FANTASCIENZA STORY: APPENDICE 07 – PARTE 01

RITORNO AL PIANETA ROSSO (2000) – PARTE 01

MISSION TO MARS: ALLE ORIGINI DELLA VITA – AI CONFINI DELL’IGNOTO (Mission to Mars)

Siamo a Dickinson, nel Texas ed è il 9 giugno dell’anno 2020. Il giorno dopo una spedizione partirà alla volta del pianeta Marte. Ci troviamo nell’abitazione dell’astronauta Luke Graham (Don Cheadle), comandante della spedizione Mars 1, il quale, assieme ai suoi colleghi Nicholas Willis (Kavan Smith), Sergei Kirov (Peter Outerbridge) e Reneè Cotè (Jill Teed), sta tenendo una festa all’aperto. La Mars II, che partirà alla volta del pianeta rosso dopo sei mesi dalla prima, sarà condotta da Woody Blake (Tim Robbins) e da altri tre astronauti fra cui la moglie Terri Fisher (Connie Nielsen) e lo stesso Phil.

Mentre Luke cerca di consolare il figlio, triste per la partenza del padre, arriva il tanto atteso Jim e Debra gli va incontro. L’uomo ha lo sguardo triste mentre spegne il motore della macchina.

E’ sera inoltrata quando Woody sale sulla sua vecchia macchina funzionante ancora a combustione, saluta Jim offrendogli tutto il suo aiuto e allunga la mano verso Luke.

Mentre l’astronauta si allontana con la sua macchina i due amici restano soli.

Luke: “Doveva essere la tua missione, tua e di Maggie. Nessuno ha mai sognato Marte come voi due, nemmeno Woody. Vi siete preparati lavorando sodo per dodici anni nella speranza di avere questo incarico e ora…

Jim: “Non ci pensare, è acqua passata…

Luke: “Se Maggie non si fosse ammalata e tu non avessi dovuto lasciare per starle vicino… insomma…

Jim: “Luke… lascia stare…

Luke: “No, Jim, aspetta un attimo, devo dirti una cosa. Io lo volevo questo incarico, lo sai, ma non in questo modo, rinuncerei a tutto subito se questo servisse a riportarci Maggie…

Jim: “Lo so, Luke… Sai, tutti questi anni di addestramento per questa missione li considero un privilegio… Marte è tuo, conquistalo…

Luke: “Lo farò. Tu stammi bene, Jim.

I due grandi amici si abbracciano.

Jim: “Anche tu, amico… okay…

Luke: “Ci vediamo al mio rientro.

L’astronauta si allontana verso casa.

Jim: “Luke, mi raccomando, divertiti.

Luke: “Come sempre…

Ora Jim è solo nel giardino di casa Graham. Si avvia verso la macchina e guarda la casetta di Bobby con sopra appiccicato un disegno infantile che mostra il pianeta Marte. Jim guarda il terreno rossiccio della terra del giardino sotto i suoi piedi e vi imprime, nitidamente, un’orma.

13 MESI DOPO – CYDONIA, MARTE

Il piccolo robot automatico Aries 8, guidato dal campo base da Renè, si addentra dentro a una gola dopo aver fiancheggiato un enorme crepaccio (in realtà si muoveva in una piccola zona di nove metri quadrati. Tutto il resto del paesaggio è opera del computer). Il sibilo del vento accompagna la sua marcia mentre esamina con la sua strumentazione la roccia che lo circonda, poi, il piccolo trattore esce dalla gola su un terreno cosparso di piccole crepe e osserva con la sua telecamera qualcosa più in alto, davanti a lui. Cydonia è un sito che si trova a circa 40 gradi di latitudine nord rispetto a un altro misterioso luogo chiamato Elysium, dove vennero fotografate delle strutture le quali proiettavano ombre triangolari e pentagonali. Il diametro medio di queste strutture, oggi conosciute con il nome di piramidi sarebbe di tre chilometri per quelle triangolari e del doppio per quanto riguarda quelle pentagonali. Ma fu fotografato anche un volto con due differenti fotografie scattate in diverse condizioni di luce da una sonda orbitale.

Questo evento rese possibile confrontare le immagini e, seguendo la diversa lunghezza delle ombre, si ottennero le dimensioni di questo volto lungo oltre due chilometri e mezzo, largo quasi due e alto ottocento metri. A circa sedici chilometri dalla misteriosa immagine che richiama, grazie al suo nemes (un copricapo usato dai faraoni egizi), una sfinge, sorge un’altra struttura detta, dal nome dei suoi scopritori, Piramide D & M, una piramide a base pentagonale. La sua strana caratteristica sarebbe di presentare un allineamento quasi perfetto con l’asse nord-sud di rotazione del pianeta esattamente come la Grande Piramide d’Egitto. E’ alta quasi ottocento metri, il suo lato più corto misura un chilometro e mezzo e l’asse più lungo è di tre chilometri. Ma se si pensa che le stranezze contenute nella zona di Cydonia finiscano qui, ecco che si viene smentiti da una serie di altri curiosi manufatti come il forte, dotato di due margini talmente diritti che sembrano quasi tagliati con il coltello, e la città, un insieme rettilineo di strutture massicce nel quale si collocano delle piramidi più piccole. Alcune di esse formano un angolo retto con delle strutture più grandi. Il ricercatore americano Richard Hoagland ha elaborato una teoria secondo la quale la zona di Cydonia con le sue strutture sarebbe parte integrante di un grande centro rituale e avvalora la sua ipotesi considerando altre strutture come la Piazza della Città, la quale sarebbe un insieme di figure, quattro per la precisione, tutte quante attorno a una quinta di dimensioni più piccole. Il tutto, visto però da ben 1.500 chilometri d’altezza, farebbe pensare a una croce di collimazione che si trova esattamente al centro di un lato della città. Secondo un componente del Mars Project Britannica tutto questo insieme di manufatti e altri ancora non darebbero alcun credito all’ipotesi della casualità ma farebbero pensare a qualcosa di artificiale pur se corroso dal tempo. Poco prima di morire il famoso scienziato ricercatore Carl Sagan dichiarò che il Volto su Marte non era altro che una struttura sottoposta a un lento processo di erosione geologica che sta durando da secoli. Le fotografie prese in tempi recenti dal Mars Global Surveyor tendono a dimostrare, praticamente senza ombra di dubbio, la natura geologica della cosiddetta Sfinge la quale altro non sarebbe, almeno secondo le ultime chiarissime fotografie, che una forma collinare senza alcun aspetto nascosto o di evidente artificialità.

Luke sta battendo con il piccone su una roccia allo scopo di prelevarne un campione quando la donna lo chiama e lo invita a raggiungerlo al campo base dove gli mostra la zona inquadrata dalla sonda. Con loro ci sono anche gli altri due astronauti. C’è uno strano cono, coperto dalla rossa sabbia marziana.

Il centro di controllo si trova alla World Space Station, una gigantesca stazione spaziale orbitante attorno alla Terra e Luke manda il suo messaggio al Mission Mars Control Room (MMCR) dove arriva venti minuti dopo l’invio, il tempo necessario perché da Marte raggiunga la Terra. Al Centro Controllo c’è, naturalmente, Jim.

Luke: “…si tratta di una formazione davvero anomala, diversa da tutto quello che abbiamo incontrato finora. La struttura sembra di natura cristallina, almeno dall’angolo d’inquadratura di Aries 8… non facciamoci prendere troppo dall’entusiasmo, ma ci sono buone probabilità che si tratti di una formazione causata da acque geotermali presenti sotto la superficie e, ovviamente, se così fosse, potremmo parlare di colonizzazione umana permanente… sospenderei le analisi in corso fino a che… ci dirigeremo sul posto quanto prima per dare un’occhiata e farci un’idea sulla sua composizione. Nel momento in cui ci riceverete dovremmo essere già là…”.

E, in effetti, è così. Il modulo di trasporto degli astronauti supera la posizione di Aries 8 e si avvicina alla gigantesca collina sopra la quale spicca, nel rosato del cielo, una specie di triangolo bianco cangiante.

I quattro astronauti sono scesi dal mezzo e osservano stupiti la scena, la collina dista da loro poche centinaia di metri ed è circondata da aguzze rocce nere.

Mentre Luke sta osservando la struttura rocciosa attraverso un monitor, si vede un lampo e lo schermo si spegne mentre il misterioso suono cessa all’improvviso.

Renèe, vicino al trattore, alza le braccia in un gesto sconsolato. Nicholas e Sergei avanzano mentre un vento improvviso solleva e sbriciola le rocce roteando attorno alla montagna ora avvolta in un denso pulviscolo di sabbia rossa. In cima alla collina si forma un cono che ruota vorticosamente.

Una specie di testa di serpente fatta di pulviscolo vorticante si erge, con la bocca spalancata, su di loro, i due astronauti arretrano mentre Renèe è colpita da una pesante pietra che le sfonda il casco e la uccide sul colpo. Luke avanza a fatica verso di lei constatandone, disperato, la morte. Il vento comincia a seppellirlo sotto uno strato di sabbia, Sergei viene scaraventato in aria e si aggrappa disperatamente a una roccia mentre Nick, che stava fuggendo, viene sollevato in aria come un fuscello. Sergei perde la presa e cade dentro la bocca del vortice di sabbia. La stessa sorte tocca a Nicholas il quale viene scaraventato all’interno ruotando vorticosamente su sé stesso e rimanendo spappolato.

La sabbia ricade sul pianeta, il vero aspetto della montagna è ora allo scoperto e mostra un viso umanoide rivolto verso il cielo, ciò che sporgeva fuori dalla polvere era la punta del naso della gigantesca immagine.

Nella sala di comando della loro astronave Woody e Terri stanno facendo delle simulazioni guasti, ma poco dopo i loro argomenti di conversazione escono dal seminato.

Il citofono interrompe le loro effusioni. E’ Phil che li chiama in sala controllo per ordine di Ray. Jim presenta il quadro della situazione.

Jim: “Nel medesimo istante in cui abbiamo perso il flusso dati hanno registrato un’intensa emissione di energia da Marte.

Woody: “Che vuol dire: intensa?

Jim: “Catastrofica…

Terri: “Che ne è dell’equipaggio?

Ray: “Il livello di energia di picco non sembrava sopportabile…

Woody: “E il modulo d’appoggio? E’ nell’orbita di Marte da una settimana… può darci delle indicazioni…

Jim: “E’ stata la mossa successiva. (Indica uno schermo) La risposta del modulo d’appoggio è stata perfetta: nessuna anomalia negli strumenti, orbita regolare… ma c’era qualcos’altro. Il computer di bordo del modulo aveva ricevuto un messaggio molto debole e distorto trasmesso dal Campo Base Marte 1.

Terri: “Qualcuno è sopravvissuto…

Ray: “Sì, sì, sì… (rivolto ad un tecnico) Passa il messaggio.

Tecnico: “Stiamo ricostruendo l’audio, ma c’è ancora molto da fare…

Ray: “Facci vedere quello che hai, passalo.

Sullo schermo, in mezzo alle scariche, appare il volto disperato e provato di Luke.

Luke: “Devo agire… devo agire in fretta… potrei non avere un’altra possibilità… potrei non avere… raggiunto il posto… raggiunto il posto… C’è stato un sordo boato e poi… poi qualcosa dalla cima della montagna ci ha investiti e… e… ci ha investiti… Oh, mio Dio! Sono tutti morti… oh, Dio… Nick, Renèe, Sergei…

Dopo alcuni tentennamenti viene dato il via per una missione di soccorso anche perché alcune fotografie riprese da una sonda dimostrerebbero che almeno uno degli astronauti è ancora vivo.

MISSIONE SOCCORSO SU MARTE

173° GIORNO

La grande astronave Mars II sta solcando lo spazio.

La parte centrale ruota lentamente su sé stessa per dare un senso di gravità agli astronauti. Tra i quattro componenti che si stanno dirigendo sul pianeta rosso per salvare Luke c’è anche Jim. Phil sta giocando con delle caramelle ponendole sospese in aria grazie alla mancanza di gravità di quella zona della nave e ha formato una sorta di DNA. Jim gliela scombussola mangiandosi due caramelle e mandando il resto della configurazione alla deriva nella cabina.

Woody, al posto di pilotaggio, sta osservando Marte sul visore di bordo e il pianeta appare curiosamente ondulato nell’emisfero sud: una tempesta di sabbia sta avvicinandosi alla zona di atterraggio della nave spaziale.

La sezione a disco che ruota costantemente su sé stessa è divisa in altre sezioni nelle quali gli astronauti possono leggere, studiare o anche osservare dei filmati. Terri scende sul corridoio rotante e comincia ad accennare dei passi a tempo di musica seguendo il motivo che viene trasmesso sulla nave spaziale. Sale su per una scaletta e Phil che le era dietro la segue, mentre Jim continua imperterrito a leggere il suo manuale. Un messaggio di Phil lo esorta ad alzarsi e ad andare sul ponte di coperta dove Terri e Woody si stanno esibendo in un ballo a gravità zero.

Ovviamente i due attori sono stati appesi con dei cavi cancellati poi con il computer e Terri, in particolare, quando ruota delicatamente su sé stessa, ha i piedi su una sorta di seggiolino rotante attaccato a un carrello.

Il viaggio prosegue e il volo sta volgendo al termine, Marte è ora vicinissimo.

L’incidente accade in quel momento. Qualcosa penetra all’interno dello scafo, rompe lo schermo davanti al quale Terri e Phil stavano lavorando e passa la mano dell’astronauta da parte a parte. La donna unisce le due mani di Phil per impedire al sangue di uscire e di galleggiare per la cabina. Gli allarmi suonano all’interno della Mars II e Woddy ascolta il lieve brusio all’esterno.

Woody: “Micrometeoriti! Disattivare gli allarmi!

Il suono tace mentre le gocce di sangue di Phil si librano davanti a loro.

Computer: “Allarme sistemi vitali. Allarme sistemi vitali.

Jim: “Breccia nella carlinga.

Phil: “Calo improvviso di pressurizzazione.

Terri: “Woody, c’è una perdita, sembra localizzata dietro al casco di Jim.

Il “volo” delle gocce di sangue porta in effetti dietro una parete dove era appeso il casco dell’astronauta, bucato a sua volta, esse indicano il punto esatto dove escono nello spazio attraverso la falla.

Woody si alza dal posto di pilotaggio e prende la pistola a pressione per tamponare la falla, sigilla il foro, ma l’emergenza non è finita.

Jim: “C’è ancora una perdita nel quartiere equipaggio. Deve esserci un altro squarcio… ed anche bello grosso…

Woody: “Indossate i caschi. Jim, ti lascio il comando, vado all’esterno.

Jim: “Ricevuto.

Woody: “Ragazzi, avanti, vediamo di risolvere il problema.

Computer: “Atmosfera interna all’80%.

Terri: “Jim, devi prendere il casco di riserva… mi senti Jim?

Jim: “Non c’è tempo. Tutti i sistemi si sono incartati, devo cercare di escludere la zona dal basso.

Terri: “Perdiamo pressurizzazione. Rischi un’embolia.

Woody si mette il casco e si dirige verso la camera di pressurizzazione.

Computer: “Atmosfera interna al 60%.

Woody sta ispezionando l’esterno mentre Jim cerca la falla dall’interno.

Woody: “Jim, blocca la rotazione.

A causa della decompressione Jim, che è senza casco, fa fatica a respirare e il computer non prende dapprima il suo ordine vocale poi esegue e la struttura rotante si ferma. Woody si rende conto, come lui stesso dichiara, che si tratta di cercare un ago in un pagliaio, ma dall’interno a Jim viene l’idea di usare un contenitore di liquido per cui lo espelle ed esso si comporta nel medesimo modo delle gocce di sangue e in questo modo individuano la falla. Jim indica con voce soffocata a Woody che la falla si trova tra il settore cinque e sei e mentre l’astronauta chiude il buco, Terri porta a Jim dell’ossigeno e Phil stacca e poi riattacca felicemente i contatti del computer. Woody torna a bordo.

Purtroppo il giretto d’ispezione di Woody sarebbe stato necessario. L’astronauta si sarebbe accorto che uno dei tubi che porta il carburante alla sezione motori è stato danneggiato dalla pioggia di micrometeoriti e mostra un foro delle dimensioni di un dito.

Computer: “Prepararsi all’accensione motori. Prepararsi all’accensione motori.

All’esterno, nello spazio, il liquido fuoriesce dal foro ghiacciandosi in lunghi filamenti che levitano affiancati alla nave.

I getti si accendono e investono i filamenti facendoli esplodere e causando il distacco degli ugelli posteriori della Mars II. L’astronave comincia a rollare.

Woody: “Abbandoniamo l’astronave. Andiamo!

Legati fra loro da un cavo e usando l’unità di propulsione, Woody porta fuori dalla nave spaziale, ormai condannata, i suoi tre compagni. Il pianeta Marte brilla di luce sanguigna sotto di loro, mentre i quattro viaggiano in fila indiana verso l’unica possibilità di salvezza: il modulo orbitale.

Il tormentato paesaggio marziano continua a scorrere sotto di loro, crateri e picchi che sembrano così vicini, ma che, in realtà, distano ancora parecchie miglia: la forza di gravità del pianeta è destinata ad attirarli sempre più finché i loro corpi non bruceranno negli strati alti dell’atmosfera del pianeta.

Terri: “Eccolo: 45 gradi a sinistra, 45 in basso.

Woody: “Maledizione, non è dove immaginavo!

Phil: “Non ce la faremo a raggiungerlo.

Jim: “Che ne pensi?

Woody: “Non ce la facciamo, non così, almeno.

Jim: “Usa il cavo, puoi provare una, forse due volte prima che sia fuori portata.

Woody: “Negativo. Troppo rischioso, se lo manchiamo è finita. Vi lascio il verricello, vado ad agganciare il modulo. Ho propellente a sufficienza.

Jim: “Arriverai troppo veloce.

Woody: “Voglio superarlo e tornare sul modulo coi retrorazzi… una passeggiata. Ci vediamo fra un attimo… sganciami.

Jim esegue e Woody si dirige verso il modulo mentre il cavo dei verricelli comincia a sfilarsi.

Il computer sul bracciale della tuta di Phil conferma che Woody ha troppa velocità inerziale e fa cenno leggermente di no con la testa.

Woody: “Sgancio l’unità di propulsione, frenerò con i jet della tuta.

L’astronauta esegue la manovra, riesce ad agganciare il cavo, ma perde la presa e scivola via attraverso tutto il modulo.

La donna continua a gridare il suo nome mentre Woody scivola definitivamente via dal modulo e si trova nello spazio, in allontanamento, e galleggia nello spazio impossibilitato a compiere alcuna manovra.

I tre si avvicinano al modulo poi cercando di agganciare Woody.

Jim: “Woody, qual è la situazione?

Woody: “Beh, i jet non funzionano e conservo ancora una considerevole velocità…

Jim: “Appena agganciato il modulo vengo a recuperarti.

Woody: “Devo risponderti negativo, Jim.

Jim: “Negativo alla trasmissione?

Woody: “No, ti ho ricevuto. Negativo alla manovra. Non sono recuperabile.

Terri: “La tua velocità non è eccessiva.

Woody: “Il problema è il propellente a disposizione, tesoro, i jet della tuta permettono solo piccoli cambiamenti d’assetto. Il recupero è impossibile.

Phil: “Deve essere possibile!

Woody: “Sentite… non è che io sia particolarmente contento…

Terri: “Woody…

Woody: “Guarda il computer, Jim.

Jim: “Lo sto facendo.

La risposta del computer situato sul braccio della tuta spaziale è agghiacciante nella sua semplicità:

CARBURANTE INSUFFICENTE.

Terri ha letto a sua volta il risultato.

Usando uno specchio inserito nel bracciale della tuta e che gli permette di avere una visuale più ampia, Woody vede la Mars II entrare negli alti strati dell’atmosfera marziana e bruciare per l’attrito.

Anche Terri assiste alla morte della loro nave spaziale, i suoi occhi non si sono mai distaccati da quella lontana sagoma galleggiante che si scaglia nitida contro il rosso del pianeta, con un gesto improvviso si sgancia, aziona i razzi e si dirige verso il marito mentre Jim e Phil le urlano di fermarsi.

Woody: “Terri, che vuoi fare?

Terri: “Te lo dico subito. Non me ne starò qui a vederti morire!

Woody: “Terri…

Terri: “Tu faresti lo stesso per me.

Jim: “Phil, entra, disperdi il carico e attiva tutti i sistemi, subito!

Woody: “Non lo farei, non se fosse impossibile…

Terri: “Posso farcela!

Woody: “No che non puoi! Il propellente non basta per raggiungermi e tornare indietro… Ascoltami maledizione, devi fermarti e devi farlo subito!

La donna guarda il computer sul braccio della tuta e si avvede che le è rimasto il 51% del carburante ma che è anche arrivata al punto di non ritorno, se avanza ancora non avrà modo di ritornare sul modulo d’appoggio, allora mette in funzione i jet in opposizione e si ferma. Sta piangendo, è disperata, lontana la sagoma di lui la guarda impotente.

Woody: “Ascolta, tesoro, torna subito indietro…

La donna ha uno scatto di ribellione e avvia il verricello verso il marito.

Terri: “Neanche morta!

Woody vede il filo avvicinarsi verso di lui e la speranza si accende nei suoi occhi.

Speranza che si spegne quando il cavo si ferma a pochi centimetri dalle sue dita. La donna comincia a riavvolgerlo.

Pur di non rischiare la vita di sua moglie Woody prende una decisione estrema: le manda un bacio con la punta delle dita e poi aziona le chiusure del casco… Ora il corpo inerte dell’astronauta galleggia privo di vita nello spazio.

La donna, ancora incredula, si gira e aziona i razzi riavvicinandosi al modulo.

Jim, assieme ai suoi due amici, riesce a scendere sul pianeta usando il modulo d’appoggio e l’aiuto di un paracadute, in una zona vicina a quella del campo base di Mars I e ora sta trascinando una slitta sulla quale ci sono bombole di ossigeno e strumentazioni. I tre, dopo una marcia faticosa, arrivano alla base apparentemente deserta. Alzano la bandiera americana che era caduta e che in questo modo garrisce nuovamente al mortale vento marziano, poi si separano per compiere meglio l’esplorazione della piccola base. Phil sale la scaletta che lo porta alla navetta spaziale d’emergenza. Terri sta invece scavando vicino ai generatori e ai condotti di ossigeno.

Jim invece è entrato nel locale serra, il più grande. Buio completo.

Jim: “Entro nell’abitacolo (controlla gli strumenti con il computer al braccio). C’è ancora ossigeno qui…

Anche Phil sta procedendo con la torcia elettrica nel buio più totale. Intanto Jim attraversa il corridoio verso la serra e si trova davanti a una fioritura eccezionale.

Jim: “Mi trovo nella serra. E’ una cosa da vedere…

Phil: “Che cosa c’è, Jim?

Jim: (osservando la primitiva ma funzionale apparecchiatura che genera ossigeno) “Funziona… (vede anche degli attrezzi e una bacinella d’acqua riciclata tramite le piante) Che mi venga…

Si toglie il casco e non si accorge della figura dietro di lui. Jim sta osservando il vecchio pezzetto di torta con la candelina che Luke aveva acceso per il suo compleanno, sorride: riflessa nell’acqua della bacinella vede una figura dietro di lui, si gira di scatto. L’essere arretra spaventato e stupito.

Jim: “Luke…

L’uomo dall’aspetto scarmigliato, gli si scaglia contro inferocito urlando che non è Jim non è Jim, non può essere lui.

Phil arriva alle sue spalle e gli toglie di mano l’attrezzo con il quale stava minacciando Jim, Luke vede il volto dietro il casco. Poi vede arrivare la ragazza.

Luke: “Terri? …Jim, che ci fai, cosa ci fai tu qui? …Non è possibile… non era nei programmi… Come mai sei qui, come hai fatto?

Jim: “Questa è una missione di soccorso, Luke, Woody mi ha voluto come co-pilota.

Luke: (piangendo) “Non riesco… non riesco a… a… a…

Jim: “E’ tutto a posto.

Luke: “Tutto a posto? …E allora dov’è… dov’è Woody?

Un silenzio pesante cade nella stanza.

Jim: “Non ce l’ha fatta…

La notizia colpisce profondamente il superstite che si allontana piangendo mentre Terri lo guarda tristemente.

Poco tempo dopo, calmatesi le prime reazioni emotive, giunge il momento delle prime spiegazioni. Siamo sempre nella serra.

Luke: “…e funziona, sapete? Io gli do CO2 e luce e… loro mi danno ossigeno… e cibo. E’… è una situazione niente male, no? In un certo senso è come una specie di matrimonio, con la differenza che qui si litiga meno… al massimo si discute…

Jim: “Luke, racconta come sono andate le cose…

Luke: “Io… Abbiamo attivato il radar… è… è arrivata e… sono tutti morti… sono… tutti morti…

Jim: “Come sarebbe? Cosa, cosa è arrivata?

Luke: “La forza è uscita dalla cima della montagna… e… e… e sono morti tutti, ma… mi ha risparmiato… Perché?… Perché?… Doveva esserci una ragione… e all’improvviso ho capito quale doveva essere la ragione! Era per lasciare qualcuno che svelasse il suo segreto! Capite? Capite? Venite, venite… venite con me… vi faccio vedere, venite…

Luke si allontana e i tre si guardano perplessi.

Ora i quattro sono fuori nel paesaggio marziano, si stanno dirigendo verso le tre tombe. Luke li sta guidando e Jim è accanto a lui.

Luke: “Allora la situazione è questa: l’astronave è andata perduta con tutte le provviste, allora voi avete disperso il carico del modulo d’appoggio poi andato distrutto nell’atterraggio. Non avete né cibo né acqua, né riserve di ossigeno, niente più di quello che ora ho davanti agli occhi… (Sorride) Ma che razza di missione di soccorso sarebbe, Jim?

Jim: (indicando la valigia che è in mano a Phil) “Quella razza, là.

Phil: “Sorpresa! Nuove schede per l’astronave d’emergenza. Praticamente ho in mano quattro biglietti di ritorno.

Luke: “Oh, ti ringrazio, Signore… Dio sia ringraziato!

I quattro sono ora davanti alle tre tombe.

Luke si allontana e guarda verso la vallata dove delle nuvole gonfie avanzano minacciose nell’atmosfera color salmone.

I quattro rientrano nella serra, vicino al vecchio e liso computer di Luke.

Luke: “Sentite, centinaia di milioni di anni sono passati, giusto? Con erosioni, colate laviche, tempeste di sabbia, piogge di meteoriti… in un tempo così lungo il pianeta si è modificato, è normale che non l’abbiamo visto prima… cioè, avevamo visto, ma non chiaramente… c’erano troppi detriti sedimentari…

Terri: “Visto che cosa, Luke?

Luke: “Questo.

L’astronauta accende il computer e appare, nitido e stagliato contro il rosso deserto marziano, un volto umanoide gigantesco rivolto verso il cielo.

I tre guardano stupefatti lo schermo.

Phil: “Gesù…

Terri: “Oh, mio Dio… Che cosa cercavi di dirci? Vuoi dire che quella…

Luke: “Quella è la faccia. E’ la Faccia, esiste… qualcuno ce l’ha piazzato quell’affare… e non siamo stati noi…

Terri: “Jim… è… non è possibile…

Jim: “Gesù, guardate che roba… Eh, già… Luke, che… che cosa mi dici del rumore che hai sentito prima dell’esplosione? Descrivilo.

Luke: “Bravo, Jim, quello è la chiave di tutto, la chiave di tutto…

Muove velocemente le dita sulla tastiera e il suono misterioso si diffonde nella serra.

Luke: “Lo sentite?

Terri: “Sì…

Di nuovo pigia i tasti e il suono sembra cambiare.

Luke: “Le pause colpiscono… le sentite le pause?

Terri annuisce.

Luke: “Dalle pause si nota che c’è un’impronta, modelli ripetitivi…

Jim: “Matematica?

Luke: “E’ quello che avevo pensato anch’io… Esistono diversi blocchi all’interno di ciascun modello e in ciascuno dei blocchi i toni si presentano a gruppi di tre. E’ tre per tre, tre per tre, sempre tre per tre, l’identica impronta. Per mesi mi sono sforzato di analizzarli provando diversi costrutti, poi ho pensato alle dimensioni…

Jim: “X, Y, Z…

Luke: “Esattamente: tre gruppi equivalenti a tre dimensioni, quindi ho assegnato diversi valori grafici a ciascun blocco e gruppo di toni e sono… sono arrivato a questo… eccolo…

L’immagine grafica che appare sullo schermo del computer è familiare ai terrestri.

Phil: “Per la miseria! E’ quello che penso io?

Terri: “DNA…

Luke: “Vedete?

Terri: “Sì, è un modello di DNA…

Phil: “Allora qualcuno ha lasciato qui quest’affare, qualcuno estraneo alla razza umana… Ma di che si tratta?

Luke: “Quella è una firma. E’ un autoritratto della specie che ha creato la Faccia.

Jim: “Sì, però… quel DNA sembra umano…

Luke: “No.

Terri: “Non è umano, mancano un paio di cromosomi in fondo, vedi?

Jim: “E’ vero, ma è simile, maledettamente simile…

Terri: “Simile?! La differenza fra l’uomo e la scimmia è in un 3% di materiale genetico, ma quel 3% scarso ti dà gli Einstein, i Mozart…

Phil: “Jack lo Squartatore…

Jim: “Già, è vero…

Mentre Phil sta effettuando l’inserimento delle nuove schede sul computer dell’astronave di emergenza, Jim e Luke stanno facendo un inventario di quanto possono portarsi dietro prima della prossima partenza. Entra Terri e dice loro che è in grado di riparare l’impianto di generazione di ossigeno. Jim prende in mano una delle buste di M&M’S lasciate in giro da Phil e, inavvertitamente, ne sparge parte del contenuto sul pavimento. Fa per raccoglierle quando si ricorda del DNA fatto da Phil a bordo della Mars II sfruttando l’assenza di gravità e come egli lo abbia scomposto mangiandosi due lenti.

Un’idea improvvisa gli balena nel cervello.

Jim: “Quella non è una firma!

Luke: “Cosa?

Jim: “I suoni provenienti dalla faccia non sono una firma, sono un test che chiede a noi la risposta giusta… vogliono che noi aggiungiamo i due cromosomi mancanti.

Luke: “Perché?

Jim: “Per provare che siamo esseri umani.

Luke: “Ma… abbiamo puntato il radar contro quella cosa, onde radio concentrate…

Jim: “E’ stata interpretata come una risposta sbagliata. Potrebbe trattarsi di un sistema di sicurezza. In caso di risposta sbagliata attiva le difese…

Phil sta ascoltando la conversazione dall’astronave.

Phil: “E che succederebbe in caso di risposta esatta?

Jim: “Beh, questo non lo so, Phil, ma lo scopriremo presto… Luke, e se provassimo a girare il problema? Voglio dire: prima cerchiamo di stabilire quali toni sono l’equivalente dei cromosomi mancanti, poi… poi li inseriamo nella registrazione del segnale… Sarebbe possibile?

Luke: “Certo… Sì, credo proprio di sì.

Jim: “Bene, bene, bene, e che cosa mi dici del radar? Accetterà questo input? Ci permetterà di trasmettere un segnale completo verso la faccia?

Phil: “Aspetta, aspetta, aspetta un momento, Jim… e se ti sbagliassi? Che faranno quelli là fuori? Se la tua intuizione è sbagliata tre persone sono già morte, non dimenticare…

Terri: “Quattro.

Jim: “Terri… se ce ne andiamo da qui senza una risposta saranno tutti morti invano.

Luke: “Non dobbiamo… necessariamente uscire.

Il piccolo Aries 8 sta attraversando la pianura marziana diretto verso il misterioso manufatto alieno, sul monitor tre astronauti stanno seguendo dalla serra il suo percorso, mentre Phil entra in quel momento stringendo la valigia con le preziose schede. Aries si ferma in prossimità di una roccia e la sua telecamera inquadra una lunga e sottile scanalatura sul fianco della Faccia, lancia il segnale e, per qualche minuto, l’aria marziana è attraversata dai suoni del piccolo mezzo e da quelli emessi dalla Faccia… d’improvviso il silenzio totale. Quindi una fessura comincia ad aprirsi fin troppo fortunosamente proprio davanti a dove si è fermato Aries, quella scanalatura rivela una bianca luce accecante all’interno della struttura.

Il modulo di esplorazione funziona e così davanti alla singolare apertura si trovano ora Jim, Terri e Luke mentre Phil, a bordo dell’astronave d’emergenza, ha il compito di riattivare i computer. La luce è accecante, bianca e non fa intravedere nulla dell’interno.

Terri: “Jim, sei sicuro di volerlo fare?

Jim: “Non sono sicuro più di niente, ormai, ma non ho fatto duecento milioni di chilometri per girare i tacchi negli ultimi tre metri.

Luke: “Giusto.

I tre avanzano.

Phil riesce, intanto, ad avviare il computer dell’astronave e si prepara a inserire il software.

La stanza nella quale si trovano i tre astronauti è completamente bianca, luminosa.

La lunga fessura si è chiusa alle loro spalle, silenziosamente e le comunicazioni con Phil s’interrompono.

Controllando il proprio computer Jim scopre che esistono pressione e atmosfera all’interno. Si toglie un guanto, sordo alle proteste dei due.

Jim: “C’è pressione qui dentro.

Terri: “Pressione nell’atmosfera di Marte? E’ impossibile.

Jim: “Siamo a milioni di chilometri dalla Terra dentro una grande faccia bianca… che cosa è impossibile?

Terri: “Ci sono 1000 millibar qui dentro… c’è azoto e ossigeno…

Luke: “Altrimenti nota come aria.

E così si tolgono i caschi mentre una grande apertura rettangolare si apre alle loro spalle: l’interno è buio, ma una volta entrati si trovano in mezzo a quella che è inequivocabilmente una riproduzione olografica chiarissima e dettagliata del Sistema Solare. Un pianeta gonfio di nuove terre e ricco di mari avanza maestoso verso di loro.

Jim: “Guardate. E’ quello che penso io?

Luke: “Sì, è Marte.

Una gigantesca meteora colpisce il pianeta e ne inizia il processo di dissoluzione: i mari evaporano e la temperatura diventa sempre più rigida, il pianeta sta morendo… un’ombra scura si proietta su quel mondo, i tre si girano e vedono un’alta figura umanoide avanzare verso di loro. L’aspetto è quasi umano, un lungo collo, dita affusolate, una bocca larga con uno sguardo intenso che sembra vedere i tre più piccoli viaggiatori giunti dallo spazio, ma la grande epopea non è ancora finita: una lacrima scende sul volto alieno mentre osserva il suo pianeta morire poi, dal piccolo modello del mondo in agonia, ecco alzarsi migliaia e migliaia di navette spaziali che si dirigono decise verso un punto luminoso dello spazio: un’altra galassia.

Jim: “Ecco dove sono andati… Guardate, uno è rimasto.

La grande figura aliena sembra togliere dal proprio corpo un filamento di DNA e caricarlo sulla piccola nave dorata la quale si dirige velocemente verso il Sole intercettando un grande pianeta azzurro dotato di un satellite di notevoli dimensioni.

Terri: “La Terra, prima che i continenti si separassero…

La nave, con il suo carico genetico, si tuffa nell’oceano generando il miracolo della vita, le prime creature unicellulari, i primi pesci e poi i primi anfibi cominciano a strisciare e poi a camminare sulla Terra.

Luke: “Mio Dio, allora è così… Centinaia di milioni di anni fa ci fu un’improvvisa esplosione di vita sulla Terra, apparvero le prime piante e gli animali pluricellulari, nessuno ha mai saputo spiegare come questo sia avvenuto…

Ora i grandi rettili camminano sulla Terra, poi i mammut, i bufali e quindi un piccolo bipede comincia a cacciarli… Nello spazio ruota ora un pianeta pieno di vita.

La figura aliena allunga la sua mano verso Jim che la prende nella sua e poi tutti e quattro sono uniti per le mani attorno all’immagine di questo nuovo mondo.

Luke: “Hanno inseminato la Terra…

Jim: “Loro sono noi e noi siamo loro…

Ora l’alieno fa apparire un cerchio luminoso sotto i loro piedi e sorride a Jim che gli ricambia il sorriso, quindi scompare. All’esterno Phil continua a chiamare i suoi amici, dentro la Faccia; intanto, allineati accanto al cerchio luminoso, appaiono degli anelli bianchi che girano su sé stessi a un ritmo ben cadenzato. Finalmente il contatto con Phil si ristabilisce probabilmente grazie alla riapertura della porta d’accesso.

Phil: “Qui si mette sempre peggio, ragazzi, la tempesta rinforza. Abbiamo pochi minuti, dovete tornare a bordo, ripeto: dovete tornare immediatamente sull’astronave.

Il contatto viene nuovamente a mancare mentre Jim, perplesso e affascinato, sta guardando gli anelli che stanno girando.

Jim: “Siamo in un’astronave… Questa… è un’astronave, il conto alla rovescia è già cominciato.

Terri: “Ha ragione.

Luke: “Già… Andiamo… andiamo via di qui.

Terri: “Sì.

Luke: “Jim… Jim! Dobbiamo andare, coraggio.

Jim: “Io non verrò con voi…

Terri: “Cosa? Ma che cosa stai dicendo? Vieni, torniamo a casa.

Jim: (sorridendo) “E’ proprio lì che andrò… Non capite? E’… proprio di questo che si tratta. Terri, avevi ragione tu, questo è un invito. Un invito per tutti noi a seguirli a casa… Io vado… E’ per questo che sono nato. Maggie l’aveva detto: per esplorare un nuovo mondo e guardare oltre verso quello futuro… Lo so che è la scelta giusta… per me, ma a voi non resta più tempo: tornate subito all’astronave e lasciate questo pianeta.

All’esterno Phil continua a chiamare disperatamente i suoi amici mentre la tempesta di sabbia sta aumentando di violenza. Luke e Terri sono usciti e hanno raggiunto il modulo. Luke cerca di chiamare l’amico, ma questi non può sentirlo a causa della tempesta. Intanto Jim è salito sul cerchio luminoso e viene coperto, dal basso e dall’alto, da un cilindro trasparente che contiene un gas luminoso. Il suo corpo viene trasportato verso l’alto, verso il grande soffitto della Faccia passando attraverso quattro enormi statue aliene fuse in quell’abbraccio che l’astronauta aveva fatto prima con i suoi compagni e con la creatura olografica. Sul soffitto c’è una delle astronavi dorate e, sopra di questa, comincia a formarsi un vortice di luce.

Il modulo d’esplorazione sta intanto avanzando alla cieca verso la nave spaziale mentre Jim è sempre dentro al cilindro.

L’ora della partenza è arrivata e Phil li sta chiamando disperatamente con voce rotta e gli sembra di sognare quando la voce di Luke esplode nelle sue orecchie.

Luke: “Phil, mi ricevi? Sono Luke, stiamo rientrando, Phil, Phil!

Phil: (singhiozzando di gioia) “Phil non c’è in questo momento, è partito per la Terra cinque minuti fa, per favore lasciate un messaggio dopo il bip.

Intanto Jim si avvede che i suoi piedi sono come incollati al pavimento, il cilindro è freddo e un liquido trasparente sta uscendo dalla base del tubo e lo sommerge rapidamente. Jim trattiene il fiato.

Luke e Terri hanno raggiunto l’astronave e la donna sta salendo la scaletta mentre Phil apre il portello e si affaccia.

Phil: “Dov’è, Jim?

Terri: “Ha avuto un passaggio.

Jim non ce la fa più a trattenere il fiato, espelle le bolle d’aria e poi si accorge che respira benissimo in quella sorta di liquido nel quale galleggiano dei corpuscoli luminosi. Sorride.

L’astronave terrestre lascia il suolo del pianeta. Sulla fronte della Faccia si è formato nel frattempo un vortice che la sta disgregando e che si allarga poi a tutto il volto. Mentre la piccola nave dorata sale verso l’esterno Jim rivede la sua vita, gli amici che non ci sono più, sua moglie Maggie e coloro che gli sono più cari. Non ha rimpianti, è felice. Una nuova, magnifica e impensabile avventura lo attende.

Il vortice scaglia la nave aliena a velocità fantastica verso lo spazio profondo e passa sibilando (nel vuoto?) accanto all’astronave terrestre.

Terri: “Dio, guarda che roba!

Phil: “E’ lui, quello?

Luke: “Mi raccomando: divertiti, Jim…

I suoi amici guardano il mezzo allontanarsi e perdersi nel nero dello spazio verso una spirale lontana che brilla solitaria nel cielo.

Il modulo d’appoggio, quello di esplorazione, la stessa astronave e l’Aries 8 sono stati costruiti ispirandosi ai progetti e programmi dell’Ente Spaziale Americano NASA e questo li rende perfettamente realistici e simili a quelli che un giorno, speriamo non lontano, porteranno veramente una spedizione alla volta del pianeta Marte.

Una novità, rispetto alle precedenti produzioni, è che, nelle scene più difficili, è stata prima realizzata una sequenza animata e a essa sono state poi inserite le scene reali con gli attori, una sorta di storyboard animato.

La Dream Quest Images ha costruito un modello della Mars II lungo sette metri il quale era fissato a un carrello e che veniva ripreso secondo il consueto metodo della Motion Control, il che significa, in altre parole, che è la macchina da ripresa a muoversi attorno all’astronave e non viceversa. Quando lo sfortunato Woody esce per cercare la falla la cui posizione gli sarà poi indicata da Jim, egli non è altro che una creazione del computer che si muove sopra il grande modello della Mars II e una immagine computerizzata in 3D del pianeta Marte.

Per quanto riguarda le sequenze in assenza di gravità, oltre a quella di Terri di cui abbiamo già parlato, è ovvio che gli attori si muovevano appesi a dei cavi da dove, ogni quaranta minuti circa, venivano fatti scendere per una pausa per i propri bisogni o una sigaretta.

Una sezione della Mars II ruota su sé stessa creando una sorta di gravità artificiale. Questa trovata ha permesso di non essere obbligati a mostrare per tutto il film gli attori appesi a dei cavi, il che è un metodo faticoso per tutti, sia attori che troupe, ed è stato realizzato dal supervisore agli effetti speciali Garry Elmendorf in maniera altamente spettacolare: ha fatto costruire un involucro in acciaio che conteneva il set completo e aveva un diametro di sei metri per un peso di trenta tonnellate e si muoveva per mezzo di una ruota ad attrito montata su un motore idraulico a ingranaggi compiendo circa sei giri ogni minuto. Le riprese sulla ruota venivano fatte tramite una cinepresa che si poteva muovere in qualunque direzione.

Brian De Palma pensava che fosse possibile realizzare Marte dentro a uno studio. Le riprese del film, per la solita ragione di costi, furono effettuate a Vancouver e lì non c’era uno studio abbastanza grande per cui si dovette ricorrere a un set all’aperto. Si trovò una cava di sabbia di circa 120 ettari la quale si era formata quando il fiume Fraser venne prosciugato a causa dell’estensione del porto di Vancouver. La superficie del rosso pianeta fu dapprima creata spostando la sabbia per mezzo di grossi bulldozer allo scopo di nascondere degli alberi inopportuni e poi portandovi delle rocce frantumate del Manitoba, delle rocce vulcaniche e dei massi fermando il tutto con una spruzzata di cemento e colorandolo di rosso ruggine usando cinquantamila litri di vernice biodegradabile.

L’ambientazione fu arricchita aggiungendo degli sfondi ripresi alle Isole Canarie e a Wabi Rum, una località nel deserto giordano famosa per le sue sabbie rosse. Alcune immagini per gli sfondi infatti sono state create fotografando delle rocce della Giordania e del terreno alle Isole Canarie, unite fra loro con un po’ di realistica fantasia. Il cielo di Marte è invece una creazione digitale ed effetti speciali digitali sono le rocce volanti e i mulinelli di sabbia nella scena della tempesta, la più problematica di tutte dal punto di vista tecnico.

Le ombre, su Marte, sono rossastre, dorate, e non blu come sul nostro pianeta, per cui fu necessario costruire una tettoia fatta di catarifrangenti di rame che proiettassero la loro luce su queste ombre assorbendone il blu e dando la colorazione desiderata. Per poter rendere in maniera perfettamente credibile il cielo marziano fu chiesta la consulenza di Matt Golomber della Jet Propulsion Laboratory il quale fu direttore della Missione Pathfinder, quella che fece atterrare su Marte un’apparecchiatura esplorativa molto simile al piccolo Aries 8.

La scena del Vortice, quella specie di lungo serpente che inghiotte e uccide due astronauti, è opera quasi totale del computer e Brian De Palma si ispirò alla Guerra dei Mondi, quando la “testa di cobra” sporge dalla botola della finta meteora e comincia a sondare il terreno.

Per rendere al meglio polvere e detriti, un lavoro faticosissimo da parte della Dream Quest, fu utilizzato un programma che era stato preparato inizialmente per il film Armageddon e mai utilizzato. Uno stuntman fa la parte dell’astronauta aggrappato alla roccia e quando vola all’interno del vortice interviene il computer.

La stanza bianca all’interno della Faccia era di forma trapezoidale e costruita in materiale soffice dove le luci erano nascoste per dare un’idea di illuminazione totale la cui provenienza non era visibile, mentre quella del Planetario era completamente nera con il pavimento verniciato in nero lucido con alle pareti delle stelle a fare da sfondo. I pianeti sono poi opera del computer, così come il marziano, al quale De Palma volle dare una forma allungata, solenne, umanoide e dolce.

Il progetto del film nasce dal produttore Tom Jacobson, che nel 1996 cominciò a elaborarlo con lo sceneggiatore David S. Goyer. Racconta Jacobson: “Ho sempre voluto fare una realistica, drammatica, avventura spaziale (…) una storia tanto sulla scoperta che sul viaggio. Ero interessato alla prossima frontiera, qualcosa che potesse aver luogo nel prossimo futuro, non una space fantasy. Io e Goyer sentivamo che doveva essere un viaggio su Marte, perché è là che andremo, e ne uscimmo già con il soggetto definitivo”. Molti spunti furono presi dal libro The case for Mars di Robert Zubrin, un ex-ingegnere della NASA; nel libro Zubrin propone vari disegni di possibili missioni su Marte, incluso il progetto di un’avanguardia robotica seguita da una missione umana riproposta nel film. Quando la Disney approvò il progetto, altri sceneggiatori lo svilupparono. Inizialmente i fratelli Jim e John Thomas ampliarono il soggetto, poi Graham Yost aggiunse il prologo e alcune scene d’azione, ma fu Ted Tally a dargli la stesura definitiva. Leggendola, Brian De Palma, accettò di curarne la regia. Ex-studente di fisica, De Palma voleva da tempo cimentarsi in un soggetto a carattere spaziale, per lui inedito. De Palma decise di dare al film la massima serietà scientifica. Così si documentò per rendere la scena della tempesta elettromagnetica simile a quelle reali. E soprattutto chiese e ottenne la collaborazione della NASA. Racconta Jacobson: “Brian ebbe l’idea di mettere il Mars Mission Communication Center nella stazione spaziale. Prendemmo i disegni di una vera stazione spaziale internazionale e li modificammo aggiungendo la sezione di controllo Marte. Aggiungemmo anche un anello rotante per simulare la gravità”.

Fra i consulenti del film ci fu Story Musgrave, un astronauta che ha all’attivo il maggior numero di ore passate sulla stazione EVA, e che nel 1990 riparò il satellite Hubble. Il personaggio di Jim McConnell (Gary Sinise) fu modificato per avvicinarlo a Musgrave. La NASA accordò l’uso del suo logo e permise che i suoi ambienti venissero visitati e riprodotti, ma in cambio pretese di approvare il copione e che nessuna modifica fosse fatta in corso d’opera senza il suo permesso. “Lo chiamammo Space Act Agreement”, ricorda Jacobson. Gli effetti digitali furono realizzati inizialmente dalla società Dream Quest, ma quando le scadenze di post-produzione divennero troppo stringenti, le si aggiunse la ILM. “Assegnammo a ciascuna le sue sequenze”, racconta il produttore. “Ognuno aveva le sue idee, interpretava a modo suo lo script e collaborava con Brian (…) abbiamo di tutto: tradizionali modelli fotografici, animazione CG, matte paintings, campi stellari, pianeti, miniature, prospettive falsate…”.

Gli attori lavorarono la maggior parte del tempo davanti a uno schermo azzurro, essendo quasi tutte le scenografie virtuali. Sinise dice che grazie alla sua formazione teatrale, non fu difficile: “Era un po’ lo stesso a teatro, quando ero in scena guardavo l’indicazione dell’uscita e pensavo di essere a Mosca”. Don Cheadle invece ricorda così le riprese della scena della tempesta: “Guardavamo il nulla e Brian gridava: Arriva la roccia, la colpisce in faccia! E io rotolo (…) pensando di sembrare stupido”.

Più complicate le scene all’interno della stazione e nel vuoto spaziale, dove per simulare la mancanza di gravità gli attori recitarono appesi a dei cavi. Connie Nielsen ricorda la scena della sua morte come particolarmente difficile: oltre a restare appesa a dei cavi, non aveva nessuno attorno a sé tranne la cinepresa che le ruotava attorno, fissava una X che simulava la presenza di Tim Robbins, e doveva dare al suo personaggio la giusta carica emotiva e drammatica.

(1 – continua)

Giovanni Mongini e Mario Luca Moretti