CAPITALPUNK

CAPITALPUNK (182 pagine; € 3.95) di Lorenzo Davia è il romanzo finalista al Premio Urania 2019 uscito in questo periodo per la collana “eAvatar” di Kipple Officina Libraria con copertina di Ksenja Laginja, disponibile su www.kipple.it e nei principali store online.

In un mondo dove il Capitalismo è l’unica religione, la risorsa postumana Captain Capitalism si batte per il trionfo del Libero Mercato. Ma tra gli Esuberi e i disoccupati sorge una nuova minaccia: Democrazy, che conosce i più oscuri segreti dell’economia mondiale. L’elemento destabilizzante dà l’avvio a una carrellata di eventi, personaggi e supereroi che immergono la storia in un immaginario pop capitalistico a tratti delirante e spassoso.

Lorenzo Davia ha trovato una ricetta per destrutturare il nostro modo di vivere, il mondo governato dal capitale, le sue regole, i suoi assunti, le sue disumanizzazioni e i risvolti più deliranti che ci sembrano la normalità: lo ha fatto per mezzo dell’ironia, con le salaci immagini dei rapporti umani retti dal Libero Mercato e la vertigine di quello che può essere la società del futuro dove il capitale ha già gettato le sue fondamenta. Un gioiello di visionarietà anticapitalistica, per avere ancora un appiglio che ci salvi dall’affondamento sistemico.

Leggiamo un estratto dal “Capitolo 1”.

Non esiste altra economia che quella capitalista, e Adam Smith è il suo Profeta

(Primo Comandamento)

Captain Capitalism si fermò a osservare il tramonto dal ponte di volo della Ayn Rand.

Il sole era una sfera giallo McDonald’s che tinteggiava il cielo all’orizzonte di arancione Etsy, mentre il mare era una pacifica distesa blu Facebook.

Rupee Giordano attendeva, il casco in mano, l’inizio della gara di appalto.

Il portello della torre di controllo si aprì: ne uscirono due corporate ninja.

Giacche Armani corazzate, occhiali da sole avvolgenti con visione a 360 gradi, pantaloni in muscolo sintetico, scarpe in pelle di disoccupato.

Sulla fronte si vedevano i tatuaggi delle compagnie che avevano mandato in fallimento. Portavano ciascuno una bandoliera di taglienti AmEx, Maestro e Visa scoperte da usare con il lanciacarte di credito.

I due ninja controllarono il ponte di volo, uno dei due si affacciò al portello.

— Via libera.

Arrivò Diego Maritossi, vicepresidente Divisione Risorse Postumane della Banca Solare.

Il capo di Rupee.

Completo di crespo di lana, camicia di cotone jacquard di Charivari e cravatta Armani. Sulla giacca i nastrini delle onorificenze commerciali, le medaglie delle acquisizioni ostili, i distintivi delle operazioni finanziarie completate con successo.

Captain Capitalism s’inchinò al suo capo.

Diego gli porse una chiavetta usb.

— Questa è la nostra offerta.

Rupee mise al sicuro la chiavetta in una tasca della sua tuta.

— Con chi mi dovrò battere?

— La Banca Vaticana è il nostro unico concorrente. La loro Risorsa, Angelo Benedetti, partirà da un incrociatore della Netflix posto a dieci chilometri a ovest della nostra posizione.

Rupee annuì. Non si era mai scontrato con Angelo ma avevano lavorato assieme per sconfiggere degli Esuberi, alcuni anni prima. Era veloce.

Sarebbe stata una bella gara d’appalto.

Lorenzo Davia (Trieste, 1981) è ingegnere, giramondo e topo di biblioteca. Suoi racconti sono apparsi in varie antologie: “Ascensione Negata” si è classificato secondo alla prima edizione del Premio Urania Shorts mentre “Il Tempo che Occorre a una Lacrima per Scendere” ha vinto il Premio Viviani 2019. In Delos Digital è uscito il romanzo cyberfantasy “New Camelot” con protagonista la Fata Mysella, cinica protagonista di molti suoi racconti. Ha creato con Alessandro Forlani il progetto di scrittura condivisa “Crypt Marauders Chronicles”, il primo universo fantasy open source italiano, per il quale è uscita l’antologia “Thanatolia” (Watson Edizioni). Assieme al Collettivo Italiano di Fantascienza ha pubblicato anche l’antologia “Atterraggio In Italia” (Delos). Il suo romanzo “Capitalpunk” è arrivato finalista all’edizione 2019 del Premio Urania.

Buona lettura.

A cura della redazione