore stesso dovrà scoprire, parallelamente all’entrata in scena dell’algida ispettrice Lucilla Simonetti. La storia continua a scivolare fra misteri e antichi reperti etruschi, segreti di famiglia e morti cruente, boschi e chat, sempre in bilico fra l’horror e l’erotico, nello stile in cui Giovanni Buzi ci ha abituati a partire dai suoi racconti, fino ad arrivare al coraggioso romanzo “Uragano” (Delos Books, 2008).
Ecco come Vincenzo Spasaro ci presenta il volume nella sua introduzione contenuta nel libro, intitolata “Il segno del comando”: “una storia ambientata nell’Etruria meridionale, quell’alto Lazio ancor oggi coperto di boschi e ricco di storia ultramillenaria. Un luogo che, a percorrerlo, dona al viaggiatore quei brividi che derivano dalla consapevolezza di un’antichità imponente ma indefinibile che avrebbe di sicuro avuto in H.P. Lovecraft un convinto entusiasta, se mai si fosse trovato a passare attraverso queste lande.
Una storia che colpisce subito per lo straniante accostamento di chat line e boschi, ovvero di un non-luogo virtuale e allegro ove tutto è possibile e il rigore freddo di monti innevati e laghi gelidi. È questo rovesciarsi continuo di dimensioni, di distanze e  territori ad allertare subito il lettore che si addentra nelle pagine de “La signora dalla maschera d’oro”. Infatti la prima sensazione nitida che trapela dal romanzo è il profumo di gelo, foglie morte e neve, quel pugno nello stomaco che colpisce il protagonista quando apre il portone di casa e si avvia verso il suo destino nel buio di una notte d’inverno.
Poi tutto precipita. Sangue, enigmi, sesso. Sesso soprattutto. Perché l’altro grande nume di questo libro è proprio il sesso. Non perverso come ci ha abituato Buzi in altri romanzi (“Uragano”, ad esempio), non violento come traspare da alcuni racconti tanto splatter e divertenti da riuscire addirittura demenziali, ma dominante, teso, anch’esso invernale e nebbioso, contagiato dalla fredda aura di antichità che emana da tutto il romanzo.
Sopra tutto, il ritratto riuscitissimo di questo mostro arcano, la Signora (con la maiuscola, per il rispetto che noi lettori le dobbiamo) dalla maschera d’oro. Distante, superba, bellissima, animalesca, parto perfetto di quei boschi antichi.
Ma ancora un’ispettrice sui generis, il sospetto di un gran complotto, Dei dimenticati che si muovono nel sottobosco invernale. Ingredienti per un thriller teso e intriso di storia.
E come sorvolare su quell’atmosfera che ricorda i vecchi e mai troppo rimpianti sceneggiati italiani degli anni 60/70? E poco importa che la nostra Signora sposti decisamente il tiro rispetto all’algida Carla Gravina del “Segno del comando”, ponendo al centro della trama non una storia d’amore sovrannaturale ma una vicenda di desideri oscuri e bestiali, perché in fondo è in quelle radici lontane nel tempo ma attuali per freschezza e sceneggiatura che trova i natali questo romanzo.
Giovanni Buzi non è nuovo a trame gialle. Il racconto “La collana di perle celesti”, ad esempio, è stato pubblicato addirittura sulle pagine della storica rivista “Il Giallo Mondadori”. Credo che fondamentalmente questo autore possa essere considerato un giallista atipico. Atipico perché ama sporcare le sue storie con pennellate di orrore e perversione, spesso di una violenza talmente estrema da risultare ironica più che catartica. E qui entra in gioco l’ennesima caratteristica atipica di Buzi: l’humour, spesso greve e caricaturale, alle volte raffinato e lieve, e in ogni caso paradossale. Anche in questo libro, nel rigore di una storia oscura e violenta che riecheggia certi titoli di cronaca nera recente, l’umorismo si insinua a passi felpati. Nei dialoghi dei giovani, nell’accenno caricaturale alla sessualità dei protagonisti e in molti altri particolari che vi lascio scoprire da soli.
Insomma, Buzi in questo romanzo supera se stesso con un thriller sovrannaturale maturo e coeso, carico di erotismo ma attento anche alle esigenze del giallista incallito, muovendosi tra colpi di scena e porte chiuse in una Viterbo nerissima che farà la gioia di chi ama quei libri scritti apposta per non far dormire”.
Giovanni Buzi è nato a Vignanello il 10 marzo del 1961 e, oltre che scrittore, è anche pittore, laureato in Lettere all’Università La Sapienza di Roma e diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Attualmente insegna Lingua e Cultura Italiana al Parlamento Europeo di Bruxelles e si è in passato occupato di Storia dell’arte contemporanea all’Académie des Arts della stessa città.
Ha pubblicato finora sei romanzi: “Faemines” (Libreria Croce, 1999), “Il giardino dei principi” (Massari, 2000), “Agnese” (Tabula Fati, 2005), “Uragano” (Delos Books, 2008), “Agnese, ancora” (Edizioni Akkuaria, 2008) e “La Signora dalla maschera d’oro” (Edizioni Il Foglio, 2009). Sue sono anche tre raccolte di novelle: “Fluorescenze” (Il Filo, 2004), “Sesso, orrore e Fantasia” (Massari, 2005) e “Alchimie d’amore e di morte” (Tabula Fati, 2007), senza dimenticare il saggio di storia dell’arte “W. Turner in Etruria” (Massari, 2004). Quest’ultimo volume è presente nel catalogo della biblioteca del Metropolitan Museum of Art di New York. E ancora nel suo repertorio troviamo un manuale di storia dell’arte per i licei (Multimedia, 1993) e numerosi racconti in antologie, riviste e settimanali (tra cui “Writer’s Magazine Italia” e “Cronaca vera”). Con il già citato racconto “La collana di perle celesti” ha vinto il “Premio Profondo Giallo” nel 2005 (pubblicato poi in appendice al libro di Giulio Leoni, “I delitti del mosaico”, collana “Il Giallo Mondadori”). Ha ottenuto inoltre riconoscimenti in molti altri premi letterari, tra cui “Lovecraft”, "RiLL” e “Yorick”. Come pittore espone sia in Italia sia all’estero dal 1985. Nel mese di settembre 2007 all’ISTI, l’Institut Supérior de Traducteurs et Interprètes, di Bruxelles è stata sostenuta la tesi: “Il giardino dei principi: gli anni Cinquanta e il rinnovamento dell’Italia”, tesi che comprende la traduzione in francese del romanzo “Il giardino dei principi”. E’ presente infine nel Dizionario Piron che raccoglie i maggiori artisti belgi, o di differente nazionalità, che hanno vissuto in quel paese.
Non ci resta a questo punto che augurarvi, come sempre… buona lettura!
22/03/2009, Davide Longoni