LUIGI MILANI

Autore del recente romanzo horror-rock “Nessun futuro”, Luigi Milani è presente sulla scena letteraria italiana ormai da un paio di anni con ottimi risultati di critica e di pubblico. Conosciamolo meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LUIGI MILANI?

Un imbrattacarte innamorato della lettura e della scrittura, convinto com’è che la narrazione possa essere una chiave di volta per tentare di capire qualcosa di ciò che chiamiamo “realtà”.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?

Volentieri. Dopo una manciata di racconti apparsi qua e là, ho esordito nel 2009 proprio con una raccolta di racconti, “Memorie a perdere”, seguito nel 2010 dal mio primo romanzo, “Ci sono stati dei disordini”. Entrambi i libri hanno ottenuto una buona accoglienza, circostanza questa che mi ha convinto a… perseverare.

RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO ROMANZO INTITOLATO “NESSUN FUTURO”. VUOI PARLARCENE?

Certamente! È un libro che mi sta molto a cuore e nel quale ho profuso molte energie. Potremmo definirlo un thriller atipico, dal momento che oscilla tra vari generi letterari, dal mainstream all’horror, alla diaristica. Soprattutto, mi piace considerarlo un esperimento di metafiction, un tipo di narrazione che a mio avviso si presta molto bene a conferire un maggior senso di realismo o quanto meno di verosimiglianza alle vicende narrate.

COME È NATA L’IDEA DI MESCOLARE MUSICA ROCK E THRILLER PER GIUNGERE POI VERSO TRAGUARDI PIÙ INQUIETANTI?

Come sai, la storia del rock è costellata di vicende e situazioni così misteriose che davvero potrebbero essere state concepite dalla fantasia di un grande scrittore – di quelli che amano i lettori de La Zona Morta, per intenderci! Penso alle morti misteriose di tanti personaggi, da quelle più recenti – un esempio per tutti: Michael Jackson – a quelle più datate, come Jim Morrison o Elvis Presley. Su questi argomenti sono stati scritti fiumi di parole, con accenti che spesso, volenti o nolenti, finiscono per sconfinare, oltre che nel mistero, nel sovrannaturale più oscuro e inquietante. O folle e paranoico, se preferisci…

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?

Direi cercare di mettere a fuoco le loro personalità, in modo tale che comportamenti e atteggiamenti risultassero credibili e non artefatti. Intendiamoci, non so quanto sia riuscito nell’intento: starà al lettore giudicare, come sempre.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Hai ragione, ho un debole per il fantastico. Del resto, credo si tratti di una componente ineludibile della nostra natura, se non della nostra vita. Come spiegare altrimenti fenomeni quali ad esempio la sincronicità di junghiana memoria, o certe percezioni che tutti noi viviamo, anche i più “refrattari”? Non è un caso che miti e leggende costituiscano parte fondamentale dell’immaginario di molti popoli, quasi che la dimensione del fantastico sia altrettanto importante di quella del reale. In questo senso l’horror si candida a strumento ideale, non solo per accedere a questi ambiti, ma anche per cercare di fornire una lettura differente del mondo reale.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Immagino di dovere molto a certe letture d’infanzia, che in qualche modo hanno plasmato il mio immaginario. Alludo all’opera visionaria e multiforme di quel genio che rispondeva al nome di Jack Kirby, le cui creazioni ancora oggi costituiscono l’humus sul quale prospera tanto cinema di genere, per esempio. Volando decisamente più bassi, le storie che racconto in questi anni spesso prendono spunto da fatti di cronaca, da leggende metropolitane, oppure – come nel caso del romanzo di cui ho appena ultimato la revisione – anche da esperienze autobiografiche.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Spero di non far torto a nessuno, citando Don DeLillo, Jack London, Salman Rushdie, Philip Roth, Saul Bellow, Joyce Carol Oates, Paul Auster e Charles Bukowski, senza dimenticare però i grandi Isaac Asimov, P.K. Dick e H.P. Lovecraft.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

… Che sono davvero troppi quelli importanti per me! Considero la trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski un capolavoro assoluto, da porre accanto a opere quali 2001 Odissea nello spazio, Shining ed Eyes wide shut di Stanley Kubrick. Ah, stavo per dimenticare Apocalypse Now di F.F. Coppola, Sentieri selvaggi di John Ford, Viale del tramonto di Billy Wilder, Star Wars e Blade Runner di chi sai tu! Come vedi, la lista è lunga, e ancora proseguirebbe, ma per ora preferisco fermarmi qui.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Progetti ne avrei tanti: la mia ipotetica lista di romanzi da scrivere è così vasta da risultare quasi imbarazzante, tra progetti, spunti e bozze da sviluppare. A breve scadenza, spero di pubblicare prossimamente un nuovo libro – una sorta di romanzo di formazione, nella forma però di un thriller popolato da presenze inquietanti – ma sto già lavorando al libro successivo, questo più scopertamente horror. Un sogno nel cassetto è la trasposizione in film del romanzo appena uscito, Nessun futuro. Grazie per la bella chiacchierata, caro Davide. Un saluto a te e agli adepti de La Zona Morta, e un in bocca al… licantropo per i tuoi progetti, che so numerosi e ambiziosi!

Davide Longoni