AGONIA

E’ tornato a spaventarci Stefano Visintin e questa volta lo fa davvero con grande stile: con “Agonia”, il suo quinto cortometraggio, il regista in pochi minuti e con pochissime sapienti pennellate riesce a catapultarci in un incubo da cardiopalma che non ci lascia un attimo di respiro. Strizzando l’occhio a registi della nuova generazione horror come Rob Zombie e Alexandre Aja, questa volta Visintin ci fa davvero paura.
“Ritengo AGONIA, ci ha detto Stefano,  il mio miglior lavoro a livello tecnico e d’impatto, ho fatto notevoli progressi inserendo parecchie novità come l’uso del chroma key e riprese con l’uso di binari e carrelli che nei lavori precedenti non avevo a disposizione. Adoro il fatto che sia stato girato interamente di notte ed in location assolutamente non facili e non prive di continui disturbi. E’ stata una bella sfida, credo e spero questa volta di raggiungere qualche traguardo con i concorsi a cui AGONIA è iscritto, anche se è difficile in quanto non sono mai, e dico mai, equilibrati i confronti tra cortometraggi professionali e amatoriali a budget zero, cosa che non riesco proprio a capire”.
Dopo l’uscita di questo suo nuovo film, Stefano non si ferma certo qua, come ci ha detto: “Al momento sono impegnato nella promozione del film, anche se qualche idea per il prossimo lavoro inizia già a frullarmi in testa… Come progetti futuri è quasi certo il remake di TUTTO MUORE e la chiusura della trilogia di DIMENSIONI con la terza e ultima parte”.
Intanto però occupiamoci di “Agonia”. Una ragazza, dopo aver accompagnato l’amica a casa, si ritrova in una strada deserta davanti al cadavere di un uomo: tenta di chiamare i soccorsi, ma ben presto si rende conto che non tutto è come sembra. Il morto si rialza da terra e, brandendo un’enorme ascia, la insegue fino a uno sperduto casolare.
Gli attori recitano senza quasi mai parlare, i dialoghi sono veramente pochi, ridotti all’osso, mentre una colonna sonora ossessionante, incalzante e incombente sottolinea ed esalta le scene.
L’ambientazione è cruda, scarna, sporca, graffiante: tutto è teso a darci il senso soffocante della fuga e della morte che da qualche parte sta arrivando alle spalle. Per un attimo poi sembra arrivare finalmente la salvezza, ma è solo l’inizio della fine! E il ciclo ricomincia, portando tanta tanta tanta… “Agonia”!
20/01/2009, Davide Longoni