ENRICO LUCERI… IL TEMPO CORRE PIANO

“Il tempo corre piano” è il nuovo libro di Enrico Luceri, disponibile nella collana Giallo Mondadori nelle edicole e in formato e-book negli store on line. Enrico Luceri è autore di genere giallo, vincitore del Premio Tedeschi 2008 con “Il mio volto è uno specchio”. Abbiamo il piacere di intervistarlo e di chiarire con Enrico alcuni aspetti curiosi della sua nuova fatica.

“Grazie del vostro invito, che mi fa davvero molto piacere”, esordisce il Nostro.

ENRICO, “IL TEMPO CORRE PIANO” TRATTA UNA TEMATICA MOLTO CARA AL GENERE GIALLO: IL SUICIDIO DUBBIO, SOTTO CUI SI POTREBBE CELARE UN OMICIDIO BEN MACCHINATO. A QUALI MODELLI TI SEI ISPIRATO IN TAL SENSO?

Camuffare un omicidio, creare le condizioni perché appaia tutt’altro, è un espediente classico della narrativa gialla. Uccidere qualcuno, e poi fare organizzare una messa in scena abile e semplice allo stesso tempo per spacciare quella morte come conseguenza di un suicidio, oppure di una disgrazia, o un incidente. L’assassino ha l’esigenza di nascondere il suo omicidio. Perché? Perché il delitto è conseguenza di un movente, e l’indagine della polizia potrebbe svelarlo, e quindi risalire all’identità dell’assassino. Che non corre il rischio di essere scoperto se l’inchiesta è chiusa in fretta, e la morte della vittima archiviata come suicidio, o disgrazia, oppure incidente. Mi piace ricordare due romanzi, a me molto cari, dove l’espediente narrativo è proprio questo: “L’albergo delle tre rose” di Augusto De Angelis e “Il caso Kodra” di Renato Olivieri.

QUALI SONO GLI ELEMENTI DI ROTTURA DI QUESTO TESTO RISPETTO ALLA TUA VASTA ATTIVITÀ PRECEDENTE? E QUALI QUELLI DI CONTINUAZIONE?

Credo che fra le mie storie ci sia una certa continuità di atmosfere, ambientazioni, situazioni e tematiche. Il mio obiettivo deliberato è coinvolgere i lettori, cioè portarli a condividere le emozioni dei personaggi. Che in un romanzo giallo crescono sempre più velocemente d’intensità e da inquietudine e ansia, diventano angoscia e paura, per dilagare nel terrore vero e proprio, e infine al delirio, a volte, come teorizza un autentico esperto di questa materia (e non solo) come Dario Argento. Ogni mia trama è costruita sul movente dell’assassino, che è sempre un’ingiustizia subìta tempo prima: un caso di bullismo, uno di malasanità, un premio sottratto con l’inganno, un affetto negato con cinismo. Situazioni che tanti lettori conoscono, e che esaspero, dilato nelle mie storie per adattarle alla necessità di costruire un romanzo giallo.

NE “IL TEMPO CORRE PIANO” UTILIZZI IL TEMA DI UN DIPINTO, COME INDIZIO SU CUI IL COMMISSARIO BUONOCORE INDAGHERÀ. SI TRATTA DI UN SOTTO-FILONE NARRATIVO DELLA LETTERATURA GIALLA E THRILLER. CHI INTENDEVI OMAGGIARE? A CHI TI SEI ISPIRATO PER QUESTO DETTAGLIO?

Anni fa mi ero interessato alla corrente artistica della Scapigliatura, e ai suoi aspetti sia romantici che gotici. Ai suoi principali esponenti e alle opere più significative in narrativa, poesia, pittura e scultura. Ho scoperto con piacere che nonostante la breve ma intensa stagione della Scapigliatura era stata vissuta nel settentrione, anche a Napoli aveva avuto uno sviluppo significativo. Così ho dipinto con la fantasia questo quadro della mia pinacoteca virtuale, dal titolo esplicito La vestale dei morti, che nell’economia del romanzo ha un’importanza decisiva.

OGNI GIALLISTA CHE SI RISPETTI HA UN NUCLEO ORIGINARIO CHE LE SUE OPERE TRAMANDANO. NEL TUO CASO SI TRATTA DI SVISCERARE COME LE COLPE ANTICHE MATURINO NEL TEMPO, ATTRAVERSO LA RABBIA, ATTI DELITTUOSI. VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA A QUESTA MIA DEFINIZIONE?

Cercherò di spiegarmi con una metafora.

Una gara, un concorso, una competizione. Un certo numero di concorrenti, una giuria, un solo vincitore che raccoglie il premio. Se tutto avvenisse secondo le regole dell’onestà, dovrebbe prevalere il migliore, invece spesso questo non avviene. Ci sono concorrenti che non ammettono la superiorità di un avversario, e decidono di toglierlo di mezzo e sottrargli il premio che gli spetterebbe. Uno sgambetto davanti al traguardo, una gara truccata a favore di qualcuno (e quindi a danno di un altro), le regole del gioco stravolte, le carte del mazzo truccate. Una partita falsata.

Cosa resta al giocatore truffato?

Sperare che un arbitro, un giudice, un’istituzione pretendano il rispetto delle regole e restituiscano dignità alla contesa.

E se costoro evitano di farlo, perché sono incapaci, o corrotti o minacciati dal baro?

Allora, la vittima della truffa non ha scelta. E da vittima si trasforma in assassino.

Rovescia il tavolo, getta le carte truccate sul pavimento e uccide il baro. Anzi, lo giustizia, perché è colpevole di una truffa.

Chiamo questo movente “empatico”, perché credo che molti lettori almeno una volta nella vita sia siano sentiti defraudati di qualcosa che spettava loro e abbiano pensato a come farsi rispettare, Ma non ci sono riusciti, perché troppo deboli, o rispettosi delle regole della convivenza civile, o spaventati dalle conseguenze di una reazione violente.

Scrupoli che non esistono in un romanzo giallo. Dove i lettori possono trovare una realtà distinta e distante da quella in cui viviamo, dove i criminali pagano davvero le proprie colpe.

“IL TEMPO CORRE PIANO” A QUALE DELLE TUE OPERE PRECEDENTI ASSOMIGLIA MAGGIORMENTE?

A molte e a nessuna. Ha qualcosa di ognuna e molto di singolare, diciamo pure personale. C’è un’indagine serrata, che il commissario Buonocore conduce in pochi giorni, annodando l’esile filo che parte dal presunto suicidio di una donna anziana, sola e malata, e risale a un dolore antico come il mondo e prima ancora a una speranza comune a tantissime donne.

NEL LIBRO TORNA LA FIGURA DEL COMMISSARIO BUONOCORE. COME MAI LA SCELTA DI INSISTERE SULLA STESSA FIGURA?

Questa scelta è stata concordata con la redazione del Giallo Mondadori, una decina di anni fa, perché si avvertì l’esigenza di creare il personaggio seriale di un investigatore che si adattasse alle atmosfere delle mie storie, che potesse entrare con discrezione, intuito, ironia e tenacia nella mente dei lettori. Un uomo silenzioso, osservatore acuto, dalla memoria fotografica, che è capace di cogliere dettagli e sfumature in una frase troncata, un gesto istintivo, uno sguardo. Un poliziotto che trova nella propria esperienza umana e professionale un incentivo alle intuizioni investigative.

SAPPIAMO DELLA TUA PASSIONE, MAI CELATA, PER AGATHA CHRISTIE. A QUALI GIALLISTI ITALIANI DEL PASSATO SEI PIÙ LEGATO?

Il mio autore preferito è Augusto De Angelis, il creatore del commissario De Vincenzi. Probabile che tanta passione sia legata a un ricordo della mia giovinezza, quando ho scoperto questo personaggio e il suo creatore grazie alla serie televisiva degli anni ’70 interpretata magistralmente da Paolo Stoppa, e alla pubblicazione negli stessi anni dei romanzi curata con grande competenza da un fuoriclasse del giornalismo come Oreste Del Buono, non a caso poi direttore del Giallo Mondadori, dopo la scomparsa di Alberto Tedeschi. De Angelis fu autore prolifico che riuscì a imporre il suo stile in un’epoca difficile (gli anni ’30 del secolo scorso), quando da un lato la politica del regime voleva imporre assurde censure alla narrativa gialla e dall’altra molti altri autori decidevano di ambientare i loro romanzi all’estero, convinti com’erano che l’Italia non fosse la terra adatta per ispirare gialli come erano invece certe nazioni, le nazioni anglosassoni. Un grande scrittore, un uomo dignitoso, competente, uno spirito libero, come il suo personaggio, in fondo. Augusto De Angelis invece era sicuro che in Italia ci fosse l’humus adeguato a escogitare misteri degni della grande tradizione del giallo. Una dozzina di anni fa, ho avuto il piacere e la responsabilità di scrivere un articolo che ricostruiva le circostanze tragiche in cui De Angelis morì, allo spirare della Seconda Guerra Mondiale, lasciando in eredità a generazioni di lettori il profilo di un commissario da cui discenderanno il commissario Ambrosio di Renato Olivieri e Duca Lamberti di Giorgio Scerbanenco.

QUALE SARÀ LA TUA PROSSIMA FATICA?

Ho finito di scrivere il prossimo romanzo che sarà pubblicato l’anno prossimo nel Giallo Mondadori. Stavolta il commissario Buonocore dovrà risolvere un caso complicato assai, come dice lui, anzi un caso freddo (da napoletano tradizionale, non riesce a chiamarlo cold case). Il titolo è “L’ombra dei vecchi peccati”, ed è un deliberato omaggio a una frase che ricorre in alcuni famosi romanzi di Agatha Christie.

E CON QUESTO SALUTIAMO ENRICO LUCERI, A CUI AUGURIAMO DI PROSEGUIRE LA SUA LUMINOSA CARRIERA DI SCRITTORE DI GIALLI. AI NOSTRI LETTORI NON POSSIAMO CHE CONSIGLIARE DI IMMERGERSI NELLA LETTURA DE “IL TEMPO CORRE PIANO”!

Grazie, caro Daniele, della vostra attenzione, di avermi invitato e ospitato come sempre con grande cortesia, e naturalmente per le tue bellissime parole.

Daniele Vacchino